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UNA NUOVA ODISSEA...
DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES
Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.
Angelo Gaccione
LIBER
L'illustrazione di Adamo Calabrese
FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)
Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)
lunedì 29 dicembre 2025
CONFRONTI
Luca Marchesini: precisazioni.
Caro Angelo,
ti ringrazio degli articoli che quasi ogni
giorno non ti stanchi di segnalarmi. Ho particolarmente apprezzato quello di
Franco Astengo, grazie al quale ho avuto modo di riflettere, tra le altre cose,
sulla necessità di impegnarsi, convincendo gli indecisi, al fine di respingere
la riforma costituzionale, sottoposta a referendum, tesa a minare l’indipendenza
della magistratura e a proteggere la classe politica da ogni sgradita forma di
controllo: un compito che la sinistra mi sembra affrontare con assai scarsa
determinazione.
Mi hanno invece lasciato non poco perplesso
diverse affermazioni contenute in un altro articolo (Attaco alla
nostra intelligenza), in particolare là dove, criticando le posizioni
dell’economista Jacques Attali, se ne ricordano le origini ebraiche (“l’economista
di origini ebraiche Jacques Attali”): un particolare, ai fini
dell'argomentazione, del tutto irrilevante, la cui sottolineatura, insieme ad
altre precisazioni alquanto gratuite di identico segno sparse qua e là nel
testo (“Mario Draghi ha ricevuto il premio (...) direttamente dalle mani del
rabbino di New York”), mi induce a pensare, con un certo sgomento, che taluni
stereotipi, fino a poco tempo fa confinati entro certe nicchie riconducibili
alla destra più impresentabile, stiano ormai dilagando, rotti gli argini, oltre
i confini tradizionali.
Un abbraccio
Luca
domenica 28 dicembre 2025
LA “DEFORMA” DELLA
CORTE DEI CONTI
di Franco Astengo
La Destra approva la schiforma: può valere un referendum?
Può valere
un referendum la “deforma” della corte dei conti appena approvata dal Senato? Mi
permetto di rivolgere questo interrogativo a tutte le forze democratiche che si
stanno apprestando a sostenere lo scontro referendario per la difesa dell’indipendenza
della magistratura. Ci troviamo dentro allo stesso filone di una destra al
governo insofferente alle autorità di controllo e ai contrappesi al potere
esecutivo: nella sostanza una destra di governo che non riconosce la
separazione dei poteri trascinandoci all’indietro nella successione della
storia puntando ad eliminare il processo democratico che aveva portato alla
Costituzione Repubblicana (al proposito si veda il ricordo dell’MSI postato in
queste ore dal Presidente del Senato).
Per completezza al riguardo del
nostro interrogativo di partenza verifichiamo alcuni punti di questa vera e
propria “deforma” (ricordando anche come il copyright di questa affermazione
appartenga al compianto Felice Besostri).
Andando per ordine:
1) La deforma della Corte
dei Conti è devastante prima di tutto nel rapporto tra i cittadini e la Pubblica
Amministrazione riducendo sensibilmente la responsabilità di chi amministra il
denaro pubblico. Una riduzione di responsabilità che si verificherà in un paese
come l’Italia che detiene nell’Unione Europea la più alta percentuale di
sprechi del denaro pubblico;
2) La riduzione al 30% del tetto
massimo per i risarcimenti dovuti in caso di danno erariale attenua
sensibilmente la funzione di deterrenza della pena. Così la condanna diventa
irrisoria e potrebbe essere considerata quasi un investimento per un potenziale
corruttore (quasi come l’abuso edilizio in attesa della ciclica sanatoria);
3) Nessuno studio conferma il
teorema della cosiddetta “paura della firma” che limiterebbe l’operatività
della Pubblica Amministrazione. Basta analizzare i dati degli anni successivi
al Covid quando nel 2020 il governo Conte introdusse lo “scudo”: la velocità
dell’amministrazione è sempre peggiorata;
4) Si sta procedendo nella stessa
direzione della separazione delle carriere con il taglio dei procuratori
generali e l’unificazione delle funzioni: infatti a livello territoriale ci
saranno vice-procuratori coordinati dalla procura generale. Il fatto grave
consiste che quando ci si troverà in presenza di una nuova indagine complessa
il procuratore generale nominato dal consiglio di presidenza influenzato dagli
equilibri politici potrà inserirsi nella gestione del fascicolo. Questo
significa che un unico procuratore generale da Roma potrebbe controllare le
indagini nelle 20 regioni italiane;
5) Viene introdotto il “silenzio-assenso”:
una forma che non si addice alla magistratura e che non esiste come istituto
per un ordine “magistratuale”. L’incremento del controllo preventivo non ci
dice tutto: il magistrato si limita a verificare la conformità di legge ma non
può sapere quel che accadrà dopo in fase di esecuzione ed è lì che si
verificano i maggiori casi di spreco.
ATTACCO
ALLA NOSTRA INTELLIGENZA
di
Chicca Morone
“Gli
umani sono da oggi degli animali hackerabili. Questa stessa idea che abbiano
un’anima o uno spirito, e nessuno di loro sa cosa succeda dentro di loro e che
abbiano liberi desideri, da oggi è superata”. Traduzione di una perla di
saggezza di Yuval Noah Harari, Top Advisor di Klaus Schwab
“Siamo probabilmente una delle ultime generazioni di
Homo Sapiens in quanto nelle prossime generazioni impareremo a ingegnerizzare
corpi, cervelli e menti.
