EUGENIO
BORGNA È MORTO
di Angelo Gaccione
Alle
18,38 di ieri 4 dicembre mi è arrivata la notizia della scomparsa del caro
Eugenio Borgna, amico e collaboratore di “Odissea”. Me l’ha comunicata Nadia la
sua segretaria, con le parole di questa email: “Con immenso
dolore, le comunico che il nostro amato Professore questa mattina ci ha
lasciati. Un cordiale saluto. La Segretaria. Nadia”.
Proprio in questi giorni avevo pensato più volte a lui e per varie ragioni: la
prima, perché avendogli mandato il link dello scritto di Gabriele Scaramuzza “I libri di
Borgna” pubblicato mercoledì 20 novembre sulla prima pagina di “Odissea” non mi
era arrivato, come invece è sempre puntualmente accaduto, alcun messaggio. La
seconda, perché su alcuni temi a lui cari pubblicati in queste recenti
settimane, ce ne sono stati diversi e dunque mi aspettavo un suo commento come
ogni volta avveniva. La terza, perché mi apprestavo a comunicargli notizie del
contatto avuto con gli editori, per la pubblicazione del volume collettivo Città
e scrittori che contiene anche due sue belle e affettuose note su
Borgomanero e Novara. I luoghi dove la sua vita e la sua carriera di studioso e
di psichiatra hanno avuto svolgimento. Era contento della pubblicazione di
questo libro e me ne aveva scritto con il consueto entusiasmo lunedì 15 luglio
scorso quando gli avevo annunciato l’idea: “Mio caro Angelo una
bellissima idea e sono ben lieto che tu voglia inserire in questa raccolta
anche quello che era stato il mio pensiero sulle cittadine in cui sono vissuto. Ti ringrazio infinitamente di tutto e mi complimento. Un caro saluto.
Il tuo
Eugenio”.
Il numero di Microprovincia
dedicato a Borgna
Il suo
silenzio mi era suonato strano e mi era venuto il sospetto che poteva avere
come causa ragioni di salute. E infatti, inviandogli quasi quotidianamente
qualche articolo di “Odissea” più vicino alla sua sensibilità, gli avevo scritto
di darmi notizie della sua salute e di rassicurarmi. Questo non è avvenuto fino
a ieri quando ho appreso la ferale notizia prima dalla poetessa Alida Airaghi che
lui stimava molto, poi dalla signora Nadia sua segretaria. Sono stato colto di
sorpresa per tutto il resto della giornata e non sono stato più capace di
concentrami su nulla. Volevo scriverne un ricordo subito, ma mi è stato
impossibile. In me prevale il sentimento che alcune figure a cui sono affezionato
siano come immuni dalla morte; non riesco mai a convincermi che possano non
esserci più, che non restino eterne su questa terra. Sapevo dei suoi 94 anni e
so che esiste un limite per ognuno di noi oltre il quale non si potrà andare,
ma psichicamente in me avviene una rimozione che nasce dal considerare tutto
questo una suprema ingiustizia, una inaccettabile crudeltà del destino.
Forse anche per questo le mie rubriche hanno conservato tutti i nomi che negli
anni vi ho trascritto, indifferente al passare del tempo e al destino che li ha
portati via.
Chiunque ha
avuto un qualche contatto con Eugenio Borgna ne ha conservato un buon ricordo.
La gentilezza e la dolcezza sono gli aggettivi più frequenti impiegati per
definire l’uomo, prima che lo studioso. E del resto non avrebbe potuto essere
diverso considerata la pratica di psichiatra in un luogo di dolore come l’Ospedale
Maggiore di Novara. Dal comune amico e suo collaboratore Filippo Noto
Campanella (che a “Odissea” collaborò fino alla prematura morte), sapevo delle
pratiche innovative che avevano messo in atto. Pratiche umane e coraggiose
quanto quelle di Franco Basaglia. Ma io l’ho sempre considerato “il poeta della
psichiatria”, per l’attenzione che ha sempre riservato ai versi e alle vite dei
poeti. Per il mio libro di versi Spore aveva scritto parole bellissime
nell’aprile del 2020; parole profonde e sentite. Le conservo assieme alle sue
lettere e messaggi in una cartellina a suo nome. Io di versi gliene avevo
dedicati alcuni in occasione del suo compleanno, eccoli:
dedicato a Borgna