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UNA NUOVA ODISSEA...
L'illustrazione di Adamo Calabrese
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Buon compleanno Odissea
venerdì 22 luglio 2022
SPIGOLATURE
CRISI IDRICA
di Alba Gobbato
La
mattina del 4 luglio, ascoltando la rassegna stampa nel programma radio di Florencia Abichain, quando ho sentito il titolo “Tragedia
imprevedibile” in riferimento al ghiacciaio Marmolada, sono insorta e ho
provato l’urgenza
di rispondere.
Nel 1994 lavoravo al dipartimento dell’acqua dell’ONU a
New York. I miei colleghi idrologi, tra i più famosi al mondo, andavano a tutte
le conferenze internazionali a diffondere uno studio che dava l’acqua come
potenziale origine di conflitti nel 2025, cioè fra 3 anni. Non accetto chi dice che tutto ciò non si poteva
prevedere. Era tutto previsto e bastava ascoltare gli scienziati!
E difatti il mio dipartimento dava così fastidio agli
Stati Uniti (era il tempo di Erin Brockovich, il
film con Julia Roberts sull’inquinamento delle acque in una comunità
statunitense) che riuscirono a farci trasferire sotto UNEP a Nairobi…
Praticamente l’oblio. UNEP (come Roma per le indagini
= un porto delle nebbie) è l’agenzia dell’ambiente; quindi, in teoria lo spostamento
aveva un senso. Ma si dava il caso che per l’ONU l’acqua fosse una questione
così prioritaria (giustamente) che noi stavamo a New York a diretto contatto
con la commissione per la previsione dei prossimi conflitti, un organo di supporto
al Consiglio di Sicurezza, entro cui gli USA avevano e hanno molto potere. I 5
Paesi vincitori della Seconda guerra mondiale sono membri permanenti con
diritto di voto e di veto secondo un meccanismo perverso in base al quale non
si può decidere nulla contro il loro volere, come dimostra il
supporto alla guerra in Ucraina, che invece è stata condannata subito
dall’Assemblea generale. Nairobi nel 1994 era una
capitale pericolosissima: un funzionario dell’UNEP era stato appena ucciso in
una aggressione per rubargli l’auto con cui stava andando al lavoro. Una mia
amica del personale (una donnona tedesca di ferro) era appena arrivata
in missione perché il personale si rifiutava di andare in ufficio e voleva che
UNEP cambiasse sede. Quando la consultai su un mio trasferimento là con un
bambino di quasi due anni mi chiese “se fossi matta”. Il comunicato che dovevamo passare sotto UNEP avveniva
dopo un’attestazione dei governi scandinavi che eravamo la migliore istituzione
al mondo per la protezione idrologica. Dava fastidio soprattutto che le Nazioni
Unite denunciassero da anni che Israele toglieva l’acqua ai territori
palestinesi… e i nostri idrologi migliori erano israeliani; quindi, non si
poteva accusarli di essere di parte. Io mi
occupavo di altri paesi, tipo India, Vietnam, ma nel settore architettonico
(biodiversità idrologica, costruzione materiale di istituti e laboratori…).
Il capo dipartimento Mr. Edwards, con 3 figli ancora in
età di
studio, ebbe un infarto per il dolore e lo stress; il mio
supervisor, suo vice, decise di andare in pensione. Gli esperti ovviamente si
dislocarono in Israele, Scandinavia e Olanda. Io, nel mio piccolo, tornai in
Europa. Racconto questo fatto
incontrovertibile per dire che la nostra generazione ha provato a salvare la
Terra, ma si è trovata contro il capitalismo più becero, ammesso che ce ne sia
uno evoluto! Mia mamma ha voluto che le
sue ceneri fossero a Canazei e io la Marmolada l’ho fatta l’ultima volta nel
1987: era, in estate, completamente innevata, adesso è irriconoscibile!
PALESTINA E RESISTENZA
Il muro dell'infamia del governo israeliano in Palestina |
Nel giorno simbolo della Resistenza un ricordo di chi ha resistito e ancora resiste in Palestina. Ho tradotto le parole della canzone così che possiate concentrarvi sulle immagini che mostrano i gloriosi resistenti che hanno combattuto e combattono tuttora contro l'occupante. [Carmela Ieroianni]
COME DESIDERAVI
Se tu sei paralizzato, eccoci disabili
Se non sei tu la cultura
Al diavolo una montagna di intellettuali
La tua voce è chiara
Ma siamo diventati sordi
Il tuo ricordo combatte meglio dei suoi testimoni
E la farmacia che hai abbandonato
Noi vi stiamo annegando
Siamo alla ricerca della nostra medicina
Che tu avevi trovato anni fa
Hai venduto tutto e comprato
Due fucili
Il tuo libro e la kefiah
Ma avevi esaurito le munizioni
Hai combattuto battaglie con scioperi della fame
Con sale e acqua
Dov'è l'Imam
Per cantare il combattente idolo
Grande differenza tra voi e loro
Autorità di falsi, ipocriti e odiatori
Che stringono le mani ai sionisti
Che vengono pagati milioni
Invece di proteggerti ti consegnarono per essere giustiziato
Pensarono di aver deformato il tuo aspetto
E portarono tuo padre a umiliarti
Ma tale padre tale figlio
Tuo padre avrebbe pianto se ti avessero catturato
Tutti sanno che tu sai
E quelli che avrebbero dovuto proteggerti
Ti hanno invece consegnato per essere giustiziato
Sequestrarono il tuo corpo perché fossi dimenticato
Ma la promessa venne mantenuta e tu sei stato sepolto
Chi ti insultò ti teme
Colpirono tuo padre con lo stesso bastone
I traditori ti perseguitarono
Invece di proteggerti
Ti consegnarono per essere giustiziato
Invece di proteggerti ( 7 volte)
Non ho mai visto mio figlio così bello
Coperto di sangue, prezioso
Sei martire
Come desideravi
Ma mio bene questo sonno non ti si addice
Se avessimo la tua forza di volontà
Se avessimo la tua forza di volontà
Tu saresti vivo e loro morti
Hai posto la Palestina nel cuore
Il fucile in una mano, il libro nell'altra.