Ma
come saranno i futuri padroni del pianeta? Questo sarà deciso dalle persone che
possiedono i dati. Perché i dati sono così importanti? Perché abbiamo raggiunto
un punto in cui possiamo hackerare non solo i computer, ma anche gli esseri
umani e altri organismi. Di che cosa si ha bisogno per hackerare un essere
umano? Sono necessarie due cose: di molta potenza di calcolo e di molti dati,
specialmente dati biometrici. Ma il controllo dei dati potrebbe consentire alle
élites umane di fare qualcosa di ancora più radicale che costituire dittature
digitali. Hackerando gli organismi, le élites potrebbero ottenere il potere di
reingegnerizzare il futuro della vita stessa, perché una volta che si può
hackerare qualcosa, solitamente si può anche ingegnerizzarla. Tutta la vita per
4 miliardi di anni (dinosauri, amebe, pomodori, esseri umani) è stata soggetta
alle leggi della selezione naturale e alle leggi della biochimica organica. Ma
questo ora sta per cambiare: la scienza sta sostituendo l’evoluzione tramite
selezione naturale, con l’evoluzione tramite design intelligente. Non design
intelligente di qualche Dio sopra le nuvole, ma il nostro design intelligente:
quello delle nostre “nuvole”
(IBM, Microsoft) le nuove forze motrici dell’evoluzione. Nello
stesso tempo la scienza può rendere possibile la vita, dopo che è stata
confinata per 4 miliardi di anni nel regno limitato dei composti organici, la
scienza può permettere alla vita di emergere nel regno inorganico” (Yuval
Noah Harari – WEF, 31 gennaio 2018)
Due
anni dopo, la pandemia! Un evento che ha distrutto qualsiasi forma di dignità e
di tutela della privacy dell’individuo, mettendo le basi alla realizzazione del
piano delirante delle invocate élites del filosofo israeliano. Sfortunatamente
ciò che allora sembrava una vera e propria follia, oggi pare essere assai
prossima e con connotazioni più che inquietanti. Il fatto che il virus sia
partito in primis dal laboratorio cinese di Wuhan (forti i legami con il Galveston National Laboratory negli Stati
Uniti, il Centre International de Recherche en Infectiologie in Francia e il National Microlology Laboratory in Canada) non è da sottovalutare perché è proprio in Cina
che il controllo sulla popolazione è stato ampiamente deformato, rispetto al
progetto canadese di incentivazione ad azioni salutari, con ricompense dei
comportamenti virtuosi dei cittadini: il sistema di sorveglianza cinese rimane tuttora
uno sconcertante esempio di come si diventa schiavi.

Harari
E di
schiavitù ne parla il professor Harari, quando considera una nuova enorme
classe di gente “inutile”, visto che i computer diventano sempre più potenti,
in un numero sempre maggiore di campi: secondo lui esiste la chiara possibilità
che diventino migliori di noi nella maggior parte dei compiti, rendendoci
superflui; una pia illusione ma con grosse implicazioni per l’uomo nella
fiducia i se stesso, vittima della credulità umana. A questo punto la domanda
di carattere politico ed economico sorge spontanea nel cervello di alcuni
personaggi, facenti parte della famosa élite “A cosa servono gli uomini? A cosa
servono così tanti uomini?”
Uno
su tutti, l’economista di origini ebraiche Jacques Attali conferma che dopo i
sessantacinque anni l’uomo diventa un peso per la società, in quanto consuma
più di quanto abbia potuto produrre (L’avenir de la vie, Entretiens avec
Michel Salomon, collection Les Visages de l’avenir, éditions Seghers -
1981). Arriva anche a predire che sarà trovato un mezzo per ridurre la
popolazione, in un primo tempo, appunto, degli ultra settantenni, “nous nous
en débarrasserons en lui faisan croire que c’est pour leur bien”: niente da
eccepire, si sono sbarazzati di un bel numero di cittadini obbedienti ai diktat
di un altro encomiabile economista, Mario Draghi, la maggior parte provvisti di
Greenpass, dalle ambigue implicazioni!
E sul
documento che era “una misura con cui gli italiani possono continuare a
esercitare le proprie attività, a divertirsi andare al ristorante a partecipare
a spettacoli all’aperto o al chiuso con la garanzia di trovarsi tra persone non
contagiose” peccato l’illustre statista essere stato smentito dagli
abbondanti contagi di chi si era fidato delle sue indicazioni, per altro
disattese anche dalla stessa casa farmaceutica produttrice. Niente paura, però,
l’onore è salvo: pochi mesi dopo Mario Draghi ha ricevuto il premio come miglior
statista dell’anno (“Il primo ministro Mario Draghi è un leader inclusivo,
un uomo saggio e con un cuore che ha portato stabilità”)
direttamente dalle mani del rabbino di New York Arthur Schneier al
“World Statesman Award 2022” della Appeal of Conscience Foundation a New York.
Immancabile la stretta di mano dell’ormai defunto Henry Kissinger, quello che
aveva avvertito Aldo Moro della pericolosa deriva che stava prendendo l’Italia con
il suo progetto di compromesso storico.

Oggi
ci troviamo in un mondo malato in cui l’Intelligenza Artificiale fatta arrivare
alla portata di tutti proprio in periodo pandemico, se da una parte ha
velocizzato i tempi per molte operazioni, dall’altra ha manifestamente ridotto
la creatività del singolo individuo che poco alla volta si è abituato a
ricorrere a lei, convinto di una migliore realizzazione delle proprie idee:
nessuno sforzo per trovare una parola, un verbo, una frase migliore… lei ha
qualità superiori, è un assioma. Se nel campo lavorativo risolve molti compiti,
dapprima espletati dall’uomo, con notevole vantaggio di chi possiede aziende,
imprese e organizzazioni volte alla produzione di denaro, nell’ambito del
singolo che ha bisogno di lavorare, la sua sostituzione da parte di un
macchinario non è certo di buon auspicio: quale soluzione può trovare?
