INTERVISTA
La giornalista Carolina Cutolo conversa con lo scrittore Angelo Gaccione in occasione della pubblicazione del carteggio inedito di Carlo Cassola “Cassola e il disarmo. La letteratura non basta”
La giornalista Carolina Cutolo conversa con lo scrittore Angelo Gaccione in occasione della pubblicazione del carteggio inedito di Carlo Cassola “Cassola e il disarmo. La letteratura non basta”
Angelo Gaccione (foto: Max Luciani) |
C.
C.-
Dalla
sua intervista con Migliorati che apre il libro “Cassola
e il disarmo. La letteratura non basta”,
emerge
un bellissimo ritratto di Carlo Cassola come persona, vuole
raccontare anche a noi i tratti distintivi del carattere e
dell’umanità di Cassola? (persona mite, pacata, estremamente
educata, il massimo insulto che usava era “imbecille”, mai
maligno o competitivo, oratore semplice per farsi capire da tutti e
privo di qualunque tipo di snobismo nonostante la sua notorietà,
profondamente generoso sempre).
Gaccione:
Nel libro ho usato questi aggettivi perché caratterizzavano la sua
indole e il suo modo di agire. Generoso e disponibile, coerente con
le proprie convinzioni, ha testimoniato tutto questo non solo con una
militanza attiva totale, ma con un concreto impegno economico
personale. Qualità molto rare, come sappiamo.
C.C.-
Lei
dice “Nel momento in cui da narratore di successo si è trasformato
in militante impegnato in favore del disarmo e della pace, ha dovuto
subire ostracismi, ingiurie, rifiuti, rotture, censure”, e spiega
anche molto bene quali furono secondo lei i motivi di questo
ostracismo, ci può ricordare il momento storico in cui ufficialmente
nasce la “Lega per il Disarmo Unilaterale” e ci può parlare
dell’ostracismo di cui fu oggetto Carlo Cassola da questo momento
in poi?
Gaccione:
La
Lega per il Disarmo Unilaterale nasce nell’aprile del 1978 con
l’intento di costruire una Casa Comune per tutti i disarmisti
italiani, indipendentemente dal loro credo politico e religioso.
Uomini e donne di buona volontà accomunati dall’intento di porre
un argine al disastro che la guerra fredda poteva produrre. Cassola
si trovò a dover subire l’isolamento e l’avversione degli
intellettuali e letterati comunisti allora tutti o quasi
filosovietici, e l’insofferenza sempre più aperta dei due grandi
quotidiani che ospitavano i suoi scritti: il Corriere della Sera
prima e La Stampa poi. Fu messo in condizioni di lasciare quelle
tribune e fu quasi ridotto al silenzio. Nella post-fazione del volume
Disarmo
o barbarie
che raccoglie scritti miei e di Cassola, il giornalista del noto
quotidiano milanese Cesare Medail racconta quel clima di ostilità e
come gli scritti disarmisti dello scrittore fossero mal digeriti.
Voglio ricordare inoltre che al suo funerale non era presente un solo
letterato: lo avevano rimosso per pacificare la loro cattiva
coscienza.
Angelo Gaccione con Allegra (foto: Elisa B.) |
C.C.
-Ma
il disarmo unilaterale non solo non è stato mai ottenuto, ma oggi
sembra che la spinta sia al contrario all’armamento (vedi Corea del
Nord…). Eppure Cassola nonostante gli ostracismi ha lasciato
tantissimo, qual è secondo lei l’eredità più preziosa delle
battaglie di Cassola per il disarmo?
Gaccione:
Lo
scenario internazionale è divenuto ancora più fosco e pericoloso.
La corsa al riarmo non si è mai interrotta ed è aumentato il numero
degli Stati in possesso dell’arma nucleare. La spesa militare
mondiale è cresciuta in modo spaventoso ed è la prima voce del
bilancio. Il nostro Paese brucia 70 milioni di euro al giorno in
spese militari nell’indifferenza generale e la crisi tra Corea e
Stati Uniti, a cui lei ha accennato, potrebbe precipitare il mondo in
un abisso. A 40 anni di distanza il mondo non è divenuto più
sicuro, anzi. E la lezione che Cassola ci consegna, la sua eredità
morale e civile è divenuta non solo più urgente, ma direi
necessaria e inderogabile. Non abbiamo scelta: o il disarmo o il
possibile sterminio e la certezza di un impoverimento più grave per
tutti.
C.C.
-Quali
sono le opere di narrativa di Cassola in cui più è confluito
l’impegno per il disarmo? (per esempio Cassola dice in una lettera
a lei: “Il paradiso degli animali, a cui tengo molto perché, come
Il superstite, è un romanzo di propaganda”).
Gaccione:
A
partire dalla sua radicale presa di coscienza, e cioè che
l’olocausto nucleare poteva cancellare ogni forma di vita sulla
terra, Cassola mise al centro della sua narrativa questa spaventosa
eventualità perché il mondo ne fosse consapevole. Questa drammatica
riflessione si concretizzò in una serie di romanzi (veri e propri
apologhi morali) che già nei titoli suonavano come un perentorio
mònito: Ferragosto
di morte,
il
mondo senza nessuno,
la
morale del branco,
La
zampa d’oca,
Il
superstite,
Il
paradiso degli animali.
Titoli che facevano da controcanto a quelli di saggi apertamente
disarmisti: Il
gigante cieco,
L’ultima
frontiera,
La
lezione della storia,
La
rivoluzione disarmista.
Angelo Gaccione (foto: Fabiano Braccini) |
C.C.
-
In
una sua lettera a lei Cassola fa riferimento al Nobel per la pace ma,
nella genuina modestia che lo ha sempre contraddistinto, vi si
riferisce esclusivamente come strumento di visibilità utile allo
scopo superiore del disarmo unilaterale. Secondo lei quali sono i
motivi per cui avrebbe meritato invece questo Nobel mancato?
Gaccione: Cassola
era profondamente indifferente al suo destino individuale e lo ha
ribadito in più occasioni. Per lui in quanto artista, in quanto
cantore dell’esistenza, era inconcepibile la sola idea che la
vicenda del genere umano potesse interrompersi definitivamente, che
la fiaccola della vita potesse spegnersi per sempre. Da giovane era
andato partigiano per opporsi a quanti gridavano “viva la morte!”,
ed ora continuava a battersi contro la morte totale a cui l’arma
atomica condanna il mondo. Rispondendo ad una mia allusione al premio
Nobel per la pace, scrive che avrebbe usato l’autorità morale che
gli sarebbe derivata, per spenderla per questo scopo supremo in
difesa della vita. Almeno la candidatura l’avrebbe meritata: nessun
altro si è impegnato sul terreno del disarmo come e quanto lui in
quegli anni, lo ha fatto fino a quando ne ha avuto le forze. Ha
impiegato studio e lavoro, soldi e tempo a questo scopo, girando in
lungo e in largo l’Italia. Ha rimesso in discussione il suo ruolo
di scrittore, ha spiazzato i suoi lettori, ha disorientato i suoi
vecchi amici, è entrato in conflitto con giornali e editori, pagando
un prezzo altissimo. Lo ha fatto perché fosse messo al primo posto
la vita. La nostra e quella delle generazioni che verranno.