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UNA NUOVA ODISSEA...
DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES
Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.
Angelo Gaccione
LIBER
L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

(foto di Fabiano Braccini)
Buon compleanno Odissea

1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)
venerdì 15 agosto 2025
LA BUONA CUCINA
Era un programma di
cucina, come ce ne sono tanti.
CON DARIO, PER GAZA!
In
allegato le foto giunteci dall’Associazione Emaar, a Khan Younis
(Gaza), in seguito alla raccolta fondi in
memoria di Dario Pacor, mentre qui sotto
potete leggere il messaggio di ringraziamento.
Cari tutti,
la recente distribuzione di cibo è stata resa
possibile dalla vostra generosa
donazione, in memoria di Dario Pacor, che riposi in pace. Le parole non possono esprimere appieno l'impatto che
il vostro continuo supporto ha avuto. In
circostanze così disperate, i vostri contributi offrono non solo un aiuto essenziale, ma anche un senso di speranza a
coloro che lottano per sopravvivere. La
differenza che state facendo nelle loro
vite è profonda.
Apprezziamo profondamente la vostra incrollabile
solidarietà e gentilezza. Vi preghiamo di
continuare a sostenerci mentre ci impegniamo a portare sollievo e, un giorno, a restituire il sorriso ai volti dei
bambini che hanno conosciuto troppe difficoltà.
Con sinceri ringraziamenti,
Emaar
Per chi volesse ancora donare, l’IBAN è IT 27 B
05018 02200 000012324364 intestato a ODV Associazione Salaam Ragazzi
dell’Olivo Comitato di Trieste causale: In memoria di Dario.
Grazie ancora, con la Palestina nel cuore, con
Dario nel cuore, avanti nella resistenza!
Coordinamento No Green Pass e Oltre
UN PONTE DI CARTE
di Romano Rinaldi
Mi sono già occupato di questo argomento un paio di
volte su “Odissea” cercando di fare chiarezza su alcuni fondamentali aspetti
tecnici, scientifici e più generalmente logici che investono quest’opera di
grandiosità e portata uniche. Non è dunque il caso di riproporre quei
ragionamenti, tutt’ora validi, ai quali rimando l’attento lettore ai link (1) e
(2).
Nei
giorni scorsi il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, vecchio ormai oltre
un quarto di secolo e “aggiornato” una quindicina di anni fa, ha ricevuto
l’approvazione da un organo burocratico-amministrativo, il Comitato Interministeriale
per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS), un
passaggio essenziale nell’approvazione, naturalmente ma a carattere
essenzialmente burocratico. Ovvero il ponte ha le carte in regola. A questo
passaggio seguirà tutta una serie di altre “operazioni propedeutiche alla
cantierizzazione con particolare attenzione alla viabilità, … indagini archeologiche, geognostiche e
geotecniche… L’approvazione del CIPESS
determina altresì la Pubblica utilità dell’Opera, autorizzando la fase
espropriativa. Gli espropri partiranno gradualmente in relazione
all’avanzamento delle attività dei cantieri realizzativi.” Il virgolettato
è estratto dal sito ufficiale della Stretto di Messina S.p.A.
Riguardo
la corrispondenza del progetto alle indicazioni e rilievi prodotti da vari
organismi di controllo interni ed esterni alla SM S.p.A., è interessante notare
la seguente affermazione: “La Relazione del Progettista, approvata dal CDA
della Stretto di Messina S.p.A. a febbraio 2024, ha indicato ulteriori
aggiornamenti da sviluppare nel Progetto Esecutivo al fine di adeguarlo ai
seguenti aspetti, in ottemperanza al Decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35”: …
Seguono
13 punti in cui vengono segnalate altrettante caratteristiche tecniche e
progettuali che riceveranno attenzione nel progetto esecutivo. In pratica si
tratta di una promessa di adeguamento del progetto, in fase esecutiva, alle
indicazioni formulate da vari organi di controllo, sia interni che esterni alla
SM S.p.A. e varie raccomandazioni di adeguamento del progetto secondo i canoni
attuali in questo tipo di progettazione.
