SETSUKO THURLOW PREMIO
NOBEL PER LA PACE
Discorso di ricezione del Premio
Nobel per la Pace letto da Setsuko Thurlow,
sopravvissuta il 6 agosto 1945,
quando era una bambina tredicenne,
alla bomba di Hiroshima.
Setsuko Thurlow |
Vostra Maestà, illustri membri del
Comitato Nobel norvegese, miei colleghi attivisti, qui e in tutto il mondo, signore
e signori,
è un grande
privilegio accettare questo premio, insieme a Beatrice, a nome di tutte le
persone straordinarie che formano il movimento Ican. Ognuno di voi mi dà la
grandissima speranza che possiamo - e lo faremo - porre fine all'era delle armi
nucleari.
Parlo come
membro della famiglia degli hibakusha - quelli di noi che, per una miracolosa
casualità, sono sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki.
Da oltre settant'anni lavoriamo per la totale abolizione delle armi nucleari.
Ci siamo
alzati solidalmente con coloro che sono stati danneggiati dalla produzione e
dalla sperimentazione di queste orribili armi in tutto il mondo. Persone
provenienti da luoghi con nomi a lungo dimenticati, come Moruroa, Ekker,
Semipalatinsk, Maralinga, Bikini. Persone le cui terre e i cui mari sono stati
irradiati, i cui corpi sono stati usati per esperimenti, le cui culture sono
state per sempre sconvolte. Non ci siamo accontentati di essere vittime. Ci
siamo rifiutati di aspettare un'istantanea fine ardente o il lento
avvelenamento del nostro mondo. Ci siamo rifiutati di sederci pigramente nel
terrore perché le cosiddette grandi potenze ci hanno portato al passato crepuscolo
nucleare e sconsideratamente vicini alla mezzanotte nucleare. Ci siamo alzati.
Abbiamo condiviso le nostre storie di sopravvissuti. Abbiamo detto: l'umanità e
le armi nucleari non possono coesistere. Oggi, voglio che voi sentiate in
questa sala la presenza di tutti coloro che sono morti a Hiroshima e a
Nagasaki. Voglio che voi sentiate, sopra e attorno a noi, una grande nuvola di
un quarto di milione di anime. Ogni persona aveva un nome. Ogni persona era
amata da qualcuno. Facciamo in modo che la loro morte non sia stata vana. Avevo
solo 13 anni quando gli Stati Uniti hanno lanciato la prima bomba atomica sulla
mia città, Hiroshima. Ricordo ancora vividamente quella mattina. Alle 8:15 ho
visto un accecante flash bianco-bluastro dalla finestra. Ricordo di avere avuto
la sensazione di galleggiare nell'aria. Mentre riacquistavo coscienza nel
silenzio e nelle tenebre, mi sono ritrovata immobilizzata dalle macerie
dell'edificio crollato. Ho cominciato a sentire le deboli grida dei miei
compagni di classe: "Mamma, aiutami. Dio, aiutami".
Poi,
improvvisamente, ho sentito delle mani toccarmi la spalla sinistra, e un uomo
dire: "Non arrenderti! Continua a spingere! Sto cercando di liberarti.
Vedi la luce che passa attraverso quell'apertura? Muoviti in quella direzione
il più velocemente possibile". Appena sono strisciata fuori, le rovine
hanno preso fuoco. La maggior parte dei miei compagni di classe sono morti
bruciati vivi in quell'edificio. Ho visto tutto intorno a me una devastazione
assoluta, inimmaginabile.
Processioni
di figure spettrali che si trascinavano. Persone grottescamente ferite,
sanguinanti, bruciate, annerite e gonfie. Pezzi dei loro corpi erano mancanti.
Carne e pelle penzolavano dalle loro ossa. Alcuni avevano in mano i propri
bulbi oculari. Qualcuno con il ventre esploso, aperto, con gli intestini che
fuoriuscivano. Il disgustoso puzzo di carne umana bruciata riempiva l'aria.
Così, con una bomba la mia amata città è stata cancellata. La maggior parte dei
suoi abitanti erano civili che sono stati inceneriti, vaporizzati, carbonizzati
- tra questi, membri della mia famiglia e 351 miei compagni di scuola.
