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UNA NUOVA ODISSEA...
DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES
Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.
Angelo Gaccione
LIBER
L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

(foto di Fabiano Braccini)
Buon compleanno Odissea

1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)
giovedì 19 giugno 2025
GUERRA E MODERNITÀ
di
Franco Astengo
La
guerra sembra riaffacciarsi sullo scenario geopolitico come una prospettiva
“globale”.
I conflitti in corso in particolare quelli in
Ucraina, Iraq e Siria e lo spostamento d’asse nei principali equilibri
internazionali hanno fatto riprendere consistenza all’ipotesi di un conflitto
generalizzato di dimensioni planetarie che veda di fronte gli Stati Uniti e la
coalizione occidentale (comprensiva del Giappone che, com’è noto
geograficamente, si colloca nell’Estremo Oriente) e la Russia alla quale si sta
accostando la Cina. Si tratterebbe di una deflagrazione a intensità altissima,
quasi insopportabile per l’intera umanità: un rischio da scongiurare
assolutamente ma che appare verosimile perché hanno ormai perso di forza e di
autorevolezza quegli organismi internazionali che durante l’epoca del
bipolarismo” atomico” Usa/Urss (1948-1991) avevano bene o male garantito la
mediazione necessaria e l’insorgere, conclusa anche la fase della sola
superpotenza, di una molteplicità apparente di conflitti dalle diverse
motivazioni (compresa quella dello “scontro di civiltà, tra Occidente e Islam
fondamentalista) della possibilità di una risoluzione del “contenzioso” (in
particolare dal punto di vista degli approvvigionamenti energetici) attraverso
una guerra di tipo generale. Soprattutto però è cambiato il concetto di
“guerra” dal punto di vista della concezione della “modernità” e della
possibilità di giustificare storicamente, e anche dal punto di vista
filosofico, l’evento bellico.
La fase
che stiamo attraversando appare proprio quella del superamento del ruolo degli
USA a disporre da soli dello “ius ad bellum”: in questo periodo la guerra è
rientrata in circolazione come moneta sonante del pagamento dell’azione
politica anche nell’area europea, sia a livelli sub-statuali (quella definita
come “terrorismo”) intrecciati a livelli sovra-statuali (appunto il già citato
“scontro di civiltà”). In questo quadro, contraddistinto proprio dall’unicità
di presenza di una sola superpotenza, quella statunitense e a fronte della già
ricordata palese obsolescenza del sistema di legalità internazionale fondato
sull’ONU, si era ricorsi ad un uso “normalizzante” della guerra: quella
“asimmetrica” contro il cosiddetto terrorismo, quella “umanitaria” che
oltrepassava il principio di non ingerenza; quella “preventiva” che andava
oltre il divieto della guerra d’aggressione, fino alla guerra “per la
democrazia” che si fondava sull’ipotesi che vi fossero nessi cogenti fra la
qualità interna di un ordine politico e la sua propensione alla guerra, e che
in un mondo democratizzato” all’occidentale” le guerre sarebbero state
impossibili. Dal cappello dell’apprendista stregone di questi concetti sono
sorti, non tanto improvvisi, mostri dalle diverse teste: i Talebani in
Afghanistan, il Califfato del Levante e quello della Nigeria, tanto per fare
degli esempi concreti oltre alle nuove dittature islamiche e/o militari in
Egitto, Tunisia, Algeria e il dissolvimento d’intere unità statuali, dall’Iraq
alla Libia dalla Somalia all’Eritrea al Sud Sudan. Sono ormai saltati quei
principi che la teoria e la filosofia politica avevano ricercato per creare le
condizioni e le modalità di una possibile “guerra giusta” (un ideale inseguito
fin dalla prima filosofia cristiana in Agostino e poi nella Scolastica da
Tommaso): limiti dell’ingerenza in difesa dei diritti umani; proporzione degli
atti di guerra rispetto alle offese da riparare; problema della liceità delle
armi di distruzione di massa.
La
scienza politica aveva affrontato, da parte sua, il problema attraverso i
metodi e le categorie dell’idealismo e del realismo, attraverso le nozioni di
equilibrio e di egemonia. Oggi tutta questa impalcatura teorica e ideologica
sembra saltata e siamo alla guerra globale dove è saltata la distinzione fra
guerra e terrorismo, tra civili e militari, fra Stati e gruppi armati
“privati”.
La scena
internazionale appare così percorsa da innumerevoli conflitti di vario livello
e diversa intensità, con base su sfondi apparenti anche diversi da quelli di
tipo economico come quelli religiosi o identitari. Quale migliore occasione
allora per “ripristinare l’ordine” per via bellica da parte di chi intende
affermare un nuovo multipolarismo concepito in modo tale da usarne i meccanismi
per puntare al recupero del bipolarismo presentandosi come il propugnatore di
un diverso equilibrio rispetto a quello imperniato su di una sola superpotenza?
Potrebbe
esser questo il tema all’ordine del giorno nei prossimi mesi, attorno al quale
riflettere soprattutto da parte di chi sa benissimo che non è proprio il caso
di cadere nella trappola dello “scontro di civiltà” e che la logica dominante
rimane quella dello sfruttamento dell’uomo e del pianeta e che in gioco c’è
proprio la libertà di poter disporre a proprio piacimento della facoltà di
sfruttare al massimo dell’intensità senza tener conto della necessità di un
equilibrio riguardante la presenza (ormai a rischio) del genere umano sul
pianeta.
mercoledì 18 giugno 2025
‘FUORI, SUL
MARCIAPIEDE!’
di Associazione di volontariato Idra
Rischio idraulico e informazione nella Regione
Toscana.