Siamo
dunque di fronte all’approvazione da parte di un organo di decisione
politico-burocratica che difatti non ha nulla a che vedere col superamento di
tutte le richieste di modifiche tecniche avanzate nei mesi (anni) scorsi, bensì
pare trovarsi di fronte al loro superamento da un punto di vista puramente
formale e burocratico in una prospettiva futura. In pratica, ad ogni “inciampo”
tecnico, scientifico, normativo, progettuale ed economico, sono state trovate
soluzioni formali fatte di carte redatte da zelanti burocrati incaricati di
trovare la scappatoia per poter tirare diritto col progetto fino a far valere
il principio che tanto piace ai nostri politici, di mettere tutti di fronte al
fatto compiuto. Tra i vari escamotage va poi annoverata la dichiarazione di progetto
di interesse strategico per la difesa nazionale e per la NATO. Questo consente
varie altre scappatoie, come l’utilizzo di parte dei fondi destinati
all’incremento delle spese militari (1,5% del PIL) per coprire parte
dell’enorme impegno finanziario e fin qui poco male. Tuttavia, la nuova
definizione consente la deroga dalla Valutazione di Impatto Ambientale secondo
le normative Italiane e d Europee, uno dei punti in cui il progetto si è
incagliato pesantemente. Un grave pericolo che si nasconde dietro questo è poi
la possibilità di far passare per strategiche anche altre eventuali opere in
cui il Governo potrebbe voler aggirare le norme VIA (basi militari, impianti
industriali, impianti di stoccaggio materiali radioattivi o inquinanti, ecc.
ecc.) difatti neutralizzando le leggi in vigore in materia di salvaguardia
dell’ambiente.
Ecco
dunque trovato un grimaldello di carta per far procedere spedito l’iter di
attuazione dell’opera, senza minimamente toccare la sostanza dei miglioramenti
e adeguamenti suggeriti dalle direttive e raccomandazioni emanate finora dagli
organi di controllo e da più parti del mondo scientifico e accademico ed
esplicitarli in un nuovo progetto definitivo.
A
prescindere dalla grandiosità e maestosità dell’opera, sicuramente di grande
bellezza e importanza in un panorama italiano in cui le grandi opere sono
diventate ahimè più un veicolo di propaganda politica che di orgoglio nazionale
di appartenenza di tutti i cittadini, dobbiamo purtroppo constatare che siamo
alle solite. Insomma, a chi non piacerebbe potersi immedesimare nella bellezza
e grandiosità di un’opera tanto ambita quanto ardita? Tuttavia, viste le
premesse e il modus operandi, al cittadino viene spontaneo chiedersi in primo
luogo se quella enorme spesa sia giustificabile, soprattutto ben sapendo che va
a discapito di altri e ben più urgenti investimenti necessari per adeguare
servizi e attività che riguardano il benessere primario degli italiani (salute,
lavoro, infrastrutture, sicurezza sismica delle abitazioni, ecc. ecc.) anche a
confronto coi nostri vicini europei.
Con
queste premesse viene dunque logico domandarsi quale potrà essere l’impatto
economico totale dell’opera al completamento, oltre naturalmente l’allungamento
dei tempi di attuazione, per un progetto che tutti sanno dovrà essere
sostanzialmente modificato ancor prima di dare l’avvio ai lavori e dovrà
continuare a subire modifiche in corso d’opera, durante tutto l’iter esecutivo.
Queste le testuali parole: “L’opera di attraversamento (le torri, i blocchi
di ancoraggio, il montaggio dell’impalcato) saranno oggetto di una singola fase
progettuale”. Ovvero, il progetto del ponte nel suo insieme sarà messo a
punto prima di costruirlo… Mi pare quasi ovvio.
