TEMPO SENZA PROFETI
di Giovanni Bonomo*
L'incontro di ieri su Turoldo all'Ateneo Libertario di viale Monza |
Tempo senza
profeti è il titolo che Angelo
Gaccione ha dato a questo libretto agile, bello anche nella grafica, leggero, ma
di grande spessore per il contenuto e la profondità del pensiero racchiuso. Un
pensiero espresso da alcuni scrittori e collaboratori amici di Gaccione e redattori
della rivista Odissea, i quali rendono omaggio anch'essi, insieme al curatore
dell'opera, a questa grande figura di intellettuale vissuto negli ultimi anni
del secolo appena trascorso, David Maria Turoldo.
Si tratta di un titolo
azzeccato. Padre Turoldo fu una figura carismatica, anche come religioso,
dotato di una carica di umanità, di spiritualità e di razionalità insieme, di
laicità di valori e di amore per la vita, da contagiare e trascinare, nella sua
visione mistica di benevolenza umana più che divina, anche i più disperati e le
anime più afflitte. Sprigionava insomma una benevolenza ricca di spiritualità
ma soprattutto di umanità. Il suo coraggioso ottimismo nel mettere in
discussione i dogmi e finanche la dottrina della sua Chiesa cattolica, gli
valse la fama scomoda - come del resto avviene per ogni intellettuale non
rassegnato alle ingiustizie ma civilmente impegnato nel sociale - di resistente
per la liberazione e di sostenitore delle istanze di rinnovamento religioso e
culturale. La sua militanza durò per tutta la vita, interpretando il comando
evangelico "Essere nel mondo senza essere del mondo" come un più
umano e meno divino "essere nel sistema senza essere del sistema", avendo
egli ben compreso che la Chiesa cattolica non era affatto la casa di Dio che
gli avevano fatto credere fin dall'infanzia. Qui a Milano era conosciuto per le
predicazioni domenicali al Duomo nell'arco di un decennio che lo vide anche tenace
resistente antifascista con il suo periodico clandestino l'Uomo; e fu a Milano che compì il suo percorso formativo
nell'Ordine dei Servi prima di conseguire la laurea in filosofia teoretica
all'Università Cattolica. E un tempo
senza profeti, appunto, una civiltà che non abbia bisogno di profeti e
ideologie, con l'inevitabile carico di fanatismo che ne consegue come ci
insegna la storia, era il traguardo ideale per un uomo giusto come lui, con un
profondo senso di giustizia che deriva anche dal rispetto per la libertà di
coscienza dell'altro. Veramente egli credeva nella pietas cristiana intesa come rispetto del prossimo.
Come
pochi altri suoi confratelli ancora viventi, di cui non faccio i nomi per non
dimenticarne nessuno, egli era e resta, in quanto morto da religioso, nel
sistema del potere Vaticano senza esserne però parte, senza essere di quel
sistema. Senz'altro si trattava di un mistico, mai sazio di cercare nelle cose
e nelle persone il riflesso di Dio.
La copertina del libro |
Turoldo predicatore di pace è
l'immagine che troviamo all'inizio del libro, nell'Overture, dove Gaccione
ricorda la conferenza sulla pace e il disarmo insieme allo scrittore Cassola,
all'hotel Cavalieri di piazza Missori,
anno 1978. E ancora oggi viviamo in un mondo minacciato da missili
intercontinentali, testate atomiche, sottomarini nucleari, il risultato, anche
questo, del pensiero neoliberista, che Turoldo avverserebbe, se fosse ancora
qui con noi, come sempre avversò ogni tipo di sopraffazione del potere.
Ma ciò che voglio sottolineare
qui è che David Maria Turoldo considerava la dimensione etica una componente
imprescindibile della dimensione umana, si creda o non si creda in Dio. Ogni
essere umano evoluto sa riconoscere il bene e sa operare il bene etsi deus non daretur, anche se dio non
esistesse. E questo libro vuole ricordare come egli, padre Turoldo, espresse
questa solida coscienza morale, che viene prima di ogni religione, in immagini
poetiche, in immortali opere d'arte, che ci spronano ad essere operosi, attivi,
a volte semplicemente buoni, a costo anche di essere iracondi e irrequieti, ma
mai inerti o rassegnati.
*Centro Culturale Candide