Il
diritto al lavoro, come sancito dagli articoli 4 e 35 della Costituzione
Italiana, non è qualcosa di astratto bensì un cardine della democrazia: non può
e non deve essere sostituito dal reddito di cittadinanza come palliativo:
calpestare la dignità umana non porta grande giovamento alla comunità. La
creazione di questa enorme classe di gente “inutile”, la divisione dell’umanità
in diverse caste biologiche, con i ricchi che vengono elevati a status di veri
e propri Dei e i poveri relegati al livello di gente inetta, non possono
produrre che rivolte e guerre: inutile invocare pace ed equilibrio nelle
popolazioni se non si estirpa questa arrogante volontà di sopraffazione delle
cosiddette élites globaliste.
SU CARACCI
di
Rinaldo Caddeo
Realtà
e personificazioni ctonie e mitologiche, nell'ultima prova narrativa di Roberto
Caracci.
Caron
dimonio, con occhi di bragia,
loro
accennando, tutte le raccoglie;
batte
col remo qualunque s’adagia.
(Dante,
Inferno, C.III, vv.109-111).
In
misure, contesti e modalità sempre diversi, al centro di questi racconti, della
raccolta Come te stesso di Roberto Caracci (Editoriale Delfino 2025), è
Caronte. Tranne l'ultimo. In che senso? La prima notte dei pipistrelli:
due cani, due pipistrelli, un uomo e una donna. È forse la prima notte di
nozze? Non è del tutto certo ma è certo che lui la vuole possedere. Lei
preferirebbe rimandare: è prostrata, dopo la festa, forse, di nozze. E poi una
scena l'ha scossa: due cagnacci si sono azzuffati, a lungo e con ferocia in
cortile. Lava i piatti, rigoverna la cucina, mette in ordine, fa la doccia...
poi vanno a letto. La finestra è aperta, fa caldo, è estate, due pipistrelli
s'infilano nella stanza. Lei sta per urlare ma lui blocca con una mano il grido
sulla bocca. Si alza, prende la scopa, colpisce e ammazza le due creature
alate, spargendo piume e sangue, dopo aver mandato in frantumi il lampadario
facendolo crollare a terra. È una catastrofe e la messa in scena di un
sacrificio: con un lungo coltello da cucina, lui finisce e scotenna le povere
creature e ne getta gli avanzi dal terrazzo.
Il
dramma è raccontato in prima persona, dal punto di vista e di ascolto della
donna. È nel suo vissuto drammatico, una sorta di incubo raccapricciante, che
entriamo nella sua cattività che da paura diventa terrore, orrore, in un crescendo
rossiniano, che sale al parossismo fino a spegnersi in un adagio
paradossale. Siamo
in un appartamento borghese di una qualunque periferia urbana. La protagonista
vive e noi con lei, una brutalizzazione visionaria dell'ambiente. Si comincia
con la zuffa canina, poi arrivano i pipistrelli, due pezzi di notte, due
stracci neri e umidi, che ruotano a zig-zag nell'aria della stanza,
urtano i muri, si adagiano con un fruscio appena udibile al cuscino. Poi ci si
mette il valoroso Alfonso.
Alfonso
è il marito. Paragonato a una biscia, a un orso, grugnisce, ringhia, soffia con
il naso, morde nel tentativo di possedere la moglie riluttante, sopra e sotto
le lenzuola. L'arrivo dei pipistrelli scatena in Alfonso una rabbia belluina e
una violenza senza freni che innesca una metamorfosi demoniaca, contrassegnata
dagli occhi iniettati di sangue di Caron dimonio.
Conclusa
l'ordalia del sangue e delle piume, la donna rimane paralizzata, supina sul
materasso come su di una lastra di marmo. Non le resta che cedere alla
furia erotica di Alfonso, trasformato in un demone/angelo alato, ormai spinto
oltre l'imbestiamento. Nelle spire vorticose di una grottesca
condensazione/sublimazione/transfert si affida al volo dell'immaginazione:
«immaginavo di decollare verso la sciame baluginante degli astri, fasciata
dalle ali enormi di un pipistrello che aveva il volto della persona a cui
sussurravo, ripetendoglielo fino a convincermene prima del sonno, "Ti
amo".» (Roberto Caracci, Come te stesso, p.27).
Il
secondo racconto, Inseguimento a due voci, è una narrazione a specchio
in cui il protagonista si capovolge e assume le fattezze demoniache
dell'antagonista. In questo caso, l'antagonista/protagonista ha gli occhi
neri, i capelli lucidi di gel e porta a un braccio un tatuaggio che
raffigura due angeli che volteggiano nello spazio tenendosi per mano.
Nella prima sezione del racconto lo sorpassa in montagna rombando e facendogli
un gestaccio, nella seconda gli sferra un calcio nella schiena imprimendogli
nella schiena l'impronta del suo scarpone. Nel terzo racconto, Delitto senza castigo,
ci sono tre esiti diversi della medesima storia: un omicidio, un suicidio, una
fuga.
Al
centro della narrazione c'è un lavavetri, in una stazione di servizio in
autostrada, in tuta da benzinaio, che senza chiedere il permesso lava i vetri
delle automobili parcheggiate presso l'auto- grill: alzato un tergicristallo,
attende l'obolo per il servizio non richiesto. Il Nostro eroe, assolutamente al
verde, non glielo dà.