‘Meno
rischio in Toscana! Siamo d’accordo!’, spiega il responsabile di Idra al
momento di porgere a chi è in fila nel vestibolo del Teatro della Compagnia un
contributo temerariamente intitolato Nessuna Risposta, né in diretta né in differita, né a voce né per iscritto’.
È lunedì 16 giugno
mattina, via Cavour, appuntamento finale del ‘percorso formativo e di
comunicazione’ sulle politiche di contrasto ai guai idrogeologici intitolato Meno
rischio in Toscana.
‘Ma lei, è dell’evento?’, obietta una ragazza
dell’organizzazione.
‘Certo: sono registrato!’
‘Sì, però non si può distribuire materiale, se non è
quello della Regione!’
‘Ma esistono ancora i cittadini!? niente spazio qui per
le associazioni di volontariato?’
‘È così: non si possono dare i volantini’
‘Questo non è un volantino: è informazione! Questo
contributo voi l’avete ricevuto, a suo tempo, e non avete risposto. Ci
permetterete di farlo sapere a chi interviene, no?’
Subentra un’affabile responsabile di grado superiore.
‘Guardi, le devo chiedere di farlo fuori! Sul
marciapiede!’
Indicazione perentoria. Ma, ammettiamolo, non
inattesa.
‘D’accordo’.
Fuori, sul marciapiede, quella che il cronista
annota è in buona parte una simpatica sfilata di gala. Del resto, oggi sarà giorno di attestati, e premi,
e foto, e celebrazioni. Qualcuno compulsa incerto il magico aggeggio e interpella
l’indiscreto cittadino con quei fogli in mano, scambiandolo per usciere, a sincerarsi
che sia questo il portone giusto.
‘Sì, è qui la festa!’, risponde lui ammiccando e
porgendo una delle centocinquanta copie di pericolose integrazioni informative di
cui è munito. Ma per correttezza aggiunge: ‘Non appartengo al Palazzo, rappresento
l’opposizione!’.
Sgrana un attimo gli occhi.
‘No, non quella al governo della Regione, s’intende!
Quella al Sistema’.
C’è chi afferra, chi meno, ma tutti - tranne uno,
forse un po’ nervoso - accolgono il fronte/retro proposto. Qualcuno chiede addirittura
spiegazioni.
‘Eccole! Sono scritte nelle prime righe. A Firenze
abbiamo un caso-scuola di rischio idraulico gigantesco, concreto e attuale, acclarato
e pervicace, grande come una casa, anzi come una stazione: l’enorme buca TAV che
si scava da anni - senza valutazione di impatto ambientale - in un’area classificata
ad elevato rischio idraulico’.
‘Cioè?’
‘Vede. Quella voragine fra viale Redi, viale Corsiva
e via Circondaria doveva nascere molto più a est, all’incrocio col viale
Belfiore. Ma poi, al momento dell’approvazione in conferenza di servizi, 26 anni
fa, il disegno di quella stazione non piacque: prevedeva la demolizione di
un’architettura razionalista storica. E allora si rifece il progetto, e la
nuova stazione fu approvata nel 2003 accanto al subalveo del torrente Mugnone,
in un’area di esondazione a pericolosità idraulica classificata ‘alta’ nelle
carte dell’Autorità di bacino!’
‘È così!?’
‘Già! Si preferì evitare di riattivare una noiosissima
(!) procedura di valutazione di impatto ambientale e si scolpì nella pietra
delle carte ministeriali questa frase, che tutte le autorità di controllo
accolsero con gioia: “Per quanto riguarda la nuova stazione AV restano
confermate le valutazioni già espresse nella Conferenza dei servizi del 3.3.1999”.
Solo che quelle valutazioni riguardavano un contesto urbanistico e
trasportistico abbastanza differente. E, soprattutto, una fossa programmata a
parecchie centinaia di metri a est del Mugnone, in un’area che l’Autorità di
bacino definisce a pericolosità né alta né media, bensì bassa!’.
‘Se è vero, come si chiama questa, se non
pirateria?’, obietta l’interlocutore.
‘Non esageriamo, nella neolingua si può ben chiamare…
‘democrazia’! La mancata procedura di VIA per la stazione Foster, e di VIA
regionale o di altro tipo per l’adeguamento idraulico di Mugnone e Terzolle, ha
impedito infatti scientificamente alla cittadinanza e alle autorità
tecniche indipendenti l’accesso alla conoscenza dei progetti e l’esercizio del
diritto di proporre osservazioni, correzioni, integrazioni!’
Un’amica ex cronista è lì che ascolta. Il responsabile
di Idra le domanda a bruciapelo: ‘A proposito di bufale, lo sai dove
vanno le terre di scavo delle gallerie della ‘grande opera’?’
‘No: dove?’
‘In discarica!’
‘Ma dài!’
‘Infatti. Nessuno dei ‘grandi
giornali’ lo scrive. Lo abbiamo fatto sapere a tutti i media, in tutte
le salse. Ma loro, zitti! Che mestiere è diventato mai quello dei giornalisti?’
E allora, quando il volontario-non-allineato,
esaurito il proprio compito sul marciapiede, entra in sala per registrare l’esposizione
compiaciuta dei risultati del percorso formativo e di comunicazione intitolato Meno
rischio in Toscana. Nuove soluzioni contro alluvioni e frane’, qualcuno
dovrebbe spiegargli come potrebbe ritenersi credibile e dignitoso quel coro di impegni,
rassicurazioni, plausi, lodi e ringraziamenti di cui si è intessuto l’evento. Vano
è stato chiedere del resto all’ingresso se ci fosse spazio per una breve
comunicazione. ‘Possono parlare soltanto i premiati’, è stato sentenziato. Ma capiterà
mai a Idra di esserlo?
