UN PENSIERO AL FUTURO: LA DARSENA NUOVA
E una speranza: chiudiamola agli imbecilli.
Testo e foto di Paolo
Maria Di Stefano
Manifestanti in Piazza Cadorna |
L’EXPO si è
inaugurata con successo; i biglietti venduti ad oggi pare abbiano raggiunto il
numero di undici milioni (quasi il pareggio, certamente un record); i
visitatori nei primi due giorni di apertura si dice siano stati attorno ai
quattrocentomila; le aspettative sono molte e, lo spero, fondate; il Presidente
del Consiglio ha parlato di inizio del domani; il concerto di apertura in
piazza del Duomo ha visto circa ventimila spettatori. Protagonisti la
filarmonica e il coro della Scala, il Maestro Marco Armiliato, il tenore Andrea
Bocelli, il pianista Lang Lang, il tenore Francesco Meli, il baritono Simone
Piazzola, le soprano Diana Damraue e Maria Luigia Borsi.
E poi, il primo maggio, una Turandot conclusasi con un
finale di Berio forse discutibile, ma premiata l’opera tutta da undici minuti
di applausi convinti.
Infine, una suggestione infinita: il concerto tra le guglie.
Non poteva mancare, ovviamente, la partecipazione degli
imbecilli.
Obbligata, naturalmente, a conferma che chi disse che la
madre egli idioti è sempre incinta aveva ed ha ragione. E l’imbecillità e
l’idiozia generano violenza, che ne è l’essenza neppure tanto nascosta.
Così, disordini e violenza in zona Cadorna e in Piazza Scala,
limitati dalla pioggia forse, dalla strategia delle forze dell’ordine,
certamente. Danni ce ne sono stati, per fortuna abbastanza limitati. Le
manifestazioni “contro” hanno comunque confermato un elemento cui non sempre si
dà l’importanza che merita: gli imbecilli sono anche delinquenti e soprattutto
vigliacchi.
Disposti a gettare per strada abiti e tute e maschere pur di
non essere riconosciuti e, forse, anche sperando di fuggire più velocemente.
Non so se quanto il Presidente del Consiglio ha affermato -e
cioè che si è trattato di piccoli teppistelli figli di papà- sia vero. Certo è
che bisognerebbe irrogare pene esemplari a tutti coloro che sono stati
riconosciuti e arrestati, ed a quelli che lo saranno. Per i colpevoli, pare si
possa arrivare fino a quindici anni di reclusione…
La Darsena nuova |
E, forse, si potrebbero chiamare alle proprie responsabilità
anche i genitori: per carenza di capacità educativa. Sempre che si tratti
realmente di teppistelli, perché pare che qualche cinquantenne non abbia fatto
difetto. Sembra anche che dovremo attenderci altro ancora.
Solo una cosa sembra improbabile: che il Parlamento proponga
e approvi il delitto di imbecillità.
Al contrario dei teppisti imbecilli che si sono spogliati
per fuggire più velocemente, la
Darsena per l’EXPO ha mostrato il suo nuovo vestito, i
indossato con qualche giorno d’anticipo.
E a mio parere e non solo, si è trattato dell’opera di un
buon sarto.
Non c’è dubbio alcuno che si sarebbe potuto fare di meglio e
forse anche a costi più contenuti. E’ il destino del lavoro di chiunque, in
particolare quando di mezzo ci sono i politici, quello di essere criticato. E soprattutto, di non ricevere nessuna
offerta di collaborazione concreta proprio da parte dei critici più accaniti e
apparentemente più puntuali.
Della memoria perché gran parte della storia della città si
è svolta alla confluenza del Naviglio Grande e del Naviglio Pavese. Un incontro
dal significato del tutto particolare: la collaborazione di Milano allo scambio
d’acqua tra le due vie. Quasi che il Naviglio Grande, dopo una cinquantina di
chilometri non facili, venisse a raccogliere in darsena i ricordi della storia
e li rilanciasse con il Naviglio Pavese verso terre lontane. Del cuore, perché
Milano da sempre è terra d’accoglienza e d’opportunità, e in Darsena speranze e
sogni e realtà e sofferenze e gioie e presente e passato e futuro si mescolano,
silenziosi e discreti, quasi nascosti, a creare quel “gran Milan” che da secoli
distingue la nostra città da tutte le altre. Una discrezione, quella milanese, che pervade la città
tutta. I giardini più belli, i cortili più elaborati sono in gran parte
nascosti dietro le facciate, rifuggono da ogni ostentazione, attendono di
essere scoperti ed ammirati. Una discrezione che in più di un’occasione ha favorito
la tendenza propria degli uomini alla dimenticanza e, con questa, alla
trascuratezza.