Nelle
settimane, nei mesi e negli anni successivi molte altre migliaia di persone
sarebbero morte, spesso in modi arbitrari e misteriosi, a causa degli effetti a
posteriori delle radiazioni. Ancora oggi le radiazioni uccidono i
sopravvissuti.
Ogni volta
che ricordo Hiroshima, la prima immagine che mi viene in mente è quella del mio
nipotino di quattro anni, Eiji - il suo piccolo corpo trasformato in un
irriconoscibile pezzo di carne fusa. Ha continuato a chiedere acqua con un filo
di voce finché la morte non lo ha liberato dall'agonia. Per me, è diventato la
rappresentazione di tutti i bambini innocenti del mondo, minacciati come sono,
proprio in questo momento, dalle armi nucleari. Ogni secondo di ogni giorno, le
armi nucleari mettono in pericolo tutti coloro che amiamo e tutto ciò che ci
sta a cuore. Non dobbiamo più continuare a tollerare questa follia.
Attraverso
la nostra agonia e alla lotta per la pura sopravvivenza - e per ricostruire la
nostra vita dalle ceneri - noi hibakusha ci siamo convinti di dover mettere in
guardia il mondo da queste armi apocalittiche. Ancora e ancora, abbiamo
condiviso le nostre testimonianze.
Ma alcuni
tuttavia rifiutavano di vedere Hiroshima e Nagasaki come delle atrocità - come
crimini di guerra. Hanno accettato la propaganda secondo cui si trattava di
"bombe buone" che avevano posto fine a una "guerra giusta".
È stato questo mito che ha portato alla disastrosa corsa agli armamenti
nucleari, una corsa che continua ancora oggi.
Nove nazioni
minacciano ancora di incenerire intere città, di distruggere la vita sulla
terra, di rendere il nostro bel mondo inabitabile per le generazioni future. Lo
sviluppo delle armi nucleari non significa l'elevazione di un paese alla
grandezza, ma la sua discesa alle profondità più oscure della depravazione.
Queste armi non sono un male necessario; sono il male ultimo.
Il sette
luglio di quest'anno sono stata travolta dalla gioia, quando la stragrande
maggioranza delle nazioni del mondo ha votato a favore dell'adozione del
Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Dopo essere stata testimone del
peggio dell'umanità, quel giorno sono stata testimone del suo meglio. Noi
hibakusha abbiamo aspettato il bando per settantadue anni. Che questo sia
l'inizio della fine delle armi nucleari.
Setsuko Thurlow |
Ogni leader
responsabile firmerà questo trattato. E la storia giudicherà duramente coloro
che lo respingeranno. Le loro astratte teorie non devono più mascherare la
realtà genocida delle loro pratiche. Il "deterrente" non deve più
essere considerato altro che un deterrente al disarmo. Non vivremo più sotto
una nuvola di paura a forma di fungo.
Ai
funzionari delle nazioni dotate di armi nucleari - e ai loro complici sotto il
cosiddetto "ombrello nucleare" - dico questo: ascoltate la nostra
testimonianza. Date retta al nostro avvertimento. E sappiate che le vostre
azioni sono importanti. Ognuno di voi è parte integrante di un sistema di
violenza che mette in pericolo il genere umano. Facciamo in modo di stare tutti
all'erta sulla banalità del male.
A ogni
presidente e primo ministro di ogni nazione del mondo, vi imploro: aderite a
questo trattato; eliminate per sempre la minaccia dell'annientamento nucleare.
Quando ero
una ragazzina di 13 anni, intrappolata nelle macerie, ho continuato a spingere.
Ho continuato a muovermi verso la luce. E sono sopravvissuta. Ora la nostra
luce è il trattato di divieto. A tutti in questa sala e a tutti quelli che nel
mondo stanno ascoltando, ripeto quelle parole che ho sentito rivolgermi nelle
rovine di Hiroshima: "Non mollate! Continuare a spingere! Vedete la luce?
Muovetevi verso di essa".
Stasera,
mentre marciamo per le strade di Oslo con le torce accese, seguiamoci l'un
l'altro fuori dalla notte buia del terrore nucleare. Non importa quali ostacoli
dobbiamo affrontare, continueremo a muoverci e continueremo a spingere e a
condividere questa luce con altri. Questa è la nostra passione e il nostro
impegno affinché il nostro prezioso unico mondo sopravviva.
[Traduzione dall'inglese di
Matilde Mirabella]