Nessuno, del resto, che abbia osato fare dal palco un
pur lontano riferimento ai contenuti della dettagliata incursione informativa
sul caso più eclatante e concreto di apparente incuria amministrativa sollevato e documentato ‘sul marciapiede’ da
un’associazione che dal 1994 segue, monitora e - all’occorrenza - attesta nelle
competenti sedi giurisdizionali l’avventura non sempre gloriosa delle
cantierizzazioni per Alta Velocità ferroviaria, dal Mugello a Monte Morello, da
Sesto Fiorentino alla città Unesco chiamata Firenze. Anche dal responsabile
della Direzione Difesa del suolo
e Protezione civile della Regione
Toscana, cui sono state affidate le conclusioni dell’evento, né ieri né ieri
l’altro né stamani è arrivato ai cittadini un qualsivoglia riscontro alla richiesta
di colloquio e alle proposte trasmesse per Pec a gennaio da Idra. Cosa
si chiedeva? Semplicemente che il progetto
di bypass del Mugnone lì sotto il fascio ferroviario che origina in Santa Maria
Novella tenga conto di due esigenze
prioritarie che - ad avviso dell’associazione - sarebbe
opportuno soddisfare.
La prima, quella di un’adeguata
rivisitazione del progetto alla luce dei nuovi fattori di rischio sopraggiunti:
si tratta di ricalcolare idraulicamente il dimensionamento dell’intervento, in
relazione ai parametri cui è tenuto ad attenersi (fra questi, il set di dati
pluviometrici, che risultavano (risultano ancora?) fissati un quarto di secolo
fa, prima cioè che si rendessero palpabili i drammatici incrementi di rischio
derivanti dall’accresciuta frequenza e
intensità di fenomeni meteorici estremi.
La seconda, quella della contestuale messa
in sicurezza dell’intera asta del torrente, in termini di cura, manutenzione e
interventi di sistema miranti a restituire - anche attraverso attività
strutturate - equilibrio al territorio collinare, periurbano e urbano: la mera
apertura di un quarto fornice, infatti, potrebbe non bastare a salvaguardare Romito
e stazione AV dal rischio di esondazioni dovute a fango, rami secchi, sabbia e
detriti di risulta provenienti da monte. I recenti episodi di piena del Mugnone,
che ha lambito la base dei ponti su cui transitavano Italo e Freccia Rossa (28
gennaio, 14 marzo), stanno lì drammaticamente a ricordarlo. In ogni caso, giova
aggiungere, quanta informazione è stata fornita ai cittadini che abitano l’area
interessata dall’intervento del bypass, non banale né breve né indolore, in
zona Romito?
LE PAROLE
di
Vinicio Verzieri
Le parole o i termini, i vocaboli,
sono nati senza una data precisa e nemmeno si sa chi sono i creatori. Hanno una
sonorità che dovrebbero accostarsi alla forma della cosa definita o, nel caso
del suono, al verso di un animale o di un rumore. Esse non seguono queste
regole sempre a causa delle diverse lingue, quindi una parola viene scritta o
detta in modo diverso. Gli scrittori vanno alla ricerca di quelle per meglio
esprimersi e dare un valore letterario, per meravigliare e in alcuni casi le
inventa. In altri ambiti tecnici fanno la catena delle derivazioni come dal
greco, poi dal latino e infine all’italiano. Ci sono le appropriazioni da altre
lingue, quelle che imbarbariscono fino a scomparire, possono essere lunghe o
breve, fare commuovere, ridere, riflettere, zittire, entusiasmare, creare
emozioni, fare innamorare e molto altro. Le parole non sono flessibili, eppure
molti le interpretano a piacimento, sono inequivocabili, ma un sì diventa una
negazione e viceversa. A voce si modellano con toni diversi, cambiano volto e
si perdono. Quando scrivo non sempre rincorro un termine giusto, è esso che si
presenta e scivola sul foglio con un seguito che molti dicono sia frutto di un
momento creativo o ispirazione. Ti do la mia parola, ma ci si può
fidare? Non sempre. Nel dormiveglia a volte creo pensieri scaturiti da una parola
insolita e mi dico che non ho la forza di scriverli, lo farò domani, tanto è
facile da ricordare. Invece non sempre ci riesco e mi rimprovero per non
essermi svegliato. Che io sia ignorante è ovvio, non conosco tutte le parole
del dizionario e anche quelle tecniche che non vi sono e nascono di continuo.
Molte parole sono definite erroneamente, altre ambigue, non tutte di una
valenza. Comunque, quelle che vorrei, non ci sono per descrivere quelle
sensazioni emozioni e sentimenti che sono nel mondo delle astrazioni. Il
silenzio a volte è più eloquente e sincero delle parole. Per esprimermi e
comunicare percorro strade parallele con il disegno, la pittura e la scultura. Dove
trovare l’archetipo che descrive l’interiore? Nella bellezza? Nella poesia? Ma
esse sono astrazioni, e allora? Non trovo risposte, solamente interrogativi e
dubbi. In tal caso mi chiedo come possono essere soddisfatti e appagati con
presunzione gli scrittori? Tacere sempre non si può. Allora la vita è legata
alla parola? Come hanno fatto i nostri progenitori e come fanno gli animali, le
piante e le cose a intendersi? Ho letto delle risposte e certamente
contribuisce l’intuito.
martedì 17 giugno 2025
“PERSONE PER
BENE”
di Angelo Gaccione
Questo bambino della foto di chiama Adam, è un palestinese,
l’esercito criminale israeliano (tutti gli eserciti sono criminali perché
ubbidiscono a ordini criminali e non si fanno mai nessuna domanda su chi gli
ordina di andare ad ammazzare alla cieca e perché; soprattutto esseri umani,
esseri vegetali ed esseri animali che non hanno colpa alcuna e che la guerra
sono costretti a subirla, non la vogliono, non la dichiarano) gli ha massacrato
quasi l’intera famiglia. Non ha più il papà, non ha più i tanti fratellini, ed
è vivo per miracolo. Le bombe dell’esercito israeliano lo hanno ridotto come lo
vedete. Non era un terrorista, non voleva la morte dei bambini israeliani e a
questa età non sapeva nulla del perché gli adulti si fanno la guerra, ma
ammazzano i bambini. I bambini non sanno che gli adulti (non tutti, per carità!
