L’INFAMIA DI UN GRANDE FILOSOFO
La foto che qui
riproduciamo, è giunta alcuni giorni fa alla nostra Redazione. È proprio così come la vedete, in bianco e nero e con la
testa di Heidegger circondata da un cerchio giallo. Da quando hanno fatto la
comparsa i “Quaderni Neri”, diverse foto di Heidegger stanno uscendo fuori e lo
ritraggono a convegni nazisti (come quello di Lipsia del novembre del 1939,
anno della nomina di Hitler a cancelliere del Reich) o a raduni come questo
della foto, in cui sfila, sperduto, ridicolo, minuto, addobbato con la toga
universitaria, accanto ad altri colleghi universitari che lo sovrastano in
statura, e quasi schiacciato dalla teutonica imponenza dei militari in divisa.
Siamo in Germania, forse a Monaco (non ne abbiamo la certezza), dalle finestre
degli edifici pendono le bandiere con la croce uncinata del nazismo. Di certo è
invece che l’adesione al nazismo del filosofo è inequivocabile, come il suo
pregiudizio antiebraico (la fatalità del loro destino sarebbe inscritta nella
stessa cultura ebraica) anche se in questo corteo vi appare come un asino in
mezzo ai suoni. Abbiamo chiesto al prof. Trimarchi di commentare questa foto.
(a.g.)
Nella foto cerchiata di giallo, il filosofo Martin Heidegger ad una sfilata nazista |
Qui vediamo
un uomo di piccola statura, con baffetti hitleriani, circondato da imponenti e
tronfi colleghi, che si sente a disagio durante una cerimonia accademica;
questa sembrerebbe quasi non riguardarlo, benché egli porti, come gli altri, la
toga accademica. A prima vista, non si direbbe che l’ometto in questione sia
Heidegger, maestro della Arendt e in certa misura anche di Sartre e di Marcuse.
Heidegger diede una nuova e significativa lettura del fenomenologico «andare
direttamente alle cose», che egli fonda sull’«esserci» nella sua
dimensione storica e non sulla «soggettività trascendentale».
Fu peraltro anche il fautore
di un “ritorno alle forze della natura” e in questa prospettiva egli definì non
soltanto il marxismo, ma anche l’illuminismo come una degenerazione.
Già in tempi remoti, Adorno
dichiarò che il pensiero di Heidegger era “impregnato di fascismo sin nella fibra
più interna”. In effetti, anche a prescindere dalle dichiarazioni teoriche,
alcune sue espressioni sono molto chiare:
“Gli
ebrei tuttavia non sono stati uccisi, e del resto la loro scomparsa non è degna di esser chiamata morte”.
I “Quaderni neri” ci inducono
ulteriormente a riflettere con orrore sugli aspetti intrinseci ed estrinseci
del pensiero di quello che fu tuttavia un grande filosofo.
Gianni Trimarchi