Nel
primo esito il lavavetri s'infuria e piega in due il tergicristallo della Panda
scassata del Nostro. Il Nostro stacca il tergicristallo e glielo infilza in
gola uccidendolo. Nel secondo e nel terzo esito, il lavavetri si limita ad
augurargli, in un napoletano rozzo, di provincia, di precipitare nell'acqua del
mare, come poi accade. Basso e tarchiato, il lavavetri, faccione squadrato
da bulldog, ha uno sguardo da predatore, i suoi occhi grigio-verdi,
sono gelidi e inespressivi come quelli di un rettile.
Nel
quarto racconto, L'addomesticamento del lupo famelico, il lupo è la
Morte che viene riportata a più miti consigli dalla trasformazione del Lupo
cattivo in cane domestico e viene anch'Ella addomesticata con una reciproca
accettazione. Favola emblematica, si svolge nella mente di un bambino come
sviluppo ed elaborazione della paura della Morte come paura del Lupo. Il lupo
non ci mangia se noi gli diamo da mangiare: questa è la scoperta di un bambino
avventuroso, nonché inventore e scrittore. La Morte-Lupo, la Grande Bestia,
è rappresentata con denti digrignanti e il rosso sangue degli occhi,
striati di nero, che, con la sua benefica metamorfosi, assume venature di verde
smeraldo.
Nel
quinto racconto, Tepore d'inverno, si tratta della storia di un viaggio
rocambolesco, ancora una volta narrata in prima persona, dentro il punto di
vista/ascolto/contatto di uno studente ginnasiale, con il groviglio dei suoi
libri, verso la scuola, in un autobus pieno come una scatola di sardine.
Caronte, in questo caso, assume le fattezze di un bigliettaio che sgrida e
incita i poveri passeggeri a non rimanere fermi come muli ma ad
andare avanti: una parola, quando non c'è spazio nemmeno per uno spillo!
Anche Lui riscuote le monete (come il lavavetri e come il Caronte pagano) ed ha
un faccione con una criniera sale e pepe. I suoi occhi sono tondi e
vitrei, da civetta, con una pupilla gelida. Infine diventano rossi
da rapace quando puntano il Nostro narratore / protagonista che ha un
contatto fisico ravvicinato e prolungato, fino al rapimento (tanto da
trasmutare l'autobus sgangherato e traboccante in un'astronave lanciata negli
spazi siderali), con la ragazza dal caschetto d'oro. Scatta e si
scaraventa sui due l'aspro, ancipite rimprovero/incitamento ad
allontanarsi progredire. Se
Caronte sprona con le parole e picchia con il remo chiunque esiti o rallenti
l'ingresso nella barca che, attraversando l'Acheronte, conduce nell'aldilà, il
nostro bigliettaio esorta a procedere e sgrida i passeggeri che si bloccano
all'ingresso o nei punti intermedi dell'autobus.
Nel
sesto racconto, Il tunnel tra le dita, un bambino scava un buco nella
sabbia, lungo la spiaggia del mare, che diventa un tunnel che entra in contatto
con il tunnel di un amico. Ma il Nostro (sempre più un alter ego
dell'autore, un altro te stesso) non si accontenta e continua a scavare
e a coltivare con l'immaginazione lo scavo di nuovi tunnel fino a costruire un
labirinto.
In
questo caso non c'è un demone ma solo un monello, tale Diego, che insulta e
cerca di ostacolare l'attività scavatoria del Nostro, senza riuscirci. Il
protagonista diviene il Caronte di se stesso che in se stesso trova la
coscienza per un cambiamento. Con il suo ingegno e la sua tenacia riesce a
scavare e a trovare le sotterranee vie dell'altrove. In questi personaggi dei
racconti di Caracci ritroviamo alcune caratteristiche che richiamano sia il
Caronte pagano sia quello cristiano. Nel VI Canto dell'Eneide di
Virgilio e nel III dell'Inferno di Dante, Caronte è sia guardiano
implacabile e severo custode sia psicopompo, traghettatore, mediatore
dell'oltre. Sia per Virgilio sia per Dante oltre alla barba e ai capelli
bianchi, gli occhi sono infuocati dall'ira. Al centro del centro del libro, Caracci smette di
raccontare il racconto ma si mette a raccontare il raccontare cioè ci recapita
il suo metaracconto, un'altra forma di racconto. Lo scrittore si chiede, nel
corso del racconto, che cosa significa raccontare: rivelare la realtà
o inventare storie o tutte e due le cose?
«raccontare
è come passeggiare, errare, vagabondare. Raccontando esco e non vado da nessuna
parte, vado e basta. [...] Così il primo oggetto del tuo racconto può essere
tradito, senza alcun senso di colpa, sopravanzato da altri oggetti, a loro
volta destinati a essere traditi, perché non indispensabili. E se l'oggetto del
raccontare è la tua stessa vita, prima o poi sarà quella vita, semplice e
angusta, ad essere scavalcata e tradita, sostituita da altre vite, che sono
comunque le tue, perché 'potevano' essere le tue.» (Ibidem, p.68).
A una divaricazione narrativa in una
molteplicità di sbocchi/percorsi ci avevano già abituato scrittori come Calvino
o Borges ma non con la radicalità di una equazione così paradossale tra realtà e
allucinazione. Mai come in questi racconti la narrazione lucida, minuziosa, iper-realista
di Caracci s'imbatte nel visionario- parossistico e fa i conti con il simbolico.
È una stratificazione simbolica che si può disporre su diversi piani. Uno di
questi è quello mitologico. La narrazione stessa propone ironicamente figure
come il Minotauro, il Lupo di Cappuccetto Rosso e di San Francesco, Polifemo,
Pulcinella, Mangiafuoco, mostri, maschere, diavoli, pianeti ctonii, gassosi,
labirintici, della mitologia e della fiaba. Ho individuato Caronte come una
figurazione inconscia, a un incrocio di questo passeggiare/errare della
narrazione riflessiva e della riflessione narrativa di Caracci. Una figurazione
comica, cosmica e drammatica, duplice, ambigua e ancipite: minaccia, arresto e
impedimento, ma anche passaggio, promozione.