LUTTI NOSTRI
Luigi Tranquillino
Luigi Tranquillino ci ha lasciato.
Siamo
sconvolti da una terribile notizia. In uno spaventoso incidente stradale mentre
stava andando in vacanza in Puglia, con la moglie Nadia, è morto Luigi
Tranquillino, dirigente della Sezione Anpi Bassi Viganò della zona 2 di
Milano. Luigi era una persona appassionata alla politica. Conosciutissimo a
Milano - era stato Consigliere provinciale nel 2004 - si era occupato a
lungo, nel Consiglio di Zona 2 delle questioni sanitarie. La sua passione erano
le questioni internazionali, sulle quali era difficile avere identità di
vedute. Luigi però aveva una dote: quella di saper ascoltare, pur mantenendo le
proprie posizioni. Era una persona estremamente intelligente, che ricorderemo
sempre per il suo profondo legame con la nostra Associazione e per il suo contributo
mai banale che sapeva apportare al nostro dibattito interno.
Ci stringiamo con commozione e con affetto alla carissima sua compagna Nadia
Schavecher, sempre vicinissima a Luigi.
Roberto
Cenati -
Presidente Anpi Provinciale di Milano
*
LA PERDITA DI UN MILITANTE APPASSIONATO
Luigi Tranquillino |
Luigi Tranquillino
L’ultimo
intervento pubblico di Luigi Tranquillino è stato domenica 3 luglio alle ore
17, 30 in Piazza del Liberty a Milano, sotto il Consolato della Gran Bretagna
dove ci eravamo dati appuntamento noi, un gruppo di irriducibili, per
protestare, nonostante la giornata calda e afosa, in favore del giornalista
Julian Assange incarcerato dal governo inglese e per
la libertà di stampa. Perché quello di Assange è un reato di libertà di stampa,
anche se quel pomeriggio a Milano di giornalisti non se ne è visto uno.
Tranquillino ha fatto, come al solito, una dissertazione rigorosa e colta, con
il suo linguaggio forbito, il suo modo tutto teatrale di argomentare, il suo
tono di voce interrogativo. Un berretto calcato sulla testa, attentissimo alla
regìa, e soprattutto a misurare bene ogni concetto, ogni parola. Contro la
guerra, prima di tutto, contro gli apparati di repressione e di controllo ai quali va di traverso se giornalisti con la schiena dritta e coraggiosi denunciano le
loro trame, i loro complotti, i loro crimini. C’era una presenza di polizia -
parte in divisa e parte in borghese - abbastanza folta, considerato il nostro
numero piuttosto esiguo. Ma si raccolsero molte firme e i passanti si fermavano
volentieri ad informarsi. Le bandiere presenti erano le più curiose e le più
insolite. Ci eravamo lasciati con l’impegno di fare un incontro su guerra e
militarismo partendo dal mio pamphlet Scritti contro la guerra dopo
l’estate. Il destino ha deciso diversamente.
Luigi Tranquillino |
Angelo Gaccione - direttore di Odissea
SE NE È ANDATO UN INDISPENSABILE
Luigi Tranquillino
Martedì 19
luglio 2022, il compagno ed amico Luigi Tranquillino ci ha lasciati a causa di
un malore, mentre era in viaggio con la sua compagna Nadia. Un compagno “non
comune”, dotato di temperamento e preparazione, con una rara lungimiranza
politica e dall’inequivocabile metodo classico. Ha sempre anteposto la “causa”
alla propria carriera politica e professionale. Nonostante i tanti nemici e
avversari, Luigi era un uomo tutto d’un pezzo e coerente, pronto a lottare e
sacrificarsi senza sosta per aiutare chi realmente chi ne aveva bisogno. Luigi
non è stato soltanto il motore e uno tra i fondatori della Casa Rossa e del
Comitato Contro La Guerra Milano, organizzazioni che si sono spese in questi
anni a sostegno dei diritti sociali e dell’emancipazione internazionale, ma un
uomo che ha lottato tutta la vita e che è stato promotore di vertenze in difesa
della sanità, della casa e dei diritti dei lavoratori, riuscendo a conseguire
importanti vittorie.
