I LUOGHI DELLA NOSTALGIA
Così è l'inizio di questo
scritto con le parole di canzoni: “Ricordo ancor Parigi, ricordo i boulevard,
ricordo i muri grigi che mi parlano di te...” e ancora “Come è triste Venezia
soltanto un anno dopo...” e di poi “Che cosa resta del nostro amore, che cosa
resta di quei bei giorni, che cosa resta della mia gioventù, una fotografia,
una vecchia foto, un piccolo villaggio così ben nascosto, un vecchio campanile...”. Nostalgia di amori che per qualche motivo non ci sono più, nostalgia
della giovinezza e ricordi di città ad essi legati. Anch'io ho un ricordo della
mia infanzia felice in un paesino rurale. La terra e le strade sterrate,
l'odore dello stallatico di vacche, le vacche nelle stalle, le mosche, i
vitelli a cui io con le dita facevo succhiare dal secchio il latte. Accompagnavo
un vecchio contadino a tagliare l'erba sul carro trainato da una mucca e
all'arrivo nel prato con il palmo della mano davo l'erba alla mucca affinché
non si muovesse. Io ero felice ma come in
quelle canzoni qualcosa mi mancava, sentivo nostalgia. Non lo sapevo da cosa
derivava quel sentimento che neanche c'era perché ero felice dell'amore che mi
dava mia nonna. Ma mia madre era morta ed io non l'avevo nemmeno conosciuta e
proprio in quei posti aveva vissuto l'amore con mio padre. Senza saperlo per me
era come se ritornassi nell'utero materno. Tiziano
Rovelli
Così è l'inizio di questo
scritto con le parole di canzoni: “Ricordo ancor Parigi, ricordo i boulevard,
ricordo i muri grigi che mi parlano di te...” e ancora “Come è triste Venezia
soltanto un anno dopo...” e di poi “Che cosa resta del nostro amore, che cosa
resta di quei bei giorni, che cosa resta della mia gioventù, una fotografia,
una vecchia foto, un piccolo villaggio così ben nascosto, un vecchio campanile...”. Nostalgia di amori che per qualche motivo non ci sono più, nostalgia
della giovinezza e ricordi di città ad essi legati. Anch'io ho un ricordo della
mia infanzia felice in un paesino rurale. La terra e le strade sterrate,
l'odore dello stallatico di vacche, le vacche nelle stalle, le mosche, i
vitelli a cui io con le dita facevo succhiare dal secchio il latte. Accompagnavo
un vecchio contadino a tagliare l'erba sul carro trainato da una mucca e
all'arrivo nel prato con il palmo della mano davo l'erba alla mucca affinché
non si muovesse.