UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

mercoledì 31 dicembre 2025

PRODUZIONE INDUSTRIALE
di Franco Astengo


 
La crisi industriale e le balle del Governo – Parte Seconda


Industria


A giugno 2026 la produzione della Stäubli di Carate Brianza (Monza) cesserà definitivamente. È stato siglato a metà dicembre l’accordo sulla gestione degli esuberi dichiarati a fine settembre dalla multinazionale svizzera attiva nei settori tessile, robotica ed elettronica industriale. Per circa dieci dipendenti si prevede l’accompagnamento alla pensione, mentre per altri 25 lavoratori è stata stabilita un’incentivazione economica su base volontaria. Nel sito lombardo resteranno gli uffici commerciale, progettazione e quelli relativi a funzioni non produttive. produttive. Emanato il 27 ottobre dal ministero del Lavoro il decreto di concessione della cassa integrazione straordinaria per i circa 300 lavoratori degli stabilimenti di Assemini (Cagliari), Massa, Gattinara (Vicenza) e Vado Ligure (Savona) della Sanac, azienda produttrice di materiali refrattari attualmente in amministrazione straordinaria. L’ammortizzatore sociale, iniziato il 1° novembre, si concluderà il 31 ottobre 2026. La società è in vendita: in corso è il settimo bando (in dieci anni), le manifestazioni d’interesse dovranno essere inviate entro il 9 gennaio 2026. Emanato il 24 ottobre dal ministero del Lavoro il decreto di concessione della cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività per i 79 addetti degli stabilimenti di Ponte di Piave e Oderzo (entrambi in provincia di Treviso) della Likum, azienda progettista e produttrice di stampi per materie plastiche, recentemente venduta dal fondo tedesco Accursia Capital alla società rumena Fast Effectiv Solution 360. L’azienda, in un accordo raggiunto con i sindacati il 9 ottobre, ha previsto anche incentivi all’esodo volontario. Prorogati i contratti di solidarietà per i dipendenti dello stabilimento di Piedimonte San Germano (Frosinone) della Denso Thermal Systems, azienda torinese (che in Italia annovera 3.400 addetti distribuiti in sette sedi) produttrice sia di attrezzature di uso non domestico per la refrigerazione e la ventilazione per l’automotive sia di condizionatori domestici fissi. L’ammortizzatore sociale, iniziato il 1° giugno, si concluderà il 31 marzo 2026. Analoga misura è stata attivata per i dipendenti dell’impianto di Poirino (Torino): iniziato il 4 novembre, il contratto di solidarietà si concluderà il 31 marzo 2026.
Cassa integrazione straordinaria per i 107 dipendenti della Goldoni Keestrack di Migliarina di Carpi (Modena), azienda (di proprietà belga) produttrice di macchine agricole e movimento terra. L’ammortizzatore sociale, iniziato il 10 novembre, si concluderà il 31 dicembre, e molto probabilmente verrà prorogato anche nel 2026. L’azienda attraversa da tempo una fase di difficoltà (da più di un anno e mezzo si ricorre alla cassa integrazione) a causa della flessione del mercato di riferimento e sarebbe in procinto di essere acquisita dalla holding turca Asko. Nuova proroga di un anno dei contratti di solidarietà per i 1.600 lavoratori della Biesse di Pesaro, azienda produttrice di linee, componenti e macchine per la lavorazione di legno e industria in genere. Il nuovo ammortizzatore sociale, iniziato il 27 ottobre, si concluderà il 26 ottobre 2026. Considerato il perdurare della crisi del settore, nonché il calo di ordinativi e ricavi, in precedenza la società aveva attivato misure di sostegno al reddito dall’ottobre 2024 al giugno 2025 e poi dal il 1° luglio 2025 al 26 ottobre scorso. Contratti di solidarietà per i 238 dipendenti della Machining Centers Manufacturing di Borgo di Sotto di Vigolzone (Piacenza), storica azienda attiva nella progettazione e costruzione di centri di lavoro per la produzione automatizzata di componenti meccanici per i settori aerospace ed energia. L’ammortizzatore sociale, iniziato il 21 luglio, si concluderà il 20 gennaio 2026. La società, di proprietà cinese e alle prese dal giugno scorso con problemi di liquidità, è in procinto di essere venduta all’impresa italiana Vigel, produttrice di macchine utensili (in particolare per l’automotive). Emanato il 19 novembre dal ministero del Lavoro il decreto di concessione della cassa integrazione straordinaria in deroga in favore dei 51 dipendenti della Gsi Lucchini di Piombino (Livorno), azienda specializzata nella produzione e rigenerazione di assili ferroviari e componentistica per il trasporto su rotaia. L’ammortizzatore sociale, iniziato il 1° novembre, si conclude il 30 aprile 2026. Contestualmente alla firma dell’accordo, sono state anche definite politiche attive del lavoro per salvaguardare le professionalità presenti in azienda. La comunicazione ufficiale è arrivata il 3 novembre: la Marangoni Meccanica di Rovereto (Trento), storica azienda produttrice di macchinari per pneumatici di grandi dimensioni, ha chiuso definitivamente. Per i 40 lavoratori è stata avviata la procedura di licenziamento collettivo. Dall’ottobre 2024 l’azienda era in concordato preventivo e aspettava eventuali investitori, ma al tribunale non sono arrivate offerte. Agli ormai ex dipendenti la Provincia di Trento ha garantito percorsi di riqualificazione professionale e ricollocazione. Può considerarsi conclusa la ristrutturazione dello stabilimento Beko Europe di Melano di Fabriano (Ancona). Il bilancio al 17 dicembre era di 66 uscite, tra licenziamenti incentivati e risoluzioni consensuali, a fronte di un target di 64 operai previsto dall’accordo sottoscritto al ministero delle Imprese. A queste si aggiungono fino a un massimo di 207 esuberi nelle funzioni impiegatizie (tra uffici centrali e Centro ricerca e sviluppo): in questo caso le uscite volontarie incentivate sono arrivate a quota 73.

LA NUOVA ATLANTIDE
di Chicca Morone


 
Chi non conosce il mito di Atlantide? Platone nei dialoghi Timeo e Clizia, narra della conversazione tra Socrate, Timeo, Ermocrate e Crizia sulla città ideale, realizzata nella mitica isola di Atlante. Si narra di Poseidone che innamorato di Clito, creò tale isola alternando cerchi concentrici di terra e mare per proteggere il nucleo familiare, composto di cinque coppie di figli maschi. Al primogenito, Atlante, toccò il compito di regnare sulla regione dell’impero che ospitava la casa materna; a ognuno degli altri fu affidata una differente regione. Divenuti re, i giovani erano devoti al tempio di Poseidone e rispettosi delle leggi che il padre aveva imposto: in perfetta armonia avevano abbellito l’isola con canali, porti, monumenti, ma soprattutto sapevano governare saggiamente, impregnati della loro virtù divina. Poi, la discendenza, frutto della mescolanza con il sangue degli umani, aveva iniziato a corrompere la natura divina degli atlantidei e la smania di potere si era impossessata di loro. Così le grandi ricchezze di Atlantide e il suo immenso esercito furono usati per conquistare i popoli mediterranei e asiatici: le mire espansionistiche atlantidee finirono miseramente in un maremoto  provocato da Poseidone, disgustato dal capovolgimento dei valori originali della sua stirpe. Ricorda niente?