Ci mancherai Luigi… sarà difficile, ma non insormontabile colmare il
vuoto che hai lasciato, grazie al metodo e all’esperienza che ciascuno di noi
ha appreso da te. Siamo consapevoli che, citando Bertolt Brecht, se ne è andato
un “indispensabile”, oltre che un grande amico.
Ti salutiamo come eri abituato a fare sempre...
Un bel saluto Luigi ed un grande abbraccio alla compagna Nadia.
I compagni e gli amici della Casa Rossa
e del Comitato Contro la Guerra di Milano
giovedì 21 luglio 2022
LA JEUNE AFRIQUE
di
Franco Astengo
La
vittoria dei vietnamiti a Dien Bien Phu, lo spirito di Bandung, la rivoluzione
cubana, la liberazione dell'Africa dal giogo coloniale: dalla metà dei '50
all'inizio dei '60 sul XX secolo sembrava aleggiare l'idea del cambiamento e
dell'uscita dal clima soffocante provocato dalla ferrea logica dei blocchi
contrapposti. L'unità europea non faceva parte di questa prospettiva di
cambiamento: gli stessi "Trattati di Roma" (1957) erano apparsi come
un suffragare di un'entità vista come avamposto degli USA, soggetto capitalista
conservatore, messo lì a presidiare la cortina di ferro addirittura pensando al
riarmo della Germania. Infatti fu l'ipotesi di riarmo della Germania a muovere
l'opposizione alla CED svolta attraverso un grande movimento popolare poi
raccolto dal parlamento francese pur in un'ottica di riflesso nazionalista. Poi
ci pensarono il discorso di Kennedy a Berlino e la crisi dei missili di Cuba a
ridimensionare quel quadro di ricerca di nuovi equilibri ma la liberazione
dell'Africa, quasi completata dall'indipendenza algerina nel 1962, rimase come
riferimento di speranza per una stagione che non fu semplicemente
"terzomondista". "Internazionale storia" ha dedicato il
numero di luglio 2022 alla fine dei grandi imperi coloniali ricordando anche i
grandi pensatori (Gandhi, N'Krumah, Fanon, Lumumba, Cabral) che riflettevano
sui modelli di stato e di società da adottare per creare un'alternativa a
quello imperialista, basato sullo sfruttamento e sulle gerarchie razziali. Una
scelta editoriale opportuna quella effettuata da "Internazionale" e quanto
mai stimolante per costruire una memoria che serva nell'oggi in un momento nel
quale - proprio nel senso dell'arretramento storico - reciproci imperialismi
vanno di nuovo fronteggiandosi minacciosamente in un quadro di guerra soltanto
al momento condotta "per procura".
PERSEGUITANO CHI LAVORA, NON CHI LI SFRUTTA
Un nuovo pesantissimo attacco contro il Sindacato di
classe e le lotte dei lavoratori.
Piacenza. All'alba di stamattina, su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha
messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo
Milani e tre dirigenti del sindacato piacentino: Mohamed Arafat, Carlo
Pallavicini e Bruno Scagnelli. Le accuse sono di associazione a delinquere per
violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di
pubblico servizio. Tale castello accusatorio sarebbe scaturito dagli scioperi
condotti nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021: secondo la
procura tali scioperi sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con
intenti "estorsivi", al fine di ottenere per i lavoratori condizioni
di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale...
Sul banco degli imputati figurano tutte le principali lotte e mobilitazioni
condotte in questi anni: GLS, Amazon, FedEx-TNT, ecc.
È evidente che ci troviamo di fronte all'offensiva finale da parte di stato
e padroni contro lo straordinario ciclo di lotte che ha visto protagonisti
decine di migliaia di lavoratori che in tutta Italia si sono ribellati al caporalato
e condizioni di sfruttamento brutale.
È altrettanto evidente il legame tra questo teorema repressivo e il colpo
di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su
mandato di Assologistica, con la modifica dell'articolo 1677 del Codice civile
tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti
di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.
Ci troviamo di fronte a un attacco politico su larga scala contro il
diritto di sciopero e soprattutto teso a mettere nei fatti fuori legge la
contrattazione di secondo livello, quindi ad eliminare definitivamente il
sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro. Come da noi
sostenuto in più occasione, l'avanzare della crisi e i venti di guerra si
traducono in un'offensiva sempre più stringente contro i proletari e in
particolare contro le avanguardie di lotta.
Contro questa ennesima provocazione poliziesca, governativa e padronale il
SI Cobas e i lavoratori combattivi, al di là delle sigle di appartenenza,
sapranno ancora una volta rispondere in maniera compatta, decisa e tempestiva. Invitiamo
sin da ora i lavoratori e tutti i solidali a contattare i rispettivi
coordinamenti provinciali per concordare le iniziative da intraprendere.
