LETTERA APERTA AD ANGELO GACCIONE
intellettuale, scrittore, giornalista,
portatore di nobili interessi libertari.
Sabato 14 maggio
2016, il vicesindaco della città di Acri, Salvatore Ferraro
ha pubblicato la
lettera aperta che qui riproduciamo, perché il monumento
contro tutte le
guerre torni in quella città e sia valorizzato come merita. I lettori
di “Odissea” hanno
avuto modo di seguire la vicenda, essendocene occupati sulla
prima pagina di
questo giornale.
Nella foto il vicesindaco di Acri Salvatore Ferraro |
Carissimo Angelo,
dovendo lasciare gli incarichi istituzionali
intrattenuti per circa tre anni in seno all’Amministrazione Comunale di Acri,
sto cercando di definire alcune questioni rimaste in sospeso.
Ricorderai benissimo la vicenda del restauro del
Monumento ai caduti delle ultime due guerre, perché Tu stesso, con due lettere
pubblicate sui social e sui quotidiani locali, avevi mostrato quanto tenevi a
cuore che si ponesse fine all’oltraggio riservato per 30 anni alla scultura del
Maestro Gino Scarsi, da parte di tutte le amministrazioni succedutesi in questo
nostro Comune. Tralasciamo, per carità di patria, le difficoltà incontrate dal
Maestro quando decise di scendere personalmente quaggiù, per essere ricevuto e
ascoltato, da interlocutori infastiditi ed sfuggenti. Non sempre la decantata
ospitalità acrese fa bella mostra di sé. Atteniamoci all’accordo sottoscritto dal
Maestro e dall’Amministrazione comunale per procedere al restauro della
scultura che fu donata dal Maestro agli Acresi nel 1984, dietro Tuo personale
interessamento.
L’accordo prevedeva, in sintesi, che il Maestro avrebbe
prestato gratuitamente la propria opera di restauro, il Comune avrebbe
affrontato le spese dei materiali e del trasporto di ritorno ad Acri della
scultura, che l’Amministrazione si sarebbe impegnata a collocare in un luogo
pubblico idoneo. Data presunta concordata con il Maestro per il rientro
dell’opera, dicembre 2015.
Il giorno dopo l’accordo, partecipai alle operazioni
logistiche, non facili, per issare la pesantissima scultura sul TIR che
l'avrebbe portata in Piemonte ed ebbi l’opportunità di dialogare tutta la
mattinata con il Maestro che condivise completamente sia alcune mie
affermazioni in merito alla vicenda grottesca che aveva visto protagonista la
sua creatura bistrattata, e sia le mie considerazioni iconografiche e storiche
su quello che per me è un capolavoro artistico.
Gino Scarsi: "Monumento contro tutte le guerre" |
Uno dei motivi
per cui ho accettato volentieri di concordare, a nome dell’Amministrazione, il
restauro e la giusta collocazione dell’opera in un luogo pubblico, è stato
proprio questo: penso davvero che la creazione del Maestro Scarsi sia un’opera
d’arte di notevole pregio. Poi uno dei miei metri di misura per non sbagliare,
è pensare e dire il contrario di quello che dice la massa belante.
Ho letto e sentito dire e ripetere a pappagallo banalità
insensate, luoghi comuni, inesattezze, idiozie raggelanti su quest’opera. La
più ripetuta: l’opera è brutta ma il simbolo è bello. Così brutta – scena
raccapricciante! – al punto che qualcuno che l’ha vista da piccolo ne ha subito
un trauma, e forse chiederà un risarcimento per le penalizzanti ripercussioni
ancora oggi persistenti in campo professionale.
Sul S. Giorgio che uccide il drago - ve ne sono decine in
tutte le piazze d’Europa - si sono esercitati scultori di fama e di basso
rango, nessuno ha mai detto che è brutto perché truculento.
Anche nell’interpretazione semiologica e storica, i più
preparati fanno una confusione enorme. Un giornalista, non scarso di sale, a
caso:
“Le tre figure in
piedi rappresentano lo Stato, la Chiesa e il Capitalismo. Abbracciate e con
un’espressione un po’ così: l’Amministrazione governativa mentre urla
imperiosamente, l’Istituzione religiosa mentre predica affannosamente e infine
la ricchezza del mercato sarcasticamente ridente, assistono alla morte del
soldato caduto a colpi di fucile. Ad impugnare l’arma lo Stato.”
Basterebbe conoscere bene i copricapi, per capire chi
rappresentano. Il primo il Nazismo, il secondo il Fascismo e il terzo L’America
capitalista. La Chiesa è presente perché sul calcio del fucile vi è il suo
imprimatur.
