MILANO. SCALI FERROVIARI
C’è
chi si muove
L’incontro
del 16 gennaio scorso presso lo studio Battisti con i firmatari dell’Appello
sugli scali ferroviari milanesi del 1/12/2016 ha avuto una larga
partecipazione di colleghi architetti, ingegneri, tecnici, militanti e
cittadini interessati a conferma della trasversalità delle sottoscrizioni e del
coinvolgimento di soggetti appartenenti a varie culture ed estrazioni.
In apertura è stato messo
chiaramente in evidenza che, per quanto nell’ambito dell’iniziativa “Dagli
scali, la nuova città” di FSSU gli incarichi diretti -senza alcuna selezione e
probabilmente sopra soglia assegnati a cinque colleghi- siano apparsi, anche
per la lettura datane dalla stampa, come il movente della denuncia resa
pubblica con l’appello, in realtà, le questioni che si sono poste
all’attenzione di tutti sono ben più gravi e di interesse generale. Infatti, in
questa fase molto delicata di trasformazione della città, esse riguardano le
sorti dell’urbanistica milanese, l’assenza di un vero dibattito politico
culturale sullo sviluppo della città e del suo territorio, la mancanza di
trasparenza e la dubbia legalità delle procedure messe in atto dell’Assessorato
all’urbanistica nella discutibile “collaborazione” con FSSU che è proprietaria
delle aree degli scali.
Con la nuova amministrazione e
le impegnative dichiarazioni rilasciate, al momento della sua nomina, dal
nuovo assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran, era sembrato a tutti che
si volesse cambiare metodo, rispetto alla condotta in materia dell’Amministrazione
Pisapia. Ma quando ci si è resi conto che il Comune aveva delegato a FSSU la
definizione delle strategie e degli indirizzi per il recupero degli scali, la
delusione è stata grande e molto condivisa la volontà di reagire e opporvisi,
dando testimonianza del proprio dissenso, affinché non ci sia acquiescenza a
una prassi che nuoce alla cultura urbana e architettonica e alla qualità delle
future trasformazioni determinate dal recupero degli scali ferroviari.
Si è quindi deciso di ricorrere
ad appropriati mezzi legali a disposizione per contrastare e possibilmente far
sospendere la collaborazione in atto tra FSSU e Comune e indurre il Comune a
indire un concorso pubblico adottando procedure di pubblica evidenza per
acquisire tutti i possibili contributi sul tema del recupero degli scali
ferroviari a partire da questa prima fase di consultazioni. Parallelamente, è urgente assumere tutte le possibili
iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, delle istituzioni,
delle realtà associative professionali e delle componenti politiche a livello
municipale, regionale e nazionale.
Di seguito si riporta una
sintesi dei vari interventi.
Oltre all’esigenza di agire con
iniziative concentriche di vario livello -dagli inviti alle diffide fino al
coinvolgimento delle istituzioni competenti- si ritiene infatti necessario dare
testimonianza, anche personalmente, in tutte le occasioni possibili del fatto
che non si accetta né si può tollerare la disastrosa deriva in atto
dell’urbanistica milanese .
Ma bisogna anche porre con
determinazione la questione della disponibilità delle aree delle quali FSSU
vanta oggi la proprietà, posto che la loro dismissione e conseguente variazione
della destinazione urbanistica non è esente da criticità, con riferimento al
titolo di concessione per cui furono originariamente assegnate a FS, con un
preciso vincolo di destinazione, funzionale all'esercizio del servizio
pubblico. Naturalmente, è opportuno valutare con attenzione l’attendibilità e
le prospettive di successo dei differenti tipi di azione in ambito legale e
giudiziario e comunque accompagnare l'eventuale ricorso agli stessi con le
azioni mediatiche e culturali, oltre che politiche, che si riterranno
opportune. Occorre osservare, infatti, che se l’iniziativa Dagli scali la nuova città e il workshop hanno avuto un'eco
considerevole sulla stampa e quindi nell'opinione pubblica occorre contrapporre
a tale grancassa azioni, temi e immagini capaci di suscitare un analogo interesse
e tale è, certamente, l'argomento dell'appropriazione privatistica dei beni
comuni.
La dubbia proprietà delle aree
ha in fatti significativi riscontri a scala nazionale e arriva a coinvolgere
milioni di metri quadri di aree ferroviarie dismesse e di altre aree un tempo
indubbiamente demaniali o comunque di proprietà pubblica. Nella città di Genova
ci sono casi che presentano notevoli analogie con il caso di Milano e sarebbe
molto importante evitare che questo diventi il precedente che autorizzi FSSU ad
agire ovunque con le stesse modalità.
Nella situazione che si è venuta
a creare grande preoccupazione deriva dall’assenza della politica, nel senso
alto del termine, nell’urbanistica milanese, nella visione della città e delle
sue prospettive di sviluppo. È quindi necessario intraprendere un’azione a
livello politico con il più ampio coinvolgimento delle varie componenti a
livello municipale, regionale e nazionale.