Seguiranno aggiornamenti.
Le lotte contro lo sfruttamento non si processano.
La vera associazione a delinquere sono Stato e padroni.
ALDO, ARAFAT, CARLO E BRUNO: LIBERI SUBITO!
SI Cobas nazionale
LUTTI NOSTRI
Sandro Bajini (a destra della foto)
assieme al regista e attore Massimo De Vita
durante un incontro al Teatro Officina
La
scomparsa a Milano del commediografo Sandro Bajini amico e collaboratore di “Odissea”,
in un ricordo di Ettore Buccianti.
Ieri
20 luglio, è uscito sul “Corriere della Sera” il necrologio annunciante la
scomparsa di Sandro Bajini, una notizia che non avrei mai voluto leggere e che
mi ha riportato alle frequentazioni nella sua casa milanese. Erano pomeriggi
intensi pieni di vivacità che Sandro esprimeva con l’arguzia dei suoi aforismi
e con una cultura che non era da semplice erudito, ma da vero, grande
appassionato della lingua milanese come dei suoi amati autori francesi.
L’apparizione della figlia Irina e del suo adorato nipote lo rendevano felice e
sembrava una vecchiaia che non dovesse terminare mai, sempre resa viva dalla
sua intelligenza e dai tanti interessi letterari.
A
leggere l’elenco dei suoi lavori si rimane quasi increduli dalla quantità della
sua produzione: spiccano le opere teatrali, ma non mancano traduzioni,
curatele, temi ed argomenti vari nei quali esprimeva una gioia di vita e un
desiderio di conoscenza che sicuramente lo hanno sorretto negli ultimi anni.
Passava il tempo al computer e riempiva pagine di annotazioni estemporanee,
sempre puntuali e mai banali, che mi leggeva con soddisfazione. Il teatro era,
credo, il suo più grande amore e conservava le locandine di alcune sue
rappresentazioni. Importante, a questo riguardo è stata la sua collaborazione
con il Teatro Filodrammatici e credo che fossero gli anni più felici.
Io
ho perso un amico, con il rammarico di non averlo incontrato in questi ultimi
anni a causa di miei impedimenti fisici, ma tutti noi abbiamo un grande vuoto.
Ci mancherà il suo garbo, la sua conoscenza letteraria precisa e documentata da
anni di studio e mai esibita, anzi trattenuta con pudore.
Ricordo
che recentemente alla Biblioteca Sormani hanno messo a confronto le traduzioni
in milanese del “Sabato del villaggio” di Leopardi nella traduzione milanese ad
opera di vai autori. La traduzione di Sandro era quella più aderente al testo
leopardiano, resa addolcita dal ricorso ad un milanese colto, ma
scorrevolissimo e la traduzione di Sandro è anch’essa un capolavoro. Solo la
sua preparazione e la sua sensibilità potevano arrivare a cogliere lo spirito
del testo originario.
Addio
Sandro, ci lasci l’insegnamento di uno stile di vita da prendere ad esempio per
dedizione e impegno culturale e tanti aforismi sui quali meditare e prendere a
insegnamento di vita.
Sandro Bajini (a destra della foto) assieme al regista e attore Massimo De Vita durante un incontro al Teatro Officina |
Ettore Buccianti
PRESERVARE IL QUARTIERE HARAR
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la
Città Metropolitana di Milano c.a. Ufficio Vincoli
mbac-sabap-mi@mailcert.beniculturali.it
Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del
Ministero della cultura Servizio III - Tutela del patrimonio storico, artistico
e architettonico mbac-dg-abap.servizio3@mailcert.beniculturali.it Servizio V -
Tutela del paesaggio
mbac-dgabap.servizio5@mailcert. beniculturali.it
Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero
della cultura Servizio III - Architettura contemporanea
mbac-dg-cc.servizio3@mailcert. beniculturali.it
Milano, 20 luglio 2022
OGGETTO:
Richiesta di tutela dell’unità residenziale al Quartiere Harar, situata in via Harar 7, 7c a Milano, ai sensi dell’articolo 10 comma 3 lettera d) del D.Lgs. 42/2004. Richiesta di tutela paesaggistica del Quartiere Harar, ai sensi degli articoli 136 comma 1 lettere c) e d) e 138 comma 3 del D.Lgs. 42/2004.
Gentili signori, apprendiamo con preoccupazione la notizia di
una proposta di rifacimento delle facciate dell’unità residenziale (1952-1955)
degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini al Quartiere Harar a Milano. Il
Quartiere Harar (1950-1955) è uno dei più significativi esempi milanesi di
edilizia popolare, realizzato in base a un piano urbanistico degli stessi
Figini e Pollini in collaborazione con Gio Ponti, ed è uno degli esiti più alti
del Piano INA Casa, che ha svolto un ruolo fondamentale nella cultura
architettonica italiana del secondo dopoguerra. La varietà delle tipologie
edilizie, la disposizione attorno ad ampie aree verdi e la dotazione di servizi
conferiscono al quartiere una buona vivibilità, insieme alla presenza di
soluzioni abitative sperimentali. L’edificio di Figini e Pollini si
caratterizza per l’inconsueta lunghezza (145,22 metri), la distribuzione a
ballatoio e la sovrapposizione di tre livelli di alloggi duplex con soggiorni a
doppia altezza. Un altro carattere essenziale è il tema tipicamente
razionalista del reticolo strutturale, che caratterizza il fronte sud e le testate.
