FERMARE LO SCONTRO ATOMICO
Basta
massacri. Basta guerre.
Rovereto.
Ogni giorno un passo avanti verso l’abisso. L’escalation sembra inarrestabile,
nelle parole e sul campo. Ogni giorno aumentano i rischi della terza guerra
mondiale aperta. Ormai ne parlano come ipotesi concreta, come nemmeno nel
periodo della guerra fredda. C’è da avere paura.
Sarà
una guerra mondiale atomica e sarà sul suolo europeo. Questo è il pericolo,
oggi. Solo la mobilitazione dell’opinione pubblica e dell’umanità di buona volontà
può scongiurarlo. Nessuno spinge
davvero per negoziati e soluzioni politiche. Armi e soltanto armi. Eppure una
soluzione politica, negoziata, ci deve essere. Il contrario sarebbe la
negazione dell’umanità.
Abbiamo
paura. Mai, sul mondo, nubi così minacciose di una guerra atomica. Pochi se ne
rendono conto. L’Onu, nata per “salvare le future generazioni dal flagello
della guerra” è stato emarginata da tempo ed è silente e impotente, l’Europa
sembra dimenticare due guerre mondiali sul suo suolo e il sogno dell’Europa di
pace è come smarrito, lontano è il suo Nobel per la pace. Le religioni si
schierano, e non con la pace; anche papa Francesco è lasciato solo. Il diritto
internazionale delle Nazioni Unite col divieto della guerra è accantonato, a
brandelli anche il diritto internazionale umanitario. L’art. 11 della
Costituzione italiana è eluso; la spesa per scuola e sanità è tagliata di
miliardi. Il disastro economico è già in atto e pagheranno i più poveri.
L’ambiente è massacrato e di crisi climatica nemmeno si parla più.
Abbiamo
paura. Perché il sonno della ragione può portare piano piano alla guerra,
perché le ragioni della pace sono maltrattate e ignorate. Solo le armi. I
popoli soffrono, gioiscono quelli che costruiscono e commerciano armi. Bisogna
fabbricare pace, non armi. Quando si capirà? Nel 2021 secondo il Sipri di
Stoccolma è stato raggiunto il massimo storico delle spese militari nel mondo,
oltre 2.100 miliardi di dollari (il 2,2% della ricchezza mondiale). Una pazzia,
appunto. Perché tanti soldi per le armi? Perché non si spendono per la salute?
Per dare cibo a tutti? Perché non si spendono per affrontare la crisi climatica
in atto?
Quanti
morti ci vorranno ancora perché si aprano i tavoli della pace? Meglio
estenuanti negoziati che un solo giorno di guerra. Ribelliamoci alla guerra.
Basta armi. Basta assuefazione alla guerra. Sosteniamo i costruttori di pace.
Sosteniamo chi parla e si ribella alle censure, chi aiuta a ragionare.
Basta
massacri, basta morti. Condanniamo l’aggressione russa all’Ucraina come abbiamo
condannato ieri le guerre e le aggressioni fatte dall’Occidente. E non
dimentichiamo tutte le guerre in atto nel mondo. Riprendiamoci il diritto di
dire la nostra. Facciamo circolare i pensieri e le parole di pace di chi ci ha
preceduto ed ha lottato contro la guerra. L’attività più stupida, più criminale
e inutile che può fare l’essere umano. Accorgersene dopo non serve a niente. Ripensiamo,
ripensiamo bene alle parole dell’Appello Russell-Einstein del 9 luglio 1955:
“In questa occasione parliamo non come membri appartenenti a questo o quel
Paese, continente o credo politico o religioso, ma come esseri umani… la
possibilità di sopravvivenza dei quali viene oggi messa in dubbio… Ricordate la
vostra umanità e dimenticate tutto il resto…”. Ognuno può fare qualcosa. Più
passano i giorni più sarà difficile fermare la canea bellicista che divorerà
tutto. Sempre stato così.
Auspichiamo
e proponiamo che ogni Consiglio comunale si schieri subito contro la guerra e
si impegni per sostenere i negoziati (seguiamo l’esempio di Marzabotto).
Auspichiamo e proponiamo che ogni organismo collettivo, ogni fabbrica, ogni
scuola manifesti il suo no allo strumento guerra. Subito, prima che sia troppo
tardi. Come nel 1991, come nel 2003,
come negli anni
’80
contro gli euromissili, come negli anni ’60 contro la guerra nel Vietnam,
facciamo in modo che da ogni angolo del Paese salga un grido di pace e travolga
irresponsabili e guerrafondai, coscienti e incoscienti, e li faccia fermare.
Alziamo alta la nostra voce per la pace e per la vita.
Docenti di Rovereto, città della pace