Nell'ultimo
racconto questa figurazione sembra essersi risolta nella stessa narrazione. Non
appare più necessaria. Il giovanissimo scavatore non ha bisogno di
chiedere il permesso o l'aiuto di nessuno. Ha imparato come si fa. E come
Dante, nella Vita Nuova, spiega a un gruppo di donne gentili che
lui, d'ora in avanti, può fare a meno di tutto e di tutti, anche del saluto di
Beatrice, per celebrare il suo amore: gli basta scriverlo, elaborarlo nella e
con la scrittura. Così: «domani avrei continuato a scavare, e così ancora
dopodomani, e tutti i giorni successivi. Io stesso non sapevo quale percorso
avrei compiuto. E non lo volevo neanche sapere. Sarei andato avanti. Nessuno
avrebbe potuto fermarmi, né Diego né il sole cocente. Me ne sarei dato tutto il
tempo. Sarebbe stato il mio labirinto, la mia trincea, la mia strada.» (Ibidem,
p.124).
sabato 27 dicembre 2025
CINA E ARMI
di Alessandro Pascolini - Università di Padova
Il libro bianco cinese sul
controllo degli armamenti nella “nuova era”.
Lo scorso 27 novembre, il Consiglio di Stato della Repubblica
Popolare Cinese (RPC) ha pubblicato un libro bianco specifico sul controllo degli armamenti “nella nuova era di Xi Jinping”, terzo dopo quelli di
Jiang Zemin (novembre 1995) e di Hu Jintao (settembre 2005). Il nuovo
libro bianco è anche la prima dichiarazione sulle politiche nucleari cinesi
dalla rivelazione pubblica della rapida espansione delle loro forze nucleari. In un clima globale di
acuta inquietudine nucleare, crescente competizione tra le grandi potenze ed
erosione del regime di controllo degliarmamenti, la pubblicazione ha l’obiettivo
di “presentare in modo
completo le politiche e le pratiche della Cina in materia di controllo degli
armamenti, disarmo e non proliferazione”.
L’evoluzione più significativa dei tre libri bianchi è
l’espansione delle aree tematiche. Il documento del 1995 si concentrava
sui domini tradizionali, ovvero principi di disarmo globale, regimi nucleari e
di altre armi di distruzione di massa e riduzioni delle forze convenzionali; il libro bianco del
2005 aggiungeva a questi
temi sezioni distinte sui missili e la corsa agli armamenti nello
spazio esterno, ampliando la dimensione convenzionale per includere mine
terrestri e armi leggere.
Il libro bianco del 2025 segna un salto qualitativo. Introduce un
capitolo su “guidare la governance
della sicurezza internazionale nei campi emergenti”, coprendo spazio esterno, cyberspazio, intelligenza artificiale (AI) e controllo delle tecnologie. In questa nuova
cornice, il controllo degli armamenti diventa un progetto multidominio e la RPC articola
esplicitamente l’ambizione di plasmare norme e
regole in queste aree, rispecchiando la sua più ampia spinta ad assumere un
ruolo di leadership nella governance globale.
Il documento è articolato
in una prefazione, 5 capitoli (I. dure realtà, la sicurezza internazionale e il controllo degli
armamenti; II. posizione e politiche, il controllo degli armamenti della Cina nella
nuova era; III. svolgere un ruolo costruttivo nel controllo
internazionale degli armamenti; IV. guidare la governance della sicurezza
internazionale nei settori emergenti; V. rafforzare la cooperazione internazionale sulla
non proliferazione e sugli usi pacifici della scienza e della tecnologia), una conclusione e due allegati: elenco
dei trattati sul controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione
cui la Cina ha aderito; leggi e regolamenti della Cina relativi alla non
proliferazione e ai controlli sulle esportazioni.
La “nuova era”
I tre libri bianchi differiscono
significativamente anche rispetto alle descrizioni dell’ambiente internazionale.
Caratterizzato da cauto ottimismo, il libro bianco del 1995 riconosceva le
sfide ma evidenziava principalmente le opportunità create dalla fine della
Guerra Fredda e il documento del 2005 vedeva le questioni
relative al controllo degli armamenti giunte
a
un “crocevia cruciale” e
indicava minacce emergenti.
Al contrario, il libro bianco del 2025 ritrae un mondo in profonda crisi
sistemica: “l’egemonismo,
la politica di potenza e l’unilateralismo rappresentano una grave minaccia per
l’ordine internazionale; la
rivalità geopolitica si sta intensificando; i conflitti regionali e le
instabilità stanno diventando più frequenti; mentre assistiamo all’accelerazione della corsa agli armamenti in
molteplici domini”. Contemporaneamente,
le questioni relative al controllo internazionale degli armamenti, al disarmo e
alla non proliferazione “stanno diventando più complesse e multidimensionali”.
L’introduzione del documento attribuisce questo deterioramento unicamente alle azioni di “un certo paese”, una formulazione che si riferisce agli Stati Uniti, il cui comportamento strategico viene più volte contestato nei vari capitoli. Al contrario, “la nazione cinese ha sempre
valorizzato la pace e l'armonia tra le nazioni, sostenuto la giustizia e si è
opposta all’abuso dei deboli da parte dei forti e all’uso eccessivo della
forza. E la RPC dal 1949 ha perseguito un percorso di sviluppo
pacifico e una politica di difesa nazionale di natura difensiva, e si è
fermamente opposta a tutte le forme di egemonia, aggressione, espansione e
corsa agli armamenti”.
