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UNA NUOVA ODISSEA...
DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES
Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.
Angelo Gaccione
LIBER
L'illustrazione di Adamo Calabrese
FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)
Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)
mercoledì 31 dicembre 2025
LA NUOVA ATLANTIDE
di Chicca
Morone
Chi non conosce il mito di Atlantide? Platone nei
dialoghi Timeo e Clizia, narra della conversazione tra Socrate, Timeo,
Ermocrate e Crizia sulla città ideale, realizzata nella mitica isola di Atlante.
Si narra di Poseidone che innamorato di Clito, creò tale isola alternando
cerchi concentrici di terra e mare per proteggere il nucleo familiare, composto
di cinque coppie di figli maschi. Al primogenito, Atlante, toccò il compito di
regnare sulla regione dell’impero che ospitava la casa materna; a ognuno degli
altri fu affidata una differente regione. Divenuti re, i giovani erano devoti
al tempio di Poseidone e rispettosi delle leggi che il padre aveva imposto: in
perfetta armonia avevano abbellito l’isola con canali, porti, monumenti, ma
soprattutto sapevano governare saggiamente, impregnati della loro virtù divina.
Poi, la discendenza, frutto della mescolanza con il sangue degli umani, aveva
iniziato a corrompere la natura divina degli atlantidei e la smania di potere si
era impossessata di loro. Così le grandi ricchezze di Atlantide e il suo
immenso esercito furono usati per conquistare i popoli mediterranei e asiatici:
le mire espansionistiche atlantidee finirono miseramente in un maremoto provocato da Poseidone, disgustato dal capovolgimento dei valori originali
della sua stirpe. Ricorda niente?
Certo, il
decadimento non avviene in una notte, ma è un lento crescendo di situazioni
sempre più lontane da un’etica vicina agli archetipi di cui la nostra realtà
non è che una proiezione. L’abitudine alla sopraffazione fa sì che oggi i governanti
degli Stati siano appartenenti a lobby ben definite, convinti di avere il
diritto di impadronirsi delle terre altrui, pur essendo a capo di territori
immensi: perché? Voler annettere la Groenlandia, liberare il Venezuela dai
narcos, massacrare i Palestinesi a Gaza o in Cisgiordania, rovesciare governi
come in Ucraina o in Siria, attivare guerriglieri islamici nel Brukina Faso e
mille altre guerre portate in Iraq o Afghanistan o Libano, hanno tutti una
stessa matrice: la ricchezza di un sottosuolo che produce petrolio, oro o terre
rare, non ha importanza di chi sia, l’essenziale è impadronirsene. E perché
questo accanimento nell’impossessarsi proprio di queste risorse? Semplicemente
perché l’agenda 2030 prevederebbe una fantastica riduzione della libertà a 360°,
gestita dal controllo capillare su tutta la popolazione, attraverso strumenti
come telefonini, videocamere, rilevatori vari ovunque; l’intelligenza
artificiale sarà in grado di renderci schiavi dipendenti dal suo continuo uso; saremo
totalmente manipolati dalla televisione, video games e pubblicità varie; nonché
compulsi a desiderare quello che continuano a proporci; a nutrirci di cibi
scadenti quando non davvero nocivi. Senza considerare la diffusione a tappeto
di ogni tipo di droga.
Per
alimentare tutto questo sistema sono necessarie enormi risorse energetiche che
si trovano appunto nei paesi in cui i soliti noti guerrafondai si avventano adducendo
come scusa l’eliminazione del traffico di droga (è risaputo che i narcos
colombiani sono mammole in confronto a quelli venezuelani…) o di eliminare i
proprietari di una terra posseduta da più di duemila anni, ma con il più ricco
giacimento di gas a 40 km da Gaza.
“Presto
sarà possibile esercitare una sorveglianza pressoché continua su ogni cittadino
e mantenere archivi completi e aggiornati contenenti anche le informazioni più
personali sul cittadino. Questi archivi saranno sottoposti a consultazione
immediata da parte delle autorità”. (Zbigniew Brzezinski in “Between
Two Ages: America’s Role in the Technetronic Era, 1970).
Se
qualcuno si chiede quale sia il limite e che cosa giuridicamente o eticamente sia
lecito, si metta il cuore in pace perché la loro arroganza e protervia è
sconfinata.
Le perle
di saggezza del politico e politologo polacco, naturalizzato statunitense, non
lasciano dubbi: “Abbiamo un vasto pubblico molto ignorante in materia di
affari pubblici e molto suscettibile agli slogan semplicistici di candidati che
spuntano dal nulla, senza precedenti, ma proferiscono slogan accattivanti”.
“Le
persone, i governi e le economie di tutte le nazioni devono soddisfare le
esigenze delle banche e delle multinazionali”.
“L’era
tecnotronica comporta la graduale comparsa di una società più controllata. Una
tale società sarebbe dominata da una élite, svincolata dai valori tradizionali”.
“Tra
breve, il pubblico non sarà più in grado di ragionare o pensare con la propria
testa. Potrà solo ripetere a pappagallo le informazioni ricevute nel
telegiornale della sera prima”.
È ovvio
che tutta questa organizzazione è fatta per il nostro bene: l’élite economica e
finanziaria che detta le regole è un’opera benefica... non è così che sono
definiti Bill Gates e compagni di merenda? Che ognuno di noi abbia le proprie
legittime aspirazioni, il desiderio di leggere, scrivere esprimere idee diverse
dai loro diktat non è contemplato: dall’alto ci concedono parte di quello di
cui avremmo pieno diritto e noi non reagiamo; anzi, ci sottomettiamo a un
sistema che mostra continuamente tutta la sua ipocrisia e falsità.
COMUNICATO STAMPA

Franco Manzoni
Il critico
e giornalista Franco Manzoni debutta sul Web con la rubrica “Nuper”.

Dal
1° gennaio 2026, la storica firma della critica italiana inaugura un
appuntamento settimanale in esclusiva sul canale “Stefano Donno Free Web Tivù”.
Un ponte tra l’autorevolezza della carta stampata e la dinamicità dei nuovi
media. Si annuncia una significativa novità nel panorama dell’informa zione
culturale italiana. A partire da giovedì 1° gennaio 2026, la critica letteraria
d’autore approda in formato digitale grazie alla nuova collaborazione tra Franco
Manzoni e l’editore e operatore culturale Stefano Donno.
