SARDEGNA:
TENIAMOLI D’OCCHIO
SIT IN martedì 17,
ore 9,30, fronte Consiglio regionale, via Roma, Cagliari
per la LIBERAZIONE dall'OPPRESSIONE MILITARE, per il
DIRITTO di UGUAGLIANZA tra cittadini e tra Regioni, per L’EQUIPARAZIONE, per il
DIRITTO alla SALUTE e alla VITA, per FERMARE la STRAGE di STATO.
Martedì 17 il Consiglio regionale discute la mozione unitaria
che impegna il governatore Pigliaru nella trattativa con lo Stato sul tema
della militarizzazione della Sardegna in vista della Conferenza nazionale del
18 a Roma. Il Consiglio e il Governatore hanno finora ignorato le nostre
richieste e proposte, pertanto presidieremo il palazzo per ribadire le
inderogabili priorità.
“RIEQUILIBRIO”, la parola-bandiera oggi sventolata come
novità, è un obbligo del ministro della Difesa sancito dalla leggi ed evaso da
decenni con la complicità della Regione discriminata. Già nel 1976 la legge ha
imposto l’equa ripartizione sul territorio nazionale dei gravami militari,
valutati dal legislatore come causa di danni economici e sociali (in quel tempo
mancava ancora la consapevolezza del danno ambientale e sanitario), ha messo
sullo stesso piano, con pari rilevanza, gli interessi della Difesa e le
esigenze della popolazione. Nel 1990 la legge 104 ha ribadito la necessità
dell’equiparazione, fondata sul diritto di eguaglianza dei cittadini e delle
Regioni sancito dalla Costituzione, ha modificato l’iter inefficiente stabilito
nel 1976, ha imposto al ministro della Difesa il dovere di equilibrare il carico militare tra le Regioni.
La 104/1990 non nasce dalla benevolenza di un
governo-amico di turno, è in larga misura frutto dell’azione di Mario Melis e
delle forti lotte di popolo degli anni 1987/90.
Il “riequilibrio”, se non si quantifica e non si pongono parametri di
riferimento, è aria fritta o peggio fumo negli occhi per meglio turlupinare il
popolo sardo. Tralasciando le immense zone di cielo e mare militarizzate
(questa superficie supera quella dell’intera Sardegna) e usando i dati
“storici” di Gettiamo le Basi, un poco più bassi rispetto a quelli di certo più
precisi del governatore, risulta che il demanio militare in tutta Italia
ammonta a circa 40.000 ettari di cui 24.000 (il 60%) concentrati in Sardegna e
i restanti 16.000 sparsi nella penisola. Basta un calcolo elementare (40.000
: n° Regioni) per chiarire che il
ministero della Difesa ha il dovere di restituirci circa 22.000 ettari, grosso
modo qual cosina in più delle aree occupate dalle tre bombing test areas più vaste e a più intenso utilizzo d’Europa (Capo Frasca 1.416 ha, Teulada
7.200, Salto di Quirra 13.000).
Il Governatore non si umili e non umili il popolo sardo
supplicando alcune briciole, mendicando e predicando la “mitigazione” del
servaggio.
“SMILITARIZZAZIONE di Teulada e Capo Frasca”, sacrosanta,
nostro obiettivo da sempre, però per
come è adombrata da Pigliaru è miseramente insufficiente, eticamente
inaccettabile. La Regione chiederebbe
solo la restituzione, “non per l’immediato”, di appena un terzo del dovuto e
abbuonerebbe allo Stato circa due terzi del maltolto Si configura come merce da
riscuotere, in un imprecisato e lontano futuro, pagata con la rinuncia, adesso
e subito, sia del diritto di uguaglianza
con le altre Regioni e i cittadini della
penisola, sia della sovranità e del controllo democratico nell’area martoriata
del Salto di Quirra. La Regione offrirebbe il suo consenso al potenziamento del
poligono della morte in cambio di una promessa-miraggio, utile a sedare
l’insofferenza di popolo, far dimenticare e incrementare stragi e devastazioni
in corso.
Il diritto all’uguaglianza, alla non discriminazione non
è merce di baratto. La Regione ha i
mezzi per far valere i diritti del popolo sardo (ad es. ricorso ai tribunali
internazionali contro l’Italia per i danni inferti all’isola, per i crimini
contro l'ambiente e contro l'umanità, per la violazione dei diritti umani con
l’aggravante di averli perpetrati contro una minoranza etnica)
“SARDEGNA AZIONISTA di MAGGIORANZA” del turpe business
della guerra è la trovata che nobilita e valorizza l’uso tradizionale
dell’isola come paradiso-pattumiera di guerra e conferisce al “riequilibrio”
significato e contenuti nuovi e sinistri. Vorremo fugare al più presto
l’orribile sospetto che il governatore economista intenda equilibrare il tot di
basi di guerra accollandoci anche un tot equivalente d’installazioni per
esperimenti, fabbricazione, collaudi di ordigni bellici di sterminio.
L’inquietante “nuovo corso” - propagandato come
“Riqualificazione Salto di Quirra” (analizzato da Gettiamo le Basi nelle varie
fasi di messa a punto), llustrato nella mozione del Senato ossessivamente
riproposta da Pigliaru, perseguito con
costanza da circa un decennio dal suo partito. il PD - è già
deciso a livello governativo, è affidato a una società per azioni, la Difesa
spa. Oltre al “regalo” dei droni robot assassini, spunta il “regalo” delle
energie alternative e con queste ricompare lo spettro del nucleare scacciato
nel 2003 e nel 2011 dalla grandiosa lotta spontanea di popolo. I criteri di
scelta della Sogin del luogo del sarcofago di scorie indicano esplicitamente il
demanio militare per esigenze di controllo
e sicurezza dell’impianto e, soprattutto, zero ingerenze delle Autorità civili.
Noi non cessiamo di esigere che il Governo assuma le sue
responsabilità, osservi l’obbligo prioritario di porre fine alla strage di
Stato provocata dalle devastanti attività militari, adotti con urgenza i sei
improrogabili interventi che formano l’acronimo SERRAI (CHIUDERE)
S Sospensione delle attività dei poligoni
dove si sono registrate le patologie di guerra;
E Evacuazione dei militari esposti alla
contaminazione dei poligoni di Quirra, Teulada, Decimo- Capo Frasca
R Ripristino ambientale, bonifica seria e
credibile delle aree contaminate a terra e a mare;
R Risarcimento alle famiglie degli uccisi, ai
malati, agli esposti, Risarcimento al popolo sardo del danno inferto all’isola.
A Annichilimento, ripudio della guerra e
delle sue basi illegalmente concentrate in Sardegna in misura iniqua;
I Impiego delle risorse a fini di
Pace
Comitato sardo
Gettiamo le Basi, tel 3467059885;
Comitato Amparu
(Teulada) 3497851259;
Famiglie militari
uccisi da tumore, tel 3341421838;
Comitato Su
Sentidu (Decimomannu)