Certo, il decadimento non avviene in una notte, ma è un lento crescendo di situazioni sempre più lontane da un’etica vicina agli archetipi di cui la nostra realtà non è che una proiezione. L’abitudine alla sopraffazione fa sì che oggi i governanti degli Stati siano appartenenti a lobby ben definite, convinti di avere il diritto di impadronirsi delle terre altrui, pur essendo a capo di territori immensi: perché? Voler annettere la Groenlandia, liberare il Venezuela dai narcos, massacrare i Palestinesi a Gaza o in Cisgiordania, rovesciare governi come in Ucraina o in Siria, attivare guerriglieri islamici nel Brukina Faso e mille altre guerre portate in Iraq o Afghanistan o Libano, hanno tutti una stessa matrice: la ricchezza di un sottosuolo che produce petrolio, oro o terre rare, non ha importanza di chi sia, l’essenziale è impadronirsene. E perché questo accanimento nell’impossessarsi proprio di queste risorse? Semplicemente perché l’agenda 2030 prevederebbe una fantastica riduzione della libertà a 360°, gestita dal controllo capillare su tutta la popolazione, attraverso strumenti come telefonini, videocamere, rilevatori vari ovunque; l’intelligenza artificiale sarà in grado di renderci schiavi dipendenti dal suo continuo uso; saremo totalmente manipolati dalla televisione, video games e pubblicità varie; nonché compulsi a desiderare quello che continuano a proporci; a nutrirci di cibi scadenti quando non davvero nocivi. Senza considerare la diffusione a tappeto di ogni tipo di droga.



Per alimentare tutto questo sistema sono necessarie enormi risorse energetiche che si trovano appunto nei paesi in cui i soliti noti guerrafondai si avventano adducendo come scusa l’eliminazione del traffico di droga (è risaputo che i narcos colombiani sono mammole in confronto a quelli venezuelani…) o di eliminare i proprietari di una terra posseduta da più di duemila anni, ma con il più ricco giacimento di gas a 40 km da Gaza.  
“Presto sarà possibile esercitare una sorveglianza pressoché continua su ogni cittadino e mantenere archivi completi e aggiornati contenenti anche le informazioni più personali sul cittadino. Questi archivi saranno sottoposti a consultazione immediata da parte delle autorità”. (Zbigniew Brzezinski in “Between Two Ages: America’s Role in the Technetronic Era, 1970).
Se qualcuno si chiede quale sia il limite e che cosa giuridicamente o eticamente sia lecito, si metta il cuore in pace perché la loro arroganza e protervia è sconfinata.



Le perle di saggezza del politico e politologo polacco, naturalizzato statunitense, non lasciano dubbi: “Abbiamo un vasto pubblico molto ignorante in materia di affari pubblici e molto suscettibile agli slogan semplicistici di candidati che spuntano dal nulla, senza precedenti, ma proferiscono slogan accattivanti”.
Le persone, i governi e le economie di tutte le nazioni devono soddisfare le esigenze delle banche e delle multinazionali”.
L’era tecnotronica comporta la graduale comparsa di una società più controllata. Una tale società sarebbe dominata da una élite, svincolata dai valori tradizionali”.
Tra breve, il pubblico non sarà più in grado di ragionare o pensare con la propria testa. Potrà solo ripetere a pappagallo le informazioni ricevute nel telegiornale della sera prima”.
È ovvio che tutta questa organizzazione è fatta per il nostro bene: l’élite economica e finanziaria che detta le regole è un’opera benefica... non è così che sono definiti Bill Gates e compagni di merenda? Che ognuno di noi abbia le proprie legittime aspirazioni, il desiderio di leggere, scrivere esprimere idee diverse dai loro diktat non è contemplato: dall’alto ci concedono parte di quello di cui avremmo pieno diritto e noi non reagiamo; anzi, ci sottomettiamo a un sistema che mostra continuamente tutta la sua ipocrisia e falsità.

COMUNICATO STAMPA


Franco Manzoni

Il critico e giornalista Franco Manzoni debutta sul Web con la rubrica “Nuper”.    

Dal 1° gennaio 2026, la storica firma della critica italiana inaugura un appuntamento settimanale in esclusiva sul canale “Stefano Donno Free Web Tivù”. Un ponte tra l’autorevolezza della carta stampata e la dinamicità dei nuovi media. Si annuncia una significativa novità nel panorama dell’informa zione culturale italiana. A partire da giovedì 1° gennaio 2026, la critica letteraria d’autore approda in formato digitale grazie alla nuova collaborazione tra Franco Manzoni e l’editore e operatore culturale Stefano Donno.

Il Progetto “Nuper”. Ogni giovedì, il canale YouTube “Stefano Donno Free Web TV” ospiterà “Nuper”, una rubrica curata e condotta da Franco Manzoni.  Noto al grande pubblico e agli addetti ai lavori per la sua decennale attività di poeta e critico letterario sulle pagine del Corriere della Sera, e su l’inserto domenicale del Corriere la Lettura, Manzoni porterà sul web il rigore analitico e la profondità di sguardo che da sempre contraddistinguono la sua firma, con lo stesso entusiasmo e il puntuale piglio ermeneutico della sua celeberrima rubrica 

Soglie. L'iniziativa nasce dalla volontà di rispondere a un’esigenza sempre più sentita nel mercato editoriale contemporaneo: quella di una bussola critica affidabile, capace di orientare i lettori nella vasta produzione libraria odierna, svincolata dalle logiche puramente commerciali e focalizzata sulla qualità del testo.

I Contenuti. Il titolo della rubrica, Nuper (avverbio latino che significa recentemente, da poco), indica la tempestività con cui verranno analizzate le nuove uscite. Non si tratterà di semplici presentazioni, ma di vere e proprie disamine critiche, che superano la soglia della ridondanza, divenendo sintesi ed essenzialità critica. Manzoni offrirà al pubblico di Youtube recensioni puntuali di volumi di poesia e altro e forse oltre, mantenendo intatta la serietà dell’approccio analitico e giornalistico, ma adattandolo alla fruibilità del mezzo video.