Il Progetto “Nuper”. Ogni giovedì, il canale YouTube “Stefano Donno Free Web TV” ospiterà “Nuper”, una rubrica curata e condotta da Franco Manzoni. Noto al grande pubblico e agli addetti ai lavori per la sua decennale attività di poeta e critico letterario sulle pagine del Corriere della Sera, e su l’inserto domenicale del Corriere la Lettura, Manzoni porterà sul web il rigore analitico e la profondità di sguardo che da sempre contraddistinguono la sua firma, con lo stesso entusiasmo e il puntuale piglio ermeneutico della sua celeberrima rubrica
Soglie.
L'iniziativa nasce dalla volontà di rispondere a un’esigenza sempre più sentita
nel mercato editoriale contemporaneo: quella di una bussola critica affidabile,
capace di orientare i lettori nella vasta produzione libraria odierna,
svincolata dalle logiche puramente commerciali e focalizzata sulla qualità del
testo.
I Contenuti. Il titolo della rubrica, Nuper (avverbio latino che significa recentemente, da poco), indica la tempestività con cui verranno analizzate le nuove uscite. Non si tratterà di semplici presentazioni, ma di vere e proprie disamine critiche, che superano la soglia della ridondanza, divenendo sintesi ed essenzialità critica. Manzoni offrirà al pubblico di Youtube recensioni puntuali di volumi di poesia e altro e forse oltre, mantenendo intatta la serietà dell’approccio analitico e giornalistico, ma adattandolo alla fruibilità del mezzo video.
Dichiarazione
d’intenti.
Questa sinergia tra una voce storica della critica e una piattaforma
indipendente come quella di Stefano Donno rappresenta un segnale importante: la
dimostrazione che l’approfondimento culturale può trovare nuova linfa attraverso
i canali digitali, raggiungendo un pubblico trasversale senza cedere alla
superficialità.
Coordinate
dell’appuntamento:
Titolo
Rubrica: Nuper
Curatore:
Franco Manzoni
Canale
Ospite: Stefano
Donno Free Web TV - https://www.youtube.com/@stefanodonnofreewebtv
Data
di inizio: Giovedì 1° gennaio 2026
Cadenza:
Settimanale (ogni giovedì)
Profili Biografici: Stefano Donno: Editore de I Quaderni del Bardo Edizioni, poeta, fotografo digitale e promotore culturale, fondatore di “Stefano Donno Free Web TV”, spazio digitale dedicato alla libera circolazione delle idee, all’arte e alla letteratura indipendente.
Contatti
mail: forum.convergenzepossibili@gmail.com
Franco
Manzoni: è
nato a Milano il 3 maggio 1957. Dopo la laurea in Lettere classiche con una
tesi in Storia greca, fondò nel 1984 e fu direttore responsabile della rivista
di poesia e cultura Schema. Giornalista, è una firma da quarant’anni
del Corriere della Sera in cronaca e in cultura. Sul domenicale la
Lettura dal 2012 tiene la mini rubrica di segnalazioni critiche Soglie,
confluite nel volume Soglie. Recensioni formato francobollo (I
Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, 2025). Traduttore dal greco e dal
latino, critico letterario, è stato autore di programmi Rai, consulente della
Triennale di Milano e della Società Umanitaria. Ha pubblicato numerose
sillogi poetiche, tra cui Esausto amore, Totò, Verso
la seta, Faccina, Figlio del padre, in
fervida assenza. Sono uscite, inoltre, le raccolte En sombre de
grito – In ombra di grido (Madrid, a cura di Emilio
Coco), Înger de sânge - Angelo di sangue (Eikon,
Bucarest, versione di Eliza Macadan, 2018) e În inima nimicului - Nel
cuore del nulla (Eikon - Cosmopoli Bucarest Bacau, traduzione di Eliza Macadan, 2025).
martedì 30 dicembre 2025
SOLDI E
GUERRA
di Angelo Gaccione
Premesso che stiamo ancora spettando di sapere come sia potuto
accadere che il famoso 7 ottobre 2023 i miliziani di Hamas abbiano potuto
violare tutti i sistemi di difesa e di controllo di Israele, uno dei Paesi militarmente
più vigilati e con i servizi segreti più efficienti al mondo. Davvero non
sapevano nulla? Davvero non c’è stato un complotto interno? Se il Governo non
ha nulla da temere perché si oppone così caparbiamente ad una inchiesta
indipendente per conoscere tutti i risvolti di quel tragico massacro? Perché,
vista l’abilità investigativa nell’individuare i rifugi e gli spostamenti dei dirigenti
di Hamas - che l’esercito di Israele ha ammazzato con millimetrica precisione -
gli artefici del massacro del 7 ottobre armati di tutto punto, abbiano potuto
eludere i controlli?
Ciò premesso veniamo agli arresti di questi giorni in Italia. Cittadini di origine palestinese hanno raccolto soldi per mandarli in Palestina. Qual era il governo legittimo in Palestina? Hamas, votato dalla maggioranza degli elettori di quel paese non fidandosi più di un partito corrotto come quello di Abu Mazen. Governo riconosciuto da una marea di Stati con cui il nostro da sempre è in buoni rapporti e fa ottimi affari. Quegli Stati davano soldi ad Hamas ma noi non dicevamo nulla perché erano nostri cari amici in affari. Hamas ha fatto comodo anche a Netanyhau che lo ha sostenuto per emarginare l’Olp (l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Questi sono fatti, non chiacchiere. Dall’Italia partivano regolarmente soldi raccolti dai palestinesi, ma nessuno li ha mai bloccati, segno che non avevano nulla di illegale. E sarebbero continuati ad essere legalmente raccolti e spediti se non fosse avvenuto quello che abbiamo visto in questi anni: l’attacco a 1.200 israeliani di cui 800 civili innocenti da parte di Hamas, lo sterminio di civili innocenti palestinesi. Su gli oltre 70 mila morti palestinesi, si calcola che circa il 90% di essi siano civili. Quando diciamo civili (da entrambe le parti) intendiamo: bambini, ragazzi, anziani, donne che non hanno nessuna colpa. E sono state quelle migliaia di civili innocenti che ci hanno spinto a riempire le piazze, per quel senso di umanità che non deve mai venire meno, e di disgusto che dobbiamo continuare a provare verso i massacratori. Veri mostri del genere umano.
