UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

venerdì 15 agosto 2025

LA BUONA CUCINA
di Angelo Gaccione


 
Un’abile massaia si recò in un noto supermercato della città che distava pochi minuti dalla sua abitazione, e si diresse direttamente allo scaffale degli ingredienti. Prelevò un barattolo di amicizia, una bustina di solidarietà, una fialetta di compassione, decisa a fare un piatto degno del giorno di ferragosto. Si mise all’opera, ma l’impasto non teneva; per quanti sforzi la donna facesse l’amalgama non legava: non c’era verso. Provò ad aggiungere un pizzico di affetto, ne era rimasta una piccola traccia in un minuscolo vasetto rimasto negletto nella credenza. Da tempo immemorabile non se ne faceva più uso e non era disponibile presso nessuno dei droghieri che ne avevano avuto l’esclusiva. Del resto lo si era usato sempre più raramente fino a scomparire del tutto. Ella stessa non ricordava quanto fosse stata l’ultima volta che lo aveva aggiunto alle pietanze. Neppure adesso funzionò. Controllò la scadenza dei prodotti e si avvide che le date erano perfette. Non riusciva a capacitarsi. Non pensò neppure per un istante che amicizia, solidarietà, compassione, affetto, fossero merci troppo rare per essere disponibili al supermercato, per poterle comprare in una bottega. Non le venne in mente che poteva trattarsi di una perfida pubblicità ingannevole. Irritata, buttò quella insulsa indefinibile forma nella pattumiera, e si piazzò davanti alla tivù. 

Era un programma di cucina, come ce ne sono tanti.

[Milano, ferragosto 2025]   

CON DARIO, PER GAZA!



In allegato le foto giunteci dall’Associazione Emaar, a Khan Younis (Gaza), in seguito alla raccolta fondi in memoria di Dario Pacor, mentre qui sotto potete leggere il messaggio di ringraziamento.


Cari tutti,
la recente distribuzione di cibo è stata resa possibile dalla vostra generosa donazione, in memoria di Dario Pacor, che riposi in pace. Le parole non possono esprimere appieno l'impatto che il vostro continuo supporto ha avuto. In circostanze così disperate, i vostri contributi offrono non solo un aiuto essenziale, ma anche un senso di speranza a coloro che lottano per sopravvivere. La differenza che state facendo nelle loro vite è profonda.
Apprezziamo profondamente la vostra incrollabile solidarietà e gentilezza. Vi preghiamo di continuare a sostenerci mentre ci impegniamo a portare sollievo e, un giorno, a restituire il sorriso ai volti dei bambini che hanno conosciuto troppe difficoltà.

Con sinceri ringraziamenti,
Emaar


Per chi volesse ancora donare, l’IBAN è IT 27 B 05018 02200 000012324364 intestato a ODV Associazione Salaam Ragazzi dell’Olivo Comitato di Trieste causale: In memoria di Dario.



Grazie ancora, con la Palestina nel cuore, con Dario nel cuore, avanti nella resistenza!
Coordinamento No Green Pass e Oltre







 