Dichiarazione d’intenti. Questa sinergia tra una voce storica della critica e una piattaforma indipendente come quella di Stefano Donno rappresenta un segnale importante: la dimostrazione che l’approfondimento culturale può trovare nuova linfa attraverso i canali digitali, raggiungendo un pubblico trasversale senza cedere alla superficialità.


Coordinate dell’appuntamento:
Titolo Rubrica: Nuper
Curatore: Franco Manzoni

Canale Ospite: Stefano Donno Free Web TV - https://www.youtube.com/@stefanodonnofreewebtv
Data di inizio: Giovedì 1° gennaio 2026
Cadenza: Settimanale (ogni giovedì)

Profili Biografici: Stefano Donno: Editore de I Quaderni del Bardo Edizioni, poeta, fotografo digitale e promotore culturale, fondatore di “Stefano Donno Free Web TV”, spazio digitale dedicato alla libera circolazione delle idee, all’arte e alla letteratura indipendente.


Contatti mail: forum.convergenzepossibili@gmail.com
 
Franco Manzoni: è nato a Milano il 3 maggio 1957. Dopo la laurea in Lettere classiche con una tesi in Storia greca, fondò nel 1984 e fu direttore responsabile della rivista di poesia e cultura Schema. Giornalista, è una firma da quarant’anni del Corriere della Sera in cronaca e in cultura. Sul domenicale la Lettura dal 2012 tiene la mini rubrica di segnalazioni critiche Soglie, confluite nel volume Soglie. Recensioni formato francobollo (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, 2025). Traduttore dal greco e dal latino, critico letterario, è stato autore di programmi Rai, consulente della Triennale di Milano e della Società Umanitaria. Ha pubblicato numerose sillogi poetiche, tra cui Esausto amoreTotòVerso la setaFaccinaFiglio del padrein fervida assenza. Sono uscite, inoltre, le raccolte En sombre de grito – In ombra di grido (Madrid, a cura di Emilio Coco), Înger de sânge Angelo di sangue (Eikon, Bucarest, versione di Eliza Macadan, 2018) e În inima nimicului - Nel cuore del nulla (Eikon - Cosmopoli Bucarest  Bacau, traduzione di Eliza Macadan, 2025).

martedì 30 dicembre 2025

SOLDI E GUERRA
di Angelo Gaccione



Premesso che stiamo ancora spettando di sapere come sia potuto accadere che il famoso 7 ottobre 2023 i miliziani di Hamas abbiano potuto violare tutti i sistemi di difesa e di controllo di Israele, uno dei Paesi militarmente più vigilati e con i servizi segreti più efficienti al mondo. Davvero non sapevano nulla? Davvero non c’è stato un complotto interno? Se il Governo non ha nulla da temere perché si oppone così caparbiamente ad una inchiesta indipendente per conoscere tutti i risvolti di quel tragico massacro? Perché, vista l’abilità investigativa nell’individuare i rifugi e gli spostamenti dei dirigenti di Hamas - che l’esercito di Israele ha ammazzato con millimetrica precisione - gli artefici del massacro del 7 ottobre armati di tutto punto, abbiano potuto eludere i controlli? 



Ciò premesso veniamo agli arresti di questi giorni in Italia. Cittadini di origine palestinese hanno raccolto soldi per mandarli in Palestina. Qual era il governo legittimo in Palestina? Hamas, votato dalla maggioranza degli elettori di quel paese non fidandosi più di un partito corrotto come quello di Abu Mazen. Governo riconosciuto da una marea di Stati con cui il nostro da sempre è in buoni rapporti e fa ottimi affari. Quegli Stati davano soldi ad Hamas ma noi non dicevamo nulla perché erano nostri cari amici in affari. Hamas ha fatto comodo anche a Netanyhau che lo ha sostenuto per emarginare l’Olp (l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Questi sono fatti, non chiacchiere. Dall’Italia partivano regolarmente soldi raccolti dai palestinesi, ma nessuno li ha mai bloccati, segno che non avevano nulla di illegale. E sarebbero continuati ad essere legalmente raccolti e spediti se non fosse avvenuto quello che abbiamo visto in questi anni: l’attacco a 1.200 israeliani di cui 800 civili innocenti da parte di Hamas, lo sterminio di civili innocenti palestinesi. Su gli oltre 70 mila morti palestinesi, si calcola che circa il 90% di essi siano civili. Quando diciamo civili (da entrambe le parti) intendiamo: bambini, ragazzi, anziani, donne che non hanno nessuna colpa. E sono state quelle migliaia di civili innocenti che ci hanno spinto a riempire le piazze, per quel senso di umanità che non deve mai venire meno, e di disgusto che dobbiamo continuare a provare verso i massacratori. Veri mostri del genere umano.



La Magistratura dirà se parte di quei soldi sia stata usata per fini personali. Se così sarà, i responsabili dovranno essere puniti. Se invece sono stati mandati ad Hamas, governo legittimo di quei territori illegalmente occupati dal governo di Israele, dovranno essere rilasciati con le dovute scuse. Se invece verranno condannati al carcere, la Magistratura dovrà procedere con eguale severità contro i responsabili ad ogni livello istituzionale di quanti nel nostro Paese (ministri, presidenti, capi di partito, singoli parlamentari, produttori di armi e quant’altro), hanno mandato armi al governo di Israele perché hanno contribuito ad alimentare il massacro di civili innocenti e la devastazione di cose e beni indispensabili per la popolazione innocente: case, ospedali, scuole, asili nido, biblioteche, università, luoghi di culto, strade, esercizi pubblichi e quant’altro, che non erano obiettivi militari. Se il gruppo dirigente di Hamas è considerato dal governo di Israele una organizzazione terrorista, il governo di Israele lo è altrettanto per la popolazione civile palestinese massacrata senza colpa alcuna. E non solo dalla popolazione civile e innocente palestinese, ma dalla maggioranza di uomini e donne di ogni parte del mondo che ha conservato il senso di umanità e di compassione. La responsabilità del governo israeliano è immensamente più grave di quella di Hamas perché con la sua politica di sterminio indiscriminato, con l’azione disumana del suo esercito, ha fatto crescere un odio spaventoso verso il popolo ebraico. Persino in coloro che hanno sempre provato orrore verso quanto il nazismo ha prodotto di barbaro e di disumano nei loro confronti. Oggi i metodi e le politiche del governo israeliano verso una minuscola comunità umana come è quella palestinese, sono, agli occhi del mondo, molto simili a quelli che il nazismo ha perpetrato nei confronti degli ebrei sotto Hitler.