È evidente l’influenza di Le Corbusier, in particolare della celebre Unité
d’Habitation (1947-1952) a Marsiglia. La proposta di rifacimento, motivata
dall’applicazione del Superbonus 110%, prevede consistenti modifiche
dell’architettura delle facciate, pervenute quasi integralmente nello stato
originario. Si prospettano l’apposizione di cappotti termici sulle testate e
sul fronte sud, e forse anche la demolizione e ricostruzione dei corpi delle
cantine per adeguamento alla normativa antisismica. Analoghi progetti già
realizzati hanno causato danni ad altri edifici del quartiere, in particolare
quelli progettati da Paolo Antonio Chessa e Vito Latis, e da Piero Bottoni,
Mario Morini e Carlo Villa. L’importanza del Quartiere Harar e dell’edificio di
Figini e Pollini è dimostrata da numerose pubblicazioni e dalle schede del
Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento,
consultabili ai seguenti link:
https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture900/schede/p4010-00247/
https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture900/schede/RL560-00033/ Il
quartiere Harar è inoltre inserito nella selezione ristretta dello stesso
Censimento, denominata “Atlante Architettura Contemporanea”, promossa sempre
dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura: https://www.atlantearchitetture.beniculturali.it/cristalli-di-architettura/
Chiediamo: l’avvio di un procedimento di dichiarazione
dell’interesse culturale ai sensi degli articoli 10, comma 3, lettera d) del
D.Lgs. 42/2004 sull’unità residenziale sita in via Harar n. 7, opera degli
architetti Luigi Figini e Gino Pollini; chiediamo altresì l’avvio di un
procedimento di dichiarazione dell’interesse pubblico ai sensi degli articoli
136, comma 1, lettere c) e d), e 138 comma 3 del D.Lgs. 42/2004 sull’intero
Quartiere Harar.
[Seguono 231 firme fra intellettuali, accademici, uomini e
donne di cultura]
mercoledì 20 luglio 2022
SCRIVERE
di Federico Migliorati
Reduce da una lunga serie di presentazioni che peraltro continueranno
anche nel mese di agosto per lanciare il suo recente romanzo “Hotel Padreterno”,
lo scrittore ferrarese Roberto Pazzi ha da poco congedato per Minerva Edizioni
“Narrare ad occhi ben chiusi” (239 pagine, 18 euro), manuale di scrittura
creativa che raccoglie sollecitazioni, suggestioni, consigli, suggerimenti forniti
ad aspiranti scrittori, lui che ideò e diresse una realtà del genere per 4 anni
e che per oltre 25 ha tenuto corsi in materia. Come e cosa scrivere, quale sia
la trama più accattivante, che stile e linguaggio utilizzare, in quale epoca
inserire i propri personaggi, in che modo formulare l’incipit: sono solo alcune
delle domande a cui l’autore ferrarese, due volte finalista al Premio Strega e
altrettante vincitore del Premio Selezione Campiello, risponde con dovizia di
particolari offrendo un contributo valido per dilettanti e appassionati di
letteratura che vogliano cimentarsi con la stesura di un romanzo. Se questo è,
almeno in Italia, il genere che più a lungo ha faticato a imporsi, a differenza
della poesia o del racconto, Pazzi, che ha all’attivo opere tradotte in tutto
il mondo, dimostra come accanto a doti indubitabilmente innate e quindi non
evocabili esiste la possibilità di dominare, padroneggiare e instradare una
semplice passione arrivando a costruire una propria autonoma personalità di
scrittore. Il volume di Minerva è ricco di rimandi, citazioni e accenni ai
testi di ogni tempo (compresi quelli dello stesso ferrarese) che meglio
esemplificano la narrazione. In appendice è pubblicata una nota dedicata a
Ferrara e a Bassani che mette in luce la difficoltà di narrare in forme realistiche
della città estense dopo la vasta produzione letteraria dell’autore degli
“Occhiali d’oro”. “Scrivere – afferma Pazzi in questo suo manuale – è un
costante esame di coscienza. Ci aiuta a capire chi siamo, chi eravamo, cosa
siamo diventati; è una sorta di regolamento di conti con se stessi”.
lunedì 18 luglio 2022
INCONTRI
Paolo Ferrero
Laura Tussi conversa con Paolo Ferrero. Occorre un
soggetto plurale che si batta contro la guerra e non solo.
Laura Tussi. È necessario costruire un
innovativo soggetto plurale e alternativo al modo di far politica attuale,
assolutamente senza l’accordo con i poteri forti, tra cui banche, fondazioni,
assicurazioni, fondi finanziari e altri. Come?