UN PONTE DI CARTE
di Romano Rinaldi


 
Mi sono già occupato di questo argomento un paio di volte su “Odissea” cercando di fare chiarezza su alcuni fondamentali aspetti tecnici, scientifici e più generalmente logici che investono quest’opera di grandiosità e portata uniche. Non è dunque il caso di riproporre quei ragionamenti, tutt’ora validi, ai quali rimando l’attento lettore ai link (1) e (2).
Nei giorni scorsi il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, vecchio ormai oltre un quarto di secolo e “aggiornato” una quindicina di anni fa, ha ricevuto l’approvazione da un organo burocratico-amministrativo, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS), un passaggio essenziale nell’approvazione, naturalmente ma a carattere essenzialmente burocratico. Ovvero il ponte ha le carte in regola. A questo passaggio seguirà tutta una serie di altre “operazioni propedeutiche alla cantierizzazione con particolare attenzione alla viabilità, …  indagini archeologiche, geognostiche e geotecniche…  L’approvazione del CIPESS determina altresì la Pubblica utilità dell’Opera, autorizzando la fase espropriativa. Gli espropri partiranno gradualmente in relazione all’avanzamento delle attività dei cantieri realizzativi.” Il virgolettato è estratto dal sito ufficiale della Stretto di Messina S.p.A.
Riguardo la corrispondenza del progetto alle indicazioni e rilievi prodotti da vari organismi di controllo interni ed esterni alla SM S.p.A., è interessante notare la seguente affermazione: “La Relazione del Progettista, approvata dal CDA della Stretto di Messina S.p.A. a febbraio 2024, ha indicato ulteriori aggiornamenti da sviluppare nel Progetto Esecutivo al fine di adeguarlo ai seguenti aspetti, in ottemperanza al Decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35”: …
Seguono 13 punti in cui vengono segnalate altrettante caratteristiche tecniche e progettuali che riceveranno attenzione nel progetto esecutivo. In pratica si tratta di una promessa di adeguamento del progetto, in fase esecutiva, alle indicazioni formulate da vari organi di controllo, sia interni che esterni alla SM S.p.A. e varie raccomandazioni di adeguamento del progetto secondo i canoni attuali in questo tipo di progettazione.



Siamo dunque di fronte all’approvazione da parte di un organo di decisione politico-burocratica che difatti non ha nulla a che vedere col superamento di tutte le richieste di modifiche tecniche avanzate nei mesi (anni) scorsi, bensì pare trovarsi di fronte al loro superamento da un punto di vista puramente formale e burocratico in una prospettiva futura. In pratica, ad ogni “inciampo” tecnico, scientifico, normativo, progettuale ed economico, sono state trovate soluzioni formali fatte di carte redatte da zelanti burocrati incaricati di trovare la scappatoia per poter tirare diritto col progetto fino a far valere il principio che tanto piace ai nostri politici, di mettere tutti di fronte al fatto compiuto. Tra i vari escamotage va poi annoverata la dichiarazione di progetto di interesse strategico per la difesa nazionale e per la NATO. Questo consente varie altre scappatoie, come l’utilizzo di parte dei fondi destinati all’incremento delle spese militari (1,5% del PIL) per coprire parte dell’enorme impegno finanziario e fin qui poco male. Tuttavia, la nuova definizione consente la deroga dalla Valutazione di Impatto Ambientale secondo le normative Italiane e d Europee, uno dei punti in cui il progetto si è incagliato pesantemente. Un grave pericolo che si nasconde dietro questo è poi la possibilità di far passare per strategiche anche altre eventuali opere in cui il Governo potrebbe voler aggirare le norme VIA (basi militari, impianti industriali, impianti di stoccaggio materiali radioattivi o inquinanti, ecc. ecc.) difatti neutralizzando le leggi in vigore in materia di salvaguardia dell’ambiente.
Ecco dunque trovato un grimaldello di carta per far procedere spedito l’iter di attuazione dell’opera, senza minimamente toccare la sostanza dei miglioramenti e adeguamenti suggeriti dalle direttive e raccomandazioni emanate finora dagli organi di controllo e da più parti del mondo scientifico e accademico ed esplicitarli in un nuovo progetto definitivo.
A prescindere dalla grandiosità e maestosità dell’opera, sicuramente di grande bellezza e importanza in un panorama italiano in cui le grandi opere sono diventate ahimè più un veicolo di propaganda politica che di orgoglio nazionale di appartenenza di tutti i cittadini, dobbiamo purtroppo constatare che siamo alle solite. Insomma, a chi non piacerebbe potersi immedesimare nella bellezza e grandiosità di un’opera tanto ambita quanto ardita? Tuttavia, viste le premesse e il modus operandi, al cittadino viene spontaneo chiedersi in primo luogo se quella enorme spesa sia giustificabile, soprattutto ben sapendo che va a discapito di altri e ben più urgenti investimenti necessari per adeguare servizi e attività che riguardano il benessere primario degli italiani (salute, lavoro, infrastrutture, sicurezza sismica delle abitazioni, ecc. ecc.) anche a confronto coi nostri vicini europei.
Con queste premesse viene dunque logico domandarsi quale potrà essere l’impatto economico totale dell’opera al completamento, oltre naturalmente l’allungamento dei tempi di attuazione, per un progetto che tutti sanno dovrà essere sostanzialmente modificato ancor prima di dare l’avvio ai lavori e dovrà continuare a subire modifiche in corso d’opera, durante tutto l’iter esecutivo. Queste le testuali parole: “L’opera di attraversamento (le torri, i blocchi di ancoraggio, il montaggio dell’impalcato) saranno oggetto di una singola fase progettuale”. Ovvero, il progetto del ponte nel suo insieme sarà messo a punto prima di costruirlo… Mi pare quasi ovvio.
In pratica viene adottato il principio del fritto misto che si mangia a Napoli: “magnanno - frienno” oppure, volendo essere malevoli, “l’appetito vien mangiando” …
 
