CONSIDERAZIONI SUL MONDO “VIRTUALE”
di Edoardo Walter
Porzio
Altre volte in passato ebbi modo di
esprimere il mio parere sui vari modi di viaggiare. Il mio punto di vista al
riguardo, spesso, si riferiva ad una frase del primo direttore di National
Geographic, Melville Bell Grosvenor che affermava: “In America, la geografia è
considerata una materia sterile, quasi inutile, infatti , pochi studenti la
conoscono!”. Anche da noi, salvo casi
specifici, è lo stesso, ora è stata addirittura abolita in alcuni rami di
studio. Purtroppo, in questa società moderna, i “navigatori” si chiamano: Wind,
Vodaphone, 3 M eccetera, mentre un tempo si chiamavano: Colombo, Magellano,
Caboto, Cook, Diaz. Per la stessa ragione, le tabelline aritmetiche 3x8 =24 non
le usa più nessuno, tanto, sul cellulare c’è la calcolatrice! Di fatto, la
tecnologia ha sostituito l’arte del ragionamento per cui, ogni concetto, viene
sostituito da una serie di digitalizzazioni sul piccolo schermo, che ogni
individuo a la page, stringe in mano ovunque si rechi e dal quale fa dipendere
la propria esistenza e i suoi comportamenti. Ciò fa sì, che il cervello venga
assoggettato ad uno stereotipo di ragionamento virtuale e non concettuale, per
cui, a cosa serve sapere dove si trova il Burundi quando basta schiacciare
pochi tasti e farselo indicare da Google? Questo nuovo modo di vita meccanica,
finisce per rattrappire i sentimenti al
punto che, due fidanzati seduti uno di fronte all’altro in un bar, comunichino
tra di loro a mezzo cellulare. Non sto affatto scherzando. Chiunque abbia un
po’di senso d’osservazione può constatare che: in tram o per strada o alla
guida di biciclette, motorini, auto e persino camion, l’attenzione del
conducente è divisa tra l’osservazione della strada e il cellulare che stringe
gelosamente tra le mani come un ancora di salvezza. Dai miei ricordi di
gioventù invece, scaturisce come fosse prepotente in me il desiderio e il
piacere di conoscere il mondo consultando le carte geografiche , leggendo libri
scritti da esploratori che, raccontando le loro esperienze mi trasmettevano la
conoscenza e mi infondevano la voglia di emularli (almeno idealmente). Proprio
attraverso questo aspetto culturale, si sono radicati in me , il desiderio di
conoscere e di sperimentare di persona queste fantastiche realtà vissute da
altri. Forse sembrerò patetico con queste affermazioni ma, la vita quotidiana,
pian piano mi dà ragione, in quanto, sempre più individui, avvertono un senso
di aridità nei contatti umani, infatti l’isolamento umano diviene sempre più
evidente. Del resto, viaggiare è conoscere ma chi non conosce, non potrà mai
viaggiare. Sarà sempre un fantasma che vaga senza meta nell’oceano
dell’ignoranza e dell’incompatibilità sociale. Che nostalgia dei bei tempi che
furono, quando il telefono serviva solo per chi era lontano.