Ciò che
l’assessore al bilancio del Comune di Messina
dovrebbe
chiarire su mafia e rifiuti
di Antonio Mazzeo
Da un giorno imperversa sui social network il post
di un articolo pubblicato nel lontano 11 febbraio 1998 dal quotidiano Il
Tirreno in cui è riportata una grave vicenda giudiziaria che ebbe come
protagonista l’odierno neoassessore del Comune di Messina, Luca Eller Vainicher
(deleghe al bilancio e programmazione; risanamento finanziario; tributi;
patrimonio; personale; aziende partecipate; provveditorato; economato;
controlli interni). L’articolo riporta che “due imprenditori del settore dello
smaltimento dei rifiuti ed un funzionario di un comune dell’area fiorentina
sono agli arresti domiciliari da ieri mattina, in seguito ad un’operazione
della Dia di Firenze, coordinata dalla procura del capoluogo toscano, legata a
presunti episodi di corruzione nel settore ambientale. Si tratta di Mariano
Fornaciari, 44 anni, di Porcari (Lucca) e Mario Rattà, 54 anni, di Voghera
(Pavia), legati in passato alla società Italrifiuti, già coinvolta in inchieste
sullo smaltimento dei rifiuti urbani e che al tempo dei fatti aveva la sua sede
a Montecatini, e Luca Eller Vainicher, 46 anni, fiorentino, attuale ragioniere
capo del Comune di Sesto Fiorentino”.
Sempre secondo Il Tirreno “i tre arresti riguardano
episodi marginali emersi nel corso di una ben più vasta indagine della Dia
sulla presenza di esponenti del crimine organizzato nel settore del traffico di
rifiuti. Un’indagine ancora coperta da uno stretto riserbo e che dovrebbe
portare sviluppi nelle prossime settimane. Seguendo questa pista investigativa,
il sostituto procuratore Alessandro Crini e gli uomini della Dia si sono
imbattuti in presunti reati che sarebbero avvenuti alla fine degli anni Ottanta
e che riguarderebbero tangenti per circa 20 milioni al mese versate dagli
imprenditori a Eller Vainecher, all’epoca direttore commerciale dell’azienda
per i servizi ambientali di Firenze, per ottenere appalti per lo smaltimento
dei rifiuti”.
Gli ordini di custodia cautelare furono emessi
dall’allora gip del Tribunale di Firenze Silvio De Luca e “la Dia si è avvalsa
per l’esecuzione della collaborazione dei carabinieri del Nas e della sezione
di p.g. presso la procura della polizia di Stato”. “Gli inquirenti – prosegue
l’articolo de Il Tirreno - hanno sostanzialmente rivitalizzato vecchi spunti
investigativi già emersi negli anni scorsi in indagini della procura di
Firenze, ma che erano sfociati in archiviazioni. Stavolta, secondo quanto si è
appreso, sarebbero state trovate nuove fonti di prova per contestare il reato
di corruzione e le esigenze cautelari sarebbero legate ai ruoli che i tre
indagati rivestono ancore nei settori pubblico e privato. La corruzione sarebbe
avvenuta tra il 1988 ed il 1990, anni in cui a Firenze aveva raggiunto punte
critiche l’emergenza per lo smaltimento dei rifiuti. Il nome della Italrifiuti
era già emerso in inchieste delle autorità giudiziarie campane, che negli anni
scorsi hanno smantellato - soprattutto con l’operazione Adelphi - una complessa
organizzazione per lo sfruttamento degli appalti per i rifiuti che faceva capo
a clan camorristici”.
A onor del vero, sul neoassessore del Comune di Messina,
dopo una rapida ricerca sui motori di ricerca internet, non compare nessun
altro articolo o documento che chiarisca i successivi sviluppi giudiziari di
quella vicenda di fine ani Novanta, per cui è più che presumibile immaginare
che l’inchiesta sia stata poi archiviata e/o che gli indagati del tempo siano
stati di conseguenza prosciolti e forse anche risarciti per le gravi
limitazioni alla libertà personali subite per ordine dei magistrati fiorentini.
Di questo, per amore di verità e giustizia, non possiamo che rallegrarcene,
tuttavia riteniamo che proprio in nome della verità e della giustizia e dei
principi di trasparenza nell’esercizio delle funzioni pubbliche, l’assessore
Luca Eller Vainicher debba essere richiamato a produrre immediatamente
all’amministrazione, al consiglio comunale e a tutta la cittadinanza di Messina
i certificati e/o atti, documenti ecc. che attestino la favorevole conclusione
di quelle indagini e provino, contestualmente, aldilà del profilo meramente
giudiziario e penale, la totale estraneità e l’assenza di ogni relazione o
contatto con gli ambienti imprenditoriali, massonici e camorristici che
ruotavano al tempo attorno all’affaire della gestione di rifiuti nell’asse
Toscana-Campania e di altre regioni d’Italia. La cosiddetta operazione
“Adelphi” fu infatti una delle prime grandi inchieste in Italia sulle ecomafie
e nonostante gli scarsi esiti in sede penale, fu possibile accertare gli
inquietanti legami tessuti tra amministratori locali, piccoli e medi
imprenditori del settore rifiuti, titolari di discariche in buona parte
illegali e le più efferate consorterie criminali di stampo camorristico (vedi
ad esempio i clan dei Casalesi), quelle poi arricchitesi con la conversione di
vasti appezzamenti agricoli della Campania nelle maledette “Terre dei fuochi”.
