UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

giovedì 19 giugno 2025

ESCALATION: VA SEMPRE PEGGIO


 
Il cancelliere Merz, il più idiota dei super-idioti europei, ha almeno il merito di dire quello che pensa: noi stiamo con Israele non solo per mettere la parola fine al programma nucleare iraniano, ma per bloccare l’esportazione del terrorismo da parte di Teheran. Il discorso viene completato e ripulito degli evidenti equivoci dalla neonazi Kallas che prima si nasconde dietro alla de-escalation - una parola che serve per confondere le acque e le responsabilità, ossia per non criticare Israele; la legge internazionale, vedi il post di El Baradei, già direttore dell’IAEA, va ri
chiamata solo quando serve - poi, in risposta a una domanda, chiarisce cosa si intende per terrorismo: il sostegno alla Russia in Ucraina. L’appoggio a Israele contro l’Iran fa dunque parte della guerra europea alla Russia - indebolendo l’uno si indebolisce l’altra. Ai super-idioti va almeno riconosciuto di avere delle priorità, e di perseguirle - detto per inciso, tra queste priorità non ci sono i palestinesi. Fonte Bloomberg, Merz, lunedì, aveva anche previsto - previsione da super-idiota - che entro la mezzanotte di ieri Trump avrebbe deciso l’attacco all’Iran. Un’altra notizia di Bloomberg - una vera bomba - è l’affermazione dello stesso Trump che le sanzioni danneggiano l’America! Sulla decisione del presidente americano probabilmente grava ancora l’incertezza, però possiamo essere certi che al suo posto una Kamala Harris, tanto per fare un nome, avrebbe già dato il via alle ostilità. In attesa della conclusione del processo decisionale, vanno notate le prime incertezze del mainstream. France 24 si chiede: ma qual è il vero obiettivo di Israele? Il “regime change” a Teheran è realistico? È però il WP a mettere il dito nella piaga: le difese antiaeree israeliane sono inadeguate, costose e sufficienti solo per una guerra che non duri più di due settimane. Sulla stessa linea è Bhadrakumar che cita fonti russe. [Franco Continolo]

 

 
Il Cancelliere Friedrich Merz afferma di aver parlato con il governo degli Stati Uniti di un possibile intervento militare nella guerra tra Israele e Iran. Ha anche elogiato i successi dell’esercito israeliano. Secondo il Cancelliere Friedrich Merz (CDU), il governo degli Stati Uniti sta valutando un intervento militare nella guerra tra Israele e Iran. “Ne abbiamo discusso, ma ovviamente non c’è ancora una decisione da parte del governo degli Stati Uniti”, ha dichiarato Merz a margine del vertice del G7 in Canada, in uno speciale di WELT Talk con Jan Philipp Burgard, caporedattore del WELT Group. “Ora dipende molto da quando il regime dei mullah sarà disposto a tornare al tavolo delle trattative. In caso contrario, potrebbero esserci ulteriori sviluppi. Ma dovremo aspettare e vedere. Le decisioni saranno probabilmente prese nel prossimo futuro”. Merz ha anche sottolineato i successi dell’esercito israeliano. Israele ha distrutto “con grande successo” le strutture del programma nucleare iraniano. Oggi, si potrebbe probabilmente dire: non ci sono armi nucleari in Iran. Ci sarà ancora “lo stesso livello di finanziamento e sostegno al terrorismo globale da parte di questo Paese”. Il regime dei mullah è “molto indebolito” e probabilmente non tornerà alla sua precedente forza, ha affermato Merz. “Non tornerà a essere com’era fino a giovedì scorso”. L’esercito israeliano ha dimostrato le sue capacità negli ultimi giorni. Il futuro dell’Iran è incerto. “Noi europei ci siamo offerti di fornire tutta l’assistenza diplomatica. Se, ad esempio, ci fosse una ripresa dei colloqui diplomatici, saremmo pronti a partecipare”, ha affermato Merz. Nell’intervista, il Cancelliere ha anche contraddetto il Presidente degli Stati Uniti, che all’inizio del vertice aveva definito un grave errore l’esclusione del Presidente russo Vladimir Putin dal formato. “Continuo a credere che l’esclusione di Putin dal formato G8, come si chiamava all’epoca, dopo l’annessione della Crimea, sia stata corretta”, ha sottolineato Merz. “Non siamo qui seduti in questo formato con signori della guerra o criminali di guerra. Ed è per questo che rimane il fatto che Putin non ha posto a questo tavolo”.
 
(Trad. di Google)

GUERRA E MODERNITÀ
di Franco Astengo
 

La guerra sembra riaffacciarsi sullo scenario geopolitico come una prospettiva “globale”.
 