Non mi si fraintenda, se fosse così sarebbe meglio che un’epidemia cancellasse
prima possibile tutto il genere umano) sono dei vili: creano contrasti fra loro
ma invece di sfidarsi a duello e risolvere con il loro sangue i problemi che
creano, mandano i soldati ad ammazzare e a farsi ammazzare. Ai giorni nostri i
soldati e le armi ammazzano soprattutto gente innocente che la guerra non la vuole
e non la dichiara. Quelli che la vogliono e la dichiarano è raro che muoiano in
guerra e quasi sempre la fanno franca. A volerla e a dichiararla è un gruppo
limitato di concittadini che eleggiamo con il nostro voto. Li eleggiamo perché
si occupino del buon funzionamento della comunità in cui viviamo, se ne prendano
cura e risolvano, nei limiti del possibile, le difficoltà di tutti noi assolvendo
al loro compito con onestà ed onore. Votandoli non gli abbiamo affidato nessun
mandato per portarci in guerra, ma di stabilire relazioni pacifiche in modo che
la nostra bella patria possa andarne fiera. Io non mi vergogno di usare la
parola patria perché amo la sua lingua e come scrittore non poteva capitarmi
una lingua più bella; amo il suo patrimonio culturale e vorrei fosse preservato
per l’eternità, se davvero l’eternità esistesse.

90 anni, ma non si arrende.
Io ne ho di meno, ma come lei non mi
arrendo.
Molti di coloro che eleggiamo hanno volti rassicuranti, sono
moderati e ben vestiti. Hanno modi delicati e possono vantare buoni studi;
frequentano chiese, sono affettuosi con i figli e spesso hanno in casa animali
di compagnia che trattano bene e nella vita di tutti i giorni, se avete modo di
parlarci, ragionano con il buon senso di ciascuno di noi. Ripeto, sono persone
moderate e mai vi aspettereste che si possano trasformare in criminali. Eppure
la guerra è una brutta bestia e le trasforma. “Sono proprio queste persone
per bene a volere la guerra” ha detto domenica scorsa il mio amico
scrittore Cataldo Russo, durante un incontro di poeti in un bellissimo giardino
della cittadina di Pero. Queste persone per bene le mani di sangue direttamente
non se le sporcano; se ci parlate assieme hanno persino orrore del sangue e se
gli fate notare che le bombe potrebbero uccidere anche i loro figli e i loro
padri, devastare le loro belle case, si affrettano a dirti che loro lavorano
per evitarle le guerre. Così dicono, però usano le loro cariche di ministri e
di governanti per autorizzare l’invio di armi a chi si fa la guerra. In questo
modo la guerra la alimentano invece di farla cessare, e contribuiscono alle
morti e alle distruzioni. Potrebbero usare moderazione e diplomazia, e invece
mandano armi. Queste persone per bene ogni tanto si commuovono: prima però
devono morire tanti bambini, tante mamme, tanti nonni, tanti papà innocenti che
la guerra non la vogliono e non la causano. Per lungo tempo dormono tranquilli
e la loro coscienza di cristiani e di credenti non li turba. Poi, finalmente, hanno
un piccolo sussulto e dopo aver mandato le armi che hanno massacrato senza
colpa alcuna la famiglia di Adam, e reso Adam stesso un orfano e un
sopravvissuto, lo mandano a prelevare e lo portano a Milano per curalo in un
grande ospedale della città. Si fanno anche fotografare mentre attendono che
barella lo cali giù dall’aereo appena atterrato. Ed è una scena commovente,
edificante.

Io ne ho di meno, ma come lei non mi
arrendo.
REFERENDUM: UNA SCONFITTA ANNUNCIATA
di Adam Vaccaro
Perché il PD - Cgil e
annessi - hanno perso questo referendum? Per rispondere occorre però stare fuori
dalla pozzanghera odierna. E porsi tante altre domande nel tempo lungo di
almeno 4 decenni.
1- Perché il PCI a guida Berlinguer tra gli anni ‘70 e ’80 - con
un consenso elettorale intorno al 35%, (34,37% del 1976), e
33,33% (nel 1984), con superamento della DC (al 32,96%), non
riuscì subito dopo la morte di Berlinguer, a
tradurre la forza elettorale in vittoria al Referendum abrogativo del 1985,
della legge del governo Craxi contro la Contingenza, minimo strumento d
protezione dei salari? La coscienza critica del popolo di
sinistra attribuì il risultato deludente (45,68% di sì e 54,32% di no) alla
politica di scelte moderate, avviata con il governo di unità nazionale (1976)
Berlinguer-Andreotti. Politica consociativa di cui beneficiò il neoliberismo
sempre più incisivo su forze politiche e rabbia sociale, disillusa e a caccia
di appigli impropri di speranza, tra cui ricordiamo il processo di Mani pulite
Ma qui il discorso sarebbe ancora più lungo.
2- perché gli eredi (D'Alema e C.), mentre facevano
finta di combattere Berlusca, hanno ignorato il Referendum vincente sui Beni
Comuni (acqua, luce, gas ecc.), realizzando poi entrambi (un colpo al cerchio e
uno alla botte) le stesse politiche di privatizzazioni selvagge, facendo
passare per progressismo il cappio al collo della popolazione, che oggi
sentiamo stringersi con bollette raddoppiate nel giro di un anno- dopo di che I
sapientoni ci dicono sconsolati, è la speculazione! Come fosse un dio cui non
si può opporre nulla!
