PATTINATORI NOTTURNI
di Lodovica San Guedoro
Un esempio dei più fulgidi di
questo spirito di branco, il vero luogo orgiastico dei suoi trionfi di massa,
sono le cosiddette Blade Nights [1].
Ma qui la dissoluzione dell’individuo presenta un carattere
ben diverso da quello, per esempio, dei cortei bacchici.
Non è raggiunta col vino e non si manifesta come
sensualità folle e sregolata.
Chi partecipa a queste nottate porta come contributo un
io già dissolto nella vita quotidiana, ha già raggiunto quel dato grado di
follia, senza bisogno del vino.
Per cui, anche passata l’orgia, la personalità non torna:
la perdizione di questa gente è assoluta e irrevocabile.
La moltitudine umana che sostanzia queste occasioni,
conosciutasi e organizzatasi con ogni mezzo elettronico a sua disposizione,
attraverso blog, chatting, face-book e
consimili generose opportunità, non esprime, per di più, in sé niente di
sensuale, ma è la più irreale somma di migliaia di singole quotidiane irrealtà,
migliaia di espropriazioni e degradazioni individuali vi confluiscono in una
massa compatta, evocando un’atmosfera acre e sinistra da Endzeit [2].
I partecipanti non sono uomini, ma apparizioni
disincarnate, ombre infernali.
Supponiamo di abitare in una casuccia con giardinetto
affacciata su una grande arteria stradale, percorsa dal solito intenso traffico
automobilistico.
Sta calando la sera.
Ci troviamo nel salotto.
La luce è spenta, la finestra aperta.
È l’ora in cui si respira, in cui il traffico ha requie,
una breve pausa, prima della ripresa in grande stile.
Ma che succede?
Accorriamo allarmati al davanzale.
Un blitz di macchine e moto della polizia…
Zac-zac,
come nei migliori film d’epoca, le strade d’accesso alla grande arteria vengono
bloccate.
Ora cade all’improvviso un silenzio inusitato e
inquietante.
L’animo sospeso si pone interrogativi, l’orecchio si
tende a suoni lontani, si è creata, nell’aria, un’immobilità, una concavità
strana e sconcertante.
Non circola più un’automobile.
Trascorrono così alcuni minuti… e poi… il silenzio vomita
la calamità.
Preceduta da lampeggianti macchine della polizia e
autoambulanze, ecco sfrecciare sui pattini l’avanguardia.
Alle giacche arancioni, attraversate da strisce
catarifrangenti, del servizio d’ordine, si mescolano già t-shirt e blazer vari:
decine di facinorosi, di pattinatori di prima fila, hanno voluto partecipare
all’azione di verifica della viabilità.
Sono in assetto di guerra: caschi, guanti, cuscinetti
salvagomiti e ginocchi, catarifrangenti sulla schiena, sulle scarpe, ruote che
sprizzano scintille azzurre, torce elettriche sulla fronte a mo’ di speleologi.
Vuuuuu!
E sono già scomparsi.
Ed ecco, ora, a breve distanza, gonfiarsi, con un fragore
sordo impressionante, l’onda mostruosa.
L’orda fitta dei senza volto, composta di fanatici d’ogni
sesso e d’ogni età, attrezzati, nessuno escluso, di tutto punto, comincia a
scorrere veloce.
Ci sembra di vedere volare un esercito di milioni di
cavallette, di quelle che oscurano il sole africano e lasciano dietro di sé
distruzione e rovina.
Migliaia di rotelle rotolano simultaneamente
sull’asfalto, migliaia di catarifrangenti rifrangono una cupa luce rossastra,
centinaia di scintille azzurre elettrizzano l’aria e centinaia di torce
abbaglianti abbagliano gli occhi…
Mentre fissiamo stupefatti e impietriti questo spettacolo
sconvolgente, l’angoscia ci attanaglia al pensiero che… chi cade è perso,
travolto!
E, intanto, nella folle fiumana baluginano persino
assatanate carrozzelle…
Criminali mammine!
Fin qui sono arrivate!
Esponenti del servizio d’ordine schizzano avanti e indietro,
come insetti impazziti, lungo i fianchi del mostruoso corteo.
A momenti, il flusso diminuisce o pare persino
interrompersi, per riprendere, poi, più denso di prima.
L’opprimente monotonia del rumore compatto, prodotto dal
numero incalcolabile ed inconcepibile di rotelle, è rotta qua e là solo da voci
isolate o gridi spettrali o dal rimbombo di una megaradio tenuta in alto da un megapazzo,
circondato da un gruppo di suoi fan.
Il sinistro spettacolo pare non debba finire mai, non
esaurirsi mai, ma continuamente rigenerarsi.
Quanta feccia, quanta alienazione dà una città!
Le sue possibilità sono praticamente illimitate!
L’inaudita fiumana è inframmezzata, a intervalli
regolari, da macchine della polizia e autoambulanze lampeggianti.
E altre macchine della polizia e autoambulanze
lampeggianti sfilano anche in coda, quando, dopo un’attesa estenuante, la folle
meteora è finalmente trascorsa.
Quanto è durato l’abuso? la sottoumana kermesse di
imbecillità? Per quanto tempo ha potuto, un’espressione di così indecente
alienazione, infestare e stravolgere la città?
Soldi per un monumento decoroso non ce ne sono, ma per
finanziare gli eccessi dei cittadini più corrotti e depravati non ne mancano
certo!
Quella gente, non lo credereste, paga le tasse, e quindi
bisogna tenersela buona e accontentarla: se vuole orrori, diamole orrori.
Ah, chiunque può partecipare alle Blade Nights, nessuna preclusione si dà né di sesso, né di
ideologia, né religione.
Liberté, égalité, fraternité non morirete mai nel cuore dell’uomo, ci sono sempre
nuovi benintenzionati che si preoccupano di tener desta la vostra fiamma!
Beh, chiudiamo pure la finestra: è ripreso il traffico
normale.
Note
1. Notti sui pattini
2. Fine del mondo