La Magistratura dirà se parte di quei soldi sia stata usata
per fini personali. Se così sarà, i responsabili dovranno essere puniti. Se
invece sono stati mandati ad Hamas, governo legittimo di quei territori
illegalmente occupati dal governo di Israele, dovranno essere rilasciati con le
dovute scuse. Se invece verranno condannati al carcere, la Magistratura dovrà
procedere con eguale severità contro i responsabili ad ogni livello
istituzionale di quanti nel nostro Paese (ministri, presidenti, capi di
partito, singoli parlamentari, produttori di armi e quant’altro), hanno mandato
armi al governo di Israele perché hanno contribuito ad alimentare il massacro
di civili innocenti e la devastazione di cose e beni indispensabili per la
popolazione innocente: case, ospedali, scuole, asili nido, biblioteche,
università, luoghi di culto, strade, esercizi pubblichi e quant’altro, che non
erano obiettivi militari. Se il gruppo dirigente di Hamas è considerato dal
governo di Israele una organizzazione terrorista, il governo di Israele lo è altrettanto
per la popolazione civile palestinese massacrata senza colpa alcuna. E non solo
dalla popolazione civile e innocente palestinese, ma dalla maggioranza di uomini
e donne di ogni parte del mondo che ha conservato il senso di umanità e di
compassione. La responsabilità del governo israeliano è immensamente più grave di
quella di Hamas perché con la sua politica di sterminio indiscriminato, con l’azione
disumana del suo esercito, ha fatto crescere un odio spaventoso verso il popolo
ebraico. Persino in coloro che hanno sempre provato orrore verso quanto il
nazismo ha prodotto di barbaro e di disumano nei loro confronti. Oggi i metodi
e le politiche del governo israeliano verso una minuscola comunità umana come è
quella palestinese, sono, agli occhi del mondo, molto simili a quelli che
il nazismo ha perpetrato nei confronti degli ebrei sotto Hitler.
PRODUZIONE INDUSTRIALE
di Franco Astengo
La crisi industriale e le balle
del Governo – Parte Prima
Da dati
forniti dalla segreteria nazionale della CGIL rileviamo alcune delle tante
situazioni di crisi riguardanti diversi settori della struttura industriale del
nostro Paese con la produzione in calo ininterrotto da almeno tre anni (2025:
-0,9%). Mentre la legge di bilancio pone la produzione di armi nella scia di
una percentuale che dovrebbe arrivare al 5% del PIL ed è stato varato un
decreto aggiuntivo rivolto esclusivamente a soddisfare gli appetiti di
Confindustria è necessario far rilevare:
1) L’imporsi di uno
squilibrio nel rapporto tra finanza ed economia verificatosi al di fuori di
qualsiasi regola e sfuggendo a qualsiasi ipotesi di programmazione; 2) La
perdita da parte dell’Italia dei settori nevralgici dal punto di vista della
produzione industriale: siderurgia, chimica, elettromeccanica, elettronica.
Quei settori dei quali a Genova si diceva con orgoglio “produciamo cose che
l’indomani non si trovano al supermercato”; 3) A fianco della crescita
esponenziale del debito pubblico si collocava nel tempo il mancato aggancio
dell’industria italiana ai processi più avanzati d’innovazione tecnologica.
Anzi si sono persi settori fondamentali in quella dimensione dove pure, si
pensi all’elettronica, ci si era collocati all’avanguardia. Determinante sotto quest’aspetto
la defaillance progressiva dell’Università con la conseguente “fuga dei
cervelli” a livello strategico. Un fattore questo della progressiva incapacità
dell’Università italiana di fornire un contributo all’evoluzione tecnologica
del Paese assolutamente decisivo per leggere correttamente la crisi; 4) Si
segnalano infine due elementi tra loro intrecciati: la progressiva obsolescenza
delle principali infrastrutture, in particolare le ferrovie ma anche autostrade
e porti e un utilizzo del suolo avvenuto soltanto in funzione speculativa, in
molti casi scambiando la deindustrializzazione con la speculazione edilizia e
incidendo moltissimo sulla fragilità strutturale del territorio. In questo
contesto registriamo l’abbandono del welfare (ridotto a bonus come spot
elettorali), la privatizzazione della sanità, la crisi del sistema delle
autonomie locali ridotte a scorribande personalistiche con l’elezione diretta
di Presidenti (definiti erroneamente Governatori) e Sindaci. Si potrebbe
proseguire ricordando l’asservimento politico del sistema informativo, il
clientelismo culturale e l’attacco all’indipendenza della magistratura, ma ci
fermiamo a questo punto. 5) È assente una discussione seria sull’energia (da
porsi in particolare relazione con l’analisi della situazione internazionale). 6) Sono questi riassunti in una dimensione molto schematica
i punti che dovrebbero essere affrontati all’interno di quell’idea di
riprogrammazione e intervento pubblico in economia completamente abbandonata
dai tempi della “Milano da Bere” fino ad oggi. Sarà soltanto misurandoci su di
un’idea di progetto complessivo che si potrà tornare a parlare d’intervento e
gestione pubblica dell’economia: obiettivo, però, che una sinistra capace di
rovesciare il proprio paradigma storico dovrebbe porre all’attenzione generale
senza tema di apparire “controcorrente”.
Vedremo settore per
settore i punti di sofferenza segnalati dalla segreteria della CGIL (dati
tratti dalla agenzia Collettiva del 24 dicembre 2025).
Automotive
Cassa integrazione
straordinaria per i 366 lavoratori della Cooper Standard Automotive Italy di
Battipaglia (Salerno, azienda produttrice di componenti in gomma per il settore
automobilistico. L’ ammortizzatore sociale, iniziato il 10 ottobre, si
concluderà il 9 ottobre 2026. La Cigs scongiura la chiusura dello stabilimento,
con il conseguente licenziamento collettivo. Nell’intesa siglata al Mimit il 9
ottobre l’azienda si è impegnata a individuare, attraverso un advisor, soggetti
industriali interessati a garantire la continuità produttiva e
occupazionale.