3- perché agli stessi questi di quest'ultimo
referendum, quando questi capponi 'de sinistra' sono stati al governo, non
hanno messo mano?
4- perché il PD al governo col salvatore della patria,
Supermario Draghi, Landini che invoca ora la rivolta popolare, fece solo 2 h di
sciopero simbolico contro la mazzata sulle pensioni della legge Fornero?
Credo siano queste domande che vanno ben oltre le
patetiche figurine (femminili e maschili di oggi), ossequiosi a progetti di
riarmo degli idioti criminali al comando della giostra di questa UE zerbino USA
e getta, di guerre senza fine con connivenze silenti col genocidio in atto dal
nazi-sionismo.
È questa catastrofe politica che mostra come il Pd (e
code varie) sia non da oggi, un aggregato informe di destra neoliberista, che
ha tra i suoi dettami, per la zattera Italia, libera circolazione dei poveri
affamati del mondo. Una moderna versione di tratta di schiavi, o un continuo
rifornimento dell'esercito di riserva dei lavoratori (come chiamato 200 anni fa
da un visionario come Marx), al fine di incrementare il saggio di profitto. Si
creano le guerre tra poveri che abbiamo sotto gli occhi, che in Italia
producono quei livelli salariali e crescita di poveri, su cui piangono
sconsolati i censori 'de sinistra', incapaci di proporre azioni verticali per
ridurre gli accumuli concentrati di ricchezza che la giostra finanziaria
magicamente produce.
Purtroppo, una vera sinistra con analisi e azioni
adeguate rispetto a questo vittorioso paradiso infernale, non c'è. E allora non
restano che stupide illusorie battaglie perse orizzontali, come polli di Renzo,
contro l'altra destra, che ha buon gioco a raccogliere le delusioni sociali di
coloro che si sentono nauseati e traditi da questa sinistra che una testa
libera e pensante come Moni Ovadia invita a chiamare nuova destra.
Capisco che per i bruchi rimasti fermi a schemi e
memorie del passato morto e sepolto, queste mie chiose siano odiate e
insopportabili. Ma capisco anche l'angoscia e la disperazione se si prende atto
del vuoto, in cui cercare un'alternativa. Inutile farsi illusioni, ci sono fasi
storiche distopiche come questa, che chiedono almeno il coraggio della verità.
Per pensare un Altro e Oltre, serve anche un po' di sarcasmo satirico, che
giustificava già decenni fa il vecchio sfogo popolaresco di Bartali: “l'è tutto
da rifare!”.
CAMPI ELISI
di
Vincenzo Talerico

Gino Meringolo
In
ricordo di Gino, il reichiano.
Il
13 giugno scorso è morto Carmine Meringolo. Noi che frequentavamo i movimenti
libertari e anarchici dalla fine degli anni ’60, a Cosenza e ad Acri, lo
abbiamo conosciuto come Gino; e io lo ritrovai al Circolo Cafiero di Via
Paglietta a Bologna, dove affrontava con interesse gli aspetti “organizzativi”
del movimento, il dibattito su questi aspetti, che erano e sono gli argomenti
sostanziali dello stesso anarchismo, avendo a che fare con l’autogestione delle
lotte che creano la nuova comunità. Lì a Bologna frequentava la facoltà di
chimica industriale e la sua formazione scientifica era evidente nel come
affrontava anche qualunque discorso sociale o politico. Rimasi impressionato
dalle raccolte di “schede perforate” che si portava in borsa assieme a libri di
anarchici e a quelli di Wilhelm Reich. Le prime gli servivano per preparare la
sua tesi di laurea sperimentale, facendo uso del calcolatore elettronico (uno dei
primi e pochi in Italia) che la sua facoltà con parsimonia faceva usare anche
ai laureandi; i libri erano il pane per l’arricchimento della mente, e Gino ne
aveva e ne leggeva tanti. Di Reich, all’epoca, gli piacevano le sue analisi
sulla “funzione dell’orgasmo” e le sue tesi su come la liberazione sessuale
potesse incidere sulla rivoluzione sociale in senso libertario. Erano,
innanzitutto, gli studi sulla psicologia di massa che gli interessavano, quelle
analisi che materializzano nelle dinamiche familiari (patriarcali) e sociali
(stesse strutture autoritarie e militariste in ogni organizzazione) l’ideologia
del fascismo; di quella peste bruna che aveva preso piede nell’Europa
degli anni 20-30, quando Reich la analizzava sul nascere e che in qualche modo
è rimasta tale nonostante le importanti lotte antifasciste.


Wilhelm Reich
Gino
si laurea prima della metà degli anni ’70 e lascia Bologna per tornare in
Calabria a fare il professore di chimica. Ma i suoi interessi principali
rimangono quelli sociali e culturali. Frequenta il gruppo anarchico di Cosenza,
nel quale propone le analisi reichiane. Anzi, in questo periodo Gino
approfondisce anche l’aspetto più terapeutico dello psicanalista “eretico”. E
propone a molti del gruppo anarchico di seguire delle vere e proprie sedute di vegetoterapia,
una tecnica psicoterapeutica con la quale si cerca di agire sui blocchi
energetici che la “corazza caratteriale” crea nel sistema nervoso
vegetativo o viscerale.
Gino
frequenta, nel contempo, altri gruppi reichiani napoletani (a Napoli si
stampava la rivista Quaderni reichiani, dove si svilupparono anche
argomenti di carattere pedagogico, legati all’esperienza dell’Asilo
Libertario creato proprio dal Centro Reich) dove conobbe Federico
Navarro (neuropsichiatra reichiano) e si iscrive ad una scuola di psicoterapia.