Paolo Ferrero. Penso che sia assolutamente necessario. Perché noi abbiamo avuto un tempo
in cui in Italia la sinistra e in particolare Rifondazione Comunista erano
stati la speranza del cambiamento. Noi abbiamo fallito sulla vicenda del
governo Prodi e in seguito è stato il Movimento 5 Stelle che in qualche modo ha
impersonato l'idea del cambiamento, ma sono falliti anche loro in modo
drammatico perché il Movimento 5 Stelle aveva un consenso elettorale enorme e
quindi avrebbe effettivamente potuto cambiare le cose e la situazione attuale.
Nessuno attualmente impersona la necessità del cambiamento che invece è più
forte di prima perché la gente sta peggio di prima. E quindi penso che bisogna
aver chiaro che serve un soggetto dell'alternativa in grado di parlare, non su
una base ideologica, non sulla base delle appartenenze di quello che eravamo,
ma a partire dalla soddisfazione dei bisogni sociali. Quindi il problema nostro
è riuscire a entrare in relazione con le domande sociali, soprattutto con
quelle persone che giustamente protestano e si ribellano in nome di cose di
buon senso: ad esempio che vogliono smetterla di regalare i soldi delle loro
tasse per le spese militari che non servono a niente, anzi fanno enormi danni.
Quei fondi vengono letteralmente tolti, sottratti alla sanità pubblica,
all'istruzione, all'assistenza agli anziani, alla spesa per gli asili nido.
Quindi la nostra idea è costruire un'unione popolare. Il nome parla di questo
desiderio, di questa idea. Non ci definiamo su una base ideologica, ma sulla
base dell'utilità sociale affinché le persone invece che essere da sole e
disperate possano trovare un luogo, una comunità, un movimento politico che
faccia valere le loro ragioni per riuscire a vivere perché questo è il
problema. Quindi questa è l'idea e anche la necessità.
Tussi. Occorre un importante
radicamento nella società civile e nelle varie istanze pacifiste. Anche questa
è la nuova entità parlamentare per poter cambiare?
Ferrero. Occorre costruire un importante radicamento nella società a partire dai
bisogni sociali. Occorre organizzare le persone in un movimento politico, a
partire dai comitati sui territori. L'esperienza degli ultimi anni dimostra che
non è sufficiente essere presenti in parlamento per cambiare le cose. Non basta
nemmeno essere presenti nel governo. Per cambiare le cose è necessario un
radicamento sociale, quindi una forza nella società su cui far leva. Se
pensiamo all'Italia, il Partito Comunista, dall'opposizione, ha cambiato molto
di più l'Italia che non noi dal governo. Perché se tu sei forte nella società,
sei in grado di egemonizzare, di spingerti verso la cultura dei rapporti di
forza. E la società nel suo complesso, e quindi noi, dobbiamo costruire un
movimento politico che si ponga l'obiettivo di organizzare le persone, di non
lasciarle da sole ma di costruire quello che giustamente si chiama una
"forza politica". Rompere la solitudine e il senso di impotenza è il
punto fondamentale perché se ci pensate oggi il problema drammatico che le
persone vivono è che tutte provano uno stato di malessere, di spoliazione, di
deprivazione, ma questo non ha delle forme collettive di risposta e di
soluzione. Ognuno è davanti al suo televisore o davanti al computer. Allora il
problema della politica è proprio quello che diceva don Milani, ossia di fronte
a un problema sortirne da soli è l'egoismo, sortirne insieme è la politica.
Abbiamo il problema di rompere questo isolamento, di rompere queste solitudini,
di costruire comunità sui territori e di costruire comunità politica nel paese
dell'Italia: questa è l'idea quindi di radicamento sociale, ma proprio nel
senso della capacità di costruzione di comunità e sui livelli del territorio
per rompere le solitudini, per rompere gli isolamenti che le persone vivono, i
lavoratori vivono, i pensionati vivono, le casalinghe vivono. È necessario
costruire un legame sociale positivo.
Al centro Paolo Ferrero
con Laura Tussi e Cracolici
Tussi. Con l’assemblea tenutasi
a Roma verso l’unione popolare cosa si vuole ottenere?
Ferrero. L'assemblea del 9 luglio a Roma è stata semplicemente un momento di lancio
con molte persone che hanno sottoscritto un appello, promosso l'assemblea e in
qualche modo hanno fatto partire il movimento. Adesso si continuano a
raccogliere le firme sull'appello perché sono molte di più le persone che
vogliono firmare e vogliono promuovere questo movimento e dobbiamo far partire
completamente questa innovativa entità politica. Penso che la strada concreta
saranno tante assemblee in giro per l'Italia e quindi quello che si è fatto a
Roma va riprodotto su scala nazionale andando a discutere in tutte le città, in
tutti i paesi del Paese e mettere insieme tutte quelle persone che sono da sole
a lottare contro la guerra, a lottare contro le ingiustizie, a lottare per
l'ambiente e a fare comunità. Tutto questo significa mettersi insieme in un
percorso che parta dalle istanze sociali fondamentali. Invece di mettere al
centro i profitti e le richieste di pochi, mettiamo al centro il benessere dei
tanti, la redistribuzione della ricchezza, la difesa dell'ambiente. Quindi a
Roma si è promossa la partenza di questo movimento e adesso occorrerà, città
per città, territorio per territorio, costruire nei prossimi mesi questo
movimento politico di massa.
con Laura Tussi e Cracolici
Tussi. Con la rappresentanza del
nuovo soggetto politico alternativo e con tutto il mondo pacifista affermiamo
l’opposizione al pensiero unico e bellicista e guerrafondaio di Draghi. Come
sarà possibile?