Emanato il 31 ottobre
dal ministero del Lavoro il decreto di proroga dei contratti di solidarietà per
i 3.750 lavoratori del sito di Pomigliano d’Arco (Napoli) della casa
automobilistica Stellantis Europe.
L’ammortizzatore sociale, iniziato il 28 agosto, si concluderà il 27 agosto
2026. Attualmente su 32.803 addetti (dati Fiom Cgil), ben 20.233 sono coinvolti
da ammortizzatori sociali, pari al 61,6% del personale.
Emanato il 12
novembre dal ministero del Lavoro il decreto di concessione dei contratti di
solidarietà per i lavoratori della Agco di Breganze (Vicenza),
multinazionale statunitense e terzo produttore mondiale di macchine agricole.
L’azienda attraversa da tempo una fase di difficoltà, che ha visto fuoriuscite
volontarie, mancati rinnovi di contratti a termine, ricollocamenti, cassa
integrazione e periodi di stop produttivo. L’ammortizzatore sociale, iniziato
il 3 novembre, si concluderà il 31 ottobre 2026.
Cinquanta uscite incentivate volontarie per rilanciare
l’azienda in difficoltà. Questo l’accordo raggiunto a metà novembre
nell’azienda Sole di Oderzo (Treviso), storico stabilimento di
componentistica per automotive (con 520 dipendenti). L’intesa contiene anche un
piano di riorganizzazione che punta a diversificare le produzioni. Sindacati:
“L’incentivo all’esodo sarà differente fra chi avrà la possibilità di
utilizzarlo come scivolo per raggiungere la pensione e chi invece, per motivi
anagrafici, è ancora distante dall’età pensionabile, quindi potrà combinarlo
con l’indennità di disoccupazione per ricollocarsi”.
Contratti di
solidarietà per i circa 300 lavoratori dello stabilimento di Assemini
(Cagliari) della Bekaert Sardegna, multinazionale
olandese produttrice di corde di metallo per pneumatici. L’ammortizzatore
sociale, iniziato il 15 ottobre, si concluderà il 15 gennaio 2026. L’azienda ha
annunciato la decisione di voler vendere l’impianto a causa
della crisi del settore automotive e della concorrenza cinese, la società
Sernet è stata incaricata di cercare un acquirente. Attualmente sono in corso
incontri presso il ministero delle Imprese, il prossimo vertice è fissato per
gennaio 2026.
lunedì 29 dicembre 2025
COMUNICATO STAMPA DEL GAP
Coordinamento
dei Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP) sull’arresto del presidente
dell’Associazione dei Palestinesi in Italia Mohammed Hannoun. La solidarietà
non è reato: fiducia nella Magistratura, ma allarme per la criminalizzazione
del dissenso e della tutela dei diritti.
Il
Coordinamento dei Giuristi e Avvocati per la Palestina esprime stupore e
sconcerto per la grancassa mediatica alimentata, in queste ore, da alcune
testate dell’area della destra politica e culturale in merito alla notizia di
cronaca dell’indagine che ha portato questa mattina all’arresto del presidente
dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, Mohammed Hannoun, accusato di aver
gestito una rete di finanziamenti diretti ad Hamas. I toni allusivi,
strumentalmente e farisaicamente scandalistici e spesso deformanti, utilizzati
dagli articolisti sembrano perseguire l’obiettivo di trasformare ogni forma di
denuncia del Genocidio e delle gravissime violazioni del diritto internazionale
perpetrate da Israele in Palestina, nonché ogni manifestazione di solidarietà
attiva verso il popolo palestinese, in un sospetto “fiancheggiamento” di
presunte attività terroristiche. Riaffermiamo con chiarezza la massima fiducia
nell’operato della Magistratura italiana e il pieno rispetto delle sue prerogative
costituzionali. Proprio per questo auspichiamo che ogni accertamento venga
condotto con rigore, serenità e garanzie piene, senza cedere a pressioni
esterne, né lasciarsi condizionare da campagne mediatiche che, al di là dei
singoli casi, mirano a disegnare un quadro “politico” utile a intimidire e
delegittimare il dissenso. Non è affatto chiaro, allo stato, il motivo per cui
i fondi di cui disponevano gli arrestati siano stati ritenuti destinati a
finalità diverse da quelle umanitarie. Il ricorso a fonti israeliane per
dichiarare l’appartenenza ad Hamas di determinate organizzazioni umanitarie non
può essere ritenuto decisivo per la scarsa attendibilità di tali fonti, in
quanto provenienti da Stato uso alla manipolazione politica della giustizia
oltre che sotto accusa per genocidio e altri gravi crimini internazionali.
Peraltro va considerata anche la natura complessa delle organizzazioni
politiche palestinesi, sorrette da un certo consenso sociale e legittimate dalle
norme di diritto internazionale alla resistenza contro l’occupante.
È doveroso
ricordare che la solidarietà, la libertà di manifestazione del pensiero, la
libertà di associazione e l’impegno civile a tutela dei diritti fondamentali
sono pilastri dell’ordinamento costituzionale. Allo stesso modo, l’azione di
informazione, denuncia e tutela legale relativa a gravi violazioni del diritto
internazionale umanitario - incluse le condotte genocidarie che la Corte
Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale stanno valutando e
investigando - non può essere compressa o delegittimata con insinuazioni,
etichette infamanti o generalizzazioni che finiscono per colpire
indiscriminatamente attivisti, volontari, operatori umanitari, giuristi e
cittadini.
In un
contesto segnato da una tragedia umanitaria di proporzioni immani, quella
dell’Olocausto del popolo palestinese, la pretesa di presentare la solidarietà
come “sospetta” e la difesa dei diritti come “pericolosa” costituisce un
rovesciamento grave dei principi democratici: si tenta di spostare l’attenzione
dalla protezione delle vittime e dall’accertamento delle responsabilità verso
un terreno di delegittimazione del movimento di solidarietà e delle sue forme
pubbliche e trasparenti di impegno.
