IL LAGO DELLA SCARAMUCCIA
di Lisa Mazzi
In un suo recente intervento sui rapporti tra Italia e Germania il professor Claudio Magris dell’Università di Trieste sottolineava che i tedeschi amano e conoscono molto meglio l’Italia di quanto gli italiani conoscano la Germania. Ed è un vero peccato, perché la Repubblica Federale offre città e paesaggi che meritano di essere conosciuti e visitati. Prendiamo ad esempio il Brandenburgo che rappresenta dal punto di vista geografico l’entroterra berlinese, pur essendo un Land a sé stante il cui parlamento risiede a Potsdam. Il Brandenburgo è una regione ricca di laghi, fiumi e fitte boscaglie. Chi conosce la letteratura tedesca forse ricorda il volume dello scrittore Theodor Fontane Passeggiate nella Marca del Brandenburgo, pubblicato nella seconda metà dell’800, ma ancora attuale nella descrizione dei luoghi, che sono ideali per una vacanza in mezzo alla natura. Molti “nuovi berlinesi” infatti, trapiantati dall’Italia o da altre nazioni hanno comprato e ristrutturato vecchi casolari per permettersi qui una seconda casa.
Anche il Lago della Scaramuccia si trova
nel Brandenburgo ed è uno dei più belli della zona. Il nome, che in tedesco è
Scharmützel See, deriva da uno scontro tra soldati accaduto almeno due secoli
fa. Non fu certo uno scontro cruento, e, se non fosse stato per le armi e le
divise, avrebbe potuto anche definirsi una ragazzata. Interessante al proposito
è che la parola scaramuccia, di chiara derivazione germanica, appunto da
Scharmützel, ne riprende un po’ anche l’onomatopea. Il termine, in italiano, è
un po’ desueto, al massimo ci viene in mente per descrivere un litigio tra
bambini o tra giovanissimi innamorati.
Quest’anno sia a Berlino che nella marca
del Brandenburgo l’estate ha fatto un’apparizione molto frettolosa regalandoci
caldo solo per breve tempo e le vacanze sono trascorse, almeno per me, senza
fare neppure un salto, come di prammatica, a Bad Saarow, la deliziosa cittadina
termale sulle rive dello Scharmützel See. A dire il vero, non è stata l’assenza
del solleone a farmi rinunciare al viaggio in treno in mezzo al bosco e alla
frescura del lago, perché, in fondo, avrei potuto intraprenderlo senza troppa
fatica e preoccupazione. Ma, mi mancava la voglia, mi mancava la forza di
sfidare il nemico invisibile che da ormai molti mesi è una costante nella
nostra vita ponendoci dei limiti che vorremmo trasgredire, ma per un senso di
responsabilità, per non dire quasi di colpa in caso di contagio, non lo
facciamo.
Questo Covid-Sars19 che si è impadronito
dei nostri spazi, della nostra aria se stiamo troppo vicini a camminare e ci
parliamo, dei nostri sorrisi, nascosti dietro alla mascherina, che ci impedisce
di abbracciarci, se non siamo conviventi, che ci costringe ad ammonire, magari
controvoglia, anche altri e a subire rimproveri noi stessi, se, non più
giovani, facciamo qualche mossa a rischio. Non è una scaramuccia la battaglia
quotidiana tra noi e il virus, non è ovviamente e fortunatamente neppure una
guerra, ma una situazione di conflitto continuo tra noi e le nostre abitudini,
anche quelle più care.
Vi abbiamo rinunciato ancora increduli in
marzo e aprile, ma poi ci siamo assuefatti, ed è diventata una sorta di
logorante abitudine, quella cioè di rinunciare piuttosto che fare, per non
correre rischi. Ovviamente non è stato e non è così per tutti, perché dipende
soprattutto dalle circostanze, di dove e di come si vive, di come si affrontano
i problemi in ambito famigliare, nelle città, nelle regioni e nei diversi paesi
anche nella stessa Europa. Rispetto al 2019 e al 2018, l’estate 2020 nel nord
est della Germania è stata breve. Anche se non è piovuto molto le temperature
sono state da maggio in poi inferiori alle aspettative e le notizie sui voli
per raggiungere spiagge assolate erano assai poco confortanti causa la mancanza
di molti degli standard di sicurezza negli aeroporti e sugli stessi aerei. Ora,
con l’autunno, aumentano di nuovo i contagi, col clima freddo si è costretti a
rintanarsi in casa, anche perché le nuove ordinanze limitano i contatti tra le
persone nei luoghi pubblici e qui in Germania, per la prima volta dall’inizio
della pandemia, anche alcuni distretti di Berlino, che oltre ad essere la
capitale, è al tempo stesso un Land, cioè una regione, sono stati dichiarati
zone ad alto rischio e non è permesso spostarsi da qui in altri Länder in tutta
libertà. Ci si può muovere col treno o in auto, ma se non si è in grado di
esibire il certificato dell’ufficio della sanità che non si è affetti da Covid,
nessun albergatore può permettere al turista di alloggiare.
Male, dunque, per me e quelli come me che attendevano
di rifarsi in autunno e, pur senza andare lontano, speravano almeno arrivare al
Lago della Scaramuccia. Eppure sono una berlinese del centro città, sto vicina
alla Colonna della Vittoria, alla Porta del Brandenburgo, insomma dovrei avere
un bonus, visto che qui i turisti mi circolano sotto casa, invece niente, devo
mio malgrado rinunciare perché ora il proverbio: “Andere Länder, andere Sitten”
(altri paesi, altre usanze), viene interpretato in senso ristretto “altre
regioni, altre normative”. Ancora una
volta il Covid è riuscito a ghigliottinare tutte le mie speranze di evasione.