I conflitti in corso in particolare quelli in Ucraina, Iraq e Siria e lo spostamento d’asse nei principali equilibri internazionali hanno fatto riprendere consistenza all’ipotesi di un conflitto generalizzato di dimensioni planetarie che veda di fronte gli Stati Uniti e la coalizione occidentale (comprensiva del Giappone che, com’è noto geograficamente, si colloca nell’Estremo Oriente) e la Russia alla quale si sta accostando la Cina. Si tratterebbe di una deflagrazione a intensità altissima, quasi insopportabile per l’intera umanità: un rischio da scongiurare assolutamente ma che appare verosimile perché hanno ormai perso di forza e di autorevolezza quegli organismi internazionali che durante l’epoca del bipolarismo” atomico” Usa/Urss (1948-1991) avevano bene o male garantito la mediazione necessaria e l’insorgere, conclusa anche la fase della sola superpotenza, di una molteplicità apparente di conflitti dalle diverse motivazioni (compresa quella dello “scontro di civiltà, tra Occidente e Islam fondamentalista) della possibilità di una risoluzione del “contenzioso” (in particolare dal punto di vista degli approvvigionamenti energetici) attraverso una guerra di tipo generale. Soprattutto però è cambiato il concetto di “guerra” dal punto di vista della concezione della “modernità” e della possibilità di giustificare storicamente, e anche dal punto di vista filosofico, l’evento bellico.
La fase che stiamo attraversando appare proprio quella del superamento del ruolo degli USA a disporre da soli dello “ius ad bellum”: in questo periodo la guerra è rientrata in circolazione come moneta sonante del pagamento dell’azione politica anche nell’area europea, sia a livelli sub-statuali (quella definita come “terrorismo”) intrecciati a livelli sovra-statuali (appunto il già citato “scontro di civiltà”). In questo quadro, contraddistinto proprio dall’unicità di presenza di una sola superpotenza, quella statunitense e a fronte della già ricordata palese obsolescenza del sistema di legalità internazionale fondato sull’ONU, si era ricorsi ad un uso “normalizzante” della guerra: quella “asimmetrica” contro il cosiddetto terrorismo, quella “umanitaria” che oltrepassava il principio di non ingerenza; quella “preventiva” che andava oltre il divieto della guerra d’aggressione, fino alla guerra “per la democrazia” che si fondava sull’ipotesi che vi fossero nessi cogenti fra la qualità interna di un ordine politico e la sua propensione alla guerra, e che in un mondo democratizzato” all’occidentale” le guerre sarebbero state impossibili. Dal cappello dell’apprendista stregone di questi concetti sono sorti, non tanto improvvisi, mostri dalle diverse teste: i Talebani in Afghanistan, il Califfato del Levante e quello della Nigeria, tanto per fare degli esempi concreti oltre alle nuove dittature islamiche e/o militari in Egitto, Tunisia, Algeria e il dissolvimento d’intere unità statuali, dall’Iraq alla Libia dalla Somalia all’Eritrea al Sud Sudan. Sono ormai saltati quei principi che la teoria e la filosofia politica avevano ricercato per creare le condizioni e le modalità di una possibile “guerra giusta” (un ideale inseguito fin dalla prima filosofia cristiana in Agostino e poi nella Scolastica da Tommaso): limiti dell’ingerenza in difesa dei diritti umani; proporzione degli atti di guerra rispetto alle offese da riparare; problema della liceità delle armi di distruzione di massa.



La scienza politica aveva affrontato, da parte sua, il problema attraverso i metodi e le categorie dell’idealismo e del realismo, attraverso le nozioni di equilibrio e di egemonia. Oggi tutta questa impalcatura teorica e ideologica sembra saltata e siamo alla guerra globale dove è saltata la distinzione fra guerra e terrorismo, tra civili e militari, fra Stati e gruppi armati “privati”.
La scena internazionale appare così percorsa da innumerevoli conflitti di vario livello e diversa intensità, con base su sfondi apparenti anche diversi da quelli di tipo economico come quelli religiosi o identitari. Quale migliore occasione allora per “ripristinare l’ordine” per via bellica da parte di chi intende affermare un nuovo multipolarismo concepito in modo tale da usarne i meccanismi per puntare al recupero del bipolarismo presentandosi come il propugnatore di un diverso equilibrio rispetto a quello imperniato su di una sola superpotenza?
Potrebbe esser questo il tema all’ordine del giorno nei prossimi mesi, attorno al quale riflettere soprattutto da parte di chi sa benissimo che non è proprio il caso di cadere nella trappola dello “scontro di civiltà” e che la logica dominante rimane quella dello sfruttamento dell’uomo e del pianeta e che in gioco c’è proprio la libertà di poter disporre a proprio piacimento della facoltà di sfruttare al massimo dell’intensità senza tener conto della necessità di un equilibrio riguardante la presenza (ormai a rischio) del genere umano sul pianeta.


 

 

A NAPOLI
Contro il massacro dei giornalisti liberi.




TEATRO
“L’Occhio del Ciclone a Lucca”




 

mercoledì 18 giugno 2025

‘FUORI, SUL MARCIAPIEDE!’
di Associazione di volontariato Idra


 
 
Rischio idraulico e informazione nella Regione Toscana. 
 
Meno rischio in Toscana! Siamo d’accordo!’, spiega il responsabile di Idra al momento di porgere a chi è in fila nel vestibolo del Teatro della Compagnia un contributo temerariamente intitolato Nessuna Risposta, né in diretta né in differita, né a voce né per iscritto’.
È lunedì 16 giugno mattina, via Cavour, appuntamento finale del ‘percorso formativo e di comunicazione’ sulle politiche di contrasto ai guai idrogeologici intitolato Meno rischio in Toscana.
‘Ma lei, è dell’evento?’, obietta una ragazza dell’organizzazione.
‘Certo: sono registrato!’
‘Sì, però non si può distribuire materiale, se non è quello della Regione!’
‘Ma esistono ancora i cittadini!? niente spazio qui per le associazioni di volontariato?’
‘È così: non si possono dare i volantini’
‘Questo non è un volantino: è informazione! Questo contributo voi l’avete ricevuto, a suo tempo, e non avete risposto. Ci permetterete di farlo sapere a chi interviene, no?’
Subentra un’affabile responsabile di grado superiore.
‘Guardi, le devo chiedere di farlo fuori! Sul marciapiede!’
Indicazione perentoria. Ma, ammettiamolo, non inattesa.
‘D’accordo’.


Fuori, sul marciapiede, quella che il cronista annota è in buona parte una simpatica sfilata di gala.  Del resto, oggi sarà giorno di attestati, e premi, e foto, e celebrazioni. Qualcuno compulsa incerto il magico aggeggio e interpella l’indiscreto cittadino con quei fogli in mano, scambiandolo per usciere, a sincerarsi che sia questo il portone giusto.
‘Sì, è qui la festa!’, risponde lui ammiccando e porgendo una delle centocinquanta copie di pericolose integrazioni informative di cui è munito. Ma per correttezza aggiunge: ‘Non appartengo al Palazzo, rappresento l’opposizione!’.
Sgrana un attimo gli occhi.
‘No, non quella al governo della Regione, s’intende! Quella al Sistema’.
C’è chi afferra, chi meno, ma tutti - tranne uno, forse un po’ nervoso - accolgono il fronte/retro proposto. Qualcuno chiede addirittura spiegazioni.
‘Eccole! Sono scritte nelle prime righe. A Firenze abbiamo un caso-scuola di rischio idraulico gigantesco, concreto e attuale, acclarato e pervicace, grande come una casa, anzi come una stazione: l’enorme buca TAV che si scava da anni - senza valutazione di impatto ambientale - in un’area classificata ad elevato rischio idraulico’.
‘Cioè?’
‘Vede. Quella voragine fra viale Redi, viale Corsiva e via Circondaria doveva nascere molto più a est, all’incrocio col viale Belfiore. Ma poi, al momento dell’approvazione in conferenza di servizi, 26 anni fa, il disegno di quella stazione non piacque: prevedeva la demolizione di un’architettura razionalista storica. E allora si rifece il progetto, e la nuova stazione fu approvata nel 2003 accanto al subalveo del torrente Mugnone, in un’area di esondazione a pericolosità idraulica classificata ‘alta’ nelle carte dell’Autorità di bacino!’
‘È così!?’