   

PRODUZIONE INDUSTRIALE
di Franco Astengo


 
La crisi industriale e le balle del Governo – Parte Prima
 
Da dati forniti dalla segreteria nazionale della CGIL rileviamo alcune delle tante situazioni di crisi riguardanti diversi settori della struttura industriale del nostro Paese con la produzione in calo ininterrotto da almeno tre anni (2025: -0,9%). Mentre la legge di bilancio pone la produzione di armi nella scia di una percentuale che dovrebbe arrivare al 5% del PIL ed è stato varato un decreto aggiuntivo rivolto esclusivamente a soddisfare gli appetiti di Confindustria è necessario far rilevare:
1) L’imporsi di uno squilibrio nel rapporto tra finanza ed economia verificatosi al di fuori di qualsiasi regola e sfuggendo a qualsiasi ipotesi di programmazione; 2) La perdita da parte dell’Italia dei settori nevralgici dal punto di vista della produzione industriale: siderurgia, chimica, elettromeccanica, elettronica. Quei settori dei quali a Genova si diceva con orgoglio “produciamo cose che l’indomani non si trovano al supermercato”; 3) A fianco della crescita esponenziale del debito pubblico si collocava nel tempo il mancato aggancio dell’industria italiana ai processi più avanzati d’innovazione tecnologica. Anzi si sono persi settori fondamentali in quella dimensione dove pure, si pensi all’elettronica, ci si era collocati all’avanguardia. Determinante sotto quest’aspetto la defaillance progressiva dell’Università con la conseguente “fuga dei cervelli” a livello strategico. Un fattore questo della progressiva incapacità dell’Università italiana di fornire un contributo all’evoluzione tecnologica del Paese assolutamente decisivo per leggere correttamente la crisi; 4) Si segnalano infine due elementi tra loro intrecciati: la progressiva obsolescenza delle principali infrastrutture, in particolare le ferrovie ma anche autostrade e porti e un utilizzo del suolo avvenuto soltanto in funzione speculativa, in molti casi scambiando la deindustrializzazione con la speculazione edilizia e incidendo moltissimo sulla fragilità strutturale del territorio. In questo contesto registriamo l’abbandono del welfare (ridotto a bonus come spot elettorali), la privatizzazione della sanità, la crisi del sistema delle autonomie locali ridotte a scorribande personalistiche con l’elezione diretta di Presidenti (definiti erroneamente Governatori) e Sindaci. Si potrebbe proseguire ricordando l’asservimento politico del sistema informativo, il clientelismo culturale e l’attacco all’indipendenza della magistratura, ma ci fermiamo a questo punto. 5) È assente una discussione seria sull’energia (da porsi in particolare relazione con l’analisi della situazione internazionale). 6) Sono questi riassunti in una dimensione molto schematica i punti che dovrebbero essere affrontati all’interno di quell’idea di riprogrammazione e intervento pubblico in economia completamente abbandonata dai tempi della “Milano da Bere” fino ad oggi. Sarà soltanto misurandoci su di un’idea di progetto complessivo che si potrà tornare a parlare d’intervento e gestione pubblica dell’economia: obiettivo, però, che una sinistra capace di rovesciare il proprio paradigma storico dovrebbe porre all’attenzione generale senza tema di apparire “controcorrente”. 
Vedremo settore per settore i punti di sofferenza segnalati dalla segreteria della CGIL (dati tratti dalla agenzia Collettiva del 24 dicembre 2025).

Automotive

Cassa integrazione straordinaria per i 366 lavoratori della Cooper Standard Automotive Italy di Battipaglia (Salerno, azienda produttrice di componenti in gomma per il settore automobilistico. L’ ammortizzatore sociale, iniziato il 10 ottobre, si concluderà il 9 ottobre 2026. La Cigs scongiura la chiusura dello stabilimento, con il conseguente licenziamento collettivo. Nell’intesa siglata al Mimit il 9 ottobre l’azienda si è impegnata a individuare, attraverso un advisor, soggetti industriali interessati a garantire la continuità produttiva e occupazionale. 
Emanato il 31 ottobre dal ministero del Lavoro il decreto di proroga dei contratti di solidarietà per i 3.750 lavoratori del sito di Pomigliano d’Arco (Napoli) della casa automobilistica Stellantis  Europe. L’ammortizzatore sociale, iniziato il 28 agosto, si concluderà il 27 agosto 2026. Attualmente su 32.803 addetti (dati Fiom Cgil), ben 20.233 sono coinvolti da ammortizzatori sociali, pari al 61,6% del personale.
Emanato il 12 novembre dal ministero del Lavoro il decreto di concessione dei contratti di solidarietà per i lavoratori della Agco di Breganze (Vicenza), multinazionale statunitense e terzo produttore mondiale di macchine agricole. L’azienda attraversa da tempo una fase di difficoltà, che ha visto fuoriuscite volontarie, mancati rinnovi di contratti a termine, ricollocamenti, cassa integrazione e periodi di stop produttivo. L’ammortizzatore sociale, iniziato il 3 novembre, si concluderà il 31 ottobre 2026.
Cinquanta uscite incentivate volontarie per rilanciare l’azienda in difficoltà. Questo l’accordo raggiunto a metà novembre nell’azienda Sole di Oderzo (Treviso), storico stabilimento di componentistica per automotive (con 520 dipendenti). L’intesa contiene anche un piano di riorganizzazione che punta a diversificare le produzioni. Sindacati: “L’incentivo all’esodo sarà differente fra chi avrà la possibilità di utilizzarlo come scivolo per raggiungere la pensione e chi invece, per motivi anagrafici, è ancora distante dall’età pensionabile, quindi potrà combinarlo con l’indennità di disoccupazione per ricollocarsi”. 
Contratti di solidarietà per i circa 300 lavoratori dello stabilimento di Assemini (Cagliari) della Bekaert Sardegna, multinazionale olandese produttrice di corde di metallo per pneumatici. L’ammortizzatore sociale, iniziato il 15 ottobre, si concluderà il 15 gennaio 2026. L’azienda ha annunciato la decisione di voler vendere limpianto a causa della crisi del settore automotive e della concorrenza cinese, la società Sernet è stata incaricata di cercare un acquirente. Attualmente sono in corso incontri presso il ministero delle Imprese, il prossimo vertice è fissato per gennaio 2026.

 

 

 

 

 

lunedì 29 dicembre 2025

COMUNICATO STAMPA DEL GAP


 

Coordinamento dei Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP) sull’arresto del presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia Mohammed Hannoun. La solidarietà non è reato: fiducia nella Magistratura, ma allarme per la criminalizzazione del dissenso e della tutela dei diritti.
 
