EXPO E LA CULTURA
“Odissea”
presenta ai suoi lettori il documento che il filosofo Fulvio Papi, nostro
collaboratore, ha proposto al Comitato scientifico della Fondazione Corrente,
di prossima costituzione, in un momento di particolare difficoltà -certamente
di bilancio, ma anche di orientamento culturale-
*
In vista di Expo 2015, la politica culturale del Comune
di Milano si potrebbe articolare secondo le differenti modalità che ha la cultura
come fenomeno sociale.
1.Il Comune in
ogni stagione può promuovere manifestazioni che corrispondano alla spontanea
cultura popolare o giovanile, selezionandone tuttavia la qualità esecutiva.
2. In
occasione di Expo 2015, il Comune dovrebbe dare luogo a iniziative pubbliche
relative ai beni culturali, storici, artistici che appartengono alla tradizione
della città. Far conoscere come si è formata la città, quale sia il suo
patrimonio di beni culturali costituiti nel tempo, attraverso iniziative politiche,
religiose, intellettuali. Queste iniziative devono mostrare la città come un
bene comune da custodire, da conoscere e da incrementare e non come un
territorio anonimo che può avere solo un interesse privato.
3. Il Comune,
in collaborazione con enti e associazioni culturali di altissima qualificazione
scientifica può prendere iniziative pubbliche (mostre di pittura, mostre
archivistiche, ecc.) che diventino elementi di frequentazione e di
acculturamento pubblico. In questi casi sarà bene provvedere a un minimo di
personale competente per rendere più fruttuosa la partecipazione.
4. Il Comune,
anche in previsione di Expo 2015, deve prestare la massima attenzione alle
iniziative (ormai pochissime) che nascono autonomamente nella società civile e
che percorrono l’arco della cultura che va dalla filosofia, all’arte, alla
cultura politica, alla storia. Queste iniziative vanno sostenute con contributi
proporzionati alla qualità dei progetti, al prestigio delle collaborazioni,
alle garanzie della tradizione storica. È necessaria una rigorosa selezione di
questi criteri.
5. In vista di
Expo 2015, potrebbe essere utile la formazione di una piccola commissione (al
massimo 5 persone) che, nei tempi, nei modi e nelle circostanze decisi solo
dall’assessore, possa essere d’aiuto nella realizzazione di questi obiettivi.
La commissione non dovrebbe avere alcuna indennità, e dovrebbe essere formata
da personalità di sicuro prestigio culturale.
Fulvio Papi,
filosofo
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QUALCHE APPUNTO A
MARGINE
Conosciamo la
sensibilità e gli scritti di Fulvio Papi in difesa del territorio e dei beni
comuni (valga per tutti il suo saggio “Il
lusso e la catastrofe”, Ibis, 2006) ed è forse per questo che egli non vi
fa alcun cenno in questo documento. Conosciamo altresì la sua tensione morale,
il rigore e la coerenza che lo contraddistinguono, e proprio per dargli atto di
quanto è andato scrivendo in questi anni sul versante della salvaguardia del
territorio e del bene pubblico, vogliamo richiamare l’attenzione degli
amministratori di Comune, Provincia e Regione, e ribadire con Papi che i beni pubblici
sono cultura, economia, arte e storia, e non solo affari e merci. Prendersene
cura è un imperativo morale per chi amministra, perché si dovrebbe
amministrare, come prescrivono la legge e la Costituzione, per conto e per l’interesse
del popolo. Questa dell’Expo avrebbe potuto essere l’occasione per consumare
meno suolo possibile, ristrutturando tutte quelle aree ad ex insediamento
industriale già disponibili, bonificandole e mettendole a disposizione dei paesi espositori, facendole ridiventare utili
a conclusione dell’evento internazionale. Si sarebbero potuti bonificare tutti
i manufatti (edifici scolastici, uffici pubblici,
cascinali, stazioni ferroviarie, capannoni industriali, abitazioni, ecc.) tuttora
assediati dall’amianto sia in città che
nei suoi dintorni . Si sarebbero potuti sistemare edifici storici, chiese,
abbazie e monumenti; pulire targhe ricordo e lapidi di scrittori, uomini di
cultura, patrioti e partigiani che oggi versano in condizioni pessime. Si
sarebbero potuti fare degli interventi di disinquinamento e pulizia di fiumi, canali
e vie d’acqua… Questi sì, interventi che avrebbero migliorato la vivibilità del
territorio, la sua difesa e sua migliore fruibilità. Si sarebbe potuto creare
molto più lavoro, senza ulteriore stress per l’ambiente, senza ulteriore
consumo di terreni sottratti all’agricoltura e alla coltivabilità; senza
ulteriore e nuova antropizzazione.
Si è preferita un’altra strada, come sempre quella
autoritaria, calando tutto dall’alto senza aprire un dibattito fra i cittadini,
senza un confronto da cui avrebbero potuto venire idee sagge e proposte serie;
anzi, completamente indifferenti alla loro volontà.
Abbiamo usato il condizionale passato perché per come si
è avviata la locomotiva dell’Expo, poco spazio ci sarà per quanto qui
segnalato. A Esposizione conclusa, l’essere stati preveggenti non ci consolerà.
A.G.