In
pratica viene adottato il principio del fritto misto che si mangia a Napoli: “magnanno
- frienno” oppure, volendo essere malevoli, “l’appetito vien mangiando” …
(1). R. Rinaldi - Il Ponte
Sospeso 07-03-2024 “Odissea” 07-03-2024 https://libertariam.blogspot.com/2024/03/il-ponte-sospeso-di-romano-rinaldi.html?m=1
(2). R. Rinaldi - Un Ponte Sempre
più Sospeso “Odissea” 18-04-2024 https://libertariam.blogspot.com/2024/04/un-ponte-sempre-piu-sospeso-di-romano.html?m=1
martedì 12 agosto 2025
PROTAGONISTI E COMPARSE
di
Giacomo Maria Prati
Il trionfo dei due giganti e il declino
dell’Europa.
Putin
incassa una notevole vittoria politica con “l’improvviso” prossimo incontro con
Trump, evidentemente programmato dai due da tempo. Loro decidono i tempi. Gli
altri sono comparse. I grandi leader sono quelli che capiscono i tempi giusti e
li dominano, senza subirli e ottenendo il massimo dalle situazioni del momento.
Il tempo giusto per la Russia è quello attuale per ottimizzare consolidando le
conquiste fatte e ottenendo un’Ucraina fuori dalla Nato. Il tempo giusto degli
Usa è l’attuale per ottenere a buon prezzo le materie prime russe e una
collaborazione geopolitica preziosa, per impedire che i Brics di divenire un
blocco coeso, avvantaggiando la Russia in cambio di un nuovo approccio
internazionale che mantenga l’asse russo-americano quale principale baricentro
internazionale. Questo scenario cambierebbe le dinamiche sia interne
all’Occidente che dentro i Brics potendo favorire approcci più integrati e più
costruttivi. Solo un asse russo-americano potrebbe portare a risolvere i tre
più grandi problemi mondiali sul tavolo: il destino del dollaro quale moneta
internazionale, il debito pubblico Usa (da ridurre e riportare sotto controllo)
e l’esigenza di una seconda moneta internazionale che non elimini del tutto il
dollaro ma lo normalizzi. Senza questo accordo, a portata di mano, la
polarizzazione Brics-Occidente continuerà, con reciproci disastri per le masse
di entrambe le aree. La Cina non è ancora in grado di esprimere una capacità
politica e di mediazione efficace e di alto livello come sa esprimere da
sempre, la Russia, maestra di diplomazia già ai tempi degli Zar. Se il mondo
non vuole implodere nel caos e nell’autodissoluzione del sistema bancario-monetario,
morendo di Finanza, c’è bisogno di un accordo globale tra Russia e Usa, specie
ora che la “stampella Giappone” inizia a vacillare perché il suo yen è chiuso
in un doppio vicolo cieco: non essere più a costo zero (impedendo così il carry
trade pro Usa) oppure crollare, facendo concorrenza al dollaro. Questo è il
reale oggetto del prossimo incontro in Alaska: come i due giganti (con
problemi) possano aiutarsi reciprocamente. Li uniscono due avversari: una Ue
miope e anti-produttiva e una Finanza che crea denaro ma non lavoro per gli
americani. La guerra è sullo sfondo, non è il tema principale: è il retaggio
della pessima dottrina Brzezinski, da sempre sposata con fanatismo dal Regno
Unito ma più volte fallita e ormai fuori dai tempi massimi. Chi vince da questo
accordo lo abbiamo capito. Ma chi ci perderebbe? Chi crede che solo con le
guerre e con le destabilizzazioni sia possibile evitare il crollo finanziario
tramite alchimie monetarie dietro il velo della distruzione. La follia
filosofica della “distruzione creativa” a cui Putin e Trump oppongono il loro
ottimismo costruttivo stile Ford e Keynes. Trump in pratica imita i Brics, che
ammira, e cerca un abbraccio con essi in modo da arrestare il declino degli Usa
globalisti, ricchi di denaro ma poveri di produzione. L’accordo con la Russia
permettere agli Usa di guadagnare quel tempo che gli è necessario (5-6 anni)
per riportare le produzioni strategiche a casa. Allora sarà possibile la guerra
contro la Cina. Ovviamente auspichiamo che il tassello finale non si realizzi
ma solo le premesse di cooperazione tra Usa e Russia.
domenica 10 agosto 2025
VERSI INCIVILI
di Marcello Campisani
Emendamenti
Se l’associazione
per delinquere
assume la forma d’un partito
può fare tutto quello che gli pare:
nessun delitto verrà più punito.
