UN VERO PATTO PER IL SUD?
Corrado Alvaro
“Gli scrittori calabresi nei programmi ministeriali
scolastici”
“Io l’amo profondamente la mia Calabria, ho dentro di me il
suo silenzio, la sua solitudine tragica e solenne. Sento che pure qualcosa
dovrà venire fuori di lì: un giorno o l’altro dovrà ritrovare dentro di sé
ancora quelle tracce che conserva della antica civiltà della Magna Grecia”.
(S. Strati)
“(…) ho speso una vita per scrivere, per
analizzare la Calabria, non so se bene o male; questo non tocca a me dirlo. Posso
dire che ho fatto grandi sacrifici, sperando che questa terra potesse avere una
sorte migliore, come credo che avrà”. (M. La Cava)
“Inventate gemellaggi con tutte le scuole del sud. […] Dopo
tutto il lavoro fatto, scrivete una storia nuova. Vi do un mandato
straordinario, quello di ricucire l’Italia. Se in questo momento, dopo tutto il
lavoro fatto, non siamo capaci di proiettarci sul Paese, vuol dire che non
siamo capaci di costruire una scuola nuova”. (Patrizio Bianchi, Ministro
Pubblica Istruzione)
Mario La Cava
La Calabria accetta il mandato!
Mario La Cava |
Se la bellezza salverà il mondo, la cultura salverà l’Italia, e la letteratura, la Calabria. È sul sapere che si giocano il presente e il futuro
delle generazioni. E la letteratura è la chiave di volta essenziale che permette
a una società miope di ritornare a vedere. Non capisce l’Italia, chi non
capisce l’Italia Meridionale, scriveva Corrado Alvaro. Ed è per questo che il
Sud non può più rimanere indietro. E senza la sua storia feconda, l’Italia,
da sola, non si può più salvare. È nei Sud
del mondo che si imparano le migliori strategie di sopravvivenza. E si formano
i pensieri, le menti, così come nella terra si forgiano le braccia ed il
lavoro. È nella precarietà dei luoghi che si acquisiscono il valore della vita,
la durezza e la nobiltà della fatica. Si insaporisce il pianto, e sul dolore e
sullo sconcerto delle comunità, si poggiano i basamenti del rinnovamento
culturale e dello sviluppo civile, che mai prescindono dal valore dall’identità, per quanto composita, plurale e mutevole
nel tempo questa possa essere. Che diventa arte, sublimazione, formazione ed
elevata sapienza. L’Italia deve la sua formazione
culturale ai suoi più grandi
artisti. Dalla letteratura all’arte. Una miscelazione di
pensieri, forme, idee e vicissitudini, che nonostante l’approssimarsi
delle varie epoche, da Nord a Sud, ha lasciato tracce potenti e senza scadenza.
Una scuola che trova radici nella storia più antica e che si trascina fino all’epoca
contemporanea, tracciando linee identitarie in perenne trasformazione, ma pur
sempre originali e riconoscibili e percorsi culturali essenziali, a cui da
sempre, l’uomo ha necessità di attingere.
Lorenzo Calogero
Il passato non è semplicemente un tempo trascorso rispetto a quello attuale, ma una scuola che non può essere superata. Esso è la prima istituzione immateriale, destinata alla formazione “futurandi”. E conserva verità che mai potranno essere cambiate o anche solo modificate. E non ammette che si tralasci o si trascuri qualcosa. E combatte finanche la temporanea e fortuita mancanza di memoria. La scuola italiana però, caro ministro Bianchi, nella stesura dei programmi scolastici, da decenni, ha vuoti che vanno necessariamente riempiti. Assenze che devono indiscutibilmente essere recuperate. Negli anni passati purtroppo, è bastata una commissione, a far sì che gli autori meridionali del ’900, venissero eliminati dai banchi di scuola, senza neppure il benché minimo pensiero riguardo le gravi ripercussioni che il paese avrebbe avuto sul piano culturale. Un danno senza precedenti, che riporta l’Italia sulla solita questione della disparità tra i suoi due poli, con annessa frantumazione della vera unità culturale e intellettuale. Agli studenti, viene proposta, una visione viziosa, viziata ed incompleta della letteratura italiana. Dopo Verga e Pirandello, secondo le indicazioni ministeriali, quasi nessun altro autore meridionale, benché meno calabrese, nello specifico di questo documento, viene trattato con una presenza ufficiale nei libri di testo. Un oscuramento storico, geografico e civile che non può più continuare. Un danno culturale e sociale che non può più essere perpetrato. Un errore di prospettiva forse, che fomenta a tutt’oggi però, seppur inconsapevolmente, l’annoso divario Nord/Sud.