Come Giuristi
e Avvocati per la Palestina continueremo, con ancora maggiore determinazione,
nell’opera di tutela e assistenza legale volontaria a favore di chiunque
subisca provvedimenti repressivi ingiusti o sproporzionati, lesivi dei principi
del diritto costituzionale e del diritto internazionale. Continueremo a farlo
apertamente, in modo trasparente e nel pieno rispetto della legalità, nella
convinzione che i principi di solidarietà, eguaglianza e giustizia non siano
negoziabili e debbano prevalere su ogni tentativo di intimidazione o
criminalizzazione del dissenso, così come continueremo a denunciare e chiedere
l’avvio di indagini penali per l’accertamento delle responsabilità e la
punizione di autori e complici del genocidio tuttora in atto.
Invitiamo,
pertanto, tutte le istituzioni, l’avvocatura, il mondo accademico, la società
civile e gli organi di informazione a respingere la logica delle insinuazioni e
a difendere lo spazio democratico di chi chiede verità, responsabilità e
protezione dei diritti umani per il popolo palestinese, senza ambiguità e senza
doppi standard.
Coordinamento
dei Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP)
CONFRONTI
Luca Marchesini: precisazioni.
Caro Angelo,
ti ringrazio degli articoli che quasi ogni
giorno non ti stanchi di segnalarmi. Ho particolarmente apprezzato quello di
Franco Astengo, grazie al quale ho avuto modo di riflettere, tra le altre cose,
sulla necessità di impegnarsi, convincendo gli indecisi, al fine di respingere
la riforma costituzionale, sottoposta a referendum, tesa a minare l’indipendenza
della magistratura e a proteggere la classe politica da ogni sgradita forma di
controllo: un compito che la sinistra mi sembra affrontare con assai scarsa
determinazione.
Mi hanno invece lasciato non poco perplesso
diverse affermazioni contenute in un altro articolo (Attaco alla
nostra intelligenza), in particolare là dove, criticando le posizioni
dell’economista Jacques Attali, se ne ricordano le origini ebraiche (“l’economista
di origini ebraiche Jacques Attali”): un particolare, ai fini
dell'argomentazione, del tutto irrilevante, la cui sottolineatura, insieme ad
altre precisazioni alquanto gratuite di identico segno sparse qua e là nel
testo (“Mario Draghi ha ricevuto il premio (...) direttamente dalle mani del
rabbino di New York”), mi induce a pensare, con un certo sgomento, che taluni
stereotipi, fino a poco tempo fa confinati entro certe nicchie riconducibili
alla destra più impresentabile, stiano ormai dilagando, rotti gli argini, oltre
i confini tradizionali.
Un abbraccio
Luca
domenica 28 dicembre 2025
LA “DEFORMA” DELLA
CORTE DEI CONTI
di Franco Astengo
La Destra approva la schiforma: può valere un referendum?
Può valere
un referendum la “deforma” della corte dei conti appena approvata dal Senato? Mi
permetto di rivolgere questo interrogativo a tutte le forze democratiche che si
stanno apprestando a sostenere lo scontro referendario per la difesa dell’indipendenza
della magistratura. Ci troviamo dentro allo stesso filone di una destra al
governo insofferente alle autorità di controllo e ai contrappesi al potere
esecutivo: nella sostanza una destra di governo che non riconosce la
separazione dei poteri trascinandoci all’indietro nella successione della
storia puntando ad eliminare il processo democratico che aveva portato alla
Costituzione Repubblicana (al proposito si veda il ricordo dell’MSI postato in
queste ore dal Presidente del Senato).
Per completezza al riguardo del
nostro interrogativo di partenza verifichiamo alcuni punti di questa vera e
propria “deforma” (ricordando anche come il copyright di questa affermazione
appartenga al compianto Felice Besostri).
Andando per ordine:
1) La deforma della Corte
dei Conti è devastante prima di tutto nel rapporto tra i cittadini e la Pubblica
Amministrazione riducendo sensibilmente la responsabilità di chi amministra il
denaro pubblico. Una riduzione di responsabilità che si verificherà in un paese
come l’Italia che detiene nell’Unione Europea la più alta percentuale di
sprechi del denaro pubblico;
2) La riduzione al 30% del tetto
massimo per i risarcimenti dovuti in caso di danno erariale attenua
sensibilmente la funzione di deterrenza della pena. Così la condanna diventa
irrisoria e potrebbe essere considerata quasi un investimento per un potenziale
corruttore (quasi come l’abuso edilizio in attesa della ciclica sanatoria);
3) Nessuno studio conferma il
teorema della cosiddetta “paura della firma” che limiterebbe l’operatività
della Pubblica Amministrazione. Basta analizzare i dati degli anni successivi
al Covid quando nel 2020 il governo Conte introdusse lo “scudo”: la velocità
dell’amministrazione è sempre peggiorata;
4) Si sta procedendo nella stessa
direzione della separazione delle carriere con il taglio dei procuratori
generali e l’unificazione delle funzioni: infatti a livello territoriale ci
saranno vice-procuratori coordinati dalla procura generale. Il fatto grave
consiste che quando ci si troverà in presenza di una nuova indagine complessa
il procuratore generale nominato dal consiglio di presidenza influenzato dagli
equilibri politici potrà inserirsi nella gestione del fascicolo. Questo
significa che un unico procuratore generale da Roma potrebbe controllare le
indagini nelle 20 regioni italiane;
5) Viene introdotto il “silenzio-assenso”:
una forma che non si addice alla magistratura e che non esiste come istituto
per un ordine “magistratuale”. L’incremento del controllo preventivo non ci
dice tutto: il magistrato si limita a verificare la conformità di legge ma non
può sapere quel che accadrà dopo in fase di esecuzione ed è lì che si
verificano i maggiori casi di spreco.
ATTACCO
ALLA NOSTRA INTELLIGENZA
di
Chicca Morone
“Gli
umani sono da oggi degli animali hackerabili. Questa stessa idea che abbiano
un’anima o uno spirito, e nessuno di loro sa cosa succeda dentro di loro e che
abbiano liberi desideri, da oggi è superata”. Traduzione di una perla di
saggezza di Yuval Noah Harari, Top Advisor di Klaus Schwab
“Siamo probabilmente una delle ultime generazioni di
Homo Sapiens in quanto nelle prossime generazioni impareremo a ingegnerizzare
corpi, cervelli e menti.