Oltre a
dettar legge a volontà
già trasforma in reato l’onestà.
Ricorre
sempre più frequentemente
a quel pratico, comodo strumento
- che va ricontrollato con la lente -
che si suol chiamare emendamento.
Così che
le olimpiadi di Cortina
diventano una pacchia truffaldina.
Mattarella
questo lo ha stoppato,
ma ne son passati in abbondanza
d’abbuffar partito ed alleato,
indebitando la cittadinanza.
Alla
giustizia un calcio nel sedere
fu la separazion delle carriere.
Ma per
progetti di maggior nequizia,
come perpetrare gli attentati,
occorre riformare la giustizia
e renderli così legittimati.
Rivendicar
la strage di Bologna
è l’ambizione d’una tale fogna.
D’attentato
alla Costituzione
non ne risponde nessun deputato.
Purtroppo una tale aberrazione
riguarda sol il Capo dello Stato.
Ma
persino il codice penale
è messo tutto quanto sotto sale.
Ciò che
per il Duce era reato,
come l’intelligenza col nemico,
dall’a-fascista viene scavalcato
che dell’Italia non gl’importi un fico.
È del cretino bersi
fesserie:
toghe rosse ed orologerie.
Poco poco
la cosa fosse vera,
quei che grandi son nostri fratelli
da tempo sarebbero in galera,
unitamente agli altri fascistelli.
Del
bandito la legge fa un bandito
pur s’assume forma di partito.
Ma se
scoppiasse la rivoluzione
salta tutta quanta la baracca,
ivi compresa la falsa opposizione.
Varranno i fatti più che la casacca.
E se dal
fummo foco s’argomenta
un reprobo sarà chi s’accontenta.
[marcello@campisani.com]
sabato 9 agosto 2025
QUID VETAT RIDENTEM DICERE
VERUM?
di Luigi Mazzella

Max Hamlet
Il guerriero
Orazio
sostiene che, scherzando, si può anche dire la verità. E certamente
sarebbe preso per un burlone impenitente chi, oggi, sostenesse che solo
Vladimir Putin e Donald Trump possono salvare l’Occidente da quella fine
tragica voluta, per evidente cupio dissolvi, dai capi di
Stato Europei, cosiddetti “volenterosi”. Eppure,
nella parte di mondo dove hanno trovato accoglimento e condivisione le
narrazioni melanconiche sulla morte-inizio di vera vita di loquaci
carovanieri dei deserti mesopotamici e dove la propensione teutonica per la
violenza aggressiva si è potuta esprimere (addirittura filosoficamente)
nell’idealismo fascista e comunista di Hegel (ma già presente in
nuce nell’autoritarismo del supponente Platone) un’opinione
(certamente largamente minoritaria) considera, sotto un diverso angolo
visuale, una vera fortuna per l’Occidente la ricorrenza
di quei “corsi e ricorsi” storici teorizzati da G.B. Vico.
In
particolare, c’è chi ritiene che se il mondo Occidentale non chiuderà i
suoi giorni sommerso da una gigantesca nube atomica e annientato quasi
totalmente dagli effetti letali di una miriade di funghi prodotti da ordigni
nucleari (fatti esplodere a causa dell’insipienza con effetti suicidi di capi
di Stato e di Governo, senili e non, della, comunque, decrepita
Europa) il pensiero dovrà necessariamente correre al geniale filosofo
napoletano.
In
altre parole, se il linguaggio trucido e poco istituzionale di molti gentiluomini
amanti dei vestiti scuri a doppio petto non scatenerà la terza guerra mondiale
nucleare lo si dovrà ai soli due leader politici, che memori
di avere in testa un cervello raziocinante, non hanno ancora del tutto
infangato, con i loro interventi, la categoria: Vladimir Putin e Donald
Trump.