(1). R. Rinaldi - Il Ponte Sospeso 07-03-2024 “Odissea” 07-03-2024 https://libertariam.blogspot.com/2024/03/il-ponte-sospeso-di-romano-rinaldi.html?m=1
(2). R. Rinaldi - Un Ponte Sempre più Sospeso “Odissea” 18-04-2024 https://libertariam.blogspot.com/2024/04/un-ponte-sempre-piu-sospeso-di-romano.html?m=1
 

martedì 12 agosto 2025

PROTAGONISTI E COMPARSE
di Giacomo Maria Prati


 
Il trionfo dei due giganti e il declino dell’Europa.
 
Putin incassa una notevole vittoria politica con “l’improvviso” prossimo incontro con Trump, evidentemente programmato dai due da tempo. Loro decidono i tempi. Gli altri sono comparse. I grandi leader sono quelli che capiscono i tempi giusti e li dominano, senza subirli e ottenendo il massimo dalle situazioni del momento. Il tempo giusto per la Russia è quello attuale per ottimizzare consolidando le conquiste fatte e ottenendo un’Ucraina fuori dalla Nato. Il tempo giusto degli Usa è l’attuale per ottenere a buon prezzo le materie prime russe e una collaborazione geopolitica preziosa, per impedire che i Brics di divenire un blocco coeso, avvantaggiando la Russia in cambio di un nuovo approccio internazionale che mantenga l’asse russo-americano quale principale baricentro internazionale. Questo scenario cambierebbe le dinamiche sia interne all’Occidente che dentro i Brics potendo favorire approcci più integrati e più costruttivi. Solo un asse russo-americano potrebbe portare a risolvere i tre più grandi problemi mondiali sul tavolo: il destino del dollaro quale moneta internazionale, il debito pubblico Usa (da ridurre e riportare sotto controllo) e l’esigenza di una seconda moneta internazionale che non elimini del tutto il dollaro ma lo normalizzi. Senza questo accordo, a portata di mano, la polarizzazione Brics-Occidente continuerà, con reciproci disastri per le masse di entrambe le aree. La Cina non è ancora in grado di esprimere una capacità politica e di mediazione efficace e di alto livello come sa esprimere da sempre, la Russia, maestra di diplomazia già ai tempi degli Zar. Se il mondo non vuole implodere nel caos e nell’autodissoluzione del sistema bancario-monetario, morendo di Finanza, c’è bisogno di un accordo globale tra Russia e Usa, specie ora che la “stampella Giappone” inizia a vacillare perché il suo yen è chiuso in un doppio vicolo cieco: non essere più a costo zero (impedendo così il carry trade pro Usa) oppure crollare, facendo concorrenza al dollaro. Questo è il reale oggetto del prossimo incontro in Alaska: come i due giganti (con problemi) possano aiutarsi reciprocamente. Li uniscono due avversari: una Ue miope e anti-produttiva e una Finanza che crea denaro ma non lavoro per gli americani. La guerra è sullo sfondo, non è il tema principale: è il retaggio della pessima dottrina Brzezinski, da sempre sposata con fanatismo dal Regno Unito ma più volte fallita e ormai fuori dai tempi massimi. Chi vince da questo accordo lo abbiamo capito. Ma chi ci perderebbe? Chi crede che solo con le guerre e con le destabilizzazioni sia possibile evitare il crollo finanziario tramite alchimie monetarie dietro il velo della distruzione. La follia filosofica della “distruzione creativa” a cui Putin e Trump oppongono il loro ottimismo costruttivo stile Ford e Keynes. Trump in pratica imita i Brics, che ammira, e cerca un abbraccio con essi in modo da arrestare il declino degli Usa globalisti, ricchi di denaro ma poveri di produzione. L’accordo con la Russia permettere agli Usa di guadagnare quel tempo che gli è necessario (5-6 anni) per riportare le produzioni strategiche a casa. Allora sarà possibile la guerra contro la Cina. Ovviamente auspichiamo che il tassello finale non si realizzi ma solo le premesse di cooperazione tra Usa e Russia.

