RAPPORTO SULLA CITTA’ – MILANO 2014
“EXPO, LABORATORIO METROPOLITANO CANTIERE PER UN MONDO
NUOVO”
A cura di Rosangela Lodigiani. Presentazione di Marco
Garzonio.
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Il tavolo dei relatori, sulla destra Natoli e Zaccuri |
Si è svolta ieri mattina nella sede della Fondazione
Ambrosianeum di Milano la presentazione del “Rapporto sulla Città – Milano
2013”, dedicato a “EXPO, LABORATORIO METROPOLITANO
CANTIERE PER UN MONDO NUOVO”.
Hanno presentato Marco Garzonio, presidente
Fondazione Ambrosianeum e Rosangela Lodigiani, curatrice del Rapporto
sulla Città.
Sono intervenuti Mons.
Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura della Curia Arcivescovile
di Milano, Salvatore Natoli,
ordinario di Filosofia Teoretica all’Università Bicocca e Alessandro Zaccuri, editorialista di “Avvenire”.
Questi alcuni dei temi messi a fuoco: rispetto
alle aspettative, Expo al momento ha creato ben poco lavoro, e quel poco
decisamente flessibile; sulla manifestazione, le imprese milanesi per il
momento stanno a guardare (sono impegnate direttamente in Expo solo nel 3% dei
casi, e soltanto il 14% ritiene che la rassegna genererà un aumento del proprio
fatturato); il problema del diritto al cibo e della povertà alimentare,
strettamente legato al tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, riguarda
in modo pressante Milano e il suo territorio; infine, resta aperto (e
ampiamente sottovalutato dagli attori politici di Expo) il nodo cruciale della
legacy sociale di Expo, cioè delle sue ricadute a medio e lungo termine sulla
città, il suo territorio e i suoi abitanti.
Il presidente Ambrosianeum Marco Garzonio, nel sottolineare come “le inchieste in corso siano la conferma che la città non ha
ancora fatto tesoro della lezione di Tangentopoli”, ha rimarcato come “Expo
sarà l’occasione per verificare se il Paese voglia realmente compiere un salto
di qualità. Se Milano tornerà ad essere quella che nel ’48 fece scrivere ad
Antonio Greppi ‘Risorgeva Milano’, non può dipendere solo dal Governo, né solo dal
Comune né soltanto dal consiglio di amministrazione di Expo, ma da tutti noi”.
“La politica arranca? La società civile vada avanti – è il
monito di Garzonio – Occorre trasportare il tema ‘alto’ dell’alimentazione sul
piano etico-politico e morale: se ci si nutre di valori, responsabilità e
impegno, Expo avrà un significato ‘alto’ per la città. In caso contrario, si
perderà in sterili polemiche. Non dobbiamo interessarci solo del fare, ma del
senso, del ‘verso dove’”.
La curatrice del Rapporto Rosangela Lodigiani, ricercatrice di Sociologia a Scienze
Politiche in Cattolica, ha fotografato il volto di una “città dalle aspettative
sospese, che cerca di credere in Expo ma che sente ancora questo evento come
lontano, nonostante manchino pochi mesi all’inaugurazione”. Questo sia sul
fronte dell’occupazione, “dove finora si è mosso poco, e quel poco con modalità
molto flessibili”, sia sul fronte delle imprese milanesi, “che mostrano di
avere aspettative frenate: sono cioè in attesa di capire se Expo avrà influenza
o meno sul loro business”. Ma non è tutto. Perché se Expo offre l’occasione
“per ridiscutere una modalità di sviluppo che si è rivelata non sostenibile”,
occorre “modificare la situazione sul fronte della povertà alimentare
attraverso politiche di inclusione, condivisione e reinserimento sociale dei
più deboli”.
Se secondo Lodigiani “è evidente la difficoltà di raccordo
tra attori che non riescono a giocarsi insieme un’idea di futuro della città”,
è proprio sul tema della legacy sociale, ovvero di ciò che resterà dopo Expo,
che si gioca la vera scommessa della manifestazione. “Il punto nodale di Expo
2015 starà nel suo lascito valoriale – ha sottolineato la sociologa – Pensiamo
alle esperienze positive di Cascina Triulza, della Caritas, della Diocesi, tutte
giocate su un’idea nuova di città e di cittadinanza. Il successo di Expo si
gioca in questi termini, più che sul numero di turisti che arriveranno in
città”.
Salvatore
Natoli, ordinario di Filosofia Teoretica all’ Università Bicocca,
dopo aver definito “Expo la metafora del sistema-Italia”, si è detto
preoccupato del fatto che “sul fronte Expo sono trascorsi anni inquinati, il
che per l’Italia costituisce un problema ricorrente: basti pensare a
Tangentopoli, al Mose, a L’Aquila: nel nostro Paese i grandi eventi, che
altrove sono spunto per progetti costruttivi, da noi fanno paura, perché sono
circondati da un alone di pericolo e di inquinamento”.
Eredità pesante, quella italiana. Di fronte alla quale
“serve una profonda modificazione della cultura etica”. Se nel nostro Paese la
prassi è infatti quella della “transumanza tra clientelismo e ribellione, con i
clienti delusi che diventano ribelli e i ribelli placati che tornano ad essere
clienti, e lo Stato che o si munge o si abbatte”, l’unica cosa da fare è
“meditare sulla situazione e ripensare Expo 2015: nemmeno il perdono di Dio è
efficace se chi lo riceve non cambia vita” ha ammonito il filosofo. Concludendo
con una questione aperta: “Quanto è stata mobilitata Milano nel suo complesso per
discutere di Expo? La domanda-principe ormai è: ‘Quanti posti di lavoro si
attiveranno?’’. Ma sui giornali si leggono solo storie di ladri”.
