di Antonio Padoa Schioppa*
Antonio Padoa Schioppa |
Un commento al saggio di Marco Vitale
Caro
Marco,
ho
letto il tuo saggio "Al di là del tunnel". Mi fa piacere dirti che lo
condivido pienamente. Il tuo stile molto diretto è senza dubbio efficace.
Ma soprattutto condivido la tua convinzione che l'Italia ha le
risorse economiche e soprattutto etiche, nella sua parte migliore e più
viva - che per fortuna è ancora largamente maggioritaria pur se per lo più
ignorata dai media - per superare non solo l'emergenza gravissima della
pandemia ma anche talune nostre carenze di fondo come sistema Paese.
Anzi,
sono convinto che la necessità di ripartire costituisca un'occasione
storica per reimpostare talune linee di governo e di azione che
necessitano da troppi anni e decenni una revisione profonda.
Dunque,
d'accordo sui tre canali di intervento e di assegnazione delle
risorse ad hoc: Comuni, Camere di commercio, Banche. D'accordo sull'avvio,
finalmente incisivo e mirato ai veri sprechi, della spending review. D'accordo
sui fondi straordinari per il Sud e per il Turismo. D'accordo
sull'ipotesi di un prestito garantito e irredimibile.
Aggiungerei
però a questo elenco di provvedimenti necessari anche alcuni altri
capitoli a mio avviso non meno importanti.
Mi
limito a un sommario elenco di alcuni di essi, non in ordine di importanza,
perché lo sono ugualmente tutti.
-
Evasione ed elusione fiscale. Un piano (certamente possibile) di
riassorbimento in 5 anni della metà dell'evasione fiscale (50 miliardi su
oltre 100 miliardi di evasione annua, fuori norma in Europa e non solo)
consentirebbe di perseguire strutturalmente tre
obbiettivi fondamentali: a) la progressiva riduzione di alcune aliquote,
Irpef (in chiave di progressività, naturalmente) ed Iva; b) contenere e ridurre
gradualmente ma strutturalmente il debito pubblico, che nel frattempo sarà
ulteriormente salito per le provvidenze del dopo crisi; c)
destinare risorse alle infrastrutture per le energie alternative,
per la ricerca, per la tutela del territorio (tutte ovviamente da
finanziare anche con altri strumenti soprattutto europei:
Eurobonds). Forse la distribuzione dei fondi per sovvenire alla
pandemia consentirà l'emersione di una parte almeno del sommerso.
-
Semplificazione legislativa e regolamentare. Compito difficilissimo, ma
essenziale. Occorre una piccola task force di grandi esperti di diritto e
di amministrazione, ma occorre la volontà politica per farlo. Non
dimentichiamo che il ginepraio delle norme è terra di pascolo delle
quattro mafie che intossicano il Paese, ormai dal Lilibeo a Vipiteno.
- Giustizia.
Senza una drastica riduzione dei tempi dei processi, certamente possibile
(le terapie sono state evidenziate da anni), la litigiosità
continuerà ad essere inflazionata da chi sfrutta proprio
questo cancro. Purtroppo, a soffrirne sono prima di tutto i cittadini
e le imprese, non il ceto forense.
-
Mercato del lavoro. Ci sono decine di migliaia di
posti vacanti perché non si trovano le competenze per ricoprirli.
Occorre una nuova politica di formazione professionale aperta
alle tecnologie di avanguardia ma non solo, anche all'artigianato di qualità.
Occorre un'organizzazione nuova delle agenzie di
collocamento. Da subito. Ci
sarebbe anche altro ma mi fermo qui.
Se
coglieremo l'occasione storica che la crisi ci offre l'Italia ne
uscirà più forte. Altrimenti....
Infine,
sull'Europa. Hai fatto bene ad elencare alcuni dei tanti Appelli
sottoscritti in questi giorni anche in Germania per un approccio comune e
solidale. Mai si era vista una tale mobilitazione. Ma ancora non ci siamo
e non sono affatto sicuro che l'ideologia ordo-liberista, sbagliata e ormai
dimostrata tale, venga sconfitta nell'interesse, nota bene, degli
stessi Paesi del Centro nord d'Europa, a partire dalla Germania.
Non c'è nulla di più resistente delle idee sbagliate. Ma anche
qui, forse (forse...) la crisi farà da levatrice, come più volte è accaduto in
passato.
Sono
convinto che lo spartiacque tra una grande vittoria dell'Europa e un
altrettanto importante sconfitta in questa partita decisiva sia costituito
da due punti che potrebbero costituire la base di un compromesso al
rialzo sulle questioni ancora aperte.
a) nel programma da
riconsiderare, secondo la proposta della Commissione, per l'aumento del
bilancio settennale dell'Unione almeno una parte dell'incremento
dovrebbe consistere in vere risorse proprie, non in trasferimenti
nazionali: così per la carbon tax alle frontiere, che
tra l’altro potrebbe non richiedere neppure la
procedura dell'art. 311 perché i dazi doganali già ci sono; sarebbe il
vero inizio di una fiscalità europea;
b) l’eventuale rinvio
degli Eurobonds, che gli stessi tedeschi non escludono per il futuro,
dovrebbe essere accompagnato da una data cogente, come si è fatto
con la moneta; perché questo ancoraggio è un elemento essenziale di
credibilità, anche per i mercati.
Il
vantaggio di questo approccio sta nel venire incontro ai governi
renitenti e potrebbe accompagnarsi con le altre misure sulle quali
sembra già delinearsi un accordo, ESM incluso, con condizionalità
ridotte al corretto impiego delle risorse.
Grazie,
con un cordiale saluto
*Professore
emerito Università di Milano, giurista
[Milano, Mercoledì 8 aprile 2020]