Precipitano
droni di guerra nei mari siciliani
di Antonio
Mazzeo
Gli attivisti no war siciliani avevano inutilmente
lanciato l’allarme da tempo ma alla fine i test sperimentali dei droni militari
P.1HH HammerHead di Piaggio Aerospace dall’aeroporto “Cesare Toschi” di Trapani
Birgi hanno mostrato tutta la loro pericolosità per il traffico aereo e le
popolazioni che vivono tra Trapani, Marsala e le isole Egadi. Nella tarda
mattinata di martedì 31 maggio un prototipo del velivolo senza pilota (UAV -
Unmanned aerial vehicle) è precipitato in mare a 5 miglia a nord dell’isola di
Levanzo, una ventina di minuti dopo dopo essere decollato dallo scalo di Birgi.
“Non si sono registrati danni a persone o cose e subito dopo l’incidente
abbiamo attivato una commissione interna per accertarne le cause in
collaborazione con le autorità competenti”, hanno dichiarato i manager di
Piaggio Aerospace.
Sempre
secondo la società produttrice, il sistema a pilotaggio remoto P.1HH HammerHead
può “operare anche su aree densamente popolate in quanto derivato da un
aeroplano civile certificato, il Piaggio P-180”. Peccato però che quello
accaduto qualche giorno fa non è il primo “inconveniente” al nuovo drone che
Piaggio, in collaborazione con Leonardo-Finmeccanica e l’Aeronautica militare
italiana, testa in Sicilia occidentale dal novembre 2013. Il 19 marzo 2015, un
P.1HH uscì fuori pista durante le prove di rullaggio, causando la temporanea
chiusura per motivi di sicurezza dell’aeroporto di Trapani Birgi e il
dirottamento dei voli sullo scalo di Palermo - Punta Raisi. Le prove
sperimentali dei droni hanno causato altri gravi disagi al traffico aereo, come
rilevato dal personale delle compagnie che operano da Birgi.
Il
velivolo precipitato al largo di Levanzo del valore di oltre 30 milioni di euro
era l’unico dimostratore abilitato al volo nell’ambito del programma di
acquisizione da parte del ministero della Difesa di tre sistemi P.1HH (sei
velivoli e tre stazioni controllo terrestre), la cui consegna dovrebbe
completarsi entro la fine dell’anno. L’HammerHead è il primo velivolo a
pilotaggio remoto della tipologia MALE (Medium Altitude Long Endurance)
progettato e costruito interamente in Italia. Il drone può raggiungere la quota
di 13.700 metri e volare ininterrottamente per 16 ore, ad una velocità massima
di 730 km/h. “Il drone è stato progettato per missioni di pattugliamento,
sorveglianza, ricognizione, acquisizione e analisi dati e per rispondere alle
più diverse minacce: dagli attacchi terroristici fino alla lotta
all’immigrazione clandestina, alla protezione delle zone economiche esclusive,
dei siti e delle infrastrutture critiche, ecc.”, spiegano i manager di Piaggio.
“Le apparecchiature montate sul P.1HH lo rendono idoneo per la sorveglianza dei
confini e di spazi aperti, ma anche per l’individuazione di specifici
obiettivi, e per il monitoraggio ambientale di zone disastrate da catastrofi”.
Il drone può tuttavia essere convertito in uno spietato sistema-killer in
quanto i radar e i visori a raggi infrarossi prodotti da Selex ES (Finmeccanica)
gli consentono d’individuare l’obiettivo, anche in movimento, e di fornire le
coordinate per l’attacco aereo o terrestre con missili e bombe a guida di
precisione (il velivolo stesso può trasportare sino a 500 kg di armamenti).
Oltre
che da Trapani Birgi i velivoli prodotti da Piaggio decollano per le loro prove
sperimentali anche dall’aeroporto sardo di Decimomannu. Stando al calendario
delle esercitazioni a fuoco previste nell’isola per il 2016, i tecnici
dell’azienda sono impegnati da un paio di mesi nei poligoni di Capo San Lorenzo
e Perdasdefogu per i test di “validazione del P1.HH – Attività EWRT, Safe
separation simulacri (10) tipo MK81”, verificando così le capacità di
sganciamento dagli UAV di bombe da 250 libbre a guida laser ed infrarosso.
Oltre
che dall’aeronautica militare italiana, i droni P.1HH Hammerhead sono stati
ordinati dalle forze armate degli Emirati Arabi Uniti. Lo scorso mese di marzo,
Piaggio Aerospace ha annunciato la firma di un contratto, per un valore di 316
milioni di euro, con ADASI (Abu Dhabi Autonomous Systems Investments) per otto
velivoli a pilotaggio remoto, forniti di telecamere EO/IR (Electro-Optical
Infra-Red), radar e sistemi di comunicazione avanzati. Il contratto comprende
anche il supporto logistico integrato e l’addestramento alle operazioni di volo
da parte dei tecnici dell’azienda produttrice. L’assemblaggio dei velivoli
avverrà all’interno del grande stabilimento Piaggio di Villanova d’Albenga
(Savona), inaugurato il 7 novembre 2014 alla presenza del Presidente del
consiglio Matteo Renzi e della ministra della Difesa Roberta Pinotti.
In
verità di “italiano” la Piaggio Aerospace ha ormai ben poco, essendo stata
interamente acquisita da Mubadala Development Company, la società di
investimenti del governo di Abu Dhabi che è oggi una dei partner strategici del
colosso statunitense Lockheed Martin (noto in Italia per essere il produttore
dei cacciabombardieri di ultima generazione F-35 e del sistema di
telecomunicazioni satellitari MUOS). Fondata nel 2002 per diversificare le
attività economiche, finanziarie e industriali dell’Emirato, la Mubadala
Development Company è presieduta dallo sceicco Mohamed Bin Zayed Al Nahyan,
principe ereditario di Abu Dhabi e vicecomandante supremo delle forze armate.
L’incidente
del drone in Sicilia è avvenuto nelle stesse ore in cui si teneva a Roma un
incontro tra le organizzazioni sindacali, il ministero dello Sviluppo economico
e i manager di Piaggio Aerospace con oggetto la grave crisi industriale e
occupazionale che ha investito l’azienda (oltre 345 i cassaintegrati nei due
siti liguri di Villanova d’Albenga e Sestri Ponente). “La caduta in mare del
P.1HH non può mettere in discussione i risultati dell’evoluzione svolta fino ad
oggi sul drone dalla Piaggio”, ha dichiarato il segretario generale della Uilm
di Genova, Antonio Apa. “Ovviamente Uilm è in attesa di verifiche sulle cause
che hanno determinato tale incidente ma in ogni caso riteniamo che vadano
salvaguardati gli assetti industriali e tutelata l’occupazione dei lavoratori”.
Più pessimistiche le considerazioni
della segreteria generale Fiom. “Piaggio non vuole chiedere la proroga
della cassa integrazione e siamo vicini ad una crisi irreversibile e al
fallimento, mentre la prospettiva di salvataggio dell’azienda da parte di
Finmeccanica, che sembrava interessata ad investire sui velivoli senza pilota
ma non sulla società, è distante e utopica”, spiega l’organizzazione dei
metalmeccanici Cgil. Ancora una volta il complesso militare industriale si
conferma un’ottima opportunità per moltiplicare gli affari e i profitti di
finanzieri e speculatori di borsa, ma un modello di produzione destinato ad
espellere nei prossimi anni la stramaggioranza dei suoi occupati.