‘Già! Si preferì evitare di riattivare una noiosissima (!) procedura di valutazione di impatto ambientale e si scolpì nella pietra delle carte ministeriali questa frase, che tutte le autorità di controllo accolsero con gioia: “Per quanto riguarda la nuova stazione AV restano confermate le valutazioni già espresse nella Conferenza dei servizi del 3.3.1999”. Solo che quelle valutazioni riguardavano un contesto urbanistico e trasportistico abbastanza differente. E, soprattutto, una fossa programmata a parecchie centinaia di metri a est del Mugnone, in un’area che l’Autorità di bacino definisce a pericolosità né alta né media, bensì bassa!’.
‘Se è vero, come si chiama questa, se non pirateria?’, obietta l’interlocutore.
‘Non esageriamo, nella neolingua si può ben chiamare… ‘democrazia’! La mancata procedura di VIA per la stazione Foster, e di VIA regionale o di altro tipo per l’adeguamento idraulico di Mugnone e Terzolle, ha impedito infatti scientificamente alla cittadinanza e alle autorità tecniche indipendenti l’accesso alla conoscenza dei progetti e l’esercizio del diritto di proporre osservazioni, correzioni, integrazioni!’



Un’amica ex cronista è lì che ascolta. Il responsabile di Idra le domanda a bruciapelo: ‘A proposito di bufale, lo sai dove vanno le terre di scavo delle gallerie della ‘grande opera’?’
‘No: dove?’
‘In discarica!’
‘Ma dài!’
‘Infatti. Nessuno dei ‘grandi giornali’ lo scrive. Lo abbiamo fatto sapere a tutti i media, in tutte le salse. Ma loro, zitti! Che mestiere è diventato mai quello dei giornalisti?’
E allora, quando il volontario-non-allineato, esaurito il proprio compito sul marciapiede, entra in sala per registrare l’esposizione compiaciuta dei risultati del percorso formativo e di comunicazione intitolato Meno rischio in Toscana. Nuove soluzioni contro alluvioni e frane’, qualcuno dovrebbe spiegargli come potrebbe ritenersi credibile e dignitoso quel coro di impegni, rassicurazioni, plausi, lodi e ringraziamenti di cui si è intessuto l’evento. Vano è stato chiedere del resto all’ingresso se ci fosse spazio per una breve comunicazione. ‘Possono parlare soltanto i premiati’, è stato sentenziato. Ma capiterà mai a Idra di esserlo?
Nessuno, del resto, che abbia osato fare dal palco un pur lontano riferimento ai contenuti della dettagliata incursione informativa sul caso più eclatante e concreto di apparente incuria amministrativa  sollevato e documentato ‘sul marciapiede’ da un’associazione che dal 1994 segue, monitora e - all’occorrenza - attesta nelle competenti sedi giurisdizionali l’avventura non sempre gloriosa delle cantierizzazioni per Alta Velocità ferroviaria, dal Mugello a Monte Morello, da Sesto Fiorentino alla città Unesco chiamata Firenze. Anche dal responsabile della Direzione Difesa del suolo e Protezione civile della Regione Toscana, cui sono state affidate le conclusioni dell’evento, né ieri né ieri l’altro né stamani è arrivato ai cittadini un qualsivoglia riscontro alla richiesta di colloquio e alle proposte trasmesse per Pec a gennaio da Idra. Cosa si chiedeva? Semplicemente che il progetto di bypass del Mugnone lì sotto il fascio ferroviario che origina in Santa Maria Novella tenga conto di due esigenze prioritarie che - ad avviso dell’associazione - sarebbe opportuno soddisfare.



La prima, quella di un’adeguata rivisitazione del progetto alla luce dei nuovi fattori di rischio sopraggiunti: si tratta di ricalcolare idraulicamente il dimensionamento dell’intervento, in relazione ai parametri cui è tenuto ad attenersi (fra questi, il set di dati pluviometrici, che risultavano (risultano ancora?) fissati un quarto di secolo fa, prima cioè che si rendessero palpabili i drammatici incrementi di rischio derivanti  dall’accresciuta frequenza e intensità di fenomeni meteorici estremi.
La seconda, quella della contestuale messa in sicurezza dell’intera asta del torrente, in termini di cura, manutenzione e interventi di sistema miranti a restituire - anche attraverso attività strutturate - equilibrio al territorio collinare, periurbano e urbano: la mera apertura di un quarto fornice, infatti, potrebbe non bastare a salvaguardare Romito e stazione AV dal rischio di esondazioni dovute a fango, rami secchi, sabbia e detriti di risulta provenienti da monte. I recenti episodi di piena del Mugnone, che ha lambito la base dei ponti su cui transitavano Italo e Freccia Rossa (28 gennaio, 14 marzo), stanno lì drammaticamente a ricordarlo. In ogni caso, giova aggiungere, quanta informazione è stata fornita ai cittadini che abitano l’area interessata dall’intervento del bypass, non banale né breve né indolore, in zona Romito?