Certo il Maestro ci ha messo del suo nel confondere le
idee già peregrine dei fruitori e che si sono ridotte al messaggio politico
pacifista che quei pochi che lo hanno intravisto, hanno interpretato ognuno a
modo loro. (*)
Un particolare del monumento |
La confusione
nasce anche dall’assoluta mancanza di conoscenze e di capacità interpretative
ed analitiche di un’opera d’arte, sconosciute per lo più ad amministratori che
sembrano dividersi su barricate ideologiche e teologiche, ma che in effetti
hanno ben altro a cui pensare.
È un’opera densa di significati e di suggestioni,
rilevabili, attraverso l’analisi dei dettagli, non solo da un occhio attento
che sa vedere e che non deve per forza essere un esperto di semeiotica. La
bocca inesistente del soldato segno della consegna dell’ubbidir e morir tacendo,
la mano destra contratta in atteggiamento di straziante dolore, l’anfibio che
calza solo una gamba, ecc. Ma al di sopra di tutto la suggestione e il
messaggio più spettacolare è il capovolgimento della figura del milite ignoto,
da sempre rappresentato trionfante in piedi con la bandiera, mentre la guerra,
soprattutto le due guerre mondiali, provocarono milioni di morti, di soldati,
quasi sempre involontari, come quello genialmente rappresentato dal maestro
Scarsi.
Un particolare del monumento |
Ma ritorniamo
al motivo di questa lettera aperta indirizza a Te che rappresenti un raro
esempio di autentico intellettuale portatore di interessi civili, mentre qui da
noi sembra che nemmeno i pacifisti-antimilitaristi più testardi se ne ricordino
più, e quella tensione civile che era sembrata aver ripreso vigore nel giugno
dello scorso anno pare essersi decompressa.
E da un po’ di tempo che cerco il Maestro, e dopo le
comprensibili possibilità che sia così impegnato da non potermi rispondere,
comincio a pensare che…
No, non voglio pensarlo, ho lasciato anche messaggi sulla
sua pagina FB che è attiva, e sulla pagina della sua gentile consorte, Maria
Lucia Roero, ma a tutt’oggi ancora niente.
Potresti per cortesia, ripetere, in direzione contraria,
il Tuo appello dello scorso anno nei confronti dell’Amministrazione e farti
latore di questa mia richiesta. Vorremmo sapere se dietro questo silenzio, ci
sono o ci sono stati problemi con il restauro e/o se c’è stato qualche
cambiamento unilaterale di programma rispetto a quanto pattuito nell’accordo
siglato l'8 giugno 2015. Confido nel Tuo autentico spirito libertario che Ti ha
reso valente sostenitore di una nobile causa da troppi ignorata.
Resto in attesa, tributandoTi la mia massima stima.
Salvatore Ferraro
Il vicesindaco Ferraro con la sua consorte |
(*)
Storicamente vi è un falso plateale che forse ha contribuito a far sì che una
certa parte politica, l’abbia osteggiato. Nelle due guerre mondiali, fra i
milioni di morti e dispersi vi furono centinaia di migliaia di giovani
americani. Gli americani avrebbero potuto tranquillamente starsene a casa loro, perché in Europa non c’era il
petrolio, secondo il luogo comune che li vuole invasori di Stati dove poter far
razzie di ricchezze naturali.
Invece fu grazie ai marines che i due conflitti mondiali
si risolsero con la sconfitta dei regimi totalitari europei.
So che il discorso comincia a prendere una piega che non
Ti appassiona, ma lasciami solo dire che mi permisi di suggerire in tono
scherzoso al Maestro che se voleva conferire veridicità storica al monumento –
aggiungendo verità alla bellezza -
avrebbe dovuto sostituire il cilindro rappresentante il dollaro ($) con
un colbacco, che simboleggiasse il comunismo, che con i suoi 100 milioni di
morti causati nello scorso secolo, non
può essere certamente considerato un simbolo di pace.
L’imprimatur della Chiesa, scolpito sul calcio del
fucile, rappresenta invece una verità storica inconfutabile, testimoniata dalle
benedizioni che la Chiesa diede continuamente agli eserciti nazisti e fascisti.
Quell’imprimatur, poi, rappresentò il motivo principale dell’ostracismo
riservato all’opera del Maestro da parte degli amministratori della nostra
città. Che, non dimentichiamo, è la città dove si abbattono le scuole per
pavimentare sagrati.
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