Giornata
Mondiale dell’Acqua
di Carmine Scavello
Il
22 marzo di ogni anno è la Giornata Mondiale dell’Acqua; è stata istituita
dalla Nazioni Unite nel 1992: l’acqua è elemento sinonimo di vita, forza ed
energia.
Un miliardo di persone nel mondo non ha
accesso all’acqua potabile o almeno pulita; compie mediamente almeno sei
chilometri a piedi per raggiungere le fonti di approvvigionamento idrico
trasportando un carico di decine di litri. E pensare che ci sono fasce di
popolazione che la sprecano e l’umiliano
avvelenandola e usandola come mezzo di scolo per eliminare rifiuti scomodi e
nocivi alla salute dell’uomo e dell’ambiente! Da noi in Italia il consumo medio
procapite di acqua è di 200 litri giornalieri.
Dopo questa scomoda notizia, ognuno si faccia
un esame di coscienza approfondito a cominciare dal suo uso giornaliero a dare
una mano all’acqua, usandola con intelligenza, criterio e parsimonia.
Quando ero ragazzo e l’acqua dell’acquedotto
pubblico non era ancora in casa, facevamo di necessità virtù a non sciuparla;
pensavamo alla fatica che occorreva per andare a prenderla alle sorgenti lontane
dal centro abitato con i muli e con gli asini o col barile sulla testa con
l’immancabile corona di stracci sul cuoio capelluto o sulle spalle. Si pensi
per un attimo al valore che daremmo ad un bicchiere d’acqua potabile se fossimo
fortemente assetati in un deserto o in un luogo ricco di acqua contaminata. Un
regnante direbbe: il mio regno per un bicchiere d’acqua!
In veste di autore descrivo questi delicati concetti
in tre capitoli del mio secondo libro “Il
tempo sbiadito”; precisamente: “L’acqua
che non c’era”; “La fila alla
sorgente”; “Il rispetto dell’acqua”.
Bisogna meditare alquanto sull’importanza
dell’acqua nella nostra vita: il corpo umano ne è formato all’incirca al 50%
nell’uomo adulto e al 75% nel bambino. Senza cibo potremmo vivere per circa un
mese, ma senza acqua al massimo per dieci giorni. Anche il linguaggio quotidiano
non può fare a meno dell’acqua; viene usata per esprimere dei concetti che
avrebbero bisogno di un lungo discorso. Cito alcuni dei tanti modi di dire di
uso familiare: fare un buco nell’acqua; calmare le acque; buttare acqua sul
fuoco; tirare l’acqua al proprio mulino; perdersi in un bicchiere d’acqua;
avere l’acqua alla gola; acqua in bocca; facile come bere un bicchier d’acqua.
Potrei continuare ancora su questo tema, ma mi fermo perché l’argomento è assai
vasto. Si capisce il valore dell’acqua quando il pozzo si asciuga; sarebbe come
dire che le cose si apprezzano quando vengono a mancare!
Madre Teresa di Calcutta diceva: “ognuno
di noi non è che una goccia d’acqua. Ma se ognuno è una goccia d’acqua pulita,
Dio può far risplendere in questa goccia il suo volto!” Mi è sempre
piaciuta l’ode di San Francesco d’Assisi dedicata a sorella acqua: Laudato sì, mi Signore, per sor’Acqua, la
quale è multo humile et utile et pretiosa et casta.