Egli stesso “entra in terapia” prima e dopo questa nuova laurea. Quando va in
pensione da professore, inizia a fare lo psicoterapeuta. In quel periodo Gino
ha rappresentato uno dei pochi in Italia che faceva conoscere le teorie reichiane
anche praticandole. Man mano inizia, però, una nuova fase di studi e di
interessi che progressivamente lo allontanano dall’originaria posizione
reichiana e anche da quella anarchica. All’energia “orgonica” (così
coniata da Reich, fondendo i termini di orgasmo e organismo, per
rappresentare l’energia vitale) inizia a sostituire l’idea di spirito,
prima come sinonimo di vita, poi come anima. Così che l’energia propria
di ogni organismo diventa spirito eterno.
A
Reich sostituisce Rudolf Steiner e la sua teosofia. Il suo avvicinamento
ai testi biblici avviene tramite l’interpretazione junghiana degli archetipi,
ma all’analisi del carattere reichiana sostituisce questi archetipi
atemporali (i santi e/o le figure della religione).
Così,
per me, alla lontananza geografica dei luoghi delle nostre vite si accompagna
la lontananza intellettuale. Ciononostante, quando tornavo in Calabria, andavo
sempre a fargli visita; d’estate si ritirava nella casa paterna del Vagno, una
piccola frazione di Acri sulle pendici di Serra di Vuda. Lì lo incontravo e,
mangiando dei frutti o dell’insalata appena raccolti, immancabilmente
discutevamo e, in modo sereno, senza mai alterarsi (era la sua cifra
stilistica), controbatteva alle mie critiche. Il mio anticlericalismo diventava
un’arma spuntata per contrastare i suoi ragionamenti, perché lui mi fermava
subito dicendo che non faceva parte di alcuna chiesa e/o partito; le
argomentazioni atee contro lo spiritualismo venivano ribaltate dal suo discorso
“materialista” secondo cui “l’energia” è parte costitutiva della “materia”.
Quando però le argomentazioni iniziavano ad approfondire la “trascendenza”
delle sue ipotesi, iniziava a non rispondere più in modo diretto, come se
volesse rinviare la discussione e io acconsentivo, nella speranza di riprendere
il ragionamento alla prossima visita. Purtroppo sono passati quattro anni senza
poter riprendere le discussioni e rimpiango di non averlo potuto fare.

lunedì 16 giugno 2025
SPIONAGGIO
STRANIERO
di Luigi
Mazzella

Max Hamlet Sauvage
Cospiratore al telefono
Ci si chiede sovente se l’era digitale sarà migliore o peggiore
dell’epoca pre-elettronica. Nel Paese
dei Capuleti e dei Montecchi, dei Guelfi e dei Ghibellini, dei Degasperiani e
dei Togliattiani, dei neo-fascisti e dei post-comunisti la domanda, se posta,
rischia di scatenare una guerra intestina dall’esito incerto.
Forse,
come sempre, la verità è nel mezzo. Certamente
l’intelligenza artificiale, in certi settori scientifici, sarà di aiuto ma sul
piano culturale in generale darà solo risposte che rafforzeranno una visione
del mondo e della vita riproducenti quelle dei cinque irrazionalismi (tre
religiosi e due politici) che costituiscono la negazione di una
rappresentazione veritiera, fondata su un pensiero libero e senza paraocchi. I problemi maggiori e più delicati riguarderanno la cyber
sicurezza, il complesso di misure, tecnologie, processi e procedure volte a
proteggere i sistemi informativi, le reti e i dati dai cosiddetti attacchi
informatici. E ciò soprattutto nel sistema bancario, dove in Italia v’è una
situazione a dir poco paradossale e senza paragoni. La nostra BNL, Banca Nazionale del Lavoro, non è più una banca
italiana per così dire a pieno titolo, perché dal 2006 è passata sotto il
controllo del gruppo bancario francese BNP, Paribas, pur continuando ad essere
operativa in Italia. Conti correnti, prestiti,
finanziamenti di nostri connazionali sono garantiti dalla Cyber security di un
Paese straniero; il che per tanti quisque de populo può anche non
rappresentare un problema.

Cospiratore al telefono
A diversa
e più grave riflessione induce la circostanza che i massimi organi
costituzionali dello Stato, con la sola lodevole eccezione della Camera dei
Deputati (che ha affidato lo stesso servizio a un gruppo creditizio
integralmente italiano) e cioè, vale a dire Presidenza della Repubblica, Senato
e Corte Costituzionale hanno creato, omettendo, probabilmente, di rivedere
vecchi atti resi inattuali dalla caduta del requisito “nazionale”, per una
banca straniera (BNL,BNP, PARIBAS) una situazione di
assurdo privilegio, consentendole di aprire agenzie speciali nelle loro
rispettive sedi istituzionali. C’è da chiedersi: potrebbe esistere a Parigi una
situazione analoga? In base alla realtà attuale, gli
Italiani hanno, dunque, la certezza che le operazioni finanziarie dei
maggiori responsabili della vita politica del Paese sono tutte sotto
osservazione dei Francesi che, con le attuali, farraginose norme europee sulla
cyber security possono intervenire per colpire persone, pur rispettabili, se a
loro sgradite. E ciò nella speranza che, intanto,
gli alti organi costituzionali dello Stato italiano, da me sopra chiamati in
causa, non si trincerino dietro la facile difesa che non si tratta di un
problema di costituzionalità (certamente inesistente) ma cambino avviso,
ammettendo che si tratta di una pratica di buona e corretta amministrazione. E ciò non solo per il buon nome e il prestigio di eccellenti
realtà operative bancarie italiane ma soprattutto a difesa e garanzia della
sovranità del nostro Paese almeno per ciò che riguarda la sottrazione delle
massime autorità costituzionali a eventuale spionaggio straniero.