Il Coordinamento dei Giuristi e Avvocati per la Palestina esprime stupore e sconcerto per la grancassa mediatica alimentata, in queste ore, da alcune testate dell’area della destra politica e culturale in merito alla notizia di cronaca dell’indagine che ha portato questa mattina all’arresto del presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, Mohammed Hannoun, accusato di aver gestito una rete di finanziamenti diretti ad Hamas. I toni allusivi, strumentalmente e farisaicamente scandalistici e spesso deformanti, utilizzati dagli articolisti sembrano perseguire l’obiettivo di trasformare ogni forma di denuncia del Genocidio e delle gravissime violazioni del diritto internazionale perpetrate da Israele in Palestina, nonché ogni manifestazione di solidarietà attiva verso il popolo palestinese, in un sospetto “fiancheggiamento” di presunte attività terroristiche. Riaffermiamo con chiarezza la massima fiducia nell’operato della Magistratura italiana e il pieno rispetto delle sue prerogative costituzionali. Proprio per questo auspichiamo che ogni accertamento venga condotto con rigore, serenità e garanzie piene, senza cedere a pressioni esterne, né lasciarsi condizionare da campagne mediatiche che, al di là dei singoli casi, mirano a disegnare un quadro “politico” utile a intimidire e delegittimare il dissenso. Non è affatto chiaro, allo stato, il motivo per cui i fondi di cui disponevano gli arrestati siano stati ritenuti destinati a finalità diverse da quelle umanitarie. Il ricorso a fonti israeliane per dichiarare l’appartenenza ad Hamas di determinate organizzazioni umanitarie non può essere ritenuto decisivo per la scarsa attendibilità di tali fonti, in quanto provenienti da Stato uso alla manipolazione politica della giustizia oltre che sotto accusa per genocidio e altri gravi crimini internazionali. Peraltro va considerata anche la natura complessa delle organizzazioni politiche palestinesi, sorrette da un certo consenso sociale e legittimate dalle norme di diritto internazionale alla resistenza contro l’occupante.
È doveroso ricordare che la solidarietà, la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà di associazione e l’impegno civile a tutela dei diritti fondamentali sono pilastri dell’ordinamento costituzionale. Allo stesso modo, l’azione di informazione, denuncia e tutela legale relativa a gravi violazioni del diritto internazionale umanitario - incluse le condotte genocidarie che la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale stanno valutando e investigando - non può essere compressa o delegittimata con insinuazioni, etichette infamanti o generalizzazioni che finiscono per colpire indiscriminatamente attivisti, volontari, operatori umanitari, giuristi e cittadini.
In un contesto segnato da una tragedia umanitaria di proporzioni immani, quella dell’Olocausto del popolo palestinese, la pretesa di presentare la solidarietà come “sospetta” e la difesa dei diritti come “pericolosa” costituisce un rovesciamento grave dei principi democratici: si tenta di spostare l’attenzione dalla protezione delle vittime e dall’accertamento delle responsabilità verso un terreno di delegittimazione del movimento di solidarietà e delle sue forme pubbliche e trasparenti di impegno.
Come Giuristi e Avvocati per la Palestina continueremo, con ancora maggiore determinazione, nell’opera di tutela e assistenza legale volontaria a favore di chiunque subisca provvedimenti repressivi ingiusti o sproporzionati, lesivi dei principi del diritto costituzionale e del diritto internazionale. Continueremo a farlo apertamente, in modo trasparente e nel pieno rispetto della legalità, nella convinzione che i principi di solidarietà, eguaglianza e giustizia non siano negoziabili e debbano prevalere su ogni tentativo di intimidazione o criminalizzazione del dissenso, così come continueremo a denunciare e chiedere l’avvio di indagini penali per l’accertamento delle responsabilità e la punizione di autori e complici del genocidio tuttora in atto.
Invitiamo, pertanto, tutte le istituzioni, l’avvocatura, il mondo accademico, la società civile e gli organi di informazione a respingere la logica delle insinuazioni e a difendere lo spazio democratico di chi chiede verità, responsabilità e protezione dei diritti umani per il popolo palestinese, senza ambiguità e senza doppi standard.
 
Coordinamento dei Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP) 

CONFRONTI



Luca Marchesini: precisazioni. 
 
Caro Angelo,
ti ringrazio degli articoli che quasi ogni giorno non ti stanchi di segnalarmi. Ho particolarmente apprezzato quello di Franco Astengo, grazie al quale ho avuto modo di riflettere, tra le altre cose, sulla necessità di impegnarsi, convincendo gli indecisi, al fine di respingere la riforma costituzionale, sottoposta a referendum, tesa a minare l’indipendenza della magistratura e a proteggere la classe politica da ogni sgradita forma di controllo: un compito che la sinistra mi sembra affrontare con assai scarsa determinazione.
Mi hanno invece lasciato non poco perplesso diverse affermazioni contenute in un altro articolo (Attaco alla nostra intelligenza), in particolare là dove, criticando le posizioni dell’economista Jacques Attali, se ne ricordano le origini ebraiche (“l’economista di origini ebraiche Jacques Attali”): un particolare, ai fini dell'argomentazione, del tutto irrilevante, la cui sottolineatura, insieme ad altre precisazioni alquanto gratuite di identico segno sparse qua e là nel testo (“Mario Draghi ha ricevuto il premio (...) direttamente dalle mani del rabbino di New York”), mi induce a pensare, con un certo sgomento, che taluni stereotipi, fino a poco tempo fa confinati entro certe nicchie riconducibili alla destra più impresentabile, stiano ormai dilagando, rotti gli argini, oltre i confini tradizionali.
Un abbraccio
Luca

domenica 28 dicembre 2025

LA “DEFORMA” DELLA CORTE DEI CONTI
di Franco Astengo


 
La Destra approva la schiforma: può valere un referendum?
 
