DEMOCRAZIA
di
Franco Astengo
Fa
parte della coscienza umana?
Dalla
riflessione pubblica sul coacervo di contraddizioni, oggi mai così complicate,
che segnano la presenza umana sul globo terracqueo sta sorgendo un
interrogativo di fondo: la democrazia fa parte della coscienza umana? Verso
quali approdi ci condurrà il prosieguo nello sviluppo della costruzione delle
apparentemente possibili applicazioni pratiche di quella che è stata definita
intelligenza artificiale? L’idea dell’esistenza di altri mondi che tanto ci
appassionò all’epoca delle prime imprese spaziali negli anni ’60 del XX, al
tempo della gara tra URSS e USA, si è forse mutata nell’ipotesi della presenza
di un mondo parallelo, qui accanto a noi che proprio lo sviluppo scientifico
avrebbe consentito di realizzare? Un mondo parallelo dal quale potrebbero
scaturire, alla fine, soggetti costruiti artificialmente (almeno secondo la
nostra concezione della procreazione naturale) capaci di marginalizzare se non
sostituire il genere umano proprio sul terreno della creatività, fin qui
fondamentale per proseguire nella scia di quel fenomeno che è stato definito
come “sviluppo” di cui seguendo la “coscienza storica” fa parte l’ideale
democratico? Ancora una domanda: sarà forse questa, della sopravvivenza e/o
della sostituzione della specie la nuova frontiere delle “fratture” da
affrontare nel prosieguo della modernità?
Interrogativi
che valgono, a prima vista, quelli che agitarono il mondo della filosofia e
delle scienze al tempo della “prima modernità”, quella segnata dall’idea
dell’universo infinito che portò al rogo Giordano Bruno. Il bilancio di questa
prima modernità è quello che si indicava prima al riguardo del coacervo
complicato delle contraddizioni: dopo i secoli delle guerre e delle rivoluzioni
siamo al secolo della disuguaglianza planetaria. Ci troviamo, infatti, nella
fase in cui emerge la concretezza di un’impossibilità di estendere a tutto il
genere umano gli (apparenti) benefici del sapere così come questi si sono
accomodati, nel determinare l’agiatezza dell’individuo nella vita quotidiana,
in una sola - ristretta - parte del mondo.
Individuo
scritto al maschile non per distrazione o voglia di semplicità perché rimangono
intere anche nella parte opulenta del mondo, le insensatezze della presunta
superiorità di genere e dell’altrettanto presunta superiorità razziale.
Proseguendo
negli interrogativi: quale senso, allora, possono avere parole come “lavoro
vivo” oppure - addirittura - “sicurezza” in questo contesto? Tanto per citare
la denominazione di due temi che stanno a cuore a gran parte di coloro che
abitano la parte che si continua a definire come opulenta, ingiustamente
opulenta, del pianeta vivendo in quelle che un tempo avevamo definito “società
affluenti”. Interrogativi come macigni per coloro che intendono proseguire a
pensare in termini di uguaglianza, affidando l’idea di progresso alla
materialità del divenire storico.
Che
risposta può dare la sinistra che si è per lungo tempo identificata nel “fuoco
prometeico” nei “soviet più elettrificazione uguale socialismo” e nelle
“magnifiche sorti e progressive?”.
Rafael
Reif scrive che la tecnologia continuerà ad avanzare, non c’è modo di fermarla,
e invoca “le leggi non fermino il progresso”. Si pone allora il problema di quale
autorità, morale e/o politica, provvista di quel mandato imperativo necessario,
provvederà a regolare il flusso delle conoscenze scientifiche e delle
realizzazioni che potrebbero derivarne. Nei secoli questo flusso e questa
continuità tra conoscenza e realizzazione, tra teoria e prassi ha costruito il
mondo nel quale viviamo e che, noi abbiamo giudicato comunque sempre migliore
rispetto a quello precedente: in fondo nessuno si è mai accontentato
dell’affermazione di Candide sul “migliore dei mondi possibili”.
Oggi,
forse, su questo punto siamo almeno all’antivigilia di una svolta epocale.
Come
ricordano Bernabè e Gaggi nel loro ultimo lavoro (Profeti, Oligarchi e Spie)
tra i temi più delicati c’è, ovviamente, l’impatto che la tecnologia ha sul
sistema politico e sulla stessa dinamica democratica: questa trasformazione si
coglie con sempre e maggiore evidenza nel passaggio da una dimensione
collettiva dei fenomeni sociali a una dimensione individuale. Si dovrà
sicuramente affrontare il tema della struttura delle rivoluzioni scientifiche,
quella nozione “centrale” che Kuhn ha individuato nel paradigma inteso come
costellazione di credenze, tecniche, criteri, e indicazioni metodologiche
condivisi dalla comunità degli scienziati e dei ricercatori che oggi, come ha
scritto Jerry Kaplan (Le persone non servono. Lavoro e ricchezza nell’epoca
dell’intelligenza artificiale a suo tempo pubblicato dalla Luiss) è
chiamata a rendersi conto che “i saperi necessari cambiano troppo in fretta” e
diventa sempre più difficile inseguirne il senso. È il caso dunque di
fermarci?
Con
gran parte del mondo che vive in condizioni neppure immaginabili da parte di
chi invece, vive nella realtà dell’individualismo consumista e sta ormai
completamente immerso nella sfera del tecnologico che supera l’umano? Seicento
milioni di africani non usufruiscono dell’energia elettrica: tanto per
esemplificare una delle tante diversità. All’ordine del giorno della
riflessione della sinistra che combatte la disuguaglianza (e non rinuncia all’idea
di abolirla: cioè all’idea del comunismo) forse ci si può ancora riferire a
Noam Chomsky e alle sue “Tre lezioni sull’uomo” nel cui testo il grande
filologo ha cercato di fare il punto sul linguaggio, la coscienza, la
fisiologia, la biologia e la teoria politica, senza trascurare neppure la
fisica e la chimica. Al centro del pensiero di Chomsky l’idea, ripresa
soprattutto dai grandi del ’600 - ’700 Newton, Locke, Hume e ancor prima da
Galileo che la natura abbia costituito l’intelletto umano con limiti intrinseci
alle capacità conoscitive, limiti che non potranno essere valicati e che di
fatto quei pensatori riconobbero e che, fin qui, effettivamente non sono mai
stati varcati. Compare così il grande tema che molti stanno sollevando nell’oggi
del rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, quel tema che
Federico Faggin riassume nel suo Irriducibile: “la coscienza umana è
fondamentale, quindi irriducibile perché esiste prima della materia”.
La democrazia fa parte della coscienza umana?