Il guerriero

Alberto Casiraghi
Pesci
Come
già avvenne ai tempi di JF Kennedy e di Nikita Kruscev (a ruoli invertiti:
l’imprevedibile a quei tempi era il Presidente russo con le sue fantasiose
improvvisazioni) solo
a)
la ferma impassibilità e coriacea imperturbabilità di Putin, pur paragonato con
sconcertante grossolanità a Hitler (e costretto a ricordare a dimentichi
Statisti il numero dei caduti del suo Paese nella seconda guerra mondiale
proprio per battere il nazismo);
b) le
stravaganze (comunque spinte sempre e solo fino ad un certo punto) di
Trump a salvare l’Occidente dagli effetti deleteri e irreparabili
dalle guasconate di Macron, Starmer, Crosetto & co.
Conclusione: Tristi
Tropici? No! Triste destino quello degli Occidentali di vedere che la loro
salvezza o sopravvivenza debba dipendere da Capi di Stato che si tolgono
le scarpe per batterle sui banchi dell’Aula ONU o scoprono solo in età matura
il gioco del pallottoliere per divertirsi con il saliscendi dei dazi doganali.

Pesci
IL CANTO DEGLI ALBERI
di Zaccaria Gallo

Hermann Hesse
Hesse, di
rado, negli ultimi anni della sua vita, si allontanava da Montagnola. Schivava
gli incontri e le manifestazioni che erano indette per celebrare la sua
personalità di scrittore e poeta, ma non poteva evitare che il mondo lo
cercasse e lo andasse a trovare, innanzitutto spedendogli migliaia di lettere,
o direttamente chiedendo di poterlo incontrare di persona. Questo non solo lo
imbarazzava, ma gli procurava una sorta di fastidio, tanto che, ripeteva spesso,
si sentiva come un animale rinchiuso in un giardino zoologico. Erano gli anni
in cui i suoi libri toccavano impressionanti quantità di tirature ed erano
letti in tutte le parti del mondo. Si pensi ad esempio a Siddharta. Ebbene in India si stampò, tradotto, in svariati idiomi
indiani. In una sola parte del mondo, negli Stati Uniti, Hesse non solo non
veniva pubblicato interamente, ma veniva anche spesso presentato con delle
traduzioni orribili, tanto che pur avendo conseguito il Premio Nobel per la Letteratura,
erano pochi gli americani che lo leggevano veramente. Hesse non si fece
sfuggire il commento che era convinto che pochi americani capissero quello che
lui con la sua poesia e con la sua visione filosofica della vita andava
proponendo. Rifuggiva dunque dalla fama, che considerava alla stregua di una
malattia della vecchiaia, contro cui nulla si poteva fare, come poco si poteva
fare per arrestare attraverso di lei un leggero inevitabile rimbambimento. E
gli onori, i premi che gli venivano conferiti non erano altro che sintomi di
questa malattia. Basti ricordare quello che accadde nell’autunno del 1955. Dopo
essere stato insignito dell’ordine “Pour le meritè” nell’autunno del 1955, gli
veniva assegnato il Premio per la Pace dei librai tedeschi. Avrebbe dovuto
andare a ritirarlo a Francoforte. Ma lui era fatto così: la sua idea era che
non voleva sentire obblighi verso nessuno e aveva pertanto, da tempo, deciso di
non muoversi dalla sua villa in campagna a Montagnola, dal suo giardino, dai
suoi alberi adorati, che vivevano accanto a lui nei boschi vicini, per andare a
ritirare né premi né onorificenze. A Francoforte ci andò sua moglie, Ninon, a
ritirare quel Premio. Mentre questo avveniva nella città tedesca, Hesse si
recava nel suo giardino: aveva con sé le forbici per potare le siepi e i rami,
il setaccio per i semi da raccogliere da terra, un estrattore di legno per le
erbacce. Alla fine dopo aver raccolto delle noci, ammassò le bucce delle
castagne, accese un bel fuoco e rimase a guardare gli alberi che aveva di