Ferrero. È necessario superare una cosa che oramai si è radicata nella testa della
gente, ossia la mentalità da tifo calcistico. Tutto viene ridotto ad uno
schieramento tra due squadre: una buona e l'altra cattiva. Adesso ti dicono:
stai con Putin o con la Nato? No, io non sono per la Nato e non sono per Putin:
sono contro tutti e due, fanno tutti e due parte del problema e non della
soluzione. Noi dobbiamo sottrarci a questa divisione manichea e penso che gran
parte dell'attività politica e culturale che dobbiamo fare è spiegare questo:
le alternative che ci vengono proposte non sono le vere alternative, ma
semplicemente ci chiedono se vogliamo stare nella padella o cadere nella brace
e tra queste due vi è sempre un'alternativa in termini pacifisti tra uccidere
ed essere ucciso. Esiste un'alternativa pacifista che è vivere e noi proprio
questo dobbiamo affermare. Il problema non è se stai con Putin o con la Nato,
perché bisogna essere contro tutti e due, contro la logica della guerra. Il
problema non è se stai con un paese contro l'altro, perché il problema vero è
di riuscire a prendere i soldi a quelli troppo ricchi e di utilizzarli per le
persone più povere che sono italiane, francesi, tedeschi, spagnoli. Questa è la
logica che dobbiamo attivare. È questa sorta di nazionalismo economico e
bellicista in cui sembra che il mondo di nuovo sia diviso di qua o di là. No.
Il mondo è diviso, ma non per nazioni o etnie, ma è diviso tra i ricchi e i
poveri, se stai sopra o stai sotto e chi sta sopra, quel 10% troppo ricco, vive
sulle spalle di chi sta sotto. Il nostro problema esattamente è quello. È
distribuire le risorse, difendere l'ambiente, produrre dei diritti che valgano
a partire dai più deboli perché la società e la civiltà di una società la si
misura sempre solo sui diritti dei più deboli.
SULLA
VISITA DI BIDEN AI PAESI DEL GOLFO
Il muro della vergogna del governo
israeliano in Palestina
Ho seguito la parte pubblica della
riunione dei paesi arabi del Golfo più Egitto, Giordania e Iraq, con Biden in
Arabia Saudita. Non c'è stato un solo tiranno petrolifero, re, principe o
dittatore presidente arabo che non abbia sottolineato la centralità della causa
palestinese e della necessità di un accordo di pace basato sul ritiro d'Israele
dai territori occupati nel 1967, il ritorno ai confini del 1967 e la nascita ed
il riconoscimento di uno stato palestinese con capitale Gerusalemme Est. Biden
ha dovuto ascoltare tutti e ribadire la stessa posizione: tutti questi despoti,
tiranni e dittatori arabi hanno dichiarato che è possibile rinunciare al 72%
della terra della Palestina in cambio di uno Stato palestinese nei territori
occupati nel 1967 con capitale Gerusalemme Est. Nessuno ha detto che Israele ha
costruito insediamenti in questi territori e che non resta ormai ai palestinesi
che il 10% della Palestina storica dove costruire il loro Statino. Nessuno ha
ricordato i profughi palestinesi che sono stati espulsi dalle loro terre nel
1948, nel 1967 e che continuano a vivere in campi profughi nei paesi arabi
limitrofi e nella stessa Palestina occupata nel 1967. Nessuno ha parlato di
smantellamento degli insediamenti di coloni sionisti costruiti sul 50% dei
territori occupati nel 1967 dai quali Israele dovrebbe ritirarsi secondo il
loro piano di pace e secondo le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU
e del diritto internazionale. Nessuno ha menzionato l'esistenza di uno stato
razzista e d'occupazione, nessuno ha ricordato i palestinesi che vivono
all'interno di questo stato d'apartheid israeliano (secondo Amnesty
International) e del razzismo che soffrono e dovranno soffrire in futuro all'interno
di questo stato d'apartheid ebraico di coloni bianchi europei costruito come
base militare del colonialismo bianco occidentale in Palestina nel 1948. Questa
è la versione pubblica di un evento in cui tiranni e dittatori arabi sembrano
aver capito che siamo entrati in una nuova era, che l'era del dopo guerra
fredda è finita, che ora c'è l'opzione russa e possono chiedere al loro signore
Biden qualcosa in più di quanto finora offerto loro. Ma sono sicuro che dietro
il sipario si siano espressi diversamente.