Può valere un referendum la “deforma” della corte dei conti appena approvata dal Senato? Mi permetto di rivolgere questo interrogativo a tutte le forze democratiche che si stanno apprestando a sostenere lo scontro referendario per la difesa dell’indipendenza della magistratura. Ci troviamo dentro allo stesso filone di una destra al governo insofferente alle autorità di controllo e ai contrappesi al potere esecutivo: nella sostanza una destra di governo che non riconosce la separazione dei poteri trascinandoci all’indietro nella successione della storia puntando ad eliminare il processo democratico che aveva portato alla Costituzione Repubblicana (al proposito si veda il ricordo dell’MSI postato in queste ore dal Presidente del Senato).
Per completezza al riguardo del nostro interrogativo di partenza verifichiamo alcuni punti di questa vera e propria “deforma” (ricordando anche come il copyright di questa affermazione appartenga al compianto Felice Besostri).
Andando per ordine:
1) La deforma della Corte dei Conti è devastante prima di tutto nel rapporto tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione riducendo sensibilmente la responsabilità di chi amministra il denaro pubblico. Una riduzione di responsabilità che si verificherà in un paese come l’Italia che detiene nell’Unione Europea la più alta percentuale di sprechi del denaro pubblico;
2) La riduzione al 30% del tetto massimo per i risarcimenti dovuti in caso di danno erariale attenua sensibilmente la funzione di deterrenza della pena. Così la condanna diventa irrisoria e potrebbe essere considerata quasi un investimento per un potenziale corruttore (quasi come l’abuso edilizio in attesa della ciclica sanatoria);
3) Nessuno studio conferma il teorema della cosiddetta “paura della firma” che limiterebbe l’operatività della Pubblica Amministrazione. Basta analizzare i dati degli anni successivi al Covid quando nel 2020 il governo Conte introdusse lo “scudo”: la velocità dell’amministrazione è sempre peggiorata;
4) Si sta procedendo nella stessa direzione della separazione delle carriere con il taglio dei procuratori generali e l’unificazione delle funzioni: infatti a livello territoriale ci saranno vice-procuratori coordinati dalla procura generale. Il fatto grave consiste che quando ci si troverà in presenza di una nuova indagine complessa il procuratore generale nominato dal consiglio di presidenza influenzato dagli equilibri politici potrà inserirsi nella gestione del fascicolo. Questo significa che un unico procuratore generale da Roma potrebbe controllare le indagini nelle 20 regioni italiane;
5) Viene introdotto il “silenzio-assenso”: una forma che non si addice alla magistratura e che non esiste come istituto per un ordine “magistratuale”. L’incremento del controllo preventivo non ci dice tutto: il magistrato si limita a verificare la conformità di legge ma non può sapere quel che accadrà dopo in fase di esecuzione ed è lì che si verificano i maggiori casi di spreco.

ATTACCO ALLA NOSTRA INTELLIGENZA
di Chicca Morone


 
“Gli umani sono da oggi degli animali hackerabili. Questa stessa idea che abbiano un’anima o uno spirito, e nessuno di loro sa cosa succeda dentro di loro e che abbiano liberi desideri, da oggi è superata”. Traduzione di una perla di saggezza di Yuval Noah Harari, Top Advisor di Klaus Schwab
  
Siamo probabilmente una delle ultime generazioni di Homo Sapiens in quanto nelle prossime generazioni impareremo a ingegnerizzare corpi, cervelli e menti.
Ma come saranno i futuri padroni del pianeta? Questo sarà deciso dalle persone che possiedono i dati. Perché i dati sono così importanti? Perché abbiamo raggiunto un punto in cui possiamo hackerare non solo i computer, ma anche gli esseri umani e altri organismi. Di che cosa si ha bisogno per hackerare un essere umano? Sono necessarie due cose: di molta potenza di calcolo e di molti dati, specialmente dati biometrici. Ma il controllo dei dati potrebbe consentire alle élites umane di fare qualcosa di ancora più radicale che costituire dittature digitali. Hackerando gli organismi, le élites potrebbero ottenere il potere di reingegnerizzare il futuro della vita stessa, perché una volta che si può hackerare qualcosa, solitamente si può anche ingegnerizzarla. Tutta la vita per 4 miliardi di anni (dinosauri, amebe, pomodori, esseri umani) è stata soggetta alle leggi della selezione naturale e alle leggi della biochimica organica. Ma questo ora sta per cambiare: la scienza sta sostituendo l’evoluzione tramite selezione naturale, con l’evoluzione tramite design intelligente. Non design intelligente di qualche Dio sopra le nuvole, ma il nostro design intelligente: quello delle nostre nuvole (IBM, Microsoft) le nuove forze motrici dell’evoluzione. Nello stesso tempo la scienza può rendere possibile la vita, dopo che è stata confinata per 4 miliardi di anni nel regno limitato dei composti organici, la scienza può permettere alla vita di emergere nel regno inorganico” (Yuval Noah Harari – WEF, 31 gennaio 2018)



Due anni dopo, la pandemia! Un evento che ha distrutto qualsiasi forma di dignità e di tutela della privacy dell’individuo, mettendo le basi alla realizzazione del piano delirante delle invocate élites del filosofo israeliano. Sfortunatamente ciò che allora sembrava una vera e propria follia, oggi pare essere assai prossima e con connotazioni più che inquietanti. Il fatto che il virus sia partito in primis dal laboratorio cinese di Wuhan (forti i legami con il Galveston National Laboratory negli Stati Uniti, il Centre International de Recherche en Infectiologie in Francia e il National Microlology Laboratory in Canada) non è da sottovalutare perché è proprio in Cina che il controllo sulla popolazione è stato ampiamente deformato, rispetto al progetto canadese di incentivazione ad azioni salutari, con ricompense dei comportamenti virtuosi dei cittadini: il sistema di sorveglianza cinese rimane tuttora uno sconcertante esempio di come si diventa schiavi.

Harari

E di schiavitù ne parla il professor Harari, quando considera una nuova enorme classe di gente “inutile”, visto che i computer diventano sempre più potenti, in un numero sempre maggiore di campi: secondo lui esiste la chiara possibilità che diventino migliori di noi nella maggior parte dei compiti, rendendoci superflui; una pia illusione ma con grosse implicazioni per l’uomo nella fiducia i se stesso, vittima della credulità umana. A questo punto la domanda di carattere politico ed economico sorge spontanea nel cervello di alcuni personaggi, facenti parte della famosa élite “A cosa servono gli uomini? A cosa servono così tanti uomini?”
Uno su tutti, l’economista di origini ebraiche Jacques Attali conferma che dopo i sessantacinque anni l’uomo diventa un peso per la società, in quanto consuma più di quanto abbia potuto produrre (L’avenir de la vie, Entretiens avec Michel Salomon, collection Les Visages de l’avenir, éditions Seghers - 1981). Arriva anche a predire che sarà trovato un mezzo per ridurre la popolazione, in un primo tempo, appunto, degli ultra settantenni, “nous nous en débarrasserons en lui faisan croire que c’est pour leur bien”: niente da eccepire, si sono sbarazzati di un bel numero di cittadini obbedienti ai diktat di un altro encomiabile economista, Mario Draghi, la maggior parte provvisti di Greenpass, dalle ambigue implicazioni!
E sul documento che era “una misura con cui gli italiani possono continuare a esercitare le proprie attività, a divertirsi andare al ristorante a partecipare a spettacoli all’aperto o al chiuso con la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose” peccato l’illustre statista essere stato smentito dagli abbondanti contagi di chi si era fidato delle sue indicazioni, per altro disattese anche dalla stessa casa farmaceutica produttrice. Niente paura, però, l’onore è salvo: pochi mesi dopo Mario Draghi ha ricevuto il premio come miglior statista dell’anno (“Il primo ministro Mario Draghi è un leader inclusivo, un uomo saggio e con un cuore che ha portato stabilità) direttamente dalle mani del rabbino di New York Arthur Schneier al “World Statesman Award 2022” della Appeal of Conscience Foundation a New York. Immancabile la stretta di mano dell’ormai defunto Henry Kissinger, quello che aveva avvertito Aldo Moro della pericolosa deriva che stava prendendo l’Italia con il suo progetto di compromesso storico. 


