SCAFFALI
di Filippo Vincenzo Maiolo
Note per Suoni Diversi di Curto
Quando parliamo di poesia, consapevolmente o no, parliamo
di empatia: chi legge sente il proprio essere abbracciato al poeta forse perché
lo scrittore aveva le braccia spalancate pronto già a farlo quando viaggiava
con la mente e lasciava che i suoi turbamenti, le sue suggestioni, le sue
commozioni si posassero sul foglio trasformandosi in parole e in versi. In
questo abbraccio si racchiude la condivisione di una emozione che può essere
leggera o pesante, dolce o amara, dolorosa o gioiosa; sarà comunque
quell’emozione a catturare gli occhi, la mente, il cuore e dare vita a quella
successione di parole perché sboccino in una poesia. È quasi una magia, che con
Curto si ripete in ogni sua pagina. Il poeta è un po’ mago, soprattutto quando,
come fa Curto, prende parole semplici, banali: le sceglie, le soppesa, le lega
fra loro. Nella loro sconcertante semplicità, come per magia, quelle parole
diventano pietre preziose di uno scrigno che si apre al lettore che strabuzza
gli occhi e si stupisce di tanta bellezza:
Al risveglio ogni volta
mi gioco un poco della
vita
Ogni volta vinco
un giorno nuovo d’amore
da vivere ancora con te
piccolo raggio di sole
appeso a questo sogno
Eppure quelle pietre preziose altro non sono che
ciottoli comuni, affatto levigati, grezzi, di poco conto.
Guarda le piccole
cose
fermati su di esse
sono le piccole
cose
che ti parlano
e ti svelano
grandi segreti.
Potrebbero essere addirittura banali pezzi di
terra compattati che si polverizzano sfaldandosi e sporcando le mani già
sporche e scabre come quelle delle contadine che tornano dopo una faticosa
giornata passata a raccogliere le olive:
Anche oggi è passato
a sera le ho viste tornare
tutte in fila le donne,
arrossate nel volto,
stanche
Hanno ancora le scarpe
sporche
Infangate di terriccio,
hanno visto per strada
il loro volto stanco
riflesso in pozzanghere
nere
si son guardate le mani
nere, sciupate…
Ma l’alchimia del poeta trasfigura le piccole cose
quotidiane, dà loro una vita incredibile e meravigliosa al punto che tu diresti
“Questo avrei potuto scriverlo io, avrei voluto scriverlo io”.
E chi non avrebbe voluto scrivere:
Non vedrà il tramonto
questo giorno
Le stelle sono tutte
dentro i tuoi occhi
Sono parole semplicissime legate in due frasi in
contraddizione fra di loro, ma che esprimono una passione infinita, senza “tramonto”
e la meraviglia dell’Universo Stellato che scende come fiocchi di neve negli
occhi della donna adorata; pensieri che chiunque dei lettori avrebbe voluto
dedicare alla persona amata. Sono due versi paradigmatici di quella che è la
poesia di Curto e più in generale della Poesia: la rigida consequenzialità, la
logica ferrea non sono indispensabili. Anzi. Perché nel Regno della Poesia non
governa la Mente, ma il Cuore. Questo il Poeta lo sa bene e lo sa Curto. C’è in
lui quasi istintiva una spinta, un sentire spontaneo e per così dire naturale,
a non legarsi a quelli che sono i canoni del linguaggio e del pensiero “normali”.
Perché i Poeti non sono normali.
Faccio poesia parlando con
la luna
come fanno i pazzi

Il poeta
Sono esseri strani, normali solo all’apparenza,
vivono di nostalgie, si nutrono di sensazioni, si alimentano di attimi fuggenti
che hanno la consistenza delle ombre al sorgere del sole. Eppure vivono una
realtà bella e faticosa: hanno montagne da scalare, deserti da attraversare,
oceani da navigare, quasi sempre in solitudine avendo spesso come compagne di
viaggio la Malinconia e la Nostalgia, solo talvolta la Rabbia e la Rivalsa,
sempre l’Amore per la Vita, in tutte le sue manifestazioni:
Quando il mondo finisce
dentro un vicolo cieco
e la tua vita insulsa
è diventata una discarica
quando il sogno più bello
è finito al mattino
prendi il tuo bagaglio e
parti.
Ho solo sfiorato la vita
navigando fra marosi.
E ancora:
Ti lascio un mare immenso
da navigare
Dentro il cuore di una
donna
![]() |
| Il poeta |






