UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

venerdì 19 dicembre 2025

L’EUROPA VERSO IL SUICIDIO?


I capi di governo tedesco e polacco
pronti alla guerra con la Russia
 
Riproduciamo alcuni passaggi del discorso di Putin tenuto durante una recente riunione allargata del Consiglio del Ministero della Difesa, non perché siamo filo putiniani, anzi, lo abbiamo ribadito fino alla noia: tutti gli Stati armati ed ogni forma di militarismo e di guerra ci fanno schifo. Lo facciamo perché i nostri governanti (o sgovernanti scemi di guerra, come li definisce Travaglio) se avessero un po’ di sale in zucca, almeno su questi elementi dovrebbero confrontarsi con i Russi e trovare una via d’uscita diplomatica, invece di sabotare i negoziati di Trump. A meno che non abbiano realmente deciso di suicidare in un confronto nucleare la “civiltà europea”, seguendo le orme della Germania, della Polonia, di personaggi esaltati e sprovveduti come la von der Leyen, la Kallas e loro simili che danno la guerra certa e ravvicinata con la Russia, e del Pdg (Partito Della Guerra) come più correttamente si dovrebbe chiamare il Partito Democratico guidato dalla Picierno e dalla Schlein. Il Pd crede di recuperare il voto della maggioranza degli italiani che non vanno più a votare, a suon di bombe, di armi, di miliardi da mandare a Zelensky per far continuare il massacro in Ucraina. E i loro dirigenti hanno la faccia tosta di andare in televisione a dire che vogliono risanare la sanità e le condizioni degli italiani che non riescono più neppure a curarsi. Poveri illusi.


 
“(…) Non mi soffermerò ora sull’espansione della NATO, sebbene il suo ruolo sia ovvio. Ancora oggi ci viene detto che non abbiamo il diritto di dettare come gli altri debbano garantire la loro sicurezza o di privarli delle loro scelte. Non stiamo privando nessuno di nulla. Non stiamo avanzando richieste eccezionali. Stiamo semplicemente insistendo affinché le promesse fatteci vengano mantenute. È stato dichiarato pubblicamente che la NATO non si sarebbe espansa verso est. Cosa è seguito? Lo hanno ignorato completamente, e un'ondata di espansione si è susseguita all'altra. Ripeto: non stiamo chiedendo nulla di straordinario, solo che le garanzie forniteci vengano rispettate. Credo che tutti qui capiscano che gli accordi con l’Unione Sovietica sono stati trattati in un modo, e gli accordi con la Russia moderna, dopo la disintegrazione dell’URSS, in un altro. Tutti i nostri interessi sono stati semplicemente ignorati. Questo alla fine ha portato al colpo di stato in Ucraina. Che tipo di democrazia è questa, quella di cui ci hanno parlato per decenni? È stata una semplice presa di potere armata. Se fossero andati alle urne - come ho detto innumerevoli volte - avrebbero vinto le elezioni in modo leale. Niente li fermava; la vittoria era assicurata. Ma no: semplicemente dimostrarono la loro forza, e questo fu tutto. In seguito, hanno iniziato a reprimere violentemente il sud-est, le loro regioni sudorientali, scatenando di fatto una guerra. Non siamo stati noi a iniziare la guerra nel 2022; sono state le forze distruttive in Ucraina, sostenute dall’Occidente. In sostanza, è stato l’Occidente stesso a fomentare questo conflitto. Stiamo solo cercando di porvi fine, di fermarlo. Inizialmente, abbiamo perseguito mezzi pacifici attraverso i negoziati di Minsk, come ricorderete. Alla fine, siamo stati costretti a introdurre una componente militare quando è diventato chiaro che eravamo stati ingannati. Quell’inganno è stato poi messo a nudo: alti funzionari hanno dichiarato senza vergogna di non aver mai avuto intenzione di onorare gli accordi, ma solo di guadagnare tempo per armare ed equipaggiare le forze ucraine. Hanno architettato un colpo di stato, avviato operazioni militari e deliberatamente - ne sono convinto, deliberatamente - hanno scatenato una guerra. Il Presidente Trump ha affermato che se fosse stato in carica all’epoca, niente di tutto questo sarebbe successo. Potrebbe avere ragione. Perché la precedente amministrazione ha deliberatamente portato la situazione a un conflitto armato. E credo che il motivo sia chiaro: credevano che la Russia potesse essere rapidamente smantellata e disintegrata. I subordinati porci europei si sono immediatamente uniti agli sforzi della precedente amministrazione americana, sperando di trarre profitto dal crollo del nostro Paese: per recuperare ciò che era andato perduto in precedenti periodi storici e per esigere una sorta di vendetta. Come è ormai evidente a tutti, ognuno di quei tentativi, ogni disegno distruttivo contro la Russia, si è concluso con un fallimento totale. (…) Abbiamo nuovi armamenti e nuovi sistemi d’arma. Nessun altro al mondo li possiede, e nessuno li avrà per molto tempo. L’ho già detto e conosciamo l’Avangard, il Burevestnik e altri sistemi. (…)  Abbiamo sempre affermato - e voglio ribadirlo - che restiamo pronti ai negoziati e pronti a risolvere tutti i problemi emersi negli ultimi anni con mezzi pacifici.
L’amministrazione degli Stati Uniti ha dimostrato tale disponibilità e siamo impegnati nel dialogo con essa. Spero che lo stesso accada in Europa. È improbabile con le attuali élite politiche, ma sarà inevitabile man mano che continuiamo a rafforzarci, se non con i politici attuali, con un cambio di élite politiche in Europa”.
 
