DALLA DIFFIDENZA ALL’ATTO
di Giuseppe Oreste Pozzi
Opera di Vinicio Verzieri
In tempo di covid-19
Durante il primo lockdown
del 2020, il tema, per una tavola rotonda in un convegno rotariano on line, è
stato posto ad un docente universitario di storia; un peacekeeper borsista
della Rotary Foundation; un medico pneumologo, ad uno psicoanalista, ed è stato
articolato in quattro parole: Il tempo,
la parola, il gesto, la cura.
Quattro
parole, quattro cantoni come il gioco che facevamo da bambini, quattro vertici
di riferimento, quattro punti di un quadrato aristotelico, quattro variabili
orientative.
Avevamo
a disposizione solo 5 minuti a testa ed i geniali organizzatori della tavola
rotonda hanno anche deciso di stimolare, in modo estemporaneo, i relatori, con
una poesia di Emily Dikinson “L’altro
giorno ho perso un mondo”:
L’altro giorno ho perso un mondo
qualcuno l’ha trovato?
Lo si riconosce dal diadema di stelle
che gli incornicia la fronte.
Potrebbe passare inosservato
agli occhi di un ricco
ma ai miei occhi parsimoniosi
vale assai più dei ducati.
Signore!
Trovatelo per me!
Questa
richiesta diretta, di trovare il mondo perduto - e non è necessario essere uno
psicoanalista per capire che il mondo di cui si parla è perduto per sempre - mi
ha coinvolto più come soggetto che come professionista. La riflessione che
segue vorrebbe, allora, poter suscitare l’interesse ad attivare un’azione, un
atto, che ciascuno dovrà però trovare per sé stesso, in quanto assumerlo, vuol
dire, di fatto, che si tratta di una decisione soggettiva, di un atto
responsabile perché avrà come effetto l’utilità per la società in cui viviamo,
oggi e, quindi, anche per noi, per ciascuno di noi.
Per
Luigi Einaudi: “Il problema non è tra l’indipendenza
e l’unione il problema di oggi e di domani è tra l’esistere uniti o lo
scomparire”.
Per
Papa Francesco: “Le chiacchiere sono
terrorismo. Il chiacchierone fa la stessa cosa del terrorista. Si avvicina,
parla con uno. Butta la bomba della chiacchiera. Distrugge e se ne va,
tranquillo”. (www.acistampa.com)
Da
quando è saltato il legame tra coltura
e cultura, per Fabrice
Hadjandj, la nostra crisi permanente mostra
tratti nuovi ed estremi, assomiglia alla fase terminale, dove l’umano è
minacciato di sterminio per almeno tre aspetti: tecnologico, ecologico,
teocratico.
Opera di Vinicio Verzieri |
Opera di Vinicio Verzieri
Di
seguito tre quadri con i relativi movimenti e una proposta:
1. il corpo
Il
sintomo è un segno, un appello, un grido del corpo parlante. Più il sintomo
appare muto (come negli ignari a-sintomatici al covid) più urla, fino ad esplodere
nel corpo sociale!
- Il corpo parla e non mente anche se non è facile da leggere,
- La mente, mente - I sentimenti, mentono.
Il
sintomo medico sta alla realtà misurabile e valutabile dallo specialista che
cura il corpo, così come il sintomo psichico (che passa sempre dal corpo), sta
alla verità soggettiva che può essere letta solo dal soggetto, il cui inconscio
sa bene come occultarla, mentendogli. Per questo serve un poeta, al soggetto, per aiutarlo ad interpretare la sua verità
sintomatico-menzognera.
2. la parola/sintomo
Nell’era
della pandemia la parola/sintomo verità è pertinente più del sintomo-realtà
misurabile.
-
La parola si fa carne - il corpo parla e
la parola si fa carne! - Non c’è parola/sintomo senza corpo, non c’è corpo
senza parola/sintomo.
Quando
c’è la parola il corpo non è organismo. Non si fanno esperimenti sul corpo ma
sull’organismo, a meno che non si sia criminali crudeli della peggior specie. La
storia umana mostra che solo l’essere parlante raggiunge livelli inimmaginabili
di criminalità, con i propri simili.
3. il Risveglio
Uomini e Profeti del 12 aprile 2020
(eravamo segregati): titolo La
compassione e la crudeltà, Massimo Raveri insegna che senza la compassione
non è possibile una vera salvezza e la crudeltà verso sé stessi, non verso gli
altri, può condurre alla illuminazione come atto di cum patire per ri-partire insieme. Cum patire = soffrire
insieme, comprensione profonda del dolore dell’Altro. Saper far proprio il
dolore dell’Altro, degli ultimi. Il tuo dolore è il mio dolore. Una virtù difficilissima!
Il fondamento di tutte le
virtù, le parole, i sintomi di un vero illuminato, è la compassione e grazie a
lei che si muovono tutte le altre virtù. È la radice di tutte le virtù, primo e
più alto dei mezzi per il Risveglio che significa vivere per l’Altro (con A
maiuscola) e poi con l’Altro, come facciamo con le mascherine, indossate per
prenderci cura dell’Altro.
La morte è chiudersi,
egoticamente, narcisisticamente.
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