di Paolo Maria Di Stefano (testo e foto)
La cripta del Duomo |
Non sono certo che sia
proprio vero, ma a me sembra che nel tempo dell’agonia della cultura gli
appelli alla creatività si moltiplichino così come da ogni parte si nota la sua
mancanza. In Politica come in Economia.
E la si invoca, la creatività, come panacea universale. Così, i più attenti e colti e concreti si sforzano in
ogni modo di “essere creativi” e di elaborare momenti – di creatività
appunto- in grado di curare o anche
soltanto di alleviare le sofferenze della cultura. E dunque della civiltà, consci della importanza di ogni
benchè minima proposta, di ogni anche trascurabile realizzazione. Meglio, naturalmente, se accompagnato il tutto da
positivi risultati economici. E una cosa è certa: Milano non è mai stata seconda a
nessuno, fedele al ruolo di guida della creatività che la Storia le ha
assegnato. Prove, quante se ne vogliono. Ultima, questo annunzio
comparso sul Corriere della Sera del 19 aprile u.s. a piè della pagina 43 del supplemento
“Vivi Milano”, sintesi settimanale degli avvenimenti in città.
Luoghi peraltro già oggetto di “visite turistiche” e di
iniziative d’eccellenza quali l’aperitivo secondo gli antichi romani, la visita
a mezzanotte a lume di candela, gli enigmi in crip.
Certamente, successi strepitosi. O no? A me mancano
informazioni in merito, ma credo che con più di qualche probabilità non si
possa, almeno per ora, parlare di successo.
Ma di buone intenzioni, sì.
Gli elementi per un radioso futuro sembra ci siano tutti.
A cominciare dalla genialità delle proposte, ovviamente,
e dall’uso sapiente delle argomentazioni di vendita.
Per ciò che riguarda “il dolce gelato”, chi non ha mai
desiderato di consumarne uno –magari due o più- in un ambiente come quello
della Cripta di San Sepolcro?
E’ qualcosa di unico, questa cripta appena risorta da un
oblio cinquantennale, luogo di meditazione, di preghiera, di sepoltura anche e
d’arte: leccare un gelato muovendosi
lungo i ricomparsi itinerari tra opere d’arte e tombe ha notoriamente un’
efficacia culturale assolutamente interessante e vivificante.
E’ un principio assoluto del marketing: soddisfare i
desideri dei potenziali consumatori e utilizzatori dei beni e dei servizi.
Con questo in più: la creazione di impensati nuovi posti
di lavoro per gli addetti non solo alle pulizie (dove e quando mai si è visto
un luogo frequentato da consumatori di gelati e non solo restare lindo e
ordinato come prima?) ma anche per i restauratori delle opere inevitabilmente
deteriorate dall’amore dei visitatori.
Che è un altro dei principi del marketing avanzato,
segnatamente di quello Politico: creare posti di lavoro, perché così soltanto
l’Economia può riprendersi e la Politica riacquistare credibilità.
Tornando alla merenda romantica, forse che qualcuno può
dubitare che tanto la conoscenza della Cripta quanto quella della Chiesa
sovrastante di San Sepolcro sarebbero possibili senza ricorrere a gelati,
aperitivi, merende, enigmi, mezzanotti a lume di candela…?
Certo che no.
E tutto senza tener conto dell’importanza dell’effetto
sempre e dovunque provocato da un’idea vincente, da qualcuno chiamato “effetto
alone”.
Che poi null’altro è se non lo sviluppo del pensiero
creativo. A Milano, ad esempio, si potrebbe pensare ad organizzare nella Cripta
del Duomo un “Ristoro Sacro” per le centinaia di visitatori che, fatta la fila
per il biglietto, riescono ad entrare. Il problema più importante – a quale
architetto d’interni affidare la progettazione del “banco Ristoro” il quale,
naturalmente, non può prescindere dal luogo e da ciò che rappresenta –
creerebbe dilemmi non trascurabili in merito così alla professionalità del progettista
come alla scelta dell’impresa realizzatrice. Anche perché un possibile sviluppo
potrebbe essere costituito da una “cena ebraica” ogni giovedì: è giusto che i
fedeli arricchiscano la propria cultura con la conoscenza delle abitudini e
delle tradizioni dei nostri Padri ebrei ai tempi di Gesù, che era pur sempre
ebreo.
Oso sperare che a pianificare il progetto siano ancora
una volta chiamati docenti universitari, giornalisti di chiara fama,
amministratori di importanti imprese, pubblicitari di vaglia, esattamente come
è accaduto per gli eventi in atto, dall’aperitivo al Foro al gelato in Cripta.
Forse è per la stretta collaborazione tra quelle menti
che si va disegnando, tra gli altri, un problema che potrebbe realizzare una
importantissima opportunità.