Leonida Rèpaci con Pasolini
La Calabria subisce, anche nelle lettere, le peggiori discriminazioni. Eppure, confermano critici e studiosi, con i suoi autori novecenteschi, ha implementato di valore la letteratura italiana e mondiale. Gli scrittori calabresi del ’900 (e non solo quelli) non possono più attendere che arrivi il loro turno sol quando qualche valoroso docente appassionato, in maniera quasi “abusiva”, seppure responsabile, deicide di impartire ai propri allievi lezioni sulle loro opere. Serve ufficializzare il pensiero, la poetica, la scrittura, e con protocolli ministeriali. Una nuova scuola, per ricucire l’Italia. Esiste un’esigenza fisiologica oltre che storica dei popoli e delle civiltà, che non consente di fare cancellazioni o anche solo esclusioni, in letteratura. Il De Sanctis definiva la letteratura l’insieme delle opere variamente fondate sui valori della parola e affidate alla scrittura, pertinenti a una cultura o civiltà, a un’epoca o a un genere. Ad essa viene infatti affidato il compito di ricostruzione e/o d’indagine storico-critica di un popolo. E la Calabria rischia di andare perduta, se il resto del paese non si ritorna ad innamorare e al più presto della sua storia, della sua arte, ma soprattutto della sua letteratura. Che non è presente più nei libri di formazione, ma sta tutta racchiusa nelle opere dei suoi scrittori. Che è stata del mondo finché il mondo si è accorto di lei. È divenuta solo di sé stessa, nel momento in cui il mondo, e soprattutto il paese, se ne sono dimenticati. Il processo con cui da anni viene indebitamente ignorato il pensiero dei grandi autori meridionali/calabresi, e con il quale vengono altresì tenuti a margine, geni delle lettere come Corrado Alvaro e Saverio Strati, priva l’Italia e le nuove generazioni di studenti, di una formazione completa, che non penalizza esclusivamente il capitale umano della scuola del Sud, ma quello di tutta la nazione.
Saverio Strati
La storia siamo noi e noi siamo l’Italia. Con Verga e Saverio Strati, Pirandello e Corrado Alvaro. Francesco Perri, Mario La Cava, Raoul Maria De Angelis, Fortunato Seminara, Leonida Repaci, Lorenzo Calogero, Franco Costabile. Geni delle lettere che fortemente hanno influenzato i salotti letterari italiani ed europei, dando voce al Sud, da sempre terra di attese e di partenze. Di memorie luttuose e speranze. Che ora è brigante, ora si fa emigrante. Nomi d’ingegno, le cui opere e il cui pensiero diventano strumento necessario e indispensabile per affrontare i problemi dell’intera società italiana. Ragion per cui, si chiede al Ministero dell’Istruzione, una valutazione approfondita volta alla possibile revisione dei programmi ministeriali, con l’inserimento all’interno dell’offerta formativa, degli autori calabresi più illustri e più influenti, affinché diventino oggetto di studio nelle scuole dell’obbligo. E la letteratura italiana si confermi la vera ricchezza culturale dell’intera Nazione. Un popolo per capirsi veramente deve conoscere i suoi artisti, altrimenti rimane indietro, diceva Saverio Strati. Ci sono narratori come Corrado Alvaro, Saverio Strati, Mario La Cava, Raoul Maria De Angelis, Fortunato Seminara, Francesco Perri, Leonida Repaci, Franco Costabile, Lorenzo Calogero, che hanno almeno un libro necessario per fare intendere all’italiano cosa è il Sud e cosa l’Italia, sostiene Walter Pedullà. È pur vero che la realtà della scuola, è spesso legata alla tirannia del tempo. Ci si trova quasi ogni anno, difronte a docenti in difficoltà nel terminare i programmi scolastici, ma ci sono nomi da cui non si può prescindere.
Fortunato Seminara
A Partire da “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno”, fin giù giù, fin dove “Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte”. Diventano urgenti, di estremo bisogno culturale e sociale, almeno Corrado Alvaro e Saverio Strati, tra gli scrittori; Franco Costabile tra i poeti. Una richiesta che non è un appello, ma la domanda per un viaggio d’istruzione obbligatorio. I libri dei narratori calabresi del ’900 (e perfino quelli di epoche precedenti), quali autori mondiali, letti e tradotti nel mondo, risultano essere tutti una buona opportunità di crescita. Sono libri e sono “villaggi viventi nella memoria”, come sosteneva Ernesto De Martino. Una memoria che ha buone probabilità di diventare collettiva quando leggendo, una comunità ha voglia e coraggio di sommare un certo numero di memorie individuali. La Calabria, forse più di altre terre, affonda la sua storia in malloppi di fogli rilegati tra loro, che si chiamano libri. Ed è certamente per questo che ha sempre resistito. Attingendo, al bisogno, a ognuna di quelle pagine. Un esercizio che non ha mai abbandonato e che oggi la vede raggiungere risultati straordinari, con Vibo Valentia, sua più piccola provincia, “Capitale italiana del libro”.
Raoul Maria De Angelis
La Cultura è in Calabria. La speranza di una nuova
scuola, anche. 15000 km quadrati di
argilla con cui Dio fece il suo più grande capolavoro, così come ricorda
Leonida Rèpaci, ne “Il Giorno delle Calabria”. Un’eredità che mai potrà andare perduta. Mai, finché a
fare la storia di questa terra, terranno alta la testa i libri. Leggere,
imparare, acquisire, formare…, sono queste le uniche formule che, se applicate
nella loro completezza, dimostreranno che non è una ipotesi e neppure una
teoria, che il più bel paese siamo noi. L’Italia
tutta intera delle lettere. Siamo certi che questo manifesto troverà ufficialità sopra i
banchi responsabili dell’istruzione dei nostri giovani, e
altrettanto sicuri che il ministro Bianchi, sempre attento e sensibile alla
nostra scuola, vorrà insieme a noi, dare “mandato” ufficiale agli autori
calabresi del ’900, a cui sopra abbiamo fatto esplicito riferimento.
Franco Costabile |
Virginia Marasc, Ass. Cultura e Pubblica Istruzione
Vincenzo Maesano, sindaco di Bovalino