Tuttavia, il documento non spiega la continua
espansione della RPC in atto nei mari Cinese Meridionale e Cinese Orientale con
l'occupazione di isole a danno del Vietnam, delle Filippine e del Giappone (https://ilbolive.unipd.it/it/news/barbie-conflitti-mar-cinese-meridionale) e non viene nemmeno chiarita la consistenza dell’affermazione
con i vasti e accelerati programmi cinesi di riarmo in tutti i settori (http://ilbolive.unipd.it/it/cina-difesa-strategia-militare), a parte l’affermazione
che “un
esercito cinese più forte rafforza le potenze pacifiche del mondo”.
Armamenti nucleari
Il documento ripresenta
sostanzialmente le note posizioni della Cina, evita una maggiore trasparenza
sulla
consistenza del suo arsenale nucleare e sull’effettiva dottrina militare, ribadendo che
l’opacità delle forze e della strategia è un elemento cruciale della deterrenza
stessa. La reticenza cinese rimane una delle preoccupazioni centrali nei dibattiti contemporanei sul
controllo degli armamenti.
A motivare l’acquisizione nucleare, si afferma che “la Cina è stata costretta a fare la scelta
strategica di sviluppare armi nucleari in un particolare momento storico per
affrontare le minacce nucleari e i ricatti, spezzare il monopolio nucleare
esistente e prevenire le guerre nucleari. Le armi
nucleari della Cina non sono destinate a minacciare altri paesi, ma alla difesa
e all’autoprotezione. La Cina si
è sempre impegnata nella sua politica di ‘non uso per primi’ (NFU) delle armi nucleari, ha
fermamente sostenuto una strategia nucleare di autodifesa, e ha promosso la
modernizzazione delle sue forze nucleari per salvaguardare la propria sicurezza
strategica e la stabilità strategica globale complessiva”.
In mancanza di precisi dettagli operativi riguardo
alla sua effettiva implementazione, il NFU non è verificabile e rimane una mera
dichiarazione politica unilaterale volutamente opaca e lasciata all’interpretazione
del dichiarante. Il corrente processo di modernizzazione delle forze nucleari cinesi per “migliorare le capacità in
materia di allerta strategica precoce, comando e controllo, penetrazione
missilistica e risposta rapida”, suggerisce agli osservatori che la Cina stia in realtà sviluppando
una postura di lancio-sotto-attacco o lancio-su-allarme, che supererebbe una dottrina di NFU.
Il documento dichiara l’aspirazione cinese al disarmo nucleare, ma questo “dovrebbe essere
un processo giusto e ragionevole di riduzione graduale verso un equilibrio al
ribasso che mantenga la stabilità strategica globale e una sicurezza non
diminuita per tutti, e dovrebbe procedere in modo graduale. I paesi che
possiedono i maggiori arsenali nucleari dovrebbero apportare riduzioni
drastiche e sostanziali delle loro forze in modo
verificabile, irreversibile e giuridicamente vincolante, in modo da creare le
condizioni per un disarmo nucleare completo e totale. Quando le condizioni
saranno mature, tutti gli stati dotati di armi nucleari dovrebbero partecipare
al processo di negoziazione multilaterale sul disarmo nucleare”.
Quindi, la RPC non è attualmente disponibile per
negoziati in qualsiasi formato finalizzati a riduzioni concordate delle forze
nucleari e mantiene il rifiuto del Trattato sulla proibizione delle armi
nucleari del 2017, sostenuto dai paesi del Sud globale e ignorato, senza alcun
commento, nel libro bianco.
Forse anche in risposta alle affermazioni americane e
russe su ventilati test nucleari, “la Cina sostiene fermamente gli
scopi e gli obiettivi del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti
nucleari. Essendo uno dei primi paesi a firmare il Trattato, la Cina ha sempre
onorato il suo impegno per la moratoria sui test nucleari, ha sostenuto
l'entrata in vigore anticipata del Trattato e ha promosso i lavori preparatori
nazionali per la sua attuazione”; non
viene tuttavia motivata la mancata ratifica del trattato stesso.
“Opponendosi
fermamente ai doppi standard sulla non proliferazione nucleare”, la Cina considera la cooperazione sui
sottomarini nucleari tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia andare contro l’oggetto e lo scopo del Trattato di non proliferazione e minare gravemente il regime internazionale di non
proliferazione nucleare.
Una nuova critica viene espressa contro “questo determinato
paese”, che “nel
perseguire una sicurezza assoluta, ha promosso senza limiti il sistema globale
di difesa missilistica Golden Dome e ...
ha
promosso lo schieramento avanzato di sistemi missilistici a medio raggio nella
regione Asia-Pacifico e in Europa ... minando
l’equilibrio e la stabilità strategica globale”.
Invece, “lo sviluppo da parte della Cina delle tecnologie missilistiche
e delle capacità di difesa missilistica è motivato esclusivamente dall’autodifesa
e non è diretto contro alcun paese o regione”.
In realtà, mentre i missili a gittata intermedia
americani non sono ancora operativi, la Cina ha già schierato una varietà di
tali missili. Significativi sono anche i programmi anti-missile cinesi,
attualmente considerati analoghi ai THAAD americani (operativi per la difesa
terminale), con sviluppi per una capacità di attacco anche nella fase di volo
intermedia.
Il controllo degli
armamenti
Il documento presenta
in modo puntiglioso e dettagliato la posizione cinese positiva e propositiva in
tutti i vari trattati, convenzioni e regimi di controllo internazionale degli
armamenti, sostenendo fermamente lo status e l’autorità
delle Nazioni Unite. Dichiara di voler “sostenere un quadro di governance più
inclusivo, meccanismi multilaterali più efficaci e una cooperazione
internazionale più proattiva”.