Fares Ghassan [giornalista arabo residente in
Italia]
Il muro della vergogna del governo israeliano in Palestina |
GIUDICI E MINISTRI
Speranza
Idra a fianco della magistratura:
inaccettabile attacco del ministro Speranza alla giudice Zanda. L’associazione
fiorentina chiede un incontro urgente al prefetto di Firenze.
Il commento
incauto che il ministro della Salute Roberto Speranza ha rilasciato, su una
rete televisiva nazionale, a proposito dei contenuti di un decreto emesso dalla
giudice di Firenze Susanna Zanda con cui è stato
restituito il diritto al lavoro, alla retribuzione e alla dignità personale a
una psicologa sospesa perché indisponibile a sottoporsi a un trattamento
iniettivo contro Sars Cov 2 in base al DL 44/21, preoccupa per i riflessi che
può suscitare nell’opinione pubblica. Il ministro, utilizzando peraltro un
vocabolo improprio (‘sentenza’ piuttosto che ‘decreto’), ha dichiarato: «Di solito per cultura politica, per formazione, sono molto
rispettoso rispetto ai lavori dei magistrati, ma questa sentenza è sinceramente
irricevibile e priva di ogni evidenza scientifica, in contrasto con tutte le
indicazioni della comunità scientifica internazionale. È una sentenza di cui
sinceramente dobbiamo vergognarci». Il ministro ha
ritenuto quindi di fare a meno, in questo caso, delle buone regole che gli
derivano dalla cultura politica e dalla formazione che dichiara appartenergli.
Si tratta infatti di un attacco diretto non solo alla giudice fiorentina, alla
quale desideriamo esprimere qui la nostra solidale vicinanza, ma all’intera
magistratura. In contemporanea, il ministero della
Salute e, di conserva, le Regioni, col supporto di un’amplificazione mediatica
solidamente acritica, avviano una quarta campagna di inoculazione di un prodotto
che, nell’analisi della giudice Zanda e di una copiosa letteratura, con la
somministrazione più o meno forzata delle prime tre dosi non solo non ha
conseguito i risultati attesi (quelli di assicurare il contenimento
del contagio e di garantire condizioni di sicurezza in ambito sanitario) ma, secondo
accreditate ricerche condotte in ambito rigorosamente scientifico, sarebbe
suscettibile di indurre persino immunità negativa nei soggetti trattati.
Il combinato
disposto del messaggio di disprezzo da parte del ministro, e della insistenza
che si registra nell’adottare una politica sanitaria sospetta di causare danni
massivi alla salute della popolazione, spinge Idra a chiedere quindi oggi un nuovo incontro urgente al prefetto
di Firenze (dopo il colloquio del 3 maggio scorso) perché trasmetta
sollecitamente al ministro, anche nell’esercizio dell’ordinaria
amministrazione, la richiesta di considerare seriamente l’opportunità di una
revisione radicale delle indicazioni fornite alla cittadinanza, alle autorità sanitarie
locali e agli ordini professionali, così diligenti nell’applicare a occhi
chiusi le direttive ricevute piuttosto che nel verificarne l’accettabilità. Il
crescente sospetto, nella cittadinanza, alla luce della contraddittorietà dei
dati e dei messaggi che provengono dalle autorità, e della diffusa
consapevolezza dell’insuccesso delle politiche sanitarie adottate, può infatti
produrre un sentimento di allarme sociale che una saggia amministrazione della
cosa pubblica è chiamata a prevedere e a prevenire.
In particolare
Idra chiede al prefetto di promuovere
nella provincia di Firenze - attraverso attività ispettive e procedure di
farmacosorveglianza attiva presso le strutture sanitarie e gli ordini
professionali - misure efficaci di monitoraggio degli effetti avversi delle
inoculazioni fin qui attuate, e di censimento statistico indipendente del grado
di efficacia delle inoculazioni stesse ai fini della prevenzione e della tutela
dal contagio.
Associazione di volontariato Idra
Speranza |
LUCE SUL MURO
Giuseppe De Vincenti
"Luce sul muro"
Il rettangolo di cielo azzurro che
incornicia un brandello di muro su cui si posa la luce, non è sulla finestra
che vuole richiamare la nostra attenzione. Il pittore è interessato alla luce,
a nient’altro che alla luce, e la solidità del riquadro di muro gli serve solo
come base su cui imprimerla. De Vincenti stesso me ne dà conto nei pochi righi
che accompagnano l’immagine: “Il quadro è un olio su tela di 50 x 70 cm.
Probabilmente è un quadro della seconda metà degli anni 90 ma che ho ripreso
l’anno scorso (2021 ndr) facendogli delle velature di blu. (…) Inconsciamente
questo quadro si ispira più di altri alla pittura di Hopper. Infatti nelle
interviste che dava ripeteva spesso: Quello che vorrei dipingere è la
luce del sole sulla parete di una casa”. E quanta luce, Giuseppe De Vincenti ha
dipinto sui muri e non solo, in questo e in altri quadri! (A. G.)
Giuseppe De Vincenti "Luce sul muro" |