Questo: è da aspettarsi che molte tra le Chiese di
periferia intendano offrire ai fedeli servizi in grado, anche e soprattutto, di
richiamare turisti.
La chiesa di San Cristoforo sul Naviglio, per esempio,
potrebbe essere individuata come una “location” di successo sia per la
posizione, unica nel suo genere, che per le modalità di raggiungimento.
Il Naviglio Grande si presta ad una navigazione
certamente di un fascino unico e la chiesa, una volta raggiunta, offre un
ambiente di assoluto romanticismo. Provate ad immaginarla libera dalle panche e
dalle sedie, questa navata, con, al loro posto, lunghe panche attorno ai tavoli
apparecchiati per un pranzo o una cena in stile, e dunque con cucina e servizi
del milleduecento circa. Sempre che non si preferisca quella cena in piedi che
potrebbe essere scelta dalla imminente tavola rotonda sul tema.
Tra gli altri vantaggi, il vicino teatro Alfredo Chiesa
giustificherebbe uno spuntino prima dello spettacolo ed una vera e propria cena
dopo, magari anche con la possibilità di ballare – pardon, danzare- su musiche d’epoca.
Che se poi il tutto potesse essere realizzato in costume…
Magari, addirittura abbigliandosi come i Discepoli, i
Santi, i Profeti, i Sacerdoti ed i fedeli dipinti negli affreschi o scolpiti
nel legno e nella pietra.
I quali, tutti, si presterebbero a far aumentare
l’acquisto degli ingressi e delle partecipazioni agli eventi soprattutto se
motivato da quel piacevolissimo senso di colpa che colpisce ciascuno di noi
quando fa qualcosa che si presta ad essere in qualche modo ritenuta non del
tutto rispondente alle caratteristiche ed allo stile del luogo. Una sorta di
vago esibizionismo, saper di avere tutt’intorno figure che guardano e vedono
immobili.
Spunto interessante, anche questo, e da sviluppare, per
esempio prevedendo la realizzazione di quel “romantico” riservato per ora alla
merenda e quindi ai piaceri della gola, ma che potrebbe a buon diritto
applicarsi ad una sessualità, per quanto discreta, foriera di piacevolezze di
lì a poco, magari anche “in loco”, sempre che gli architetti e gli arredatori
abbiano compreso lo spirito della cosa ed abbiano strutturato coerentemente i
luoghi.
Perché, con buona pace dei benpensanti, numerosissimi
come sempre e talvolta agguerriti, anche animati da sacri principi quali il
rispetto dei luoghi e della loro immagine o anche la concezione aristocratica
della cultura in genere e della religione in particolare, compiere attività
ritenute banali (quali sorbire un gelato o consumare un aperitivo meglio ancora
se accompagnati dalla possibilità di un approccio sessuale) in luoghi insoliti
e finora “proibiti” aumenta il desiderio e spinge al consumo e dunque
all’acquisto, con ritorni di tutto rispetto in termini di fatturato e di
profitto.
Ancora una volta con buona pace dei benpensanti, dal
momento che i profitti vanno massimizzati (imperativo categorico della nostra economia),
nulla c’è di riprovevole nell’aggiungere al biglietto che già si paga per
visitare il Duomo, il prezzo dell’ingresso in Cripta e del relativo servizio di
Ristoro Sacro... E via dicendo, fino a stabilire che, la Messa essendo non
soltanto la risposta ad un bisogno dell’anima, ma anche uno spettacolo e per di
più di tipo partecipativo, chi desidera assistere debba pagare un biglietto,
esattamente come accade in Teatro e, esattamente come per il teatro, il prezzo
possa essere variabile in funzione del luogo e della complessità dell’evento.
Significa: una Messa in Duomo o in un’altra Basilica
ricca di storia e d’arte costerebbe di più di una Messa in una modesta Chiesa
di periferia; una Messa con musica d’organo e coro e solisti a sua volta
sarebbe più cara di una Messa celebrata quasi in sordina da un parroco di
campagna; una Messa cantata in latino e celebrata da un Arcivescovo o da un
Cardinale, soprattutto se concelebrata, avrebbe il massimo del valore…
Naturalmente, dovrebbe essere costituito un gruppo di
esperti di gestione, di comunicazione e di liturgia per elaborare una
classificazione dei servizi religiosi completa ed affidabile.
Oltre che a giustificare una corretta gestione della
linea e dei prodotti che la compongono, sarebbe un’altra occasione per la
creazione di posti di lavoro: come in un qualsiasi settore merceologico e in
una qualsiasi impresa, un numero non indifferente di formatori, di ricercatori,
di Product Manager Junior e Senior, di addetti alla vendita dei biglietti, di
amministrativi e contabili (…) andrebbe ad occupare posizioni assolutamente
interessanti.
Per non parlar dell’indotto. Che non è certo una
questione trascurabile e che, dunque, richiede una trattazione a sé.