In particolare, per
affrontare le sfide globali di biosicurezza, la Cina promuove l’istituzione di
un’agenzia globale dedicata al controllo delle armi biologiche e alla
biosicurezza; la necessità di una specifica istituzione internazionale a
sostegno della Convenzione sulle armi biologiche è uno dei punti cruciali per
un solido regime di disarmo e non-proliferazione di tali armi, ma la comunità
internazionale non è ancora riuscita a risolverlo positivamente e trova l’opposizione
degli Stati Uniti.
La RPC sostiene indagini complete, obiettive e
imparziali, in
conformità con la Convenzione sulle armi
chimiche, sugli incidenti che potrebbero coinvolgere l’uso di armi
chimiche, “per
giungere a conclusioni che rispettino i fatti e che resistano alla prova del
tempo”. Il documento lamenta il ritardo con cui il
Giappone procede alla distruzione delle armi chimiche abbandonate in
Cina durante la
Seconda guerra mondiale.
Per quanto riguarda lo spazio, il
libro bianco ribadisce il sostegno della RPC all’ONU nel giocare un ruolo
chiave nel rafforzare la sicurezza dello spazio esterno, sebbene non offra
dettagli su come questo ruolo possa essere adempiuto.
La sezione sulla sicurezza informatica ribadisce il principio della RPC
della sovranità informatica nazionale col diritto dei
singoli paesi di “esercitare la giurisdizione sull’infrastruttura di
informazione e comunicazione, sulle risorse, sui dati e sulle attività pertinenti
all’interno dei loro territori, e di proteggere i loro sistemi informativi e
dati importanti da minacce, interferenze, attacchi, furti e distruzione”. Il documento suggerisce quattro principi nel cyberspazio
per la riforma della governance globale di internet: “rispetto della sovranità cibernetica,
mantenimento della pace e della sicurezza, promozione della trasparenza e della cooperazione, e
formulazione di un buon ordine”.
Per quanto riguarda le
applicazioni militari dell’AI, la RPC invita tutti i paesi ad “adottare un approccio prudente e responsabile nello
sviluppo e nell’utilizzo della tecnologia AI nel settore militare”; ribadisce la sua posizione che i sistemi di AI “debbano
rimanere sempre sotto controllo umano”. Il libro bianco
invoca anche un quadro di governance internazionale per l’applicazione militare dell’AI e sottolinea i
contributi della RPC allo sviluppo di un relativo quadro ONU.
Il documento nota che “i paesi in via di sviluppo
sono ancora soggetti a restrizioni sugli usi pacifici della scienza e della
tecnologia. La Cina promuove la
cooperazione internazionale sugli usi pacifici della scienza e della
tecnologia, e facilita il miglioramento della governance globale della non
proliferazione”.
Qualche osservazione
Rispetto ai due precedenti libri bianchi, l’ultima versione ridefinisce la RPC da difensore reattivo dello status
quo a proponente proattivo della “governance della
sicurezza globale”, con un ruolo più attivo nei futuri negoziati sul controllo degli
armamenti, salvaguardando al contempo i propri obiettivi di modernizzazione ed
evitando vincoli al proprio
comportamento.
I libri bianchi della RPC hanno sempre una funzione di promozione e di messaggistica, sia interna che internazionale. L’enfasi del libro bianco del 2025 su correttezza, equità tecnologica e
diritti dei paesi in via di sviluppo suggerisce un appello deliberato a
pubblici del Sud globale, che si sentono
emarginati negli attuali regimi di controllo
all’esportazione e di governance.
Ma la proliferazione di armi di fabbricazione cinese nei conflitti africani in
corso, per esempio, potrebbe minare la retorica ufficiale proveniente da
Pechino.
Il documento sottolinea più volte
e con forza che “la Cina appoggia il ruolo indispensabile dell’ONU nella
governance globale” e sostiene
l’autorità e la funzionalità delle organizzazioni internazionali
come l’Agenzia atomica
internazionale di Vienna e l’Organizzazione
per la proibizione delle armi chimiche.
Questa posizione cinese è tanto
più significativa a fronte di quella americana espressa fra i principi della
recente National Security Strategy, che non
riconosce nessun ruolo al controllo degli armamenti per la sicurezza nazionale
e dove l’ONU e le agenzie internazionali di controllo compaiono solo in forma
negativa: “gli Stati Uniti proteggeranno senza scuse la propria
sovranità. Ciò include prevenire la sua erosione da parte di organizzazioni
transnazionali e internazionali. Gli Stati Uniti tracceranno il proprio corso
nel mondo e determineranno il proprio destino, liberi da interferenze esterne”.
venerdì 26 dicembre 2025
L’EUROPA SANZIONA IL GENERALE BAUD
di
Gilbert Doctorow
Tutto
potevo immaginare, tranne che alla mia età, e con le mie idee, mi sarei trovato un giorno a difendere un generale. Ma
è talmente scandalosamente idiota la decisione dei burocrati e guerrafondai di
Bruxelles, che non si poteva non prendere posizione. E ha fatto bene
Franco Continolo a premettere allo scritto di Doctorow la nota che segue.
[A. G.]