http://en.kremlin.ru/events/president/news/78801

 

ASTENSIONISMO E GUERRAFONDAI
di Luigi Mazzella


 
Ritorno al “proporzionale”
 
Per ricondurre gli Italiani alle urne, arrestare il deleterio aumento dello astensionismo, e costringere chi si dedica alla politica a ragionare per trovare accettabili accordi di governo, non c’è altra via che il ritorno a un sistema di votazione proporzionale: puro e senza premi di maggioranza che inducano a coalizioni pre-elettorali, innaturali e forzate, che durano per lo spazio di un mattino. L’Italia, uscita da una cruenta guerra civile dopo la sua sconfitta, nella seconda guerra mondiale, con tale sistema elettorale, seppe trovare il modo di riprendersi. E senza la Sinistra democristiana di Vanoni, succube degli Stati Uniti, preoccupati dalla crescita produttiva del “Bel Paese” contraria a una clausola del Trattato di pace, avrebbe avuto un boom economico maggiore di quello vantato oggi da Trump. Certamente ritroverà quella capacità, dopo le lotte nel pollaio delle due “pulzelle” (Meloni e Schlein ndr) ormai del tutto fuori controllo. Usciti da un mefitico contesto, reso progressivamente del tutto asfittico da due coalizioni ugualmente asservite alla peggiore America (quella del Deep State, impadronitosi del partito “Democratico” degli Obama e dei Biden), gli Italiani desiderosi di neutralità sapranno dare voce al loro desiderio di pace, dando vita a forze politiche che si tengano lontane, in limiti ragionevoli, dagli altri Paesi Europei fomentatori di guerre e generatori di distruzioni. Persino i “pacifisti” ridotti al silenzio e costretti a ritornare nei ranghi, dopo sofferti conati, dalla logica spietata delle coalizioni di minoranze (che per truffa elettorale possono diventare e diventano maggioranze di governo) potranno uscire da quel limbo di uomini “a tutto chiamati e a nulla eletti” cui sono costretti dall’imprevista prepotenza e prevaricazione delle due “pulzelle”, entrambe devote di Biden che concedono agli “affiliati” spazi di manovra sempre più angusti, condannandoli ad un’inevitabile scomparsa politica.

 

VE LO DICO IN VERSI
di Marcello Campisani


 

Se...
 
Se nell’Europa della malinconia
- fatta eccezione per la regia Spagna -
ci fosse un'ombra di democrazia,
di brutto finirebbe la cuccagna
 
dei loro proditori governanti
e d'ogni altro lurido elemento,
in quanto condannati tutti quanti
per ripugnante alto tradimento.
 
Come fosse un bene lor privato,
esultanti come dopo un gol,
si son venduti cittadini e Stato
come le anime morte di Gogol.
 
Non sanno più che balle raccontare:
ci dicon di difendere l’Ucraina,
facendola frattanto massacrare,
nonché mandandoci in rovina
 
con tutte quelle armi da acquistare
se non vogliamo essere aggrediti,
in realtà allo scopo d’ingrassare
il patrimonio degli Stati Uniti.
 
Che tutti ci dobbiam sacrificare
perché la pace non sarà mai giusta
- il vincitore si deve rassegnare -
se non si rinuncia alla conquista
 
Certo per arrivar fino a Lisbona
bisognerebbe varcare l’Ucraina
quindi cioè quella più vasta zona
tutta quanta in mano americana!
 
Trump insomma pretendeva meno.
Anche lo schiavo ha qualche dignità.
Il servilismo invece è senza freno:
va oltre ciò che chiede sua maestà.

A CASA CRESCENZAGO
Un Natale di pace, diritti umani, cura dell’ambiente.





 

BUSTO ARSIZIO PER GAZA




VIGILIA IN PIAZZA DEL DUOMO A MILANO
Veglia natalizia per la pace in Palestina.





giovedì 18 dicembre 2025

STATO DI DIRITTO
di Franco Astengo


 
Il Rapporto della Commissione Europea e la situazione Italiana.   
 
È stato appena pubblicato il rapporto della riunione interparlamentare LIBE svoltasi a Bruxelles lo scorso 11 dicembre relativa alla situazione dello stato di diritto nell'Unione Europea.
La Riunione interparlamentare sulla situazione dello Stato di diritto nell’UE, promossa dalla Commissione libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) del Parlamento europeo, ha assunto cadenza annuale a partire dal 2021.
L’obiettivo della riunione interparlamentare è quello di acquisire le valutazioni dei parlamenti nazionali in vista della preparazione della relazione e del progetto di risoluzione che la Commissione LIBE predispone e sottopone al voto della plenaria del Parlamento europeo.
La relazione esamina il rispetto del principio dello Stato di diritto analizzando le sue declinazioni ed evoluzioni, sia positive che negative, verificatesi in tutti gli Stati membri in quattro settori chiave:
 
* il sistema giudiziario (tra l’altro riportando le risultanze dell’analisi comparativa dell’efficacia e indipendenza del potere giudiziario effettuata dalla Commissione europea nel Quadro di valutazione della giustizia, EU Justice scoreboard);
* il quadro anticorruzione;
* il pluralismo e la libertà dei media;
* altre questioni istituzionali relative al sistema di bilanciamento dei
poteri.
 