LE PAROLE
di Vinicio Verzieri


 
Le parole o i termini, i vocaboli, sono nati senza una data precisa e nemmeno si sa chi sono i creatori. Hanno una sonorità che dovrebbero accostarsi alla forma della cosa definita o, nel caso del suono, al verso di un animale o di un rumore. Esse non seguono queste regole sempre a causa delle diverse lingue, quindi una parola viene scritta o detta in modo diverso. Gli scrittori vanno alla ricerca di quelle per meglio esprimersi e dare un valore letterario, per meravigliare e in alcuni casi le inventa. In altri ambiti tecnici fanno la catena delle derivazioni come dal greco, poi dal latino e infine all’italiano. Ci sono le appropriazioni da altre lingue, quelle che imbarbariscono fino a scomparire, possono essere lunghe o breve, fare commuovere, ridere, riflettere, zittire, entusiasmare, creare emozioni, fare innamorare e molto altro. Le parole non sono flessibili, eppure molti le interpretano a piacimento, sono inequivocabili, ma un sì diventa una negazione e viceversa. A voce si modellano con toni diversi, cambiano volto e si perdono. Quando scrivo non sempre rincorro un termine giusto, è esso che si presenta e scivola sul foglio con un seguito che molti dicono sia frutto di un momento creativo o ispirazione. Ti do la mia parola, ma ci si può fidare? Non sempre. Nel dormiveglia a volte creo pensieri scaturiti da una parola insolita e mi dico che non ho la forza di scriverli, lo farò domani, tanto è facile da ricordare. Invece non sempre ci riesco e mi rimprovero per non essermi svegliato. Che io sia ignorante è ovvio, non conosco tutte le parole del dizionario e anche quelle tecniche che non vi sono e nascono di continuo. Molte parole sono definite erroneamente, altre ambigue, non tutte di una valenza. Comunque, quelle che vorrei, non ci sono per descrivere quelle sensazioni emozioni e sentimenti che sono nel mondo delle astrazioni. Il silenzio a volte è più eloquente e sincero delle parole. Per esprimermi e comunicare percorro strade parallele con il disegno, la pittura e la scultura. Dove trovare l’archetipo che descrive l’interiore? Nella bellezza? Nella poesia? Ma esse sono astrazioni, e allora? Non trovo risposte, solamente interrogativi e dubbi. In tal caso mi chiedo come possono essere soddisfatti e appagati con presunzione gli scrittori? Tacere sempre non si può. Allora la vita è legata alla parola? Come hanno fatto i nostri progenitori e come fanno gli animali, le piante e le cose a intendersi? Ho letto delle risposte e certamente contribuisce l’intuito.

 

GAS E GENOCIDIO 



PER I DIRITTI E PER LA PACE
Sciopero generale! 




ARCHIVIO MORONI
La guerra è reazionaria e contro i popoli. 




martedì 17 giugno 2025

“PERSONE PER BENE”
di Angelo Gaccione



Questo bambino della foto di chiama Adam, è un palestinese, l’esercito criminale israeliano (tutti gli eserciti sono criminali perché ubbidiscono a ordini criminali e non si fanno mai nessuna domanda su chi gli ordina di andare ad ammazzare alla cieca e perché; soprattutto esseri umani, esseri vegetali ed esseri animali che non hanno colpa alcuna e che la guerra sono costretti a subirla, non la vogliono, non la dichiarano) gli ha massacrato quasi l’intera famiglia. Non ha più il papà, non ha più i tanti fratellini, ed è vivo per miracolo. Le bombe dell’esercito israeliano lo hanno ridotto come lo vedete. Non era un terrorista, non voleva la morte dei bambini israeliani e a questa età non sapeva nulla del perché gli adulti si fanno la guerra, ma ammazzano i bambini. I bambini non sanno che gli adulti (non tutti, per carità! Non mi si fraintenda, se fosse così sarebbe meglio che un’epidemia cancellasse prima possibile tutto il genere umano) sono dei vili: creano contrasti fra loro ma invece di sfidarsi a duello e risolvere con il loro sangue i problemi che creano, mandano i soldati ad ammazzare e a farsi ammazzare. Ai giorni nostri i soldati e le armi ammazzano soprattutto gente innocente che la guerra non la vuole e non la dichiara. Quelli che la vogliono e la dichiarano è raro che muoiano in guerra e quasi sempre la fanno franca. A volerla e a dichiararla è un gruppo limitato di concittadini che eleggiamo con il nostro voto. Li eleggiamo perché si occupino del buon funzionamento della comunità in cui viviamo, se ne prendano cura e risolvano, nei limiti del possibile, le difficoltà di tutti noi assolvendo al loro compito con onestà ed onore. Votandoli non gli abbiamo affidato nessun mandato per portarci in guerra, ma di stabilire relazioni pacifiche in modo che la nostra bella patria possa andarne fiera. Io non mi vergogno di usare la parola patria perché amo la sua lingua e come scrittore non poteva capitarmi una lingua più bella; amo il suo patrimonio culturale e vorrei fosse preservato per l’eternità, se davvero l’eternità esistesse.


90 anni, ma non si arrende.
Io ne ho di meno, ma come lei non mi 
arrendo.

Molti di coloro che eleggiamo hanno volti rassicuranti, sono moderati e ben vestiti. Hanno modi delicati e possono vantare buoni studi; frequentano chiese, sono affettuosi con i figli e spesso hanno in casa animali di compagnia che trattano bene e nella vita di tutti i giorni, se avete modo di parlarci, ragionano con il buon senso di ciascuno di noi. Ripeto, sono persone moderate e mai vi aspettereste che si possano trasformare in criminali. Eppure la guerra è una brutta bestia e le trasforma. “Sono proprio queste persone per bene a volere la guerra” ha detto domenica scorsa il mio amico scrittore Cataldo Russo, durante un incontro di poeti in un bellissimo giardino della cittadina di Pero. Queste persone per bene le mani di sangue direttamente non se le sporcano; se ci parlate assieme hanno persino orrore del sangue e se gli fate notare che le bombe potrebbero uccidere anche i loro figli e i loro padri, devastare le loro belle case, si affrettano a dirti che loro lavorano per evitarle le guerre. Così dicono, però usano le loro cariche di ministri e di governanti per autorizzare l’invio di armi a chi si fa la guerra. In questo modo la guerra la alimentano invece di farla cessare, e contribuiscono alle morti e alle distruzioni. Potrebbero usare moderazione e diplomazia, e invece mandano armi. Queste persone per bene ogni tanto si commuovono: prima però devono morire tanti bambini, tante mamme, tanti nonni, tanti papà innocenti che la guerra non la vogliono e non la causano. Per lungo tempo dormono tranquilli e la loro coscienza di cristiani e di credenti non li turba. Poi, finalmente, hanno un piccolo sussulto e dopo aver mandato le armi che hanno massacrato senza colpa alcuna la famiglia di Adam, e reso Adam stesso un orfano e un sopravvissuto, lo mandano a prelevare e lo portano a Milano per curalo in un grande ospedale della città. Si fanno anche fotografare mentre attendono che barella lo cali giù dall’aereo appena atterrato. Ed è una scena commovente, edificante. 