QUELL’HORROR SHOW DI GARLASCO
di
Guido Salvini
Parecchie
volte in queste settimane da amici, conoscenti o anche da chi semplicemente incontro
e sa che ho fatto il magistrato mi sono sentito rivolgere questa domanda: “E
Garlasco? Cosa ne pensi di Garlasco?”. Rispondo sempre che non ne so niente e
che, come per tutti, quello che penso vale meno di una opinione. E taglio così
il discorso.
I
giornalisti hanno certamente il diritto di scrivere e i cittadini il diritto di
essere informati su ciò che avviene ma l’uccisione di una giovane ragazza non è
una partita di calcio da seguire minuto per minuto parteggiando come tifosi per
i possibili esiti dell’indagine, l’assassino è già stato condannato,
l’assassino è un altro o forse erano più persone e così via.
I
servizi televisivi, ormai a puntate come le fiction, e gli articoli insistono
su tutti i particolari, sangue, impronte, il percorso del corpo della vittima,
la ricerca dell’arma usata, forse un martello, tutto come in un film splatter,
i film dell’orrore americani.
Sembra
questa volta che non siano i magistrati, come spesso accade, ad essere i
protagonisti e ad occupare impropriamente i mass media. Coloro che alimentano le
interviste televisive e sulla stampa sono soprattutto avvocati, esperti in
tecniche scientifiche o presunti tali, criminologi e persone che in qualche
modo si sono trovati intorno alla vicenda e possono riferire solo sensazioni e
pettegolezzi. In realtà è solo spettacolo, una specie di intrattenimento,
perché ogni “novità” fornita al pubblico, che farebbe propendere la bilancia
della colpevolezza su uno dei soggetti coinvolti, non consente affatto il
formarsi di una vera conoscenza. Infatti in vicende così complesse solo la padronanza
di tutti gli atti e l’intersecazione di tutti gli elementi, anche le prove
scientifiche devono essere interpretate alla luce tutto il resto, può
permettere, e non sempre si riesce, di avere un quadro fondato di quanto
accaduto. Certo non uno spettacolo televisivo.
Dal
punto di vista delle indagini e dei processi la quotidiana pressione mediatica
non aiuta in alcun modo. Al contrario in casi simili, quando nei mass media
partono i processi paralleli, si forma spesso nella pubblica opinione un
partito colpevolista nei confronti di qualcuno e gli stessi investigatori
possono essere condizionati, sentirsi inconsciamente chiamati a dare quella una
risposta e quella risposta è che preferita dalla pubblica opinione. Insistere
su un bersaglio sbagliato, avere un colpevole quale che sia.
So
poi per esperienza che il palcoscenico mediatico attira i testimoni fantasiosi
e allontana invece i testimoni veri spaventati dall’immediata pubblicità di
quanto possono dire. E questo è un altro danno e spesso irreparabile.
È
curioso poi che gli stessi quotidiani che negli editoriali dei loro più
raffinati giornalisti deplorano quello spettacolo mediatico dedichino poi
ugualmente pagine e pagine alla cronaca delle “ultime novità” sul mistero della
villetta di Garlasco. Evidentemente la pura logica di mercato prevale sempre.
In questa situazione almeno la televisione, in quanto servizio pubblico,
dovrebbe capire esigenza morale e anche il buon gusto di un self-restraint,
evitare i processi parodia sullo schermo.
Parlando
di un altro caso non meno atroce, trovo anche terrificante sul piano della
sensibilità umana che su alcuni importanti quotidiani sia stata pubblicata la fotografia
del presunto duplice omicida di Roma con in braccio, ben visibile, la bambina
due giorni prima che fosse trovata strangolata in un prato di Villa Pamphili.
Non c’era alcuna ragione di vedere quell’immagine perturbante.
Probabilmente
Garlasco sarà ancora nelle locandine dei quotidiani e dai settimanali per tutta
l’estate. Ma bisogna fermare questa spettacolarizzazione del male che ha ben
poco a che fare con l’informazione e la degrada a curiosità morbosa. Non ne
abbiamo alcun bisogno per rispetto della giustizia e soprattutto delle famiglie
comunque coinvolte in quella tragedia. Mi piacerebbe non leggere più di quelle
indagini sino a quando non saranno concluse. Sarebbe un segno di civiltà.
COMUNICATO STAMPA
I poeti in difesa della dignità umana.
Oltre cento poeti, associazioni
ed altri enti e istituzioni stanno aderendo ad un manifesto promosso da Massimo
Pamio e Adam Vaccaro.
Questo Manifesto esprime un grido di dolore e un
monito nei confronti di un’umanità che appare come arresa di fronte alle
vicende che la coinvolgono, indifferente al proprio destino, di fronte al Male
che incombe su ogni vita, oggi più che mai, con l'annuncio di aggressioni a
Paesi e popoli liberi. L'umanità sta alzando bandiera bianca rispetto a una
realtà che non appare governabile. Occorre tornare insieme per manifestare
urgentemente una rinascita collettiva, se si vuole evitare un futuro
orrendo.
Le adesioni al manifesto stanno a testimoniare che una
coscienza si sta svegliando in Italia di fronte agli orrori crescenti cui
assistiamo, per far sentire la propria voce in difesa dei principi della
solidarietà, della fratellanza, della pace, del rispetto per ogni creatura. È
generato da tutto questo il MANIFESTO
DELLA DIGNITÀ UMANA VIOLATA.
Dopo l’avvio di questa
iniziativa, motivata da bisogni irrinunciabili di riaffermazione di verità e
senso umani - a fronte di narrazioni di poteri che non prospettano altro che
riarmamenti e guerre senza fine, con crescenti pericoli di sbocchi
apocalittici, come uniche soluzioni a difesa del Bene di cui saremmo i soli
depositari. E l’attacco odierno del regime israeliano all'Iran lo conferma: una
strategia che aggiunge al genocidio in Palestina un altro tassello verso la
Terza Grande ignominia contro l’umanità.
