La "Carta di Milano": sotto le
parole... nulla
Qualche riflessione critica
Ora tutto il
dibattito su questa Expo rischia di dover ruotare attorno ad un'unica
fotografia: da un lato migliaia di persone entusiaste tra gli stand della
grande Esposizione, dall'altra le auto bruciate e la città sfregiata. Ma non è
così. Restano tutte le ragioni della critica ad Expo. Restano le tante
persone che al di là dell'adesione alle manifestazioni
continuano a pensare che occorre insistere nella critica e continuare ad
avanzare proposte alternative su contenuti precisi. Occorre ripartire dal
grande convegno realizzato il 7 febbraio a Milano, costruendo consensi ampi,
parlando a tutte e a tutti, perché il tema: “Nutrire il pianeta, energia per la
vita”, riguarda ognuno di noi e ben poco ha a che fare con quanto realizzato da
questa EXPO. Noi continueremo questo impegno -anche in previsione del grande
convegno internazionale che si svolgerà a Milano venerdì 26 e sabato 27 giugno
con la seconda edizione di: "Expo nutrire il pianeta o nutrire le
multinazionali"- affinché: diritto all'acqua, diritto al cibo e giustizia
sociale non siano solo degli slogan. Ripartiamo da qui e dalla critica alla
"Carta di Milano". La Carta c’è, è ufficiale. E' stata presentata coi
toni dei grandi eventi istituzionali che cambiano la Storia. Ma non sarà così.
La Carta di Milano scivolerà nella storia senza incidere alcunché, legittimando
ancora il modello agroalimentare che ha prodotto
insostenibilità, disastri ambientali e le terribili
iniquità che vive il nostro mondo e che la stessa Carta denuncia ma ignorando
lo strapotere politico delle multinazionali, che stanno dentro ad Expo e che
sottoscrivono la Carta. Il presidente Sala ebbe a dire a suo tempo che in Expo
dovevano coniugarsi il diavolo e l’acqua santa: pensiamo intendesse Coca Cola,
Monsanto e l’agricoltura familiare e di villaggio, i Gas, il biologico, ecc. Il
risultato è che nella Carta si sentono il linguaggio, le difficoltà, le
mediazioni e i contributi di tanti docenti, personalità e realtà associative
che
hanno cercato di migliorarla, ma purtroppo il loro onesto
sforzo si è tradotto unicamente in un saccheggio del linguaggio dei movimenti
dei contadini e di coloro che si battono per la difesa dell’acqua come bene
comune e in favore delle energie alternative al petrolio. La “Carta di Milano”,
presentata come l’eredità che EXPO lascia al mondo, è una grande operazione
mediatica, che si limita a dichiarazioni generiche senza andare alle cause e
alle responsabilità della situazione attuale. Non una parola sui sussidi che la
Commissione Europea regala alle multinazionali europee agroalimentari
permettendo loro una concorrenza sleale verso i produttori locali; non una
parola sugli accordi commerciali tra l’Europa e l’Africa (gli EPA) che distruggono
l’agricoltura africana; né si parla del water e land grabbing; né degli OGM che
espropriano dal controllo sui semi i contadini e che condizionano l’agricoltura
e l’economia di grandi paesi come il Brasile e l’Argentina; né si accenna alle
volontà di privatizzare tutta l’acqua potabile e di monetizzare l’intero
patrimonio idrico mondiale, né si fanno i conti con i combustibili fossili e il
fraking. Nella “Carta” si parla di diritto al cibo equo, sano e sostenibile, si
accenna persino alla sovranità alimentare, si ricorda che il cibo oggi
disponibile sarebbe sufficiente a sfamare in modo corretto tutta la popolazione
mondiale, si sprecano parole nate e vissute nella carne dei movimenti, ma poi?
La responsabilità di tutto questo sarebbe solo dei singoli
cittadini: dello spreco familiare (che è invece surplus di produzione) che
andrebbe orientato verso i poveri e verso le opere caritatevoli, sta nella loro
mancanza di educazione ad una corretta alimentazione, al risparmio di cibo e di
acqua,
ad una vita sana e sportiva. Le responsabilità pubbliche
e private sono ignorate.
Manca la concretizzazione del diritto umano all’acqua
potabile come indicato dalla risoluzione dell’ONU del 2010 e mancano gli
impegni per impedirne la privatizzazione. Mancano le misure da intraprendere
contro l’iniquità di un mercato e delle sue leggi, che strangolano i contadini
del sud ma anche del nord del mondo. Mancano riferimenti a bloccare gli OGM su
cui oggi si gioca concretamente la sovranità alimentare. Mancano i vincoli altrettanto
concreti all’uso dei diserbanti e dei pesticidi che inquinano ormai le acque di
tutto il mondo e avvelenano il nostro cibo. Ne prenda atto Sala da buon
cattolico: il diavolo scappa se l’acqua è veramente santa. Ma qui di acqua
santa non c’è traccia, mentre i diavoli, sotto mentite spoglie, affollano la
nostra vita quotidiana e i padiglioni di EXPO.
Moni Ovadia, Alex
Zanotelli, Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Piero Basso,
Vittorio
Bellavite, Franco Calamida, Massimo Gatti, Antonio Lupo,
Emilio Molinari,
Silvano Piccardi, Paolo Pinardi, Basilio Rizzo, Erica Rodari,
Anita Sonego,
Guglielmo Spettante, Gianni Tamino, Vincenzo Vasciaveo,
Associazione
CostituzioneBeniComuni