REFERENDUM: UNA SCONFITTA ANNUNCIATA
di Adam Vaccaro
 

Perché il PD - Cgil e annessi - hanno perso questo referendum? Per rispondere occorre però stare fuori dalla pozzanghera odierna. E porsi tante altre domande nel tempo lungo di almeno 4 decenni.

1-  Perché il PCI a guida Berlinguer tra gli anni ‘70 e ’80 - con un consenso elettorale intorno al 35%, (34,37% del 1976), e 33,33% (nel 1984), con superamento della DC (al 32,96%), non riuscì subito dopo la morte di Berlinguer, a tradurre la forza elettorale in vittoria al Referendum abrogativo del 1985, della legge del governo Craxi contro la Contingenza, minimo strumento d protezione dei salari? La coscienza critica del popolo di sinistra attribuì il risultato deludente (45,68% di sì e 54,32% di no) alla politica di scelte moderate, avviata con il governo di unità nazionale (1976) Berlinguer-Andreotti. Politica consociativa di cui beneficiò il neoliberismo sempre più incisivo su forze politiche e rabbia sociale, disillusa e a caccia di appigli impropri di speranza, tra cui ricordiamo il processo di Mani pulite Ma qui il discorso sarebbe ancora più lungo.

2- perché gli eredi (D'Alema e C.), mentre facevano finta di combattere Berlusca, hanno ignorato il Referendum vincente sui Beni Comuni (acqua, luce, gas ecc.), realizzando poi entrambi (un colpo al cerchio e uno alla botte) le stesse politiche di privatizzazioni selvagge, facendo passare per progressismo il cappio al collo della popolazione, che oggi sentiamo stringersi con bollette raddoppiate nel giro di un anno- dopo di che I sapientoni ci dicono sconsolati, è la speculazione! Come fosse un dio cui non si può opporre nulla!


3- perché agli stessi questi di quest'ultimo referendum, quando questi capponi 'de sinistra' sono stati al governo, non hanno messo mano?


4- perché il PD al governo col salvatore della patria, Supermario Draghi, Landini che invoca ora la rivolta popolare, fece solo 2 h di sciopero simbolico contro la mazzata sulle pensioni della legge Fornero?


Credo siano queste domande che vanno ben oltre le patetiche figurine (femminili e maschili di oggi), ossequiosi a progetti di riarmo degli idioti criminali al comando della giostra di questa UE zerbino USA e getta, di guerre senza fine con connivenze silenti col genocidio in atto dal nazi-sionismo. 
È questa catastrofe politica che mostra come il Pd (e code varie) sia non da oggi, un aggregato informe di destra neoliberista, che ha tra i suoi dettami, per la zattera Italia, libera circolazione dei poveri affamati del mondo. Una moderna versione di tratta di schiavi, o un continuo rifornimento dell'esercito di riserva dei lavoratori (come chiamato 200 anni fa da un visionario come Marx), al fine di incrementare il saggio di profitto. Si creano le guerre tra poveri che abbiamo sotto gli occhi, che in Italia producono quei livelli salariali e crescita di poveri, su cui piangono sconsolati i censori 'de sinistra', incapaci di proporre azioni verticali per ridurre gli accumuli concentrati di ricchezza che la giostra finanziaria magicamente produce.
Purtroppo, una vera sinistra con analisi e azioni adeguate rispetto a questo vittorioso paradiso infernale, non c'è. E allora non restano che stupide illusorie battaglie perse orizzontali, come polli di Renzo, contro l'altra destra, che ha buon gioco a raccogliere le delusioni sociali di coloro che si sentono nauseati e traditi da questa sinistra che una testa libera e pensante come Moni Ovadia invita a chiamare nuova destra.
Capisco che per i bruchi rimasti fermi a schemi e memorie del passato morto e sepolto, queste mie chiose siano odiate e insopportabili. Ma capisco anche l'angoscia e la disperazione se si prende atto del vuoto, in cui cercare un'alternativa. Inutile farsi illusioni, ci sono fasi storiche distopiche come questa, che chiedono almeno il coraggio della verità. Per pensare un Altro e Oltre, serve anche un po' di sarcasmo satirico, che giustificava già decenni fa il vecchio sfogo popolaresco di Bartali: “l'è tutto da rifare!”.

 

CAMPI ELISI
di Vincenzo Talerico


Gino Meringolo
 
In ricordo di Gino, il reichiano.
 
Il 13 giugno scorso è morto Carmine Meringolo. Noi che frequentavamo i movimenti libertari e anarchici dalla fine degli anni ’60, a Cosenza e ad Acri, lo abbiamo conosciuto come Gino; e io lo ritrovai al Circolo Cafiero di Via Paglietta a Bologna, dove affrontava con interesse gli aspetti “organizzativi” del movimento, il dibattito su questi aspetti, che erano e sono gli argomenti sostanziali dello stesso anarchismo, avendo a che fare con l’autogestione delle lotte che creano la nuova comunità. Lì a Bologna frequentava la facoltà di chimica industriale e la sua formazione scientifica era evidente nel come affrontava anche qualunque discorso sociale o politico. Rimasi impressionato dalle raccolte di “schede perforate” che si portava in borsa assieme a libri di anarchici e a quelli di Wilhelm Reich. Le prime gli servivano per preparare la sua tesi di laurea sperimentale, facendo uso del calcolatore elettronico (uno dei primi e pochi in Italia) che la sua facoltà con parsimonia faceva usare anche ai laureandi; i libri erano il pane per l’arricchimento della mente, e Gino ne aveva e ne leggeva tanti. Di Reich, all’epoca, gli piacevano le sue analisi sulla “funzione dell’orgasmo” e le sue tesi su come la liberazione sessuale potesse incidere sulla rivoluzione sociale in senso libertario. Erano, innanzitutto, gli studi sulla psicologia di massa che gli interessavano, quelle analisi che materializzano nelle dinamiche familiari (patriarcali) e sociali (stesse strutture autoritarie e militariste in ogni organizzazione) l’ideologia del fascismo; di quella peste bruna che aveva preso piede nell’Europa degli anni 20-30, quando Reich la analizzava sul nascere e che in qualche modo è rimasta tale nonostante le importanti lotte antifasciste.