fronte e che lo avrebbero ispirato nella stesura del suo libro Il canto degli alberi. Solo dopo aver
fatto tutto questo, rientrò in casa e, accesa la radio, ascoltò il discorso di
ringraziamento che Ninon stava facendo ai librai di Francoforte. Lui aveva
lavorato come libraio a Tubinga e Basilea. Il suo amore e il suo rapporto con i
libri, era stato sempre profondo. Spesso li produceva lui stesso, cucendoli a
mano e illustrandoli con bellissimi disegni, o per donarli agli altri, come
aveva fatto con i prigionieri di guerra durante la prima guerra mondiale, o per
raccogliere del denaro, che utilizzava per aiutare alcuni studenti privi di
mezzi a frequentare l’Università. Amava i giovani e i giovani lo hanno sempre
ricambiato con un amore che al tempo di Siddharta diventò non solo venerazione
ma per una loro intera generazione divenne il motore che li spinse a scendere
nelle piazze contro la guerra nel Vietnam. La sua scrittura incoraggiò quei
giovani a fare delle scelte personali, che spezzavano la dipendenza di ogni
essere umano da un potere costituito quando questo potere va oltre le regole
dell’umanità, soprattutto con le guerre. Oh, quanto ce ne vorrebbe oggi, per
quello che stiamo vedendo accadere in Palestina e a Gaza. Non tutti i suoi
lettori inevitabilmente erano così affascinati, e le opinioni su di lui, soprattutto
di una certa critica militante americana, non sempre furono favorevoli alla sua
opera, nonostante il Premo Nobel. Ma Hesse aveva raggiunto, soprattutto dopo il
suo contatto con la filosofia zen, la capacità di andare oltre questi attacchi.
Anzi, sapendo che questo essere
apprezzati e nello stesso tempo disistimati può accadere a chiunque durante la
propria vita si occuperà di questo nella sua lirica “Gradini”, che è una poesia sul coraggio di
ricominciare, nonostante tutto, sul coraggio di vivere e di saper oltrepassare
i limiti della vita stessa.

Come ogni
fior languisce e giovinezza / cede a vecchiaia, anche la vita in tutti / i
gradi suoi fiorisce, insieme ad ogni / senno e virtù, né può durare eterna. / Quando
la vita chiama il cuore sia / pronto a partire e a ricominciare, / per offrirsi
sereno e valoroso / ad altri nuovi vincoli e legami. / Ogni inizio contiene una
magia / che ci protegge e a vivere ci aiuta. //
Dobbiamo attraversare spazi e spazi /… Forse
il momento stesso della morte / ci farà andare incontro a nuovi spazi ;/ il
richiamo della vita non ha fine. / Su, cuore
mio, congedati e guarisci!
La sepoltura di Hermann Hesse
avvenne l’11 agosto 1962, in un caldo giorno d'estate, attorno alle quattro del
pomeriggio, nel cimitero di Sant’Abbondio a Gentilino, una frazione di
Montagnola, circondato dai suoi alberi meravigliosi.
RICORDANDO HERMANN HESSE
di
Anna Rutigliano
Se con il
romanzo Il Lupo della Steppa (Der Steppenwolf”), scritto nel
1927, Hermann Hesse sperimenta il superamento dell’Io scisso, del protagonista
Harry Haller, in umanità e asocialità attraverso l’umorismo, definito, in sogno
da Goethe e Mozart, quale elemento essenziale dell’immortalità e di comprensione della contraddittoria realtà
e società borghese tedesca degli anni ’20 (“… der Humor als essenzielles
Element der Unsterblichkeit ist: Wir Unsterblichen lieben das Ernstnehmen
nicht, wir lieben das Spaß”), accostandosi, pur non totalmente, al sentimento
del contrario dell’ironia pirandelliana, nello stesso anno Hesse compone,
fra le numerose poesie, una lirica la cui tematica si incentra sulla
transitorietà della vita, incarnata nell’immagine della piccola farfalla blu.
