ATTACCO
ALLA NOSTRA INTELLIGENZA
di
Chicca Morone
“Gli
umani sono da oggi degli animali hackerabili. Questa stessa idea che abbiano
un’anima o uno spirito, e nessuno di loro sa cosa succeda dentro di loro e che
abbiano liberi desideri, da oggi è superata”. Traduzione di una perla di
saggezza di Yuval Noah Harari, Top Advisor di Klaus Schwab
“Siamo probabilmente una delle ultime generazioni di
Homo Sapiens in quanto nelle prossime generazioni impareremo a ingegnerizzare
corpi, cervelli e menti.
Ma
come saranno i futuri padroni del pianeta? Questo sarà deciso dalle persone che
possiedono i dati. Perché i dati sono così importanti? Perché abbiamo raggiunto
un punto in cui possiamo hackerare non solo i computer, ma anche gli esseri
umani e altri organismi. Di che cosa si ha bisogno per hackerare un essere
umano? Sono necessarie due cose: di molta potenza di calcolo e di molti dati,
specialmente dati biometrici. Ma il controllo dei dati potrebbe consentire alle
élites umane di fare qualcosa di ancora più radicale che costituire dittature
digitali. Hackerando gli organismi, le élites potrebbero ottenere il potere di
reingegnerizzare il futuro della vita stessa, perché una volta che si può
hackerare qualcosa, solitamente si può anche ingegnerizzarla. Tutta la vita per
4 miliardi di anni (dinosauri, amebe, pomodori, esseri umani) è stata soggetta
alle leggi della selezione naturale e alle leggi della biochimica organica. Ma
questo ora sta per cambiare: la scienza sta sostituendo l’evoluzione tramite
selezione naturale, con l’evoluzione tramite design intelligente. Non design
intelligente di qualche Dio sopra le nuvole, ma il nostro design intelligente:
quello delle nostre “nuvole”
(IBM, Microsoft) le nuove forze motrici dell’evoluzione. Nello
stesso tempo la scienza può rendere possibile la vita, dopo che è stata
confinata per 4 miliardi di anni nel regno limitato dei composti organici, la
scienza può permettere alla vita di emergere nel regno inorganico” (Yuval
Noah Harari – WEF, 31 gennaio 2018)
Due
anni dopo, la pandemia! Un evento che ha distrutto qualsiasi forma di dignità e
di tutela della privacy dell’individuo, mettendo le basi alla realizzazione del
piano delirante delle invocate élites del filosofo israeliano. Sfortunatamente
ciò che allora sembrava una vera e propria follia, oggi pare essere assai
prossima e con connotazioni più che inquietanti. Il fatto che il virus sia
partito in primis dal laboratorio cinese di Wuhan (forti i legami con il Galveston National Laboratory negli Stati
Uniti, il Centre International de Recherche en Infectiologie in Francia e il National Microlology Laboratory in Canada) non è da sottovalutare perché è proprio in Cina
che il controllo sulla popolazione è stato ampiamente deformato, rispetto al
progetto canadese di incentivazione ad azioni salutari, con ricompense dei
comportamenti virtuosi dei cittadini: il sistema di sorveglianza cinese rimane tuttora
uno sconcertante esempio di come si diventa schiavi.

Harari
E di
schiavitù ne parla il professor Harari, quando considera una nuova enorme
classe di gente “inutile”, visto che i computer diventano sempre più potenti,
in un numero sempre maggiore di campi: secondo lui esiste la chiara possibilità
che diventino migliori di noi nella maggior parte dei compiti, rendendoci
superflui; una pia illusione ma con grosse implicazioni per l’uomo nella
fiducia i se stesso, vittima della credulità umana. A questo punto la domanda
di carattere politico ed economico sorge spontanea nel cervello di alcuni
personaggi, facenti parte della famosa élite “A cosa servono gli uomini? A cosa
servono così tanti uomini?”
Uno
su tutti, l’economista di origini ebraiche Jacques Attali conferma che dopo i
sessantacinque anni l’uomo diventa un peso per la società, in quanto consuma
più di quanto abbia potuto produrre (L’avenir de la vie, Entretiens avec
Michel Salomon, collection Les Visages de l’avenir, éditions Seghers -
1981). Arriva anche a predire che sarà trovato un mezzo per ridurre la
popolazione, in un primo tempo, appunto, degli ultra settantenni, “nous nous
en débarrasserons en lui faisan croire que c’est pour leur bien”: niente da
eccepire, si sono sbarazzati di un bel numero di cittadini obbedienti ai diktat
di un altro encomiabile economista, Mario Draghi, la maggior parte provvisti di
Greenpass, dalle ambigue implicazioni!
E sul
documento che era “una misura con cui gli italiani possono continuare a
esercitare le proprie attività, a divertirsi andare al ristorante a partecipare
a spettacoli all’aperto o al chiuso con la garanzia di trovarsi tra persone non
contagiose” peccato l’illustre statista essere stato smentito dagli
abbondanti contagi di chi si era fidato delle sue indicazioni, per altro
disattese anche dalla stessa casa farmaceutica produttrice. Niente paura, però,
l’onore è salvo: pochi mesi dopo Mario Draghi ha ricevuto il premio come miglior
statista dell’anno (“Il primo ministro Mario Draghi è un leader inclusivo,
un uomo saggio e con un cuore che ha portato stabilità”)
direttamente dalle mani del rabbino di New York Arthur Schneier al
“World Statesman Award 2022” della Appeal of Conscience Foundation a New York.
Immancabile la stretta di mano dell’ormai defunto Henry Kissinger, quello che
aveva avvertito Aldo Moro della pericolosa deriva che stava prendendo l’Italia con
il suo progetto di compromesso storico.

Oggi
ci troviamo in un mondo malato in cui l’Intelligenza Artificiale fatta arrivare
alla portata di tutti proprio in periodo pandemico, se da una parte ha
velocizzato i tempi per molte operazioni, dall’altra ha manifestamente ridotto
la creatività del singolo individuo che poco alla volta si è abituato a
ricorrere a lei, convinto di una migliore realizzazione delle proprie idee:
nessuno sforzo per trovare una parola, un verbo, una frase migliore… lei ha
qualità superiori, è un assioma. Se nel campo lavorativo risolve molti compiti,
dapprima espletati dall’uomo, con notevole vantaggio di chi possiede aziende,
imprese e organizzazioni volte alla produzione di denaro, nell’ambito del
singolo che ha bisogno di lavorare, la sua sostituzione da parte di un
macchinario non è certo di buon auspicio: quale soluzione può trovare?
Il
diritto al lavoro, come sancito dagli articoli 4 e 35 della Costituzione
Italiana, non è qualcosa di astratto bensì un cardine della democrazia: non può
e non deve essere sostituito dal reddito di cittadinanza come palliativo:
calpestare la dignità umana non porta grande giovamento alla comunità. La
creazione di questa enorme classe di gente “inutile”, la divisione dell’umanità
in diverse caste biologiche, con i ricchi che vengono elevati a status di veri
e propri Dei e i poveri relegati al livello di gente inetta, non possono
produrre che rivolte e guerre: inutile invocare pace ed equilibrio nelle
popolazioni se non si estirpa questa arrogante volontà di sopraffazione delle
cosiddette élites globaliste.