La relazione del 2025 pone poi particolare attenzione su questioni che, all’interno dei quattro settori, hanno un legame diretto con il corretto funzionamento del mercato unico, quali una sana regolamentazione, le norme in materia di appalti pubblici e la stabilità del contesto normativo.
Ad esempio, l'efficienza, la qualità e l'indipendenza dei sistemi giudiziari sono ritenuti fondamentali per le prestazioni delle imprese e le decisioni di investimento, le misure anticorruzione per garantire condizioni di parità per le imprese, mentre un ambiente mediatico basato su norme chiare e aperte
per l’interesse commerciale dei fornitori di servizi di media.
La relazione comprende inoltre nuovi settori di segnalazione, quali la gestione delle cause commerciali da parte della magistratura, la stabilità del contesto normativo, l'effettivo funzionamento e l'indipendenza delle autorità di regolamentazione e il controllo giurisdizionale delle decisioni amministrative.


 

Il capitolo dedicato alla situazione dello Stato di diritto in Italia riporta:
• una valutazione dei progressi compiuti rispetto alle raccomandazioni formulate nella relazione del 2024;
• le nuove raccomandazioni alla luce degli sviluppi verificatisi dopo la pubblicazione della relazione del 2024;
• altre considerazioni che generalmente riportano giudizi di soggetti terzi ma non sono formulate come raccomandazioni specifiche e puntuali della Commissione.
 
Dal punto di vista riassuntivo è necessario notare i principali punti critici riguardanti il ruolo dell'informazione affrontato con specifica capacità analitica dalla Commissione, la magistratura (compresa quella contabile), la condizione di libertà associativa e politica (decreto sicurezza), il quadro anticorruzione (con specifico riferimento al reato di abuso d'ufficio), il bilanciamento dei poteri.
Questo insieme di valutazioni che non nascondono alcuni giudizi di progresso ci indicano, sostanzialmente, un arretramento dello Stato di diritto disegnato dalla nostra Costituzione. Sarà questo il punto nevralgico da affrontare con il referendum sulla magistratura. Un referendum da non ridurre semplicemente a fatto tecnico e neppure da trasferire interamente sul piano politico immediato con una idea plebiscitaria sia da parte del governo, sia da parte dell'opposizione. Si tratterà di porre per intero il tema dell’affermazione costituzionale e sotto questo aspetto le valutazioni della Commissione Europea possono risultare utili a definire un quadro generale.
 
Riportiamo alcuni significativi punti di sintesi invitando alla lettura del testo completo reperibile online:

 
Sono stati compiuti alcuni progressi:
nel proseguire l’impegno volto a migliorare ulteriormente il livello di digitalizzazione nelle sedi penali e nelle procure e alcuni progressi nell’adozione della proposta legislativa pendente in materia di conflitti di interessi, e progressi limitati nell’adozione di norme complessive sul lobbying per l’istituzione di un registro operativo delle attività dei rappresentanti di interessi, compresa un'impronta legislativa;
Ancora nessun progresso nell’affrontare efficacemente e rapidamente la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e nell’introdurre un registro elettronico unico per le informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne.
 
Alcuni progressi nel provvedere affinché siano in vigore disposizioni o meccanismi che assicurino un finanziamento dei media del servizio pubblico adeguato all’adempimento della loro missione di servizio pubblico e per garantirne l’indipendenza. Nessun ulteriore progresso nel portare avanti il processo legislativo del progetto di riforma sulla diffamazione e sulla protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, evitando ogni rischio di incidenza negativa sulla libertà di stampa e tenendo conto delle norme europee in materia di protezione dei giornalisti.

 
È necessario:
1) completare il sistema digitale di gestione delle cause nelle sedi penali e nelle procure; adottare la proposta legislativa pendente in materia di conflitti di interessi; 
2) intensificare l’impegno per adottare norme complessive sul lobbying per l’istituzione di un registro operativo delle attività dei rappresentanti di interessi, compresa un’impronta legislativa;
3) intensificare l’impegno per affrontare efficacemente e rapidamente la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e introdurre un registro elettronico unico perle informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne;
4) portare avanti l’attività legislativa in corso affinché siano in vigore disposizioni o meccanismi che assicurino un finanziamento dei media del servizio pubblico adeguato all’adempimento della loro missione di servizio pubblico e per garantirne l’indipendenza;
5) portare avanti il processo legislativo in corso del progetto di riforma sulla diffamazione e sulla protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, evitando ogni rischio di incidenza negativa sulla libertà di stampa e tenendo conto delle norme europee in materia di protezione dei giornalisti;
6) intensificare le iniziative per costituire un’istituzione nazionale per i diritti umani tenendo conto dei principi di Parigi delle Nazioni Unite.