domenica 10 agosto 2025

VERSI INCIVILI
di Marcello Campisani


 
Emendamenti
 
Se l’associazione per delinquere
assume la forma d’un partito
può fare tutto quello che gli pare:
nessun delitto verrà più punito.
 
Oltre a dettar legge a volontà
già trasforma in reato l’onestà.
 
Ricorre sempre più frequentemente
a quel pratico, comodo strumento
- che va ricontrollato con la lente -
che si suol chiamare emendamento.
 
Così che le olimpiadi di Cortina
diventano una pacchia truffaldina.
 
Mattarella questo lo ha stoppato,
ma ne son passati in abbondanza
d’abbuffar partito ed alleato,
indebitando la cittadinanza.
 
Alla giustizia un calcio nel sedere
fu la separazion delle carriere.
 
Ma per progetti di maggior nequizia,
come perpetrare gli attentati,
occorre riformare la giustizia
e renderli così legittimati.
 
Rivendicar la strage di Bologna
è l’ambizione d’una tale fogna.
 
D’attentato alla Costituzione
non ne risponde nessun deputato.
Purtroppo una tale aberrazione
riguarda sol il Capo dello Stato.
 
Ma persino il codice penale
è messo tutto quanto sotto sale.
 
Ciò che per il Duce era reato,
come l’intelligenza col nemico,
dall’a-fascista viene scavalcato
che dell’Italia non gl’importi un fico.
 
È del cretino bersi fesserie:
toghe rosse ed orologerie.
 
Poco poco la cosa fosse vera,
quei che grandi son nostri fratelli
da tempo sarebbero in galera,
unitamente agli altri fascistelli.
 
Del bandito la legge fa un bandito
pur s’assume forma di partito.

Ma se scoppiasse la rivoluzione
salta tutta quanta la baracca,
ivi compresa la falsa opposizione.
Varranno i fatti più che la casacca.
 
E se dal fummo foco s’argomenta
un reprobo sarà chi s’accontenta.
 
[marcello@campisani.com]

sabato 9 agosto 2025

QUID VETAT RIDENTEM DICERE VERUM?  
di Luigi Mazzella
 


Max Hamlet
Il guerriero 

Orazio sostiene che, scherzando, si può anche dire la verità. E certamente sarebbe preso per un burlone impenitente chi, oggi, sostenesse che solo Vladimir Putin e Donald Trump possono salvare l’Occidente da quella fine tragica voluta, per evidente cupio dissolvi, dai capi di Stato Europei, cosiddetti “volenterosi”. Eppure, nella parte di mondo dove hanno trovato accoglimento e condivisione le narrazioni melanconiche sulla morte-inizio di vera vita  di loquaci carovanieri dei deserti mesopotamici e dove la propensione teutonica per la violenza aggressiva si è potuta esprimere (addirittura filosoficamente) nell’idealismo fascista e comunista di Hegel (ma già presente in nuce nell’autoritarismo del supponente Platone) un’opinione (certamente largamente minoritaria) considera, sotto un diverso angolo visuale,  una vera fortuna per l’Occidente  la ricorrenza di quei “corsi e ricorsi” storici teorizzati da G.B. Vico.
In particolare, c’è chi ritiene che se il mondo Occidentale non chiuderà i suoi giorni sommerso da una gigantesca nube atomica e annientato quasi totalmente dagli effetti letali di una miriade di funghi prodotti da ordigni nucleari (fatti esplodere a causa dell’insipienza con effetti suicidi di capi di Stato e di Governo, senili e non, della, comunque, decrepita Europa) il pensiero dovrà necessariamente correre al geniale filosofo napoletano.
In altre parole, se il linguaggio trucido e poco istituzionale di molti gentiluomini amanti dei vestiti scuri a doppio petto non scatenerà la terza guerra mondiale nucleare lo si dovrà ai soli due leader politici, che memori di avere in testa un cervello raziocinante, non hanno ancora del tutto infangato, con i loro interventi, la categoria: Vladimir Putin e Donald Trump. 