Ma
come saranno i futuri padroni del pianeta? Questo sarà deciso dalle persone che
possiedono i dati. Perché i dati sono così importanti? Perché abbiamo raggiunto
un punto in cui possiamo hackerare non solo i computer, ma anche gli esseri
umani e altri organismi. Di che cosa si ha bisogno per hackerare un essere
umano? Sono necessarie due cose: di molta potenza di calcolo e di molti dati,
specialmente dati biometrici. Ma il controllo dei dati potrebbe consentire alle
élites umane di fare qualcosa di ancora più radicale che costituire dittature
digitali. Hackerando gli organismi, le élites potrebbero ottenere il potere di
reingegnerizzare il futuro della vita stessa, perché una volta che si può
hackerare qualcosa, solitamente si può anche ingegnerizzarla. Tutta la vita per
4 miliardi di anni (dinosauri, amebe, pomodori, esseri umani) è stata soggetta
alle leggi della selezione naturale e alle leggi della biochimica organica. Ma
questo ora sta per cambiare: la scienza sta sostituendo l’evoluzione tramite
selezione naturale, con l’evoluzione tramite design intelligente. Non design
intelligente di qualche Dio sopra le nuvole, ma il nostro design intelligente:
quello delle nostre “nuvole”
(IBM, Microsoft) le nuove forze motrici dell’evoluzione. Nello
stesso tempo la scienza può rendere possibile la vita, dopo che è stata
confinata per 4 miliardi di anni nel regno limitato dei composti organici, la
scienza può permettere alla vita di emergere nel regno inorganico” (Yuval
Noah Harari – WEF, 31 gennaio 2018)
Due
anni dopo, la pandemia! Un evento che ha distrutto qualsiasi forma di dignità e
di tutela della privacy dell’individuo, mettendo le basi alla realizzazione del
piano delirante delle invocate élites del filosofo israeliano. Sfortunatamente
ciò che allora sembrava una vera e propria follia, oggi pare essere assai
prossima e con connotazioni più che inquietanti. Il fatto che il virus sia
partito in primis dal laboratorio cinese di Wuhan (forti i legami con il Galveston National Laboratory negli Stati
Uniti, il Centre International de Recherche en Infectiologie in Francia e il National Microlology Laboratory in Canada) non è da sottovalutare perché è proprio in Cina
che il controllo sulla popolazione è stato ampiamente deformato, rispetto al
progetto canadese di incentivazione ad azioni salutari, con ricompense dei
comportamenti virtuosi dei cittadini: il sistema di sorveglianza cinese rimane tuttora
uno sconcertante esempio di come si diventa schiavi.

Harari
E di
schiavitù ne parla il professor Harari, quando considera una nuova enorme
classe di gente “inutile”, visto che i computer diventano sempre più potenti,
in un numero sempre maggiore di campi: secondo lui esiste la chiara possibilità
che diventino migliori di noi nella maggior parte dei compiti, rendendoci
superflui; una pia illusione ma con grosse implicazioni per l’uomo nella
fiducia i se stesso, vittima della credulità umana. A questo punto la domanda
di carattere politico ed economico sorge spontanea nel cervello di alcuni
personaggi, facenti parte della famosa élite “A cosa servono gli uomini? A cosa
servono così tanti uomini?”
Uno
su tutti, l’economista di origini ebraiche Jacques Attali conferma che dopo i
sessantacinque anni l’uomo diventa un peso per la società, in quanto consuma
più di quanto abbia potuto produrre (L’avenir de la vie, Entretiens avec
Michel Salomon, collection Les Visages de l’avenir, éditions Seghers -
1981). Arriva anche a predire che sarà trovato un mezzo per ridurre la
popolazione, in un primo tempo, appunto, degli ultra settantenni, “nous nous
en débarrasserons en lui faisan croire que c’est pour leur bien”: niente da
eccepire, si sono sbarazzati di un bel numero di cittadini obbedienti ai diktat
di un altro encomiabile economista, Mario Draghi, la maggior parte provvisti di
Greenpass, dalle ambigue implicazioni!
E sul
documento che era “una misura con cui gli italiani possono continuare a
esercitare le proprie attività, a divertirsi andare al ristorante a partecipare
a spettacoli all’aperto o al chiuso con la garanzia di trovarsi tra persone non
contagiose” peccato l’illustre statista essere stato smentito dagli
abbondanti contagi di chi si era fidato delle sue indicazioni, per altro
disattese anche dalla stessa casa farmaceutica produttrice. Niente paura, però,
l’onore è salvo: pochi mesi dopo Mario Draghi ha ricevuto il premio come miglior
statista dell’anno (“Il primo ministro Mario Draghi è un leader inclusivo,
un uomo saggio e con un cuore che ha portato stabilità”)
direttamente dalle mani del rabbino di New York Arthur Schneier al
“World Statesman Award 2022” della Appeal of Conscience Foundation a New York.
Immancabile la stretta di mano dell’ormai defunto Henry Kissinger, quello che
aveva avvertito Aldo Moro della pericolosa deriva che stava prendendo l’Italia con
il suo progetto di compromesso storico.

Oggi
ci troviamo in un mondo malato in cui l’Intelligenza Artificiale fatta arrivare
alla portata di tutti proprio in periodo pandemico, se da una parte ha
velocizzato i tempi per molte operazioni, dall’altra ha manifestamente ridotto
la creatività del singolo individuo che poco alla volta si è abituato a
ricorrere a lei, convinto di una migliore realizzazione delle proprie idee:
nessuno sforzo per trovare una parola, un verbo, una frase migliore… lei ha
qualità superiori, è un assioma. Se nel campo lavorativo risolve molti compiti,
dapprima espletati dall’uomo, con notevole vantaggio di chi possiede aziende,
imprese e organizzazioni volte alla produzione di denaro, nell’ambito del
singolo che ha bisogno di lavorare, la sua sostituzione da parte di un
macchinario non è certo di buon auspicio: quale soluzione può trovare?