In Toscana, in particolare, avrebbero fatto da intermediari tra politici e
imprese mafiose alcuni noti faccendieri legati all’eversione di estrema destra
e alle logge massoniche “deviate” come la P2.
Comune di Messina |
Relativamente alla gestione dei rifiuti del Comune di
Firenze di fine anni ottanta – primi anni novanta, l’allora deputato del MSI-DN
Altero Matteoli (poi ministro delle Infrastrutture e dei trasporti nel IV
governo Berlusconi) presentò il 28 settembre 1993 una dettagliata
interrogazione parlamentare di cui è utile riportare alcuni passaggi. “Nel
gennaio 1988 – scriveva l’on. Matteoli - i fratelli Emilio e Mariano
Fornaciari, unitamente all’avvocato Ciro Dell’Aquila, vincevano una gara di
appalto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani bandita dalla ASNU di
Firenze, gara vinta con il nome ITALRIFIUTI; a seguito della chiusura
dell’inceneritore di San Donnino, alquanto sospetta, il trasporto dei rifiuti
solidi urbani in Toscana è diventato la classica gallina dalle uova d’oro; agli
imprenditori onesti si sono immediatamente accordati, come recentemente
confermato da alcuni arresti, esponenti della malavita organizzata, creando un
giro d’affari che tocca i 100 miliardi e facendo quindi lievitare le imposte
comunali sullo smaltimento dei rifiuti, portando la Toscana ad avere il primato
assoluto rispetto alle altre zone d’Italia; a seguito di indagini effettuate
dai NAS sono state denunciate ben 148 persone per i reati ex articolo 515 del
codice penale, frode in commercio; ex articolo 2, legge 283 del 1962, mancanza
di autorizzazione sanitaria per trasporto rifiuti solidi urbani; ex articolo
14, legge 243 del 1962, mancanza dell’idoneità sanitaria al trasporto rifiuti
solidi urbani; (…) la ditta ITALRIFIUTI è una anonima società sconosciuta
nell’ambiente, con un capitale sociale di appena 10 milioni; non ha al libro
paghe alcun dipendente; non possiede mezzi propri per il trasporto dei rifiuti
solidi urbani; non ha una propria sede amministrativa, tant’é che si appoggia
come recapito presso l’avvocato Dell’Aquila in Montecatini (PT); nonostante
tutti questi punti negativi, la ditta risulta vincitrice del miliardario
appalto ASNU perché nessuno degli amministratori del comune di Firenze si è
fatto carico di verificare la concretezza della ITALRIFIUTI; il decreto del
Presidente della Repubblica 915/1982 vieta sia il subappalto che l’affitto di
automezzi per il trasporto di rifiuti solidi urbani; nella realtà dei fatti, il
direttore dell’ASNU signor Sorace, il direttore dell’Ufficio acquisti del
comune di Firenze signor Wainechel ed il responsabile dell’impianto di
smaltimento dei rifiuti signor Giani, omettendo ogni benché minimo controllo
sui mezzi in possesso della ITALRIFIUTI hanno accettato che il trasporto dei
rifiuti solidi urbani avvenisse con mezzi di fortuna: risulterebbe,
addirittura, che sono stati usati mezzi assolutamente non idonei con targhe
appartenenti a campers, roulottes ed altro con un evidente notevole giro di
fatture e bolle false; risulterebbe agli atti investigativi in possesso alla
Procura della Repubblica di Firenze la confessione di un alto funzionario dell’ASNU
nella quale riferisce di un incontro avvenuto presso un motel Agip (nelle
vicinanze di Firenze), riunione nella quale sarebbe stato preso accordo tra
uomini di mondo per l’appalto in questione; a tale riunione avrebbe partecipato
anche un noto esponente politico della maggioranza che all’epoca governava in
Palazzo Vecchio a Firenze; i funzionari della Polizia di Stato, dietro
segnalazione di un funzionario dell’ASNU, in data 8 maggio 1989 provvedevano ad
apporre i sigilli alla pesa presso la quale venivano pesati i rifiuti per
l’inceneritore di San Donnino; la Procura della Repubblica e la Pretura di
Firenze, due Commissioni d’inchiesta del comune di Firenze, si sono interessate
alla vicenda su segnalazione sia di semplici cittadini che di esposti firmati
da varie forze politiche; dopo tre mesi di indagini separate, il tutto veniva
riunito in una unica inchiesta penale che viene inviata alla Procura della
Repubblica di Firenze; inchiesta che, dopo due anni di sosta sul tavolo del
GIP, viene inspiegabilmente ed incredibilmente archiviata; è di questi ultimi
tempi l’apertura di una analoga inchiesta condotta dal Procuratore Capo di
Lucca, dottor Quattrocchi, la quale ha portato all’accertamento di una serie di
fatti illeciti con conseguente arresto di numerosi esponenti politici della
zona nonché di esponenti malavitosi a loro legati; la ITALRIFIUTI è coinvolta
nell’inchiesta della Procura di Lucca…”.
Il faro sullo Stretto |
Per tutto questo, l’on. Matteoli richiedeva al ministro
di Grazie a giustizia “di intervenire d’ufficio affinché l’inchiesta sui
rifiuti d’oro di Firenze, archiviata, e quella di Lucca, che marcia a rilento,
vengano riaperte e/o sveltite e sia così fatta piena luce sulle varie
connivenze esistenti” e istituire una commissione d’indagine sulla Magistratura
fiorentina “che accerti eventuali responsabilità dei Magistrati che si sono
occupati dei rifiuti d’oro in Firenze”.