Alberto Casiraghi
Pesci

Come già avvenne ai tempi di JF Kennedy e di Nikita Kruscev (a ruoli invertiti: l’imprevedibile a quei tempi era il Presidente russo con le sue fantasiose improvvisazioni) solo 
a) la ferma impassibilità e coriacea imperturbabilità di Putin, pur paragonato con sconcertante grossolanità a Hitler (e costretto a ricordare a dimentichi Statisti il numero dei caduti del suo Paese nella seconda guerra mondiale proprio per battere il nazismo);
b) le stravaganze (comunque spinte sempre e solo fino ad un certo punto) di Trump a salvare l’Occidente dagli effetti deleteri e irreparabili dalle guasconate di Macron, Starmer, Crosetto & co.
Conclusione: Tristi Tropici? No! Triste destino quello degli Occidentali di vedere che la loro salvezza o sopravvivenza debba dipendere da Capi di Stato che si tolgono le scarpe per batterle sui banchi dell’Aula ONU o scoprono solo in età matura il gioco del pallottoliere per divertirsi con il saliscendi dei dazi doganali.

IL CANTO DEGLI ALBERI
di Zaccaria Gallo


Hermann Hesse

Hesse, di rado, negli ultimi anni della sua vita, si allontanava da Montagnola. Schivava gli incontri e le manifestazioni che erano indette per celebrare la sua personalità di scrittore e poeta, ma non poteva evitare che il mondo lo cercasse e lo andasse a trovare, innanzitutto spedendogli migliaia di lettere, o direttamente chiedendo di poterlo incontrare di persona. Questo non solo lo imbarazzava, ma gli procurava una sorta di fastidio, tanto che, ripeteva spesso, si sentiva come un animale rinchiuso in un giardino zoologico. Erano gli anni in cui i suoi libri toccavano impressionanti quantità di tirature ed erano letti in tutte le parti del mondo. Si pensi ad esempio a Siddharta. Ebbene in India si stampò, tradotto, in svariati idiomi indiani. In una sola parte del mondo, negli Stati Uniti, Hesse non solo non veniva pubblicato interamente, ma veniva anche spesso presentato con delle traduzioni orribili, tanto che pur avendo conseguito il Premio Nobel per la Letteratura, erano pochi gli americani che lo leggevano veramente. Hesse non si fece sfuggire il commento che era convinto che pochi americani capissero quello che lui con la sua poesia e con la sua visione filosofica della vita andava proponendo. Rifuggiva dunque dalla fama, che considerava alla stregua di una malattia della vecchiaia, contro cui nulla si poteva fare, come poco si poteva fare per arrestare attraverso di lei un leggero inevitabile rimbambimento. E gli onori, i premi che gli venivano conferiti non erano altro che sintomi di questa malattia. Basti ricordare quello che accadde nell’autunno del 1955. Dopo essere stato insignito dell’ordine “Pour le meritè” nell’autunno del 1955, gli veniva assegnato il Premio per la Pace dei librai tedeschi. Avrebbe dovuto andare a ritirarlo a Francoforte. Ma lui era fatto così: la sua idea era che non voleva sentire obblighi verso nessuno e aveva pertanto, da tempo, deciso di non muoversi dalla sua villa in campagna a Montagnola, dal suo giardino, dai suoi alberi adorati, che vivevano accanto a lui nei boschi vicini, per andare a ritirare né premi né onorificenze. A