RETI SOCIALI E PANDEMIA
di
Romano Rinaldi
Virale
e informatica
Recentemente,
in un breve saggio sull’argomento “Democrazia, populismo e reti sociali”
(1), accennavo alla necessità di dover quanto prima porre rimedio al
fenomeno dell’uso improprio delle reti sociali, per evitare che si trasformino
in strumenti di dittatura piuttosto che in strumenti di esercizio della libertà
di pensiero e di opinione. Nell’ultima decina d’anni o poco più, in nome della
crescita (di utenti e di fatturato, soprattutto pubblicitario), le reti sociali
si sono attrezzate con dispositivi (algoritmi) e metodi di intelligenza
artificiale (AI in inglese) in grado di favorire l'allargamento della base di
utenti senza alcuna preoccupazione per i contenuti che vengono diffusi dalle
loro “piattaforme”, tranne che per un lieve controllo di routine da parte dei
“click workers” (una categoria e un lavoro che meriterebbero un discorso a
parte). Questo ha di fatto incoraggiato o perlomeno ha mancato di scoraggiare
l'uso dei “social media” per la diffusione di: disinformazione (fake news),
persino da parte di governi e imprese, di complottismo, estremismo,
negazionismo (virus, vaccini, missioni lunari e campi di sterminio, non fa
differenza), polarizzazione politica, ecc., ecc. Tutti temi alquanto
controversi ma che sollecitano comportamenti di emulazione e che, è inutile
negare, hanno un forte ascendente su una consistente fetta della popolazione
anche attraverso l’uso di sofisticati metodi informatici di psicologia di massa
(AI).
Questi
fenomeni si accompagnano bene all'uso che ne fa il populismo estremo (di destra
o di sinistra) in politica, come ci ha eloquentemente dimostrato il caso della
passata presidenza degli Stati Uniti d'America, finita “col botto” del 6 Gennaio 2021, quando l’ex Presidente ha chiamato a raccolta una moltitudine di
seguaci attraverso la prediletta rete sociale, per poi fomentare l’irruzione
nei palazzi del Campidoglio di Washington dove si stavano svolgendo le
procedure per l’approvazione del risultato elettorale da parte del Parlamento.
Questo fatto ha molto scosso l’opinione pubblica in tutto il mondo e, in
seguito a questo, i gestori delle reti sociali decisero di interdire
immediatamente e a tempo indeterminato, l’uso delle loro piattaforme all’ex
Presidente per evitare ulteriori “guai” e un potenziale grave danno alla
Democrazia e, di riflesso, anche ai loro stessi interessi economici.
È
dunque chiaro che, oltre all’opinione pubblica, anche i proprietari e gestori
di queste piattaforme, stanno acquisendo la consapevolezza che siamo tutti
chiamati (soprattutto loro stessi) a fare le spese di un uso improprio (per
usare un eufemismo) di questo potentissimo e libero sistema di comunicazione. A
maggior ragione in tempi di pandemia da Covid-19 (2), l’uso
improprio delle reti sociali può causare, oltre a perdite economiche rilevanti
per l’incremento delle spese sanitarie, persino l’aumento di morti premature
con numeri impressionanti. Non è dunque un caso che si siano verificate
ultimamente alcune defezioni, per motivi di coscienza, di programmatori
coinvolti direttamente nella predisposizione delle reti sociali ad attività che
sfociano in questo tipo di aberrazioni.
Le
parole-chiave di questo pandemonio informatico che si accompagna alla pandemia
dal Covid-19 e la coadiuva comprendono: no-vax, big pharma, negazionismo (3),
complottismo, ecc., oltre a tanti acronimi che abbiamo imparato a conoscere in
questi ultimi anni. Ma la parola d'ordine che ha favorito questa situazione è
stata una sola, molto semplice e apparentemente insindacabile: il profitto.
Purtroppo in questo caso la massimizzazione del profitto, oltre ad essere
arrivata al suo limite, si scontra con la verità dell'informazione, con la
democrazia, con la libertà, e persino con la salute pubblica e questo pone
problemi non di poco conto. Dato che modelli informatici (algoritmi) e l'uso
delle attuali capacità della AI hanno sortito questo effetto, la sfida deve
essere ora il ripristino, con gli stessi mezzi, di una accettabile fruizione da
parte di tutta la popolazione mondiale dei potentissimi mezzi di comunicazione
e di informazione ma possibilmente senza distorsioni. O perlomeno col minimo
disturbo possibile della convivenza civile nel rispetto delle leggi, delle Costituzioni
e degli ordinamenti dei paesi democratici, dove questi mezzi non hanno, per
principio, limitazioni. Pena l'esclusione di questo principio, insieme con la
proibizione degli stessi mezzi, come già avviene in paesi dove vigono regimi
totalitari.
La
soluzione può partire da una semplice operazione di controllo automatico della
veridicità delle informazioni (fact checking) per essere poi estesa a funzioni
di AI applicate a parole, frasi e immagini ricorrenti e di inequivocabile
significato. Ma spetta ai proprietari e gestori delle reti sociali l’onere di
escogitare gli antidoti necessari per fermare questo tipo di pandemia. In
pratica, così come vige la responsabilità in capo a un Editore per la
diffusione delle notizie, deve essere previsto lo stesso principio per i
proprietari delle piattaforme e per gli utenti stessi, i quali hanno a
disposizione un mezzo che consente la creazione di una vastissima platea di
soggetti verso i quali possono impunemente diffondere il loro “pensiero” o
addirittura impartire ordini (più o meno velati) per compiere azioni contrarie
al potere legalmente costituito, vedi appunto gli eventi del 6 Gennaio 2021 a
Washington.
Contestualmente
devono essere creati organi di controllo delle attività di diffusione via web
su larga scala, sia da parte dei responsabili delle piattaforme (che sono
appunto responsabili), sia da parte dell’Autorità di controllo della legalità
(Forze dell’ordine, Magistratura), per scoraggiare eventuali comportamenti,
degli utenti e dei “provider”, lesivi dei principi stabiliti per la convivenza
secondo le leggi vigenti.
Una
volta riguadagnato il senso di libertà e di enorme potenzialità (positiva) che
aveva animato l’origine dei social network, l’uso di questi mezzi potrà essere
rivolto al miglioramento dello stato sociale e mentale del genere umano ed
essere indirizzato alla soluzione di problemi di vasta proporzione come
l’equilibrio ecologico, la crescita sostenibile, i cambiamenti climatici. In
una parola, un Rinascimento digitale.
[Ex
Cattedra di Mineralogia, Università di Perugia]
Riferimenti
1. R. Rinaldi (2021)
https://libertariam.blogspot.com/2021/01/democrazia-populismo-e-reti-sociali.html
2., R. Rinaldi (2020) https://www.facebook.com/aboutumbria/videos/532691754282081/
3. R. Rinaldi, R. Donato
(2020)
https://www.researchgate.net/publication/344340748