A tal proposito è indispensabile
coinvolgere il ministero dell’Economia e delle Finanze che in quanto
proprietario di FS è in ultima istanza anche il proprietario delle aree.
L’azione in ambito politico
amministrativo non deve tuttavia far venir meno l’impegno prevalente sulle
questioni urbanistiche, sociali e culturali che devono rappresentare
l’interesse dei firmatari dell’appello e in questo quadro di interesse sui
contenuti a qualcuno appare anche di dubbia utilità rivendicare un concorso
pubblico in questa prima fase dedicata alla definizione degli scenari della
Milano futura.
Un atteggiamento più
collaborativo con l’Amministrazione e nei confronti dell’iniziativa di FSSU è
emerso da parte di alcuni colleghi che ritengono opportuno non intraprendere
azioni che potrebbero interrompere il processo in atto invece che orientarlo in
senso più consono all’esigenza di far emergere i contenuti e le idee che in
varie sedi (università, associazioni, ecc.) sono già stati prodotti con il
lodevole proposito di valorizzare almeno quanto già è stato fatto dando quindi
riscontro alla call annunciata
dall’assessore Maran.
Da parte di alcuni
rappresentanti di componenti politiche e associazioni che hanno partecipato
all’incontro è poi stata segnalata l’esigenza di coordinare l’iniziativa sugli
scali raccordandola con altre importanti tematiche del contesto urbano e
territoriale relativo al recupero delle aree di Expo, delle caserme e
della piazza d’Armi che a Milano come in altre città rappresentano moduli molto
importanti dello sviluppo urbano oltre a mantenere un contatto permanente e
attivo con le realtà locali dei singoli scali.
È stata inoltre messa in
evidenza la portata strategica dell’intervento sugli scali ferroviari rispetto
alle problematiche emergenti nell’ambito della mobilità, non solo per il
trasporto rapido di massa ma anche, a seguito dell’apertura del Gottardo, per
la logistica delle merci che diventerà sempre più problematica e dovrebbe
essere affrontata a scala adeguata.
I contenuti della riunione fanno
emergere chiaramente un impegno trasversale e ampiamente condiviso ad
affrontare tematiche di interesse molto generale che non consentono di
interpretare l’azione intrapresa come una questione corporativa.
Ma anche in questo quadro di
interessi molto generali non si può non lamentare la genericità e scarsa
attendibilità delle promesse -formulate dall’assessore e inspiegabilmente condivise
dall’Ordine degli Architetti- che i concorsi si faranno in futuro sui singoli
scali e per le grandi funzioni e gli edifici notevoli che vi si localizzeranno.
In questa direzione, infatti, il Comune rinuncia alla sua imprescindibile
funzione d’indirizzo dello sviluppo della città, privilegiando di fatto la
"visione" offerta dalla proprietà. Peraltro, le prospettive di
effettivo recupero delle aree dismesse degli scali ferroviari sono condizionate
da fattori estremamente aleatori: situazione del mercato immobiliare,
investimenti, discrezionalità di FSSU nel momento in cui dovesse quotarsi in
borsa, passaggio che consentirebbe di sottrarsi ulteriormente alle normative
pubblicistiche, ivi compreso l'accesso civico agli atti. La considerazione di
queste difficoltà basterebbe, di per sé, a far perdere smalto alle
rappresentazioni glamour dell’iniziativa Dagli
scali, la nuova città per far emergere il reale interesse della società FSSU,
ovvero la traduzione delle aree dismesse degli scali in volumetrie e diritti
edificatori, utili poste di bilancio, necessarie alla sua quotazione in borsa.
Si è infine fatto un richiamo
alla necessità di non perdere comunque di vista le due richieste fondamentali
del nostro appello, che riguardano la sospensione della collaborazione tra
Comune e FSSU nella conduzione dell’iniziativa Dagli scali, la nuova città e la richiesta al Comune di indire,
anche in questa fase, un concorso di idee per consentire a tutti di partecipare
all’elaborazione degli scenari di sviluppo della città, degli indirizzi e delle
strategie utili alla definizione dell'AdP. A questo proposito, la call annunciata dall’assessore Maran è
da considerarsi del tutto inadeguata e tale da presentarsi, anzi, come una
legittimazione di quanto fatto finora, rispetto a cui l'apertura alla
partecipazione appare nient'altro che un inutile contorno, posto che
partecipare in condizioni diseguali è come non partecipare. Gli intervenuti all’incontro si sono lasciati con l’impegno
ad assumere tutte le possibili iniziative e a mantenere i contatti, attivando
incontri, sensibilizzando gli organi di stampa e facendo pervenire le proprie
sollecitazioni a tutti i soggetti che hanno compiti istituzionali e
responsabilità politica.