 
Oggi ci troviamo in un mondo malato in cui l’Intelligenza Artificiale fatta arrivare alla portata di tutti proprio in periodo pandemico, se da una parte ha velocizzato i tempi per molte operazioni, dall’altra ha manifestamente ridotto la creatività del singolo individuo che poco alla volta si è abituato a ricorrere a lei, convinto di una migliore realizzazione delle proprie idee: nessuno sforzo per trovare una parola, un verbo, una frase migliore… lei ha qualità superiori, è un assioma. Se nel campo lavorativo risolve molti compiti, dapprima espletati dall’uomo, con notevole vantaggio di chi possiede aziende, imprese e organizzazioni volte alla produzione di denaro, nell’ambito del singolo che ha bisogno di lavorare, la sua sostituzione da parte di un macchinario non è certo di buon auspicio: quale soluzione può trovare?
Il diritto al lavoro,
come sancito dagli articoli 4 e 35 della Costituzione Italiana, non è qualcosa di astratto bensì un cardine della democrazia: non può e non deve essere sostituito dal reddito di cittadinanza come palliativo: calpestare la dignità umana non porta grande giovamento alla comunità. La creazione di questa enorme classe di gente “inutile”, la divisione dell’umanità in diverse caste biologiche, con i ricchi che vengono elevati a status di veri e propri Dei e i poveri relegati al livello di gente inetta, non possono produrre che rivolte e guerre: inutile invocare pace ed equilibrio nelle popolazioni se non si estirpa questa arrogante volontà di sopraffazione delle cosiddette élites globaliste.

 

 

  

SU CARACCI
di Rinaldo Caddeo


 
Realtà e personificazioni ctonie e mitologiche, nell'ultima prova narrativa di Roberto Caracci.
 
Caron dimonio, con occhi di bragia,
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s’adagia.
(Dante, Inferno, C.III, vv.109-111).
 
In misure, contesti e modalità sempre diversi, al centro di questi racconti, della raccolta Come te stesso di Roberto Caracci (Editoriale Delfino 2025), è Caronte. Tranne l'ultimo. In che senso? La prima notte dei pipistrelli: due cani, due pipistrelli, un uomo e una donna. È forse la prima notte di nozze? Non è del tutto certo ma è certo che lui la vuole possedere. Lei preferirebbe rimandare: è prostrata, dopo la festa, forse, di nozze. E poi una scena l'ha scossa: due cagnacci si sono azzuffati, a lungo e con ferocia in cortile. Lava i piatti, rigoverna la cucina, mette in ordine, fa la doccia... poi vanno a letto. La finestra è aperta, fa caldo, è estate, due pipistrelli s'infilano nella stanza. Lei sta per urlare ma lui blocca con una mano il grido sulla bocca. Si alza, prende la scopa, colpisce e ammazza le due creature alate, spargendo piume e sangue, dopo aver mandato in frantumi il lampadario facendolo crollare a terra. È una catastrofe e la messa in scena di un sacrificio: con un lungo coltello da cucina, lui finisce e scotenna le povere creature e ne getta gli avanzi dal terrazzo.
Il dramma è raccontato in prima persona, dal punto di vista e di ascolto della donna. È nel suo vissuto drammatico, una sorta di incubo raccapricciante, che entriamo nella sua cattività che da paura diventa terrore, orrore, in un crescendo rossiniano, che sale al parossismo fino a spegnersi in un adagio paradossale. Siamo in un appartamento borghese di una qualunque periferia urbana. La protagonista vive e noi con lei, una brutalizzazione visionaria dell'ambiente. Si comincia con la zuffa canina, poi arrivano i pipistrelli, due pezzi di notte, due stracci neri e umidi, che ruotano a zig-zag nell'aria della stanza, urtano i muri, si adagiano con un fruscio appena udibile al cuscino. Poi ci si mette il valoroso Alfonso.
Alfonso è il marito. Paragonato a una biscia, a un orso, grugnisce, ringhia, soffia con il naso, morde nel tentativo di possedere la moglie riluttante, sopra e sotto le lenzuola. L'arrivo dei pipistrelli scatena in Alfonso una rabbia belluina e una violenza senza freni che innesca una metamorfosi demoniaca, contrassegnata dagli occhi iniettati di sangue di Caron dimonio. 
Conclusa l'ordalia del sangue e delle piume, la donna rimane paralizzata, supina sul materasso come su di una lastra di marmo. Non le resta che cedere alla furia erotica di Alfonso, trasformato in un demone/angelo alato, ormai spinto oltre l'imbestiamento. Nelle spire vorticose di una grottesca condensazione/sublimazione/transfert si affida al volo dell'immaginazione: «immaginavo di decollare verso la sciame baluginante degli astri, fasciata dalle ali enormi di un pipistrello che aveva il volto della persona a cui sussurravo, ripetendoglielo fino a convincermene prima del sonno, "Ti amo".» (Roberto Caracci, Come te stesso, p.27).


 
Il secondo racconto, Inseguimento a due voci, è una narrazione a specchio in cui il protagonista si capovolge e assume le fattezze demoniache dell'antagonista. In questo caso, l'antagonista/protagonista ha gli occhi neri, i capelli lucidi di gel e porta a un braccio un tatuaggio che raffigura due angeli che volteggiano nello spazio tenendosi per mano. Nella prima sezione del racconto lo sorpassa in montagna rombando e facendogli un gestaccio, nella seconda gli sferra un calcio nella schiena imprimendogli nella schiena l'impronta del suo scarpone. Nel terzo racconto, Delitto senza castigo, ci sono tre esiti diversi della medesima storia: un omicidio, un suicidio, una fuga.
Al centro della narrazione c'è un lavavetri, in una stazione di servizio in autostrada, in tuta da benzinaio, che senza chiedere il permesso lava i vetri delle automobili parcheggiate presso l'auto- grill: alzato un tergicristallo, attende l'obolo per il servizio non richiesto. Il Nostro eroe, assolutamente al verde, non glielo dà.
Nel primo esito il lavavetri s'infuria e piega in due il tergicristallo della Panda scassata del Nostro. Il Nostro stacca il tergicristallo e glielo infilza in gola uccidendolo. Nel secondo e nel terzo esito, il lavavetri si limita ad augurargli, in un napoletano rozzo, di provincia, di precipitare nell'acqua del mare, come poi accade. Basso e tarchiato, il lavavetri, faccione squadrato da bulldog, ha uno sguardo da predatore, i suoi occhi grigio-verdi, sono gelidi e inespressivi come quelli di un rettile.
Nel quarto racconto, L'addomesticamento del lupo famelico, il lupo è la Morte che viene riportata a più miti consigli dalla trasformazione del Lupo cattivo in cane domestico e viene anch'Ella addomesticata con una reciproca accettazione. Favola emblematica, si svolge nella mente di un bambino come sviluppo ed elaborazione della paura della Morte come paura del Lupo. Il lupo non ci mangia se noi gli diamo da mangiare: questa è la scoperta di un bambino avventuroso, nonché inventore e scrittore. La Morte-Lupo, la Grande Bestia, è rappresentata con denti digrignanti e il rosso sangue degli occhi, striati di nero, che, con la sua benefica metamorfosi, assume venature di verde smeraldo.