 
Altre considerazioni: Sistema giudiziario
La relazione si occupa del disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti, nonché sull’istituzione di due Consigli superiori, uno per la magistratura giudicante e uno per la magistratura requirente e la creazione di un’Alta Corte disciplinare.
Nel riportare le segnalazioni di alcuni portatori di interessi circa le esternazioni critiche di esponenti politici sulla magistratura e le preoccupazioni di quest’ultima circa la perdita del rispetto reciproco fra le istituzioni e le ripercussioni di questi episodi sulla fiducia dei cittadini nella magistratura stessa, la Commissione europea richiama la raccomandazione
CM/Rec (2010) 12 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa e la commissione di Venezia. In particolare la Commissione ricorda che anche se criticare le decisioni giudiziarie è un aspetto normale del dibattito democratico, i poteri esecutivo e legislativo dovrebbero evitare critiche tali da minare l’indipendenza della magistratura o la fiducia dei cittadini nella stessa.
 
Rispetto alla riforma globale degli organi di giurisdizione tributaria, la Commissione riferisce che per il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria il livello di indipendenza delle corti di giustizia tributaria non è aumentato poiché il Dipartimento della Giustizia tributaria è di fatto un ramo del Ministero dell’economia e delle finanze, e pertanto le corti continuano a essere funzionalmente dipendenti dal Ministero, il ruolo del Consiglio di Presidenza in qualità di organo autonomo rimane limitato con una dotazione finanziaria insufficiente.
 
Rispetto alla riforma del codice della giustizia contabile e della Corte dei conti, vengono riportate le preoccupazioni di quest’ultima relative al rischio di inefficienze nell'attribuzione delle responsabilità amministrative e quindi di compromissione della legalità, della trasparenza e dell'efficienza delle azioni delle autorità pubbliche, oltre che di riduzione della loro responsabilità. Secondo quanto riferito dalla Commissione, per la Corte dei conti la riforma si inserisce in un contesto in cui la magistratura contabile avverte ancora gli effetti della riforma del 2020, sul c.d. scudo erariale, e ostacola la capacità dei magistrati contabili di affrontare i casi di cattiva amministrazione, irregolarità e uso improprio dei fondi pubblici, nazionali ed europei (vedi supra).


 
Quadro anticorruzione
La relazione rileva al riguardo che la criminalizzazione dell’abuso d’ufficio a livello dell’UE è contemplata anche da una proposta di direttiva, attualmente in corso di esame in prima lettura nell’ambito della procedura legislativa ordinaria.
La proposta in particolare aggiorna il quadro giuridico dell’UE in materia di lotta contro la corruzione, vincolando gli Stati membri all'adozione di norme di armonizzazione minima delle fattispecie di reato riconducibili alla corruzione e delle relative sanzioni, nonché di misure per la prevenzione del fenomeno corruttivo e di strumenti per rafforzare la cooperazione nelle relative attività di contrasto. In particolare, la proposta obbliga gli Stati membri ad adottare misure necessarie affinché siano punibili come reati le condotte seguenti, se intenzionali:
• corruzione nel settore pubblico e privato;
• appropriazione indebita;
• traffico di influenze illecite;
• abuso d'ufficio;
• intralcio alla giustizia;
• arricchimento mediante il reato di corruzione.
 
Inoltre  la disciplina della prescrizione, che per diversi reati prevede l’allungamento significativo dei termini di prescrizione, potrebbe determinare ulteriori squilibri di sistema; con riferimento al regime delle pene accessorie, ed in particolare alla sanzione dell’impedimento alla candidatura della persona perseguita per reati di corruzione, appare non privo di fondamento l’argomento in base al quale potrebbe risultare non conforme al principio di attribuzione (ed in ogni caso al principio di sussidiarietà) l’opzione della Commissione europea di estendere l’esercizio della competenza legislativa dell’UE in diritto penale fino a incidere sulle disposizioni che regolano lo svolgimento del processo democratico nelle elezioni.



 
 
Decreto Sicurezza
La relazione si sofferma sul decreto legge 11 aprile 2025, n. 48, e relativa legge di conversione, in materia di sicurezza, che, secondo quanto riferito, ha suscitato le preoccupazioni dei portatori di interessi in merito a possibili ripercussioni sullo spazio civico e sull’esercizio delle libertà fondamentali.
La Commissione ricorda che, in una lettera al Presidente del Senato, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa aveva espresso preoccupazione per il fatto che una mancanza di precisione nel progetto di legge potesse consentire un’applicazione arbitraria e sproporzionata,
potenzialmente in conflitto con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e che anche sei relatori speciali delle Nazioni Unite avevano rilevato con preoccupazione che il progetto di legge rischiava di violare una serie di diritti, in particolare il diritto alla libertà di espressione e di opinione, il diritto alla libertà di riunione pacifica e il diritto alla libertà di associazione.


Pluralismo e libertà dei media - Accesso alle informazioni giudiziarie.
Nella relazione si riporta che le iniziative legislative che disciplinano l’accesso a determinate informazioni giudiziarie e la relativa pubblicazione preoccupano i giornalisti. In particolare si citano la riforma Nordio e l’emendamento Costa.