Il
diritto al lavoro, come sancito dagli articoli 4 e 35 della Costituzione
Italiana, non è qualcosa di astratto bensì un cardine della democrazia: non può
e non deve essere sostituito dal reddito di cittadinanza come palliativo:
calpestare la dignità umana non porta grande giovamento alla comunità. La
creazione di questa enorme classe di gente “inutile”, la divisione dell’umanità
in diverse caste biologiche, con i ricchi che vengono elevati a status di veri
e propri Dei e i poveri relegati al livello di gente inetta, non possono
produrre che rivolte e guerre: inutile invocare pace ed equilibrio nelle
popolazioni se non si estirpa questa arrogante volontà di sopraffazione delle
cosiddette élites globaliste.
SU CARACCI
di
Rinaldo Caddeo
Realtà
e personificazioni ctonie e mitologiche, nell'ultima prova narrativa di Roberto
Caracci.
Caron
dimonio, con occhi di bragia,
loro
accennando, tutte le raccoglie;
batte
col remo qualunque s’adagia.
(Dante,
Inferno, C.III, vv.109-111).
In
misure, contesti e modalità sempre diversi, al centro di questi racconti, della
raccolta Come te stesso di Roberto Caracci (Editoriale Delfino 2025), è
Caronte. Tranne l'ultimo. In che senso? La prima notte dei pipistrelli:
due cani, due pipistrelli, un uomo e una donna. È forse la prima notte di
nozze? Non è del tutto certo ma è certo che lui la vuole possedere. Lei
preferirebbe rimandare: è prostrata, dopo la festa, forse, di nozze. E poi una
scena l'ha scossa: due cagnacci si sono azzuffati, a lungo e con ferocia in
cortile. Lava i piatti, rigoverna la cucina, mette in ordine, fa la doccia...
poi vanno a letto. La finestra è aperta, fa caldo, è estate, due pipistrelli
s'infilano nella stanza. Lei sta per urlare ma lui blocca con una mano il grido
sulla bocca. Si alza, prende la scopa, colpisce e ammazza le due creature
alate, spargendo piume e sangue, dopo aver mandato in frantumi il lampadario
facendolo crollare a terra. È una catastrofe e la messa in scena di un
sacrificio: con un lungo coltello da cucina, lui finisce e scotenna le povere
creature e ne getta gli avanzi dal terrazzo.
Il
dramma è raccontato in prima persona, dal punto di vista e di ascolto della
donna. È nel suo vissuto drammatico, una sorta di incubo raccapricciante, che
entriamo nella sua cattività che da paura diventa terrore, orrore, in un crescendo
rossiniano, che sale al parossismo fino a spegnersi in un adagio
paradossale. Siamo
in un appartamento borghese di una qualunque periferia urbana. La protagonista
vive e noi con lei, una brutalizzazione visionaria dell'ambiente. Si comincia
con la zuffa canina, poi arrivano i pipistrelli, due pezzi di notte, due
stracci neri e umidi, che ruotano a zig-zag nell'aria della stanza,
urtano i muri, si adagiano con un fruscio appena udibile al cuscino. Poi ci si
mette il valoroso Alfonso.
Alfonso
è il marito. Paragonato a una biscia, a un orso, grugnisce, ringhia, soffia con
il naso, morde nel tentativo di possedere la moglie riluttante, sopra e sotto
le lenzuola. L'arrivo dei pipistrelli scatena in Alfonso una rabbia belluina e
una violenza senza freni che innesca una metamorfosi demoniaca, contrassegnata
dagli occhi iniettati di sangue di Caron dimonio.
Conclusa
l'ordalia del sangue e delle piume, la donna rimane paralizzata, supina sul
materasso come su di una lastra di marmo. Non le resta che cedere alla
furia erotica di Alfonso, trasformato in un demone/angelo alato, ormai spinto
oltre l'imbestiamento. Nelle spire vorticose di una grottesca
condensazione/sublimazione/transfert si affida al volo dell'immaginazione:
«immaginavo di decollare verso la sciame baluginante degli astri, fasciata
dalle ali enormi di un pipistrello che aveva il volto della persona a cui
sussurravo, ripetendoglielo fino a convincermene prima del sonno, "Ti
amo".» (Roberto Caracci, Come te stesso, p.27).
Il
secondo racconto, Inseguimento a due voci, è una narrazione a specchio
in cui il protagonista si capovolge e assume le fattezze demoniache
dell'antagonista. In questo caso, l'antagonista/protagonista ha gli occhi
neri, i capelli lucidi di gel e porta a un braccio un tatuaggio che
raffigura due angeli che volteggiano nello spazio tenendosi per mano.
Nella prima sezione del racconto lo sorpassa in montagna rombando e facendogli
un gestaccio, nella seconda gli sferra un calcio nella schiena imprimendogli
nella schiena l'impronta del suo scarpone. Nel terzo racconto, Delitto senza castigo,
ci sono tre esiti diversi della medesima storia: un omicidio, un suicidio, una
fuga.
Al
centro della narrazione c'è un lavavetri, in una stazione di servizio in
autostrada, in tuta da benzinaio, che senza chiedere il permesso lava i vetri
delle automobili parcheggiate presso l'auto- grill: alzato un tergicristallo,
attende l'obolo per il servizio non richiesto. Il Nostro eroe, assolutamente al
verde, non glielo dà.
Nel
primo esito il lavavetri s'infuria e piega in due il tergicristallo della Panda
scassata del Nostro. Il Nostro stacca il tergicristallo e glielo infilza in
gola uccidendolo. Nel secondo e nel terzo esito, il lavavetri si limita ad
augurargli, in un napoletano rozzo, di provincia, di precipitare nell'acqua del
mare, come poi accade. Basso e tarchiato, il lavavetri, faccione squadrato
da bulldog, ha uno sguardo da predatore, i suoi occhi grigio-verdi,
sono gelidi e inespressivi come quelli di un rettile.