Wilhelm Reich

Gino si laurea prima della metà degli anni ’70 e lascia Bologna per tornare in Calabria a fare il professore di chimica. Ma i suoi interessi principali rimangono quelli sociali e culturali. Frequenta il gruppo anarchico di Cosenza, nel quale propone le analisi reichiane. Anzi, in questo periodo Gino approfondisce anche l’aspetto più terapeutico dello psicanalista “eretico”. E propone a molti del gruppo anarchico di seguire delle vere e proprie sedute di vegetoterapia, una tecnica psicoterapeutica con la quale si cerca di agire sui blocchi energetici che la “corazza caratteriale” crea nel sistema nervoso vegetativo o viscerale.
Gino frequenta, nel contempo, altri gruppi reichiani napoletani (a Napoli si stampava la rivista Quaderni reichiani, dove si svilupparono anche argomenti di carattere pedagogico, legati all’esperienza dell’Asilo Libertario creato proprio dal Centro Reich) dove conobbe Federico Navarro (neuropsichiatra reichiano) e si iscrive ad una scuola di psicoterapia. Egli stesso “entra in terapia” prima e dopo questa nuova laurea. Quando va in pensione da professore, inizia a fare lo psicoterapeuta. In quel periodo Gino ha rappresentato uno dei pochi in Italia che faceva conoscere le teorie reichiane anche praticandole. Man mano inizia, però, una nuova fase di studi e di interessi che progressivamente lo allontanano dall’originaria posizione reichiana e anche da quella anarchica. All’energia “orgonica” (così coniata da Reich, fondendo i termini di orgasmo e organismo, per rappresentare l’energia vitale) inizia a sostituire l’idea di spirito, prima come sinonimo di vita, poi come anima. Così che l’energia propria di ogni organismo diventa spirito eterno.
A Reich sostituisce Rudolf Steiner e la sua teosofia. Il suo avvicinamento ai testi biblici avviene tramite l’interpretazione junghiana degli archetipi, ma all’analisi del carattere reichiana sostituisce questi archetipi atemporali (i santi e/o le figure della religione).
Così, per me, alla lontananza geografica dei luoghi delle nostre vite si accompagna la lontananza intellettuale. Ciononostante, quando tornavo in Calabria, andavo sempre a fargli visita; d’estate si ritirava nella casa paterna del Vagno, una piccola frazione di Acri sulle pendici di Serra di Vuda. Lì lo incontravo e, mangiando dei frutti o dell’insalata appena raccolti, immancabilmente discutevamo e, in modo sereno, senza mai alterarsi (era la sua cifra stilistica), controbatteva alle mie critiche. Il mio anticlericalismo diventava un’arma spuntata per contrastare i suoi ragionamenti, perché lui mi fermava subito dicendo che non faceva parte di alcuna chiesa e/o partito; le argomentazioni atee contro lo spiritualismo venivano ribaltate dal suo discorso “materialista” secondo cui “l’energia” è parte costitutiva della “materia”. Quando però le argomentazioni iniziavano ad approfondire la “trascendenza” delle sue ipotesi, iniziava a non rispondere più in modo diretto, come se volesse rinviare la discussione e io acconsentivo, nella speranza di riprendere il ragionamento alla prossima visita. Purtroppo sono passati quattro anni senza poter riprendere le discussioni e rimpiango di non averlo potuto fare.
 

  

IN PIAZZA DUOMO PER LA PALESTNA




A NOVARA CON LA FILOSOFIA




lunedì 16 giugno 2025

SPIONAGGIO STRANIERO
di Luigi Mazzella 


Max Hamlet Sauvage
Cospiratore al telefono
 
Ci si chiede sovente se l’era digitale sarà migliore o peggiore dell’epoca pre-elettronica. Nel Paese dei Capuleti e dei Montecchi, dei Guelfi e dei Ghibellini, dei Degasperiani e dei Togliattiani, dei neo-fascisti e dei post-comunisti la domanda, se posta, rischia di scatenare una guerra intestina dall’esito incerto.
Forse, come sempre, la verità è nel mezzo. Certamente l’intelligenza artificiale, in certi settori scientifici, sarà di aiuto ma sul piano culturale in generale darà solo risposte che rafforzeranno una visione del mondo e della vita riproducenti quelle dei cinque irrazionalismi (tre religiosi e due politici) che costituiscono la negazione di una rappresentazione veritiera, fondata su un pensiero libero e senza paraocchi. I problemi maggiori e più delicati riguarderanno la cyber sicurezza, il complesso di misure, tecnologie, processi e procedure volte a proteggere i sistemi informativi, le reti e i dati dai cosiddetti attacchi informatici. E ciò soprattutto nel sistema bancario, dove in Italia v’è una situazione a dir poco paradossale e senza paragoni. La nostra BNL, Banca Nazionale del Lavoro, non è più una banca italiana per così dire a pieno titolo, perché dal 2006 è passata sotto il controllo del gruppo bancario francese BNP, Paribas, pur continuando ad essere operativa in Italia. Conti correnti, prestiti, finanziamenti di nostri connazionali sono garantiti dalla Cyber security di un Paese straniero; il che per tanti quisque de populo può anche non rappresentare un problema.