Bilanciamento dei poteri
La relazione, ribadendo quanto già affermato nelle precedenti relazioni, riporta le preoccupazioni dei portatori di interesse circa il frequente ricorso alla decretazione d’urgenza da parte del Governo, riferendo anche che, secondo la Commissione Affari costituzionali della Camera, sebbene i decreti legge siano da anni uno dei principali strumenti legislativi, le prerogative del Parlamento non risulterebbero compromesse poiché in molti casi il Parlamento ha apportato modifiche in sede di conversione in legge. Inoltre, la Commissione precisa che al 1o luglio 2025 l'Italia doveva ancora dare esecuzione a 74 sentenze guida della Corte europea dei diritti dell’uomo, otto in più rispetto all’anno precedente.

mercoledì 17 dicembre 2025

CILE E DEMOCRAZIA
di Franco Astengo


 
L’esito delle elezioni cilene impone di ritornare sul tema della democrazia: non è consentita indifferenza e o sottovalutazione.
 
In Cile si afferma una destra pinochettista che sale al potere proprio nel momento in cui tutti gli indicatori statistici indicano un arretramento nella qualità della democrazia sul piano planetario. Proprio il 15 dicembre, avevamo cercato di attirare l'attenzione sulla relazione nel merito del tema dei diritti compilata dalla Commissione del Parlamento Europeo, oggi "il Manifesto" pubblica un ampio articolo di Filippo Barbera che prende le mosse dal rapporto di Freedom House nella sua 52a edizione.
Il rapporto di Freedom House registra per 19 anni di seguito una "diminuzione globale consecutiva della libertà in 60 paesi che hanno peggiorato i loro indicatori di diritti politici e libertà civili".
Nel suo articolo appena citato Barbera individua bene i prerequisiti sui quali può basarsi la democrazia:
1) un livello minimo di integrazione sociale della base popolare;
2) una relativa autonomia del processo decisionale collettivo;
3) una separazione tra la disuguaglianza nella sfera privata e l'uguaglianza nella sfera politica.
Sono questi i punti sui quali si sta incrinando la democrazia; i punti che sono negati dalla modernizzazione tecnocratica-autoritaria (ricordando che storicamente la tecnocrazia ha spesso assunto la veste della dittatura e della guerra). Si inquadra in questo contesto il salto all'indietro che il Cile ha compiuto con il turno elettorale conclusosi con il ballottaggio di domenica scorsa (ricordando anche che l'acuirsi delle contraddizioni ha portato - alla fine - allo scontro tra un filo fascista e una comunista).
Kast ha ottenuto 7.200.000 voti risultando così il presidente eletto con il maggior numero di voti nella storia del Paese Andino, mentre Boruc candidato della sinistra ed eletto nel 2021 ne aveva ottenuto 4.600.000 sconfiggendo lo stesso Kast fermo a 3.650.000: quindi tra il 2021 e il 2025 non si può non registrare un forte spostamento di voti verso destra.
Una situazione quella cilena che si infila in un quadro latinoamericano molto complesso laddove davvero forme democratiche di sistema politico appaiono disporre di poco spazio. Un risultato che avrà influenza anche sui meccanismi politici a livello planetario: una spinta non da poco a quel restringimento di agibilità politica che verifichiamo essere già in atto assumendo anche tratti che possono definirsi egemonici. Per l'Italia quella cilena può ben essere considerata come una brutta lezione: è facile ricordare i legami tra la sinistra italiana e quella cilena nella memoria del golpe che trascinò via Salvador Allende.
L'influenza di quella vicenda è da ricordare per la proposta di compromesso storico che sulla base di quei fatti fu avanzata da Enrico Berlinguer ma anche nell'attualità tra Cile e Italia sorgono affinità comuni: la vittoria della destra infatti è stata propiziata da una promessa "securitaria" avanzata da Kast sul tema dei migranti. Un'agenda di legge e ordine "da far paura" quella di Kast cui hanno immediatamente plaudito gli esponenti nostrani della destra.
Un risultato quello cileno (senza dimenticare l'analisi del fallimento di quella sinistra di governo arretrata ai minimi storici) che non deve essere sottovalutato in Europa, ma soprattutto in Italia, paese che un tempo aveva un sistema politico dalle caratteristiche simili a quello cileno oggi invece albergato da soggetti personalistici-populisti oppure incentrati sulle acquisizioni istituzionali in un contesto di "autonomia del politico" slegato da riferimenti sociali. L'Italia è ormai un Paese nel quale sta affermandosi una vera e propria scissione tra il sistema politico-istituzionale e i livelli minimi di integrazione sociale: una scissione che può rappresentare la base per uno scivolamento in un accentramento di potere che negherebbe la sostanza costituzionale.