L’editorialista di “Avvenire” Alessandro Zaccuri , ha rimarcato come “non siamo certo di fronte
alla storia che avremmo voluto sentirci raccontare oggi, quando mancano 305
giorni all’inaugurazione di Expo. Però questi 305 giorni ci sono, e anche se
sono pochi occorre usarli per scrivere quello che è, e dev’essere, un romanzo
corale”.
“Tifare contro la Nazionale è un’operazione sterile – ha
proseguito il giornalista – e il rischio tutto italiano di confidare nello ‘Stellone’,
ovvero nel ‘Ce la faremo comunque’ è assai elevato . Occorre giocarsi questa
occasione a tutto tondo, e il Rapporto Ambrosianeum mette in luce la
molteplicità di aspetti che Expo coinvolge: tra i più interessanti, il tema
della povertà alimentare a Milano e la fotografia dell’agricoltura periurbana”.
Infine, monsignor
Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura della Curia Arcivescovile
di Milano, ha sottolineato come il significato di Expo stia “nell’imparare a
capire chi siamo: il problema di Milano è un problema di identità”. Quattro le
strade da seguire: “Custodire il pianeta, condividere il cibo, educare e
pregare” ha enumerato Bressan. Ravvisando le “profonde trasformazioni
strutturali in atto a Milano, su cui Expo 2015 permetterà di gettare luce”. E
indicando, per la prossima edizione del Rapporto Ambrosianeum, che si occuperà
nuovamente di Expo, alcune strade da battere: “Studiare le politiche e i legami
che nascono attorno al cibo: penso ai tanti negozi e ristoranti di cibi etnici
che si diffondono in città – ha detto – E poi affrontare il tema degli spazi
pubblici, come la moschea; incrociare i dati sulla povertà alimentare in città
con la presenza demografica dei poveri e dei bisognosi; indagare i rapporti tra
cibi e religioni”.
Perché se Expo permetterà di far luce sulle reali e
profonde trasformazioni della città, occorre ricordare che “non ci si nutre di
solo cibo, ma di valori”.
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Una veduta del folto pubblico |
Alessandra
Rozzi, Ufficio Stampa Fondazione Ambrosianeum
comunicazione@ambrosianeum.org, tel. 02.86464053,
339.1363491
EXPO E DINTORNI
ONORE AL PIU’ GIOVANE…consigliere di zona 8 Jacopo Nedbal
per aver presentato una MOZIONE URGENTE votata lo stesso 25 giugno dopo aver
raccolto un alto numero di firme. La trovate allegata. APPROVATA A LARGA
MAGGIORANZA. Hanno votato contro tre fan di Comunione e Liberazione per i quali
è “cosa buona e giusta” che i volontari lavorino “GRATIS ET AMORE DEI” a favore
delle ricche organizzazioni(i cui dirigenti guadagnano milioni)che
speculano-senza limiti e remore-sull’EXPO.
Sono regolarmente pagati i lavoratori appartenenti alla
COMPAGNIA DELLE OPERE, largamente privilegiate(i bandi sono fola
metropolitana) nell’assegnazione degli appalti.
Ho evidenziato che-dopo il lavoro gratis-ci saranno
“schiavitù condivisa” e “tozzo di pane elargito”(per poter lavorare il giorno
successivo).
Cinque astenuti fra cui il vicepresidente del
Consiglio-PIDDINO-che inizialmente ha detto che non avrebbe partecipato al voto
perché lo sfruttamento è peggio.
Illudere i giovani che, lavorando gratis, si acquisiscono
meriti in vista di un futuro posto di lavoro è molto peggio.
A quando il rimpianto per i PADRONI DELLE FERRIERE?
La “delibera” è un invito al Comune (che ha il 20% di
EXPO) affinché interceda per il pagamento dei lavoratori. Ma ho scarse speranze
che ciò accada. Il 5 giugno-davanti a Palazzo Marino- con coloro che
protestavano per la corruzione galoppante sui LAVORI INUTILI c’erano i precari
del Comune.
Avevano chiesto di essere impiegati almeno nei sei mesi
di EXPO. Il Comune ha risposto picche.
Eppure, anche recentemente, il Sindaco ha favoleggiato
che EXPO avrebbe impiegato duecentomila lavoratori!! Chi ha ascoltato in questi
tre anni? Solamente i falsi, strapagati e perniciosi uomini del suo staff.
Fortemente colpevole è altresì Regione Lombardia che ha approvato un’apposita
deroga-le frane hanno tutte un inizio-affinchè simile scempiaggine si possa
compiere impunemente. Non mi sembra che gli eletti della cosiddetta sinistra
abbiano avuto una sensibile reazione.
Si astengano dal presentarsi alle prossime elezioni.
LA SINISTRA DI GOVERNO HA FALLITO. O SI E’ SFRUTTATORI O
SI E’ SFRUTTATI. Hanno scelto-gratis e volontariamente-la prima opzione.
Nel PD-il suo ultimo successo dovuto alla cancellazione
di quel poco che era rimasto di sinistra-sono stati eletti molti bravi giovani.
Alcuni deglutiscono, schiacciano il pulsante e invecchiano silenti. I più
intelligenti si accorgono che, sempre più spesso, stanno approvando un
provvedimento di destra. E’ questa la politica che sognavano? Ripropongo-con
l’amaro in bocca-quanto ho pubblicato il 31 maggio 2014 in Sala d’Exposuzione.
Almen rispettarono
promesse?
“Cinquantamila
posti”qualcun lesse.
Sapete quanti son
“pagati posti”?
Men di duemila.
Così riducon costi.
Contratti
s’aboliscon di lavoro?
Arricchirsi potran
soltanto loro.
EXPO dipinta
“tutelare nume”?
A galla sta venendo
il marciume.
Luigi Caroli