 
Nel quinto racconto, Tepore d'inverno, si tratta della storia di un viaggio rocambolesco, ancora una volta narrata in prima persona, dentro il punto di vista/ascolto/contatto di uno studente ginnasiale, con il groviglio dei suoi libri, verso la scuola, in un autobus pieno come una scatola di sardine. Caronte, in questo caso, assume le fattezze di un bigliettaio che sgrida e incita i poveri passeggeri a non rimanere fermi come muli ma ad andare avanti: una parola, quando non c'è spazio nemmeno per uno spillo! Anche Lui riscuote le monete (come il lavavetri e come il Caronte pagano) ed ha un faccione con una criniera sale e pepe. I suoi occhi sono tondi e vitrei, da civetta, con una pupilla gelida. Infine diventano rossi da rapace quando puntano il Nostro narratore / protagonista che ha un contatto fisico ravvicinato e prolungato, fino al rapimento (tanto da trasmutare l'autobus sgangherato e traboccante in un'astronave lanciata negli spazi siderali), con la ragazza dal caschetto d'oro. Scatta e si scaraventa sui due l'aspro, ancipite rimprovero/incitamento ad allontanarsi
progredire. Se Caronte sprona con le parole e picchia con il remo chiunque esiti o rallenti l'ingresso nella barca che, attraversando l'Acheronte, conduce nell'aldilà, il nostro bigliettaio esorta a procedere e sgrida i passeggeri che si bloccano all'ingresso o nei punti intermedi dell'autobus.



Nel sesto racconto, Il tunnel tra le dita, un bambino scava un buco nella sabbia, lungo la spiaggia del mare, che diventa un tunnel che entra in contatto con il tunnel di un amico. Ma il Nostro (sempre più un alter ego dell'autore, un altro te stesso) non si accontenta e continua a scavare e a coltivare con l'immaginazione lo scavo di nuovi tunnel fino a costruire un labirinto.
In questo caso non c'è un demone ma solo un monello, tale Diego, che insulta e cerca di ostacolare l'attività scavatoria del Nostro, senza riuscirci. Il protagonista diviene il Caronte di se stesso che in se stesso trova la coscienza per un cambiamento. Con il suo ingegno e la sua tenacia riesce a scavare e a trovare le sotterranee vie dell'altrove. In questi personaggi dei racconti di Caracci ritroviamo alcune caratteristiche che richiamano sia il Caronte pagano sia quello cristiano. Nel VI Canto dell'Eneide di Virgilio e nel III dell'Inferno di Dante, Caronte è sia guardiano implacabile e severo custode sia psicopompo, traghettatore, mediatore dell'oltre. Sia per Virgilio sia per Dante oltre alla barba e ai capelli bianchi, gli occhi sono infuocati dall'ira. Al centro del centro del libro, Caracci smette di raccontare il racconto ma si mette a raccontare il raccontare cioè ci recapita il suo metaracconto, un'altra forma di racconto. Lo scrittore si chiede, nel corso del racconto, che cosa significa raccontare: rivelare la realtà o inventare storie o tutte e due le cose?
«raccontare è come passeggiare, errare, vagabondare. Raccontando esco e non vado da nessuna parte, vado e basta. [...] Così il primo oggetto del tuo racconto può essere tradito, senza alcun senso di colpa, sopravanzato da altri oggetti, a loro volta destinati a essere traditi, perché non indispensabili. E se l'oggetto del raccontare è la tua stessa vita, prima o poi sarà quella vita, semplice e angusta, ad essere scavalcata e tradita, sostituita da altre vite, che sono comunque le tue, perché 'potevano' essere le tue.» (Ibidem, p.68).



 
A una divaricazione narrativa in una molteplicità di sbocchi/percorsi ci avevano già abituato scrittori come Calvino o Borges ma non con la radicalità di una equazione così paradossale tra realtà e allucinazione. Mai come in questi racconti la narrazione lucida, minuziosa, iper-realista di Caracci s'imbatte nel visionario- parossistico e fa i conti con il simbolico. È una stratificazione simbolica che si può disporre su diversi piani. Uno di questi è quello mitologico. La narrazione stessa propone ironicamente figure come il Minotauro, il Lupo di Cappuccetto Rosso e di San Francesco, Polifemo, Pulcinella, Mangiafuoco, mostri, maschere, diavoli, pianeti ctonii, gassosi, labirintici, della mitologia e della fiaba. Ho individuato Caronte come una figurazione inconscia, a un incrocio di questo passeggiare/errare della narrazione riflessiva e della riflessione narrativa di Caracci. Una figurazione comica, cosmica e drammatica, duplice, ambigua e ancipite: minaccia, arresto e impedimento, ma anche passaggio, promozione.
Nell'ultimo racconto questa figurazione sembra essersi risolta nella stessa narrazione. Non appare più necessaria. Il giovanissimo scavatore non ha bisogno di chiedere il permesso o l'aiuto di nessuno. Ha imparato come si fa. E come Dante, nella Vita Nuova, spiega a un gruppo di donne gentili che lui, d'ora in avanti, può fare a meno di tutto e di tutti, anche del saluto di Beatrice, per celebrare il suo amore: gli basta scriverlo, elaborarlo nella e con la scrittura. Così: «domani avrei continuato a scavare, e così ancora dopodomani, e tutti i giorni successivi. Io stesso non sapevo quale percorso avrei compiuto. E non lo volevo neanche sapere. Sarei andato avanti. Nessuno avrebbe potuto fermarmi, né Diego né il sole cocente. Me ne sarei dato tutto il tempo. Sarebbe stato il mio labirinto, la mia trincea, la mia strada.» (Ibidem, p.124).

Privacy Policy