LA PAROLA AI LETTORI


Luigi Mazzella


Caro Direttore,
fra i collaboratori di “Odissea” il più assiduo mi pare l’ex giudice della Corte Costituzionale ed ex ministro per la funzione pubblica Luigi Mazzella. Quasi ogni giorno vedo suoi articoli, per la verità molto ripetitivi e spesso anche fuori registro. Ammira Trump che considera un “pacifista”, ma non dice che il presidente americano ha lasciato mano libera a Netanyahu per massacrare i palestinesi. Attacca con virulenza le alte autorità europee, ma difende Elon Musk che vorrebbe spadroneggiare in Europa senza limiti e senza regole, e soprattutto senza pagare le tasse. Esagera, a mio modesto parere, dando troppa importanza alle fedi religiose che taccia di irrazionalismo, assieme alle ideologie del Novecento, fascismo e comunismo. In Italia i cattolici sono in massima parte credenti per convenienza e vivono secondo costumi che sono lontanissimi dal cristianesimo. Forse neppure credono a quello che Papa e prelati prescrivono, e le vocazioni religiose sono in caduta libera in tutta Europa. Il fanatismo islamico riguarda esigue minoranze manovrate da marpioni che le sfruttano per ragioni di potere e per i loro disegni politici molto più terreni. Lo stesso dicasi per l’ebraismo che è molto più secolarizzato di quanto si crede. In Israele la maggioranza della popolazione vive secondo i dettami dell’unica religione oramai universale: il liberalismo capitalista edonista, non certo secondo i dettami del Talmud. Minoranze di fanatici integralisti possono tuttalpiù servire a tenere in piedi il governo. I fascisti non sono più quelli di Mussolini e collaborano a coalizioni di governo con liberali, socialdemocratici, ex democristiani, in larghe coalizioni. I comunisti in Italia sono minoranze infinitesimali neppure rappresentate in Parlamento e non riescono neppure a superare la soglia di sbarramento. Ha perfettamente ragione, invece, quando parla di conformismo di massa e di autoritarismo; questi due elementi attraversano luoghi e sistemi fra i più diversi, compreso Stati Uniti, Russia, Cina, Europa, paesi islamici e non solo, le cui classi dirigenti, sia liberali che ex comuniste ed ex fasciste, sono diventate tutte intolleranti, piratesche e furiosamente militariste. È vero che avendo perso la guerra l’Italia è una colonia americana a sovranità limitata; che la Nato è un pericolo e saremmo più sicuri se fossimo militarmente neutrali. Che imperversano massonerie deviate, complottisti, mafie varie e giornalismo asservito al potere, così come tanta parte della cultura e delle accademie. Ma questo non vale solo per noi. L’Europa intera è asservita all’America, anche quella ex comunista. Come analista Mazzella mi sembra ripetitivo e il più delle volte carente. Potrebbe usare meglio le sue capacità, per esempio scrivendo di musica che deve conoscere bene. Il suo pezzo del 14 dicembre sulla prima della Scala l’ho trovato davvero profondo e originale e mi ha sorpreso positivamente.
Cordiali saluti
Emilio Corsi  

ADIACENZA, O DELL’IDEALE DELLA POESIA
di Massimo Pamio


Adam Vaccaro
 
Adam Vaccaro è un poeta militante, cioè un poeta civile, impegnato, che crede fortemente nella possibilità della parola, fosse anche quella dell’ultimo poeta della terra, che però quando riesce a dialogare con altri poeti, rende ancora viva una pratica ormai relegata in un ambito talmente marginale che si potrebbe definire quasi inesistente nell’attuale società.
Di recente, ha pubblicato un volume, Percorsi di Adiacenza, Antologia di ricerca critica dei linguaggi della Poesia e dell’Arte, per Marco Saya Edizioni, 608 pagine dense di osservazioni e arricchite da due testi prestigiosi, di Elio Franzini e di Donato Di Stasi. Il corposo testo di Adiacenza si interessa di come vada letto il testo poetico, problema che in qualche modo, anche se in riferimento all’arte, Gilles Deleuze si poneva, affermando che bisognerebbe leggere le opere d’arte con il linguaggio proprio dell’opera d’arte, “Bisogna che i concetti della pittura vengano tratti nella scrittura in modo esatto, che non siano di tipo matematico o fisico, che non siano nemmeno della letteratura depositata sul quadro, ma che siano, come tali, della e nella pittura” (in La pittura infiamma la scrittura, in Divenire molteplice. Nietzsche, Foucault ed altri intercessori, a cura di U. Fadini, ombre corte). Si dovrebbe cercare un meccanismo interno alla poesia, per sviscerarla, questione che potrebbe anche essere formulata così: la poesia va ascoltata, va intesa così come (e in che modo) essa interroga e si fa interrogazione diretta al linguaggio stesso, obbligando l’autore a interrogare se stesso, il lettore a lasciarsi interrogare, in base a ciò che la poesia stessa tende a formulare come (gridata o sussurrata) domanda, incarnandosi. Insomma, la poesia come quaestio, come qualcosa di irrisolto - altrimenti non sarebbe mai nata, se fine e principio di sé stessa. Essa denuncia forse un vuoto inadempiuto, un tentativo di completezza, una richiesta, un desiderio di essere colmata? No, è un fenomeno di ciò che in sé non ha pienezza, ma desiderio di pienezza, e che forse nella parola cerca un ausilio, una soluzione: la poesia è dunque ciò che viene prima della parola per fondarla? Per Vaccaro sono le “adiacenze” essenziali, le consonanze con altri poeti, con i messaggi di quei poeti, che stabiliscono una comunità che palpita, unica, audace (e che fonda la parola). Ogni poeta, a mio avviso, dialoga con quelli del passato, li attualizza, li rende propri testimoni e interpreti, e poi interroga quelli del presente in vista della comprensione (della benevolenza) di quelli del futuro. Non dialoga con gli ideali, l’ideale vero di ogni poeta è costituito dalle relazioni con i poeti del passato (pur se errate o ingannevoli), dal fatto di stabilire con loro una nuova forma di letteratura, che è quella di una ideologia intima, serrata, il dialogo assoluto tra due solitudini.