A diversa e più grave riflessione induce la circostanza che i massimi organi costituzionali dello Stato, con la sola lodevole eccezione della Camera dei Deputati (che ha affidato lo stesso servizio a un gruppo creditizio integralmente italiano) e cioè, vale a dire Presidenza della Repubblica, Senato e Corte Costituzionale hanno creato, omettendo, probabilmente, di rivedere vecchi atti resi inattuali dalla caduta del requisito “nazionale”, per una banca straniera (BNL,BNP, PARIBAS) una situazione di assurdo privilegio, consentendole di aprire agenzie speciali nelle loro rispettive sedi istituzionali. C’è da chiedersi: potrebbe esistere a Parigi una situazione analoga? In base alla realtà attuale, gli Italiani hanno, dunque, la certezza che le operazioni finanziarie dei maggiori responsabili della vita politica del Paese sono tutte sotto osservazione dei Francesi che, con le attuali, farraginose norme europee sulla cyber security possono intervenire per colpire persone, pur rispettabili, se a loro sgradite. E ciò nella speranza che, intanto, gli alti organi costituzionali dello Stato italiano, da me sopra chiamati in causa, non si trincerino dietro la facile difesa che non si tratta di un problema di costituzionalità (certamente inesistente) ma cambino avviso, ammettendo che si tratta di una pratica di buona e corretta amministrazione. E ciò non solo per il buon nome e il prestigio di eccellenti realtà operative bancarie italiane ma soprattutto a difesa e garanzia della sovranità del nostro Paese almeno per ciò che riguarda la sottrazione delle massime autorità costituzionali a eventuale spionaggio straniero.

QUELL’HORROR SHOW DI GARLASCO
di Guido Salvini


 
Parecchie volte in queste settimane da amici, conoscenti o anche da chi semplicemente incontro e sa che ho fatto il magistrato mi sono sentito rivolgere questa domanda: “E Garlasco? Cosa ne pensi di Garlasco?”. Rispondo sempre che non ne so niente e che, come per tutti, quello che penso vale meno di una opinione. E taglio così il discorso.
I giornalisti hanno certamente il diritto di scrivere e i cittadini il diritto di essere informati su ciò che avviene ma l’uccisione di una giovane ragazza non è una partita di calcio da seguire minuto per minuto parteggiando come tifosi per i possibili esiti dell’indagine, l’assassino è già stato condannato, l’assassino è un altro o forse erano più persone e così via.
I servizi televisivi, ormai a puntate come le fiction, e gli articoli insistono su tutti i particolari, sangue, impronte, il percorso del corpo della vittima, la ricerca dell’arma usata, forse un martello, tutto come in un film splatter, i film dell’orrore americani.
Sembra questa volta che non siano i magistrati, come spesso accade, ad essere i protagonisti e ad occupare impropriamente i mass media. Coloro che alimentano le interviste televisive e sulla stampa sono soprattutto avvocati, esperti in tecniche scientifiche o presunti tali, criminologi e persone che in qualche modo si sono trovati intorno alla vicenda e possono riferire solo sensazioni e pettegolezzi. In realtà è solo spettacolo, una specie di intrattenimento, perché ogni “novità” fornita al pubblico, che farebbe propendere la bilancia della colpevolezza su uno dei soggetti coinvolti, non consente affatto il formarsi di una vera conoscenza. Infatti in vicende così complesse solo la padronanza di tutti gli atti e l’intersecazione di tutti gli elementi, anche le prove scientifiche devono essere interpretate alla luce tutto il resto, può permettere, e non sempre si riesce, di avere un quadro fondato di quanto accaduto. Certo non uno spettacolo televisivo.
Dal punto di vista delle indagini e dei processi la quotidiana pressione mediatica non aiuta in alcun modo. Al contrario in casi simili, quando nei mass media partono i processi paralleli, si forma spesso nella pubblica opinione un partito colpevolista nei confronti di qualcuno e gli stessi investigatori possono essere condizionati, sentirsi inconsciamente chiamati a dare quella una risposta e quella risposta è che preferita dalla pubblica opinione. Insistere su un bersaglio sbagliato, avere un colpevole quale che sia.
So poi per esperienza che il palcoscenico mediatico attira i testimoni fantasiosi e allontana invece i testimoni veri spaventati dall’immediata pubblicità di quanto possono dire. E questo è un altro danno e spesso irreparabile.
È curioso poi che gli stessi quotidiani che negli editoriali dei loro più raffinati giornalisti deplorano quello spettacolo mediatico dedichino poi ugualmente pagine e pagine alla cronaca delle “ultime novità” sul mistero della villetta di Garlasco. Evidentemente la pura logica di mercato prevale sempre. In questa situazione almeno la televisione, in quanto servizio pubblico, dovrebbe capire esigenza morale e anche il buon gusto di un self-restraint, evitare i processi parodia sullo schermo.
Parlando di un altro caso non meno atroce, trovo anche terrificante sul piano della sensibilità umana che su alcuni importanti quotidiani sia stata pubblicata la fotografia del presunto duplice omicida di Roma con in braccio, ben visibile, la bambina due giorni prima che fosse trovata strangolata in un prato di Villa Pamphili. Non c’era alcuna ragione di vedere quell’immagine perturbante.
Probabilmente Garlasco sarà ancora nelle locandine dei quotidiani e dai settimanali per tutta l’estate. Ma bisogna fermare questa spettacolarizzazione del male che ha ben poco a che fare con l’informazione e la degrada a curiosità morbosa. Non ne abbiamo alcun bisogno per rispetto della giustizia e soprattutto delle famiglie comunque coinvolte in quella tragedia. Mi piacerebbe non leggere più di quelle indagini sino a quando non saranno concluse. Sarebbe un segno di civiltà.

COMUNICATO STAMPA
I poeti in difesa della dignità umana.  


 
Oltre cento poeti, associazioni ed altri enti e istituzioni stanno aderendo ad un manifesto promosso da Massimo Pamio e Adam Vaccaro.
 
Questo Manifesto esprime un grido di dolore e un monito nei confronti di un’umanità che appare come arresa di fronte alle vicende che la coinvolgono, indifferente al proprio destino, di fronte al Male che incombe su ogni vita, oggi più che mai, con l'annuncio di aggressioni a Paesi e popoli liberi. L'umanità sta alzando bandiera bianca rispetto a una realtà che non appare governabile. Occorre tornare insieme per manifestare urgentemente una rinascita collettiva, se si vuole evitare un futuro orrendo. 
Le adesioni al manifesto stanno a testimoniare che una coscienza si sta svegliando in Italia di fronte agli orrori crescenti cui assistiamo, per far sentire la propria voce in difesa dei principi della solidarietà, della fratellanza, della pace, del rispetto per ogni creatura. È generato da tutto questo il MANIFESTO DELLA DIGNITÀ UMANA VIOLATA.