Emblema di fugacità e di cambiamento, la farfalla è, al pari della vita,
un’occasione di fortuna, di velocissimo istante per poter brillare almeno un po’;
spetta a noi esseri umani saper coglierne consapevolmente la bellezza dell’hic
et nunc e viverla con leggerezza e al contempo con profonda etica di
responsabilità. In occasione del sessantatreesimo anniversario dalla scomparsa
del poeta di Calw, il mio omaggio traduttivo alla sua profonda spiritualità,
all’avermi accompagnato durante gli anni adolescenziali col suo Siddharta,
di cui custodisco gelosamente la versione in lingua originale acquistata in una
spaziosa libreria freiburghese, ai tempi dell’Erasmus, alla sua immortale Weltanschauung,
quale istante di Bellezza, nonostante la brutalità, senza fine, dell’essere
umano.
Una piccola farfalla Blu
Aleggia una piccola farfalla blu
sospinta dal vento,
luccichio d’un brivido madreperlato,
tremolante in volo,
così con l’istantaneità d’un lampo,
così nel soffio fugace,
vidi un cenno di fortuna,
luccicare, tremolare, passare
fugacemente.
venerdì 8 agosto 2025
ARMONIE D’ARTE FESTIVAL
L’8
AGOSTO ALL’ORTO BOTANICO DI SOVERATO IL LIVE RAFFINATO E COINVOLGENTE DEGLI
AVION TRAVEL CON L’ORCHESTRA SINFONICA BRUTIA.
Sarà ancora una volta il magico
scenario dell’Orto Botanico di Soverato ad accogliere la grande musica d’autore
per Armonie d’Arte Festival. Nel
pieno dell’estate e della venticinquesima stagione di Armonie d’Arte domani, venerdì 8 agosto alle ore 22 sarà la volta dell’attesissimo live degli Avion Travel accompagnati dall’Orchestra
Sinfonica Brutia per la
sezione “Off&Pop” del Festival.
Un’occasione unica per immergersi in un viaggio musicale fra
tradizione e innovazione nel sound eclettico e raffinato di una delle band più
rappresentative della scena musicale italiana, appartenente alla grande musica ma
fuori dal cliché della canzone come puro intrattenimento e divertimento.
Coproduzione dell’Orchestra Sinfonica Brutia ed Armonie
d’Arte, l’appuntamento è una delle serate di punta dell’estate calabrese, dove
musica colta e contemporaneità si fondono in un’esperienza sofisticata e coinvolgente.
Sul palco, Peppe
Servillo – voce narrante di una band iconica – sarà affiancato da una
formazione storica: Peppe D’argenzio
al sax, Flavio D’Ancona e Duilio
Galioto alle tastiere, Ferruccio
Spinetti al contrabbasso, Mimì
Ciaramella alla batteria. Un’occasione unica per rivivere il repertorio
inconfondibile degli Avion Travel, gruppo simbolo di un cantautorato italiano
colto, teatrale ed emozionale, capace di mescolare jazz, canzone d’autore e
orchestrazioni sinfoniche con eleganza e originalità.
Il mondo degli Avion Travel è di per sé, lungo oltre 40 anni
di vita, un viaggio che partendo dalle rotte mediterranee li ha portati in
tutto il mondo. Capaci di esprimere transiti musicali come pochi, e nel
contempo mantenere un’identità, quella amata da tanti in tanto tempo.
“Cogliere e
raccontare traiettorie materiali e immateriali, percorsi lungo rotte foriere di incontri e opportunità,
tra passato come identità e disegno del futuro come spinta propulsiva.
Un concept e un mood indispensabile all’alba di una nuova stagione
densa di significati e appuntamenti, ma anche di sfide complesse, soprattutto
per la sostenibilità in un tempo dove è il main stream a tutti i livelli a
farla da padrona”, afferma il direttore artistico e founder di Armonie d’Arte, Chiara Giordano.
Ulteriori
dettagli, ticketing e anteprime su www.armoniedarte.com e sui
canali social dedicati.
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