Ci
si poteva aspettare un “Buon Natale” migliore da una ignorante,
faccia di m. come Kaja Kallas? Di quale sovranità sta parlando, emerita alta
rappresentante? È forse l’UE, sono forse i paesi membri dell’UE e della
NATO, sovrani? È poi la decisione di sanzionare un distinto studioso di
cose militari come il colonnello svizzero Jacques Baud, la dimostrazione della
vostra concezione della libertà di espressione? Il motivo per cui non
sanzionate Gilbert Doctorow, cittadino americano, ma residente a Bruxelles, il
quale è assai più esplicito nella critica delle politiche UE, è perché avete
paura della reazione di Washington, e questo dice tutto sulla
sovranità europea. La vostra decisione di sanzionare il
dissenso trova non a caso il pieno sostegno del governo tedesco,
espressione di un paese che ha rinunciato alla sovranità per poter soddisfare
le spinte revansciste che oggi si sono estese anche fuori dalla Germania,
grazie all’UE a trazione tedesca, e all’assiduo lavoro dei pataccari di Londra.
Ha ragione l’autore del servizio sulla dichiarazione del ministero degli Esteri
di Berlino, il quale, dopo ave citato Giuseppe Gioachino Belli, conclude con
una sentenza fulminante: se va avanti così, l’UE farà la fine della DDR.
[Franco Continolo] https://eir.news/2025/12/news/german-government-on-the-jacques-baud-case/
Presumo che tutti siate ben
consapevoli del brutale atto di censura e della prevista rovina finanziaria
perpetrata dalle autorità dell'UE una settimana fa contro il veterano
dell'intelligence svizzera e autore di grande successo sulla Via Russa
della Guerra, Jacques Baud. Vi rimando alla sua pagina Wikipedia per
dettagli sulla sua carriera in patria, sulle operazioni delle Nazioni Unite e
sui suoi scritti più recenti.
I conti bancari di Baud e altri beni nell'UE sono stati congelati. Ciò
è ancora più doloroso in quanto egli vive a Bruxelles. È soggetto a un divieto
di viaggio che, in linea di principio, esclude la possibilità che si rechi in
Svizzera per ritirare denaro e poi tornare alla sua residenza di Bruxelles. Ora
dipende dalla generosità di amici e sostenitori per mettere il pane in tavola,
e coloro che lo aiutano rischiano a loro volta di essere sanzionati per questo
stesso atto.
Quel che è peggio è che le sanzioni non sono state pronunciate
da un tribunale. Lo stato di diritto non si applica, perché le sanzioni sono un
atto politico emanato all'interno dell'organo esecutivo dell'UE, il Consiglio,
contro il quale sembra non esserci appello alle istanze di giustizia europee.
Tanto per parlare di pesi e contrappesi, che gli architetti dell'UE negli anni
'90, tutti intellettuali altamente qualificati di sinistra, sembrano aver
trascurato a causa del loro infondato ottimismo sulla bontà della natura umana,
soprattutto tra gli strati sociali istruiti come loro. Questa situazione è un
ulteriore argomento a favore della necessità di reinventare la struttura
dell'UE se si vuole che la democrazia e le libertà civili abbiano un futuro. Il
problema non è solo il bassissimo livello intellettuale e di istruzione degli
attuali leader e dirigenti nazionali all'interno delle istituzioni dell'UE; è
radicato nei documenti fondativi dell'UE.
Chi di voi ha letto gli scritti di Baud o ha ascoltato le sue
interviste occasionali sui principali podcast sa che quest'uomo è quanto di più
umanamente possibile lontano da un propagandista in generale e una risorsa
preziosa per il Cremlino. Ho trovato il suo libro sulla struttura delle forze
armate russe impenetrabile oltre il primo capitolo, adatto agli esperti e non
ai profani. Inoltre, ha rifiutato gli inviti a comparire su RT, ha evitato di
utilizzare fonti russe nelle sue ricerche. Si è tenuto a freno durante le poche
apparizioni video concesse a media alternativi. In breve, ha cercato
consapevolmente di evitare qualsiasi sospetto di parzialità sulla guerra. Tutto
invano! In effetti, il caso è così strano che sospetto che sia stato sottoposto
a sanzioni su istigazione di alcuni nemici personali, non da esaminatori
disinteressati del suo caso all'interno dell'UE. Ma questa è solo una mia
ipotesi. Ora, per andare al dunque: cosa significa il caso Baud per i relatori,
per i conduttori di programmi come "Judging Freedom" o il canale di
Glenn Diesen, per citare solo due dei podcast più importanti? Quasi tutti i
partecipanti e i conduttori violano quotidianamente il politicamente corretto
dell'eurolinguaggio e potrebbero essere accusati di promuovere le opinioni
russe sulla guerra. Nel programma di ieri "Judging Freedom", Scott
Ritter ha dichiarato senza mezzi termini che non si recherà più in Europa,
perché teme la detenzione e altri gravi disagi per le sue dichiarazioni
politiche e la sua partecipazione ai media russi. Questa è una questione che
anch’io, cittadino americano, devo prendere con la massima serietà, dato che
non mi limito a viaggiare in Europa, ma ci vivo davvero, da 45 anni e oltre. Prenderò
precauzioni, per quanto possibile, per non farmi cogliere impreparato come è
successo a Jacques Baud. Tuttavia, ritengo altamente improbabile che il
Consiglio europeo sanzioni gli americani nelle attuali condizioni di guerra
ideologica con l'amministrazione Trump. Faccio riferimento al discorso del
vicepresidente J.D. Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera
a febbraio e ora, un paio di settimane fa, al documento di recente
pubblicazione sulla Strategia per la sicurezza nazionale, che denuncia l'Unione
europea per violazione delle libertà civili e per privare i cittadini della
libertà di parola. Qualsiasi sanzione dell'UE contro singoli cittadini
americani per aver espresso le proprie opinioni sulla guerra andrebbe
direttamente contro i frenetici sforzi della Commissione per mantenere Trump
dalla parte della guerra in Ucraina e garantire che gli Stati Uniti partecipino
in modo essenziale a qualsiasi garanzia di sicurezza postbellica a Kiev.
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