RICORDO DI VITTORIO STRADA
di Fulvio Papi
Vittorio Strada con Solgenitsin
Vittorio
Strada, compagno di università degli anni Cinquanta, compagno di studi e
indimenticabili gite lacustri poi nella corsa del tempo, interprete tra i più
importanti e originali della cultura russa contemporanea. Non sono in grado di
ricordare il suo attraversamento, ma so che fu abile e prezioso, ma in più di
un caso, difficile per una malaugurata burocrazia culturale e politica. Studenti
eravamo nell’area marxista, lui materialista dialettico, io storicista critico.
Ma in quel momento contava una sicura solidarietà morale. Dopo la tesi con
Banfi, (Vittorio conosceva già il russo) ebbe l’occasione di studiare per molto
tempo la cultura, la letteratura, la storia della Russia, tanto più complicata
da una burocrazia intellettuale, fino alla persecuzione
politica. Da questa esperienza nacque una originale valutazione storica. Poco
prima che se ne andasse, ci scambiammo libri di studio. Mi mostrò segni
dell’antica amicizia, e con una memoria che non si eclissava, attenzione e
stima. Sentimenti e considerazioni del tutto reciproci con l’idea di un debito
che sarebbe rimasto aperto da parte mia. E questo per sempre.