Vaccaro e Galzio

Il poeta che dialoga con quelli che lo hanno preceduto fa accadere ciò che ciascun poeta sogna, e cioè che sia preso in considerazione da quelli del futuro, per essere reso alla vivenza - una sottovivenza - che rende attuale una nuova possibilità, e si restituisce, in qualche modo, alla tensione verso l’immortalità, fine che è però reale, e cioè parlante, condizione del poeta che continua il dialogo al di là di sé stesso, nella poesia - l’ideale. Ideale è ciò che viene idealizzato proprio con questa relazione, e diventa il contenuto della forma-poesia. Per Vaccaro, diventa “adiacente”, poesia che si abbandona, giace e trova a giacere accanto a sé il tempo, un altro tempo, una forma che si è resa ideale. Poesia ideale o l’ideale della poesia sono forse una cosa sola, sono quella interpretazione che resuscita la lettura, e con quella stabilisce la vacuità, l’inutilità del tempo: la poesia è ideale quando vince il tempo, e per vincerlo ha bisogno non di un critico ma di un altro poeta, di un lettore che crede nello stesso ideale formale, soltanto formale, che travalica quei limiti imposti all’essere mortale. Bisogna far parlare la poesia dall’interno della poesia, secondo Deleuze, ed è quel che accade quando diventa ideale, dialogo tra poeti. L’immaginario al potere, il dialogo impossibile che diventa fervido, attualizzazione di segreti, rivitalizzazione di ipno-giacenze.


Vaccaro e Ravizza

L’ideale è la parola che vola e torna a volare, mai toccando terra, mai sporcandosi, che si fa anche portatrice di “idealità”, di valori, di virtù morali, di umanità: questa è l’adiacenza di cui parla Vaccaro, giacere accanto o sopra o sotto l’egida della virtù morale, della dignità, del rispetto dell’altro, dell’anelito alla fratellanza, alla pace, all’amore universale, quando il logos si impregna del connubio tra poeti in senso morale, etico, ponendo l’ideale poesia come fondamento di contenuti in cui si esaltano le qualità migliori dell’umano; quando i poeti si fanno uomini abbandonando la loro veste di poeti, poiché l’ideale ha reso valida l’inseità della poesia trasmettendone la forma attraverso le adiacenze, la possibilità dell’uno attuata nel logos evocante dell’altro. Il futuro evoca il passato e lo chiama a sé facendosi testimone di un dire che diventa necessario, e cioè non solo attuale, ma attuato. È necessario quel che forse neanche il poeta del passato sapeva della propria poesia? Non è necessario, è immaginario che si fa ideale.


 Vaccaro

L’immaginario al potere si trasforma, muta, si fa imprendibile per non cadere nel sostanziale. Perché la parola non deve esaurirsi, perché ci saranno ancora altri dialoghi, altre adiacenze fin che la poesia esisterà, per unire i poeti.
Il poeta che dialoga con il passato incontra l’uomo. Nell’ideale i poeti negano la loro identità formale per incarnarsi di nuovo. Abbandonata la maschera del poeta, i due sono uomini nella loro idealità, nel loro immaginario che si è reso, nell’incontro di due anime, necessario. Le loro parole sono immaginario divenuto patrimonio comune, sono l’attualizzazione di una possibilità che nessuno dei due conosceva prima del loro incontro fuori del tempo, in un’assoluta libertà, in un’unione assoluta. È questa la coniugazione di comunicazione e complessità di cui parla Vaccaro, che torna a far vivere personalità di grandissima caratura come Giò Ferri, Gilberto Finzi, Lunetta, Luzzi, Gramigna, Majorino, Cara, Ruffato, Di Ruscio, Leonetti, Porta e tanti altri, conversando con Leopardi, Novalis, Valéry, Baudelaire, Goethe.
 
La copertina del libro

Adam Vaccaro
Percorsi di Adiacenza
Antologia di ricerca critica dei linguaggi della Poesia e dell’Arte
Introduzione e cura di Donato di Stasi  
Postfazione di Elio Franzini
Marco Saya Ed. 2025
Pagine 608 € 30,00

martedì 16 dicembre 2025

IL TRENO DEI BAMBINI
di Francesca Mezzadri


Simona Cappiello

Storia, finzione e responsabilità autoriale.
 
Innanzitutto una precisazione necessaria per i lettori. L’obiettivo di questo testo non è “accusare”, ma analizzare criticamente le relazioni testuali, metodologiche ed etiche tra opere storiche, documentarie e un’opera di finzione di grande successo editoriale, alla luce delle buone pratiche della ricerca e della scrittura. Sull’uso delle fonti storiche nel romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone. Il presente contributo analizza il rapporto tra fonti storiche, opere di ricerca precedenti e il romanzo Il treno dei bambini (Einaudi, 2019) di Viola Ardone. Attraverso una comparazione testuale puntuale, si esaminano analogie narrative, strutturali e tematiche tra il romanzo e alcuni lavori storici e documentari pubblicati negli anni precedenti, in particolare I treni della felicità di Giovanni Rinaldi (2009), il documentario Pasta nera di Alessandro Piva (2011) e Gli occhi più azzurri. Una storia di popolo a cura di Simona Cappiello (2011; ed. ampliata 2018). L’articolo non intende formulare giudizi giuridici, ma interrogare criticamente le modalità di trasformazione della ricerca storica in narrazione letteraria, il tema della riconoscibilità delle fonti e la responsabilità etica dell’autore in rapporto al lavoro di studio, testimonianza e memoria collettiva.