Nel
quarto racconto, L'addomesticamento del lupo famelico, il lupo è la
Morte che viene riportata a più miti consigli dalla trasformazione del Lupo
cattivo in cane domestico e viene anch'Ella addomesticata con una reciproca
accettazione. Favola emblematica, si svolge nella mente di un bambino come
sviluppo ed elaborazione della paura della Morte come paura del Lupo. Il lupo
non ci mangia se noi gli diamo da mangiare: questa è la scoperta di un bambino
avventuroso, nonché inventore e scrittore. La Morte-Lupo, la Grande Bestia,
è rappresentata con denti digrignanti e il rosso sangue degli occhi,
striati di nero, che, con la sua benefica metamorfosi, assume venature di verde
smeraldo.
Nel
quinto racconto, Tepore d'inverno, si tratta della storia di un viaggio
rocambolesco, ancora una volta narrata in prima persona, dentro il punto di
vista/ascolto/contatto di uno studente ginnasiale, con il groviglio dei suoi
libri, verso la scuola, in un autobus pieno come una scatola di sardine.
Caronte, in questo caso, assume le fattezze di un bigliettaio che sgrida e
incita i poveri passeggeri a non rimanere fermi come muli ma ad
andare avanti: una parola, quando non c'è spazio nemmeno per uno spillo!
Anche Lui riscuote le monete (come il lavavetri e come il Caronte pagano) ed ha
un faccione con una criniera sale e pepe. I suoi occhi sono tondi e
vitrei, da civetta, con una pupilla gelida. Infine diventano rossi
da rapace quando puntano il Nostro narratore / protagonista che ha un
contatto fisico ravvicinato e prolungato, fino al rapimento (tanto da
trasmutare l'autobus sgangherato e traboccante in un'astronave lanciata negli
spazi siderali), con la ragazza dal caschetto d'oro. Scatta e si
scaraventa sui due l'aspro, ancipite rimprovero/incitamento ad
allontanarsi progredire. Se
Caronte sprona con le parole e picchia con il remo chiunque esiti o rallenti
l'ingresso nella barca che, attraversando l'Acheronte, conduce nell'aldilà, il
nostro bigliettaio esorta a procedere e sgrida i passeggeri che si bloccano
all'ingresso o nei punti intermedi dell'autobus.
Nel
sesto racconto, Il tunnel tra le dita, un bambino scava un buco nella
sabbia, lungo la spiaggia del mare, che diventa un tunnel che entra in contatto
con il tunnel di un amico. Ma il Nostro (sempre più un alter ego
dell'autore, un altro te stesso) non si accontenta e continua a scavare
e a coltivare con l'immaginazione lo scavo di nuovi tunnel fino a costruire un
labirinto.
In
questo caso non c'è un demone ma solo un monello, tale Diego, che insulta e
cerca di ostacolare l'attività scavatoria del Nostro, senza riuscirci. Il
protagonista diviene il Caronte di se stesso che in se stesso trova la
coscienza per un cambiamento. Con il suo ingegno e la sua tenacia riesce a
scavare e a trovare le sotterranee vie dell'altrove. In questi personaggi dei
racconti di Caracci ritroviamo alcune caratteristiche che richiamano sia il
Caronte pagano sia quello cristiano. Nel VI Canto dell'Eneide di
Virgilio e nel III dell'Inferno di Dante, Caronte è sia guardiano
implacabile e severo custode sia psicopompo, traghettatore, mediatore
dell'oltre. Sia per Virgilio sia per Dante oltre alla barba e ai capelli
bianchi, gli occhi sono infuocati dall'ira. Al centro del centro del libro, Caracci smette di
raccontare il racconto ma si mette a raccontare il raccontare cioè ci recapita
il suo metaracconto, un'altra forma di racconto. Lo scrittore si chiede, nel
corso del racconto, che cosa significa raccontare: rivelare la realtà
o inventare storie o tutte e due le cose?
«raccontare
è come passeggiare, errare, vagabondare. Raccontando esco e non vado da nessuna
parte, vado e basta. [...] Così il primo oggetto del tuo racconto può essere
tradito, senza alcun senso di colpa, sopravanzato da altri oggetti, a loro
volta destinati a essere traditi, perché non indispensabili. E se l'oggetto del
raccontare è la tua stessa vita, prima o poi sarà quella vita, semplice e
angusta, ad essere scavalcata e tradita, sostituita da altre vite, che sono
comunque le tue, perché 'potevano' essere le tue.» (Ibidem, p.68).
A una divaricazione narrativa in una
molteplicità di sbocchi/percorsi ci avevano già abituato scrittori come Calvino
o Borges ma non con la radicalità di una equazione così paradossale tra realtà e
allucinazione. Mai come in questi racconti la narrazione lucida, minuziosa, iper-realista
di Caracci s'imbatte nel visionario- parossistico e fa i conti con il simbolico.
È una stratificazione simbolica che si può disporre su diversi piani. Uno di
questi è quello mitologico. La narrazione stessa propone ironicamente figure
come il Minotauro, il Lupo di Cappuccetto Rosso e di San Francesco, Polifemo,
Pulcinella, Mangiafuoco, mostri, maschere, diavoli, pianeti ctonii, gassosi,
labirintici, della mitologia e della fiaba. Ho individuato Caronte come una
figurazione inconscia, a un incrocio di questo passeggiare/errare della
narrazione riflessiva e della riflessione narrativa di Caracci. Una figurazione
comica, cosmica e drammatica, duplice, ambigua e ancipite: minaccia, arresto e
impedimento, ma anche passaggio, promozione.
Nell'ultimo
racconto questa figurazione sembra essersi risolta nella stessa narrazione. Non
appare più necessaria. Il giovanissimo scavatore non ha bisogno di
chiedere il permesso o l'aiuto di nessuno. Ha imparato come si fa. E come
Dante, nella Vita Nuova, spiega a un gruppo di donne gentili che
lui, d'ora in avanti, può fare a meno di tutto e di tutti, anche del saluto di
Beatrice, per celebrare il suo amore: gli basta scriverlo, elaborarlo nella e
con la scrittura. Così: «domani avrei continuato a scavare, e così ancora
dopodomani, e tutti i giorni successivi. Io stesso non sapevo quale percorso
avrei compiuto. E non lo volevo neanche sapere. Sarei andato avanti. Nessuno
avrebbe potuto fermarmi, né Diego né il sole cocente. Me ne sarei dato tutto il
tempo. Sarebbe stato il mio labirinto, la mia trincea, la mia strada.» (Ibidem,
p.124).
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