Francoforte ci andò sua moglie, Ninon, a ritirare quel Premio. Mentre questo avveniva nella città tedesca, Hesse si recava nel suo giardino: aveva con sé le forbici per potare le siepi e i rami, il setaccio per i semi da raccogliere da terra, un estrattore di legno per le erbacce. Alla fine dopo aver raccolto delle noci, ammassò le bucce delle castagne, accese un bel fuoco e rimase a guardare gli alberi che aveva di fronte e che lo avrebbero ispirato nella stesura del suo libro Il canto degli alberi. Solo dopo aver fatto tutto questo, rientrò in casa e, accesa la radio, ascoltò il discorso di ringraziamento che Ninon stava facendo ai librai di Francoforte. Lui aveva lavorato come libraio a Tubinga e Basilea. Il suo amore e il suo rapporto con i libri, era stato sempre profondo. Spesso li produceva lui stesso, cucendoli a mano e illustrandoli con bellissimi disegni, o per donarli agli altri, come aveva fatto con i prigionieri di guerra durante la prima guerra mondiale, o per raccogliere del denaro, che utilizzava per aiutare alcuni studenti privi di mezzi a frequentare l’Università. Amava i giovani e i giovani lo hanno sempre ricambiato con un amore che al tempo di Siddharta diventò non solo venerazione ma per una loro intera generazione divenne il motore che li spinse a scendere nelle piazze contro la guerra nel Vietnam. La sua scrittura incoraggiò quei giovani a fare delle scelte personali, che spezzavano la dipendenza di ogni essere umano da un potere costituito quando questo potere va oltre le regole dell’umanità, soprattutto con le guerre. Oh, quanto ce ne vorrebbe oggi, per quello che stiamo vedendo accadere in Palestina e a Gaza. Non tutti i suoi lettori inevitabilmente erano così affascinati, e le opinioni su di lui, soprattutto di una certa critica militante americana, non sempre furono favorevoli alla sua opera, nonostante il Premo Nobel. Ma Hesse aveva raggiunto, soprattutto dopo il suo contatto con la filosofia zen, la capacità di andare oltre questi attacchi.  Anzi, sapendo che questo essere apprezzati e nello stesso tempo disistimati può accadere a chiunque durante la propria vita si occuperà di questo nella sua lirica Gradini, che è una poesia sul coraggio di ricominciare, nonostante tutto, sul coraggio di vivere e di saper oltrepassare i limiti della vita stessa.



Come ogni fior languisce e giovinezza / cede a vecchiaia, anche la vita in tutti / i gradi suoi fiorisce, insieme ad ogni / senno e virtù, né può durare eterna. / Quando la vita chiama il cuore sia / pronto a partire e a ricominciare, / per offrirsi sereno e valoroso / ad altri nuovi vincoli e legami. / Ogni inizio contiene una magia / che ci protegge e a vivere ci aiuta. //  Dobbiamo attraversare spazi e spazi  /…  Forse il momento stesso della morte / ci farà andare incontro a nuovi spazi ;/ il richiamo della vita non ha fine. /  Su, cuore mio, congedati e guarisci!
La sepoltura di Hermann Hesse avvenne l’11 agosto 1962, in un caldo giorno d'estate, attorno alle quattro del pomeriggio, nel cimitero di Sant’Abbondio a Gentilino, una frazione di Montagnola, circondato dai suoi alberi meravigliosi.
 

 