Letteratura, storia e memoria
Negli ultimi anni la narrativa europea ha mostrato un crescente interesse per opere di finzione radicate in eventi storici reali, spesso legati a traumi collettivi del Novecento. Questo fenomeno solleva interrogativi non solo estetici, ma anche metodologici ed etici: quale rapporto si instaura tra ricerca storica e finzione narrativa? Quali sono le responsabilità dell’autore nel rendere riconoscibile il lavoro di chi ha precedentemente raccolto fonti, testimonianze e documenti? Il caso de Il treno dei bambini si colloca pienamente all’interno di questo dibattito.


Il contesto storico: i “treni dei bambini”
L’invio di migliaia di bambini del Mezzogiorno presso famiglie del Centro-Nord nel secondo dopoguerra è un evento storicamente documentato, promosso in larga parte dal Partito Comunista Italiano, dall’UDI e da reti sindacali e popolari. Tale vicenda è stata oggetto di ricerche sistematiche e pluriennali da parte di storici, documentaristi e ricercatori indipendenti, tra cui i sopracitati Giovanni Rinaldi, Alessandro Piva, Simona Cappiello. Questi lavori condividono un approccio fondato su: interviste dirette ai protagonisti ancora viventi, ricostruzioni archivistiche, attenzione alla dimensione sociale e politica dell’evento.



Il romanzo Il treno dei bambini: dichiarazioni d’intento
Il romanzo di Viola Ardone viene presentato come opera di finzione “ispirata a fatti storici”. Tuttavia, nella prima edizione (2019) manca una nota finale sulle fonti utilizzate, pratica consueta in opere narrative fortemente ancorate a eventi reali. Solo nella nona edizione (gennaio 2020), a seguito di sollecitazioni pubbliche e legali, compare una breve e generica “Principale bibliografia di riferimento”, non presente nelle edizioni estere né in alcune edizioni speciali, né nelle edizioni a seguire.


Metodologia di analisi comparativa
L’analisi qui proposta si presenta al confronto diretto tra passi testuali.


Individuazione di nuclei narrativi coincidenti.
Comparazione di personaggi, situazioni, immagini simboliche e sequenze narrative. L’obiettivo non è dimostrare ma valutare la riconoscibilità del “nucleo individualizzante” (per usare una categoria della critica testuale) delle opere precedenti all’interno del romanzo.



Corrispondenze narrative e strutturali
Dall’analisi emergono numerose e puntuali corrispondenze tra il romanzo e i lavori precedenti, tra cui: la costruzione del protagonista Amerigo/Americo e la sua storia personale. Il rapporto con una figura femminile ispirata a Derna Scandali. Episodi specifici (scarpe strette, cappotti lanciati dal treno, il mare visto per la prima volta, la mortadella, il lavoro degli stracci). Immagini e sequenze quasi sovrapponibili nella descrizione. Tali elementi, già presenti in forma testimoniale e narrativa nelle opere di Rinaldi, Cappiello e Piva, vengono rielaborati nel romanzo senza un’esplicita attribuzione delle fonti originarie.


Questioni etiche e scientifiche
In ambito accademico e di ricerca, l’uso di materiali preesistenti comporta: citazione delle fonti, riconoscimento del lavoro altrui, trasparenza metodologica. Quando una narrazione di finzione utilizza in modo sistematico dati, testimonianze e strutture narrative derivanti da ricerche precedenti, la mancata attribuzione solleva un problema non solo di correttezza scientifica, ma anche di giustizia simbolica, in particolare nei confronti di ricercatrici e ricercatori che hanno lavorato per anni senza sostegno editoriale o mediatico.



Memoria, mercato e asimmetrie di potere
Il caso in esame evidenzia una dinamica frequente nel sistema culturale contemporaneo: lavori di ricerca “poveri”, indipendenti e militanti.


Opere di finzione sostenute da grandi editori e da un forte apparato promozionale
La memoria collettiva rischia così di essere veicolata attraverso prodotti di successo che oscurano le fonti originarie, trasformando il lavoro di ricerca in un semplice “serbatoio narrativo”. Il presente studio non intende delegittimare il valore letterario del romanzo Il treno dei bambini, ma propone una riflessione critica sul rapporto tra narrativa, storia e responsabilità autoriale. Riconoscere le fonti non limita la libertà creativa: al contrario, rafforza la credibilità dell’opera e contribuisce a costruire una memoria condivisa fondata sulla sapienza, non sulla rimozione.

 
Bibliografia essenziale 
Rinaldi, G. I treni della felicità, Ediesse, 2009
Cappiello, S. (a cura di), Gli occhi più azzurri. Una storia di popolo
Città del Sole, 2011/2018
Piva, A. Pasta nera, documentario, 2011
Ardone, V. Il treno dei bambini, Einaudi, 2019
 

 

 

 

 

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