Ringraziamo perciò le
tante autorevoli condivisioni ricevute dai Cento Autori sottoelencati che hanno
sottoscritto il testo che segue:
Come responsabili di questa iniziativa, insieme al più
ampio Comitato Promotore, intendiamo riaffermare espressioni IN FAVORE
DELLA VITA, denunciando le violenze e gli orrori, le crudeltà efferate
perpetrate contro popolazioni inermi, la spersonalizzazione e i continui
impoverimenti economici e culturali in atto che ledono la dignità di ogni
essere umano. Riteniamo imprescrittibili i valori storici dell’umanesimo e
di una coscienza universale costruita nel tempo e nella memoria del
rispetto delle specificità umane e ambientali di ogni civiltà anche
minoritaria. I capitali investiti in favore della perdita della
biodiversità umana e naturale sono una minaccia per tutti. Per i
poeti aderenti a questo Manifesto è prioritaria la presa di coscienza
della trasformazione epocale in atto, che può generare perdita di ogni futuro,
a partire da procedure istituzionali, nazionali e internazionali volte a
privilegiare forme di potere concentrato, che mentre declamano democrazia, nei
fatti la negano, con decisioni prive di ogni controllo e di legittimazione
popolare, elaborando al contrario disposizioni legislative che criminalizzano o
negano credibilità e legittimità a ogni voce di critica e
dissenso. Evidenziamo tali derive e proponiamo l’iniziativa di proclamare un
giorno per l’umanità violata, in cui siano spenti cellulari, televisioni,
computer e sia proposto l’ascolto del mondo, con iniziative nel Territorio, in
tutti gli ambiti sociali capaci di farsi eco di sodalizi attivi e sensibili a
tali complesse problematiche.
Massimo Pamio e Adam Vaccaro con
Il Comitato promotore:
Associazione Milanocosa
Silvana Baroni, L’ Associazione È Fatto Giorno Aps.
Anna Lombardo Geymonat - Associazione Palabra en el
Mundo
Associazione Il Talento di Roma
Alessandra Maltoni - Associazione Cultura e Società
Maurizio Abbate Presidente Nazionale ENAC Ente
Nazionale Attività Culturali
Guido Oldani - Fondatore Movimento Realisti Terminali.
Seguono i nomi dei poeti che hanno sottoscritto il
Manifesto (in ordine alfabetico):
Alida Airaghi, Pina Allegrini, Antonio
Alleva, Luca Alvino, Lino Angiuli, Maria Attanasio, Claudia Azzola, Maria Carla
Baroni, Silvana Baroni, Donatella Bisutti, Ferruccio Brugnaro, Alessandro
Cabianca, Valentina Calista, Chandra Livia Candiani, Luigi Cannillo, Laura
Cantelmo, Barbara Carle, Anna Maria Carpi, Alessandro Carrera, Daniele
Cavicchia, Alberto Cellotto, Giuseppe Cinà, Emilio Coco, Manuel
Cohen, Giuseppe Conte, Azzurra D’Agostino, Chiara Daino, Francesco
Dalessandro, Rolando D'Alonzo, Vito Davoli, Francesco De Girolamo, Mariella De Santis, Nino
De Vita, Tino Di Cicco, Nicoletta Di Gregorio, Stefania Di Lino, Grazia Di
Lisio, Annitta Di Mineo, Bruno Di Pietro, Antonella Doria, Gabriela Fantato,
Francesca Farina, Annamaria Ferramosca, Fernanda Ferraresso, Mauro Ferrari,
Alessandro Fo, Fabio Franzin, Lucetta Frisa, Barbara Gabotto, Mario Gabriele,
Angelo Gaccione, Gabriella Galzio, Maria Teresa Garau, Paolo Gera, Fabia
Ghenzovich, Annamaria Giancarli, Francesco Granatiero, Giacomo Graziani,
Alfonso Graziano, Vincenzo Guarracino, Giacomo Guidetti, Marco Guzzi, Nino Iacovella, Maria Jatosti,
Giuseppe Langella, Anna Leone, Anna Lombardo, Mauro Macario, Francesco Macciò,
Dante Maffia, Giulio Maffii, Marcello Marciani, Dante Marianacci, Gianpaolo
Mastropasqua, Eugenio Mazzarella, Massimo Mori, Francesco Paolo Memmo, Daniele
Mencarelli, Giorgio Moio, Guido Oldani (RT),
Marco Palladini, Alfredo Panetta, Margherita Parrelli, Angela
Passarello, Sandro Pecchiari, Elio Pecora, Plinio Perilli, Giuseppe
Piccolo, Ivan Pozzoni, Maria Pia Quintavalla, Valeria Raimondi, Filippo
Ravizza, Alberto Rizzi, Giuseppe Rosato, Paolo Ruffilli, Francesco
Sassetto, Lidia Sella, Simone Sibilio, Stevka Smitran Antonio Spagnuolo, Marco Tabellione,
Anna Maria Tamburini, Bianca Tarozzi, Gabriele Tinti, Bruno Tognolini,
Angelo Tonelli, Matteo Veronesi, Pasquale Vitagliano, Stefano Vitale,
Lello Voce.
Come da programma, al Manifesto è connessa L'Antologia poetica Non nel nostro nome. Cento
poeti italiani in difesa della dignità umana – Che sarà pubblicata a
dicembre del 2025, a cura di Massimo Pamio e Adam Vaccaro, per le Edizioni Mondo Nuovo. E l'elenco dei nomi
inseriti sarà comunicato prossimamente secondo la programmazione editoriale.
Info: Associazione Culturale Milanocosa
www.milanocosa.it - info@milanocosa.it - T.
3477104584
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