LA MEMORIA E IL PRESENTE
di
Guido Salvini
Certamente
questo 27 gennaio 2024, giorno della Memoria e del ricordo della Shoah è
diverso da tutti quanti l’hanno preceduto. È presente, non solo memoria. Infatti
il 7 ottobre è avvenuto il più grande ed efferato sterminio di ebrei dopo il
genocidio nazista. È più che mai una giornata importante perché, mentre sembra stingersi
il senso di orrore per le atrocità del 7 ottobre, molte città a europee e
americane sono state percorse da cortei con la bandiera la palestinese, in
realtà manifestazioni filo-Hamas, e non altrettanta solidarietà si stringe
intorno a Israele. Sembra he sia stato Israele a iniziare una guerra che in
realtà non ha voluto ma è stata costretta a condure se vuole sopravvivere. Intanto
sono più che mai attive le tre forme di antisemitismo contro cui la giornata
della Memoria dovrebbe essere un argine. C’è lo storico antisemitismo di
estrema destra, abitato da tratti psicotici. Mi è capitato di parlare con uno
di loro, io per principio non rifiuto il dialogo con nessuno, e ho avuto la
risposta che gli ebrei complottano per dominare il mondo e corrompere le razze
“pure”. L’interlocutore non era capace di dire di più. In alcune loro
pubblicazioni si legge addirittura che la maggior parte degli ebrei non sarebbe
stata gassata nei campi di sterminio ma avrebbe approfittato della guerra per
trasferirsi e far perdere le proprie tracce negli USA e in altri paesi grazie
alla loro ricchezza. Come a dire che il padre e i nonni di Liliana Segre non
sarebbero morti ad Auschwitz ma avrebbero vissuto a lungo, sotto altro nome, una
vita di agi in Florida o in California. Poi c’è l’antisemitismo di estrema
sinistra secondo cui Israele è solo un avamposto dell’imperialismo americano e
come tale da combattere. In quel mondo sono sempre più flebili i tentativi di
distinguere antisionismo da antisemitismo, oggi di fatto inseparabili. I
“rivoluzionari” di sinistra volutamente ignorano quanto un paese così piccolo
ha dato al mondo nel campo delle scienze, agricoltura e medicina soprattutto,
della cultura, l’accettabile giustizia sociale che ha raggiunto pur in uno
stato di guerra permanente, l’alta percentuale di donne istruite e i diritti
civili, politici e religiosi di cui, circondato da un deserto di teocrazie,
godono i suoi cittadini ebrei e non ebrei. Evitano di ricordare che negli
accordi del 1948 erano previsti due Stati ma i dirigenti palestinesi e i paesi
arabi hanno rifiutato il loro e attaccato il neonato Israele da ogni lato,
uscendone però sconfitti. Quello che ne è seguito è stato in parte sicuramente
ingiusto per la popolazione palestinese ma, come insegna la storia, le guerre volute
e perse hanno le loro conseguenze. E ovviamente c’è l’antisemitismo islamico,
che si impara a scuola nei paesi arabi sin dalla prima elementare e che oggi è
più aggressivo che mai. Non bisogna infatti dimenticare che il movimento
palestinese, era, sino a 20, anni fa un movimento sostanzialmente laico. Oggi Hamas che vi predomina è una
articolazione della Jihad mondiale il cui obiettivo non è tanto uno Stato
quanto uccidere più ebrei possibile e farli scomparire per sempre “dal Giordano
al mare”. Le sue tecniche e i suoi obiettivi non sono affatto dissimili da
quelli dell’ISIS e di Al Qaeda e dal resto della galassia jihadista.
Impressiona
che a più di tre mesi dall’inizio della risposta di Israele, dura ma
inevitabile se vuole avere un futuro come Stato, Hamas sia stata colpita ma sia
in ancora in grado pienamente di operare con i suoi razzi e le sue trappole
micidiali. Giorno dopo giorno si è scoperto che il sottosuolo di Gaza, una
striscia di terra di soli 40 chilometri, è percorso da una rete di tunnel e
cunicoli lunga più di 500 chilometri, degna di un film di fantascienza,
difficilmente espugnabile, una base terroristica costruita sotto un intero
paese. Gli uomini di Hamas non hanno il coraggio di combattere in campo aperto.
Colpiscono saltando fuori da questi buchi come cavallette, tenendo
vigliaccamente i civili sulle spalle. Proprio nel giorno della Memoria impressiona
anche quanto sia fragile la conoscenza tanto del passato quanto del presente. Da
un recente sondaggio condotto tra studenti anche universitari è emerso che una
percentuale significativa ritiene che lo stato di Israele sia nato “dopo gli
americani hanno invaso la Palestina” e la maggioranza pensa che gli Ebrei nel
mondo siano due miliardi (sic, sono 15 milioni in realtà, come sappiamo) e che
Israele sia grande come l’Italia (in realtà è poco più grande del Lazio). Ebrei
e Israele sarebbero quindi una specie di gigante Golia da cui gli arabi si
dovrebbero difendere. Queste assurdità dimostrano quanto poco si insegni a
scuola e come siano diffusi i pregiudizi antisemiti. In generale, e non solo
per contrastare l’antisemitismo, si dovrebbe dedicare un po’ di ore sin dalle
scuole medie a studiare non solo la storia antica ma almeno qualcosa della
storia del ’900, compreso l’Olocausto, anche per togliere un po’ di spazio alle
cialtronerie che invadono internet e i social. Intanto in questo giorno un
augurio e un messaggio di speranza devono arrivare ai familiari degli ostaggi,
immaginando che per vie traverse, magari in sogno, sia sentito anche dai
prigionieri.