Che è stato anche il destino della Darsena, luogo della
essenzialità del lavoro, spesso faticoso e duro.
La Darsena com'era |
Per lunghi anni,
noi tutti l’abbiamo trascurata, anche negandole quel minimo di attenzione e di
cura e di manutenzione, fino a portarla a rifugio di disperazione, di miseria,
di degrado, nella migliore delle ipotesi limitandoci ad una rapida ripulita.
Le secche del naviglio e della Darsena erano divenute uno
spettacolo, quasi un museo degli orrori: sparita l’acqua, la città mostrava i
risultati della ineducazione e il volto della sporcizia.
La Darsena com'era |
Un lamento
neppure tanto flebile inascoltato per anni; quasi una invocazione visiva, come
a mostrare cosa può diventare un riflesso che pure di molte parti della città
mostra il lato migliore, facendo di Milano un’artista della pioggia, una
poetessa del linguaggio dell’acqua sulle strade.
Perché Milano quando piove esalta quella bellezza ritrosa
che la rende unica, sembra elaborarla per farne dono a chi sa guardare.
Una veduta di Piazza XXIV Maggio con lumaca |
La quercia monumentale in Piazza XXIV Maggio |
E, forse, porta
Cicca è anche felice della gioia e dello stupore dei bambini, che subito hanno
occupato quello che sembra nascere come spazio tutto per loro.
Dal lato opposto, quegli stessi bambini giocano con i
passeri pazienti e coloratissimi, e dal nuovo ponte i milanesi guardano il
cielo e le case che si riflettono su di un’acqua finalmente limpida.
Darsena con passero |
E poi, l’altra
sponda, fino a ieri impraticabile, sporca, disordinata, calpestata dal viale
D’Annunzio, la strada che la sovrasta e che quanto a traffico e rumore non è
seconda a nessun’ altra.
I milanesi sembrano aver subito apprezzato il regalo di
quella nuova piccola spiaggia, e già la vivono lasciandosi accarezzare dal sole
di questa mezza primavera.
E il mercatino, oramai definibile storico, sembra essersi
proiettato dalle capanne improvvisate ai quartieri moderni di una città in
perenne trasformazione, pur mantenendo intatto il ricordo degli improvvisati
ripari che l’hanno accolto molti anni or sono.
Un passaggio decorato di verde, forse elemento per
sottolineare la novità del quartiere, forse destinato più prosaicamente a
richiamare la genuinità dei prodotti in vendita.
Infine, un sogno d’infinito: un piccolo porto dal quale
salpare sospinti dall’amore della città.
Barca in Darsena |
Una Darsena
inserita nei temi dell’EXPO, con in più questo: è destinata a rimare parte
integrante di Milano e a divenire punto di convergenza dei richiami storici che
immediatamente la circondano: le colonne e la chiesa di San Lorenzo, il Parco delle Basiliche, la chiesa di sant’
Eustorgio, l’arco del Cagnola, i Navigli stessi che la integrano e ne disegnano
le vene e le arterie: un mondo sollevato
dall’annoso letargo, pronto ad accogliere tutti noi, a ciascuno donando secondo
i desideri, anche inespressi. E la pioggia, che da sempre ha svolto parte
attiva nel tempo della inaugurazione delle grandi fiere a Milano, e che non ha
voluto rinunziare ad esser presente , seppure in modo sommesso, all’apertura di
EXPO. Un segno di buon augurio e il suggerimento di andare alla scoperta di una
segreta bellezza riservata a chi sa vedere.
Le colonne di San Lorenzo riflesse in una pozzanghera |