 
 
Dopo l’avvio di questa iniziativa, motivata da bisogni irrinunciabili di riaffermazione di verità e senso umani - a fronte di narrazioni di poteri che non prospettano altro che riarmamenti e guerre senza fine, con crescenti pericoli di sbocchi apocalittici, come uniche soluzioni a difesa del Bene di cui saremmo i soli depositari. E l’attacco odierno del regime israeliano all'Iran lo conferma: una strategia che aggiunge al genocidio in Palestina un altro tassello verso la Terza Grande ignominia contro l’umanità. 
Ringraziamo perciò le tante autorevoli condivisioni ricevute dai Cento Autori sottoelencati che hanno sottoscritto il testo che segue:
Come responsabili di questa iniziativa, insieme al più ampio Comitato Promotore, intendiamo riaffermare espressioni IN FAVORE DELLA VITA, denunciando le violenze e gli orrori, le crudeltà efferate perpetrate contro popolazioni inermi, la spersonalizzazione e i continui impoverimenti economici e culturali in atto che ledono la dignità di ogni essere umano. Riteniamo imprescrittibili i valori storici dell’umanesimo e di una coscienza universale costruita nel tempo e nella memoria del rispetto delle specificità umane e ambientali di ogni civiltà anche minoritaria. I capitali investiti in favore della perdita della biodiversità umana e naturale sono una minaccia per tutti. Per i poeti aderenti a questo Manifesto è prioritaria la presa di coscienza della trasformazione epocale in atto, che può generare perdita di ogni futuro, a partire da procedure istituzionali, nazionali e internazionali volte a privilegiare forme di potere concentrato, che mentre declamano democrazia, nei fatti la negano, con decisioni prive di ogni controllo e di legittimazione popolare, elaborando al contrario disposizioni legislative che criminalizzano o negano credibilità e legittimità  a ogni voce di critica e dissenso. Evidenziamo tali derive e proponiamo l’iniziativa di proclamare un giorno per l’umanità violata, in cui siano spenti cellulari, televisioni, computer e sia proposto l’ascolto del mondo, con iniziative nel Territorio, in tutti gli ambiti sociali capaci di farsi eco di sodalizi attivi e sensibili a tali complesse problematiche.



 
 
Massimo Pamio e Adam Vaccaro con
Il Comitato promotore:
Associazione Milanocosa
Silvana Baroni, L’ Associazione È Fatto Giorno Aps.
Anna Lombardo Geymonat - Associazione Palabra en el Mundo
Associazione Il Talento di Roma
Alessandra Maltoni - Associazione Cultura e Società
Maurizio Abbate Presidente Nazionale ENAC Ente Nazionale Attività Culturali
Guido Oldani - Fondatore Movimento Realisti Terminali.


 

 
 
Seguono i nomi dei poeti che hanno sottoscritto il Manifesto (in ordine alfabetico):
Alida Airaghi, Pina Allegrini, Antonio Alleva, Luca Alvino, Lino Angiuli, Maria Attanasio, Claudia Azzola, Maria Carla Baroni, Silvana Baroni, Donatella Bisutti, Ferruccio Brugnaro, Alessandro Cabianca, Valentina Calista, Chandra Livia Candiani, Luigi Cannillo, Laura Cantelmo, Barbara Carle, Anna Maria Carpi, Alessandro Carrera, Daniele Cavicchia, Alberto Cellotto, Giuseppe Cinà, Emilio Coco, Manuel Cohen, Giuseppe Conte, Azzurra D’Agostino, Chiara Daino, Francesco Dalessandro, Rolando D'Alonzo, Vito Davoli, Francesco De Girolamo, Mariella De Santis, Nino De Vita, Tino Di Cicco, Nicoletta Di Gregorio, Stefania Di Lino, Grazia Di Lisio, Annitta Di Mineo, Bruno Di Pietro, Antonella Doria, Gabriela Fantato, Francesca Farina, Annamaria Ferramosca, Fernanda Ferraresso, Mauro Ferrari, Alessandro Fo, Fabio Franzin, Lucetta Frisa, Barbara Gabotto, Mario Gabriele, Angelo Gaccione, Gabriella Galzio, Maria Teresa Garau, Paolo Gera, Fabia Ghenzovich, Annamaria Giancarli, Francesco Granatiero, Giacomo Graziani, Alfonso Graziano, Vincenzo Guarracino, Giacomo Guidetti, Marco Guzzi, Nino Iacovella, Maria Jatosti, Giuseppe Langella, Anna Leone, Anna Lombardo, Mauro Macario, Francesco Macciò, Dante Maffia, Giulio Maffii, Marcello Marciani, Dante Marianacci, Gianpaolo Mastropasqua, Eugenio Mazzarella, Massimo Mori, Francesco Paolo Memmo, Daniele Mencarelli, Giorgio Moio, Guido Oldani (RT), Marco Palladini, Alfredo Panetta, Margherita Parrelli, Angela Passarello, Sandro Pecchiari, Elio Pecora, Plinio Perilli, Giuseppe Piccolo, Ivan Pozzoni, Maria Pia Quintavalla, Valeria Raimondi, Filippo Ravizza, Alberto Rizzi, Giuseppe Rosato, Paolo Ruffilli, Francesco Sassetto, Lidia Sella, Simone Sibilio, Stevka Smitran Antonio Spagnuolo, Marco Tabellione, Anna Maria Tamburini, Bianca Tarozzi, Gabriele Tinti, Bruno Tognolini, Angelo Tonelli, Matteo Veronesi, Pasquale Vitagliano, Stefano Vitale, Lello Voce.
 
 

Come da programma, al Manifesto è connessa L'Antologia poetica Non nel nostro nome. Cento poeti italiani in difesa della dignità umana – Che sarà pubblicata a dicembre del 2025, a cura di Massimo Pamio e Adam Vaccaro, per le Edizioni Mondo Nuovo.  E l'elenco dei nomi inseriti sarà comunicato prossimamente secondo la programmazione editoriale.
Info: Associazione Culturale Milanocosa
www.milanocosa.it - info@milanocosa.it - T. 3477104584

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