RICORDANDO HERMANN HESSE
di Anna Rutigliano
 


Se con il romanzo Il Lupo della Steppa (Der Steppenwolf”), scritto nel 1927, Hermann Hesse sperimenta il superamento dell’Io scisso, del protagonista Harry Haller, in umanità e asocialità attraverso l’umorismo, definito, in sogno da Goethe e Mozart, quale elemento essenziale dell’immortalità  e di comprensione della contraddittoria realtà e società borghese tedesca degli anni ’20 (“… der Humor als essenzielles Element der Unsterblichkeit ist: Wir Unsterblichen lieben das Ernstnehmen nicht, wir lieben das Spaß”), accostandosi, pur non totalmente, al sentimento del contrario dell’ironia pirandelliana, nello stesso anno Hesse compone, fra le numerose poesie, una lirica la cui tematica si incentra sulla transitorietà della vita, incarnata nell’immagine della piccola farfalla blu. Emblema di fugacità e di cambiamento, la farfalla è, al pari della vita, un’occasione di fortuna, di velocissimo istante per poter brillare almeno un po’; spetta a noi esseri umani saper coglierne consapevolmente la bellezza dell’hic et nunc e viverla con leggerezza e al contempo con profonda etica di responsabilità. In occasione del sessantatreesimo anniversario dalla scomparsa del poeta di Calw, il mio omaggio traduttivo alla sua profonda spiritualità, all’avermi accompagnato durante gli anni adolescenziali col suo Siddharta, di cui custodisco gelosamente la versione in lingua originale acquistata in una spaziosa libreria freiburghese, ai tempi dell’Erasmus, alla sua immortale Weltanschauung, quale istante di Bellezza, nonostante la brutalità, senza fine, dell’essere umano.
 
Una piccola farfalla Blu


Aleggia una piccola farfalla blu
sospinta dal vento,
luccichio d’un brivido madreperlato,
tremolante in volo,
così con l’istantaneità d’un lampo,
così nel soffio fugace,
vidi un cenno di fortuna,
luccicare, tremolare, passare fugacemente.

venerdì 8 agosto 2025

TRIESTE. IN PIAZZA PER GAZA




ARMONIE D’ARTE FESTIVAL




L’8 AGOSTO ALL’ORTO BOTANICO DI SOVERATO IL LIVE RAFFINATO E COINVOLGENTE DEGLI AVION TRAVEL CON L’ORCHESTRA SINFONICA BRUTIA.
 
Sarà ancora una volta il magico scenario dell’Orto Botanico di Soverato ad accogliere la grande musica d’autore per Armonie d’Arte Festival. Nel pieno dell’estate e della venticinquesima stagione di Armonie d’Arte domani, venerdì 8 agosto alle ore 22 sarà la volta dell’attesissimo live degli Avion Travel accompagnati dall’Orchestra Sinfonica Brutia per la sezione “Off&Pop” del Festival.
Un’occasione unica per immergersi in un viaggio musicale fra tradizione e innovazione nel sound eclettico e raffinato di una delle band più rappresentative della scena musicale italiana, appartenente alla grande musica ma fuori dal cliché della canzone come puro intrattenimento e divertimento.
Coproduzione dell’Orchestra Sinfonica Brutia ed Armonie d’Arte, l’appuntamento è una delle serate di punta dell’estate calabrese, dove musica colta e contemporaneità si fondono in un’esperienza sofisticata e coinvolgente.
Sul palco, Peppe Servillo – voce narrante di una band iconica – sarà affiancato da una formazione storica: Peppe D’argenzio al sax, Flavio D’Ancona e Duilio Galioto alle tastiere, Ferruccio Spinetti al contrabbasso, Mimì Ciaramella alla batteria. Un’occasione unica per rivivere il repertorio inconfondibile degli Avion Travel, gruppo simbolo di un cantautorato italiano colto, teatrale ed emozionale, capace di mescolare jazz, canzone d’autore e orchestrazioni sinfoniche con eleganza e originalità.
Il mondo degli Avion Travel è di per sé, lungo oltre 40 anni di vita, un viaggio che partendo dalle rotte mediterranee li ha portati in tutto il mondo. Capaci di esprimere transiti musicali come pochi, e nel contempo mantenere un’identità, quella amata da tanti in tanto tempo.
“Cogliere e raccontare traiettorie materiali e immateriali, percorsi lungo rotte foriere di incontri e opportunità, tra passato come identità e disegno del futuro come spinta propulsiva.
Un concept e un mood indispensabile all’alba di una nuova stagione densa di significati e appuntamenti, ma anche di sfide complesse, soprattutto per la sostenibilità in un tempo dove è il main stream a tutti i livelli a farla da padrona”, afferma il direttore artistico e founder di Armonie d’Arte, Chiara Giordano.
Ulteriori dettagli, ticketing e anteprime su www.armoniedarte.com  e sui canali social dedicati.

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