FRA PREFETTURA E CONSOLATO DI ISRAELE
di Girolamo Dell’Olio
Girolamo Dell'Olio
Firenze. ‘Ma
noi ci vediamo più tardi, no? all’Osservatorio!’
E declina l’offerta del volantino.
Non connetto. Son qui davanti al mio bravo Palazzo
Medici Riccardi. E sì, un appuntamento ce l’ho, più tardi, insieme agli amici
di Idra, e proprio sulla TAV, all’Osservatorio Ambientale, per l’audizione sul
progetto dei tunnel sotto Firenze. Ma…
‘Non ricorda? Ci siamo visti in quel collegamento
in rete’, insiste.
‘Ah, sì!’
Ora mi sovviene. Sì, era verso metà luglio. Quel
giorno che ci fu concessa – dopo tanto chiedere – una mezza audizione di
mezz’ora. Ma solo con quel programma Teams, e lasciamo perdere. Intanto mi
chiedo: ma guarda le coincidenze! Sto manifestando contro il ‘buco nero TAV’ e
mi si materializza davanti proprio uno dei componenti di quel mirabile consesso
che è appunto l’Osservatorio delle Istituzioni. Per la verità non lo riconosco.
Ma sono una capra in tecno-collegamenti. Di sicuro avrà fatto parte del gruppo
che ascoltò in religioso e inquietante silenzio il simpatico battibecco fra me
e il presidente. Intanto è sparito dal campo visivo e mi chiedo: ma perché il
volantino non l’ha preso? Forse il cartello che indosso è un po’ troppo
esplicito?
Arriva l’addetta della sicurezza del Palazzo: ‘Ma
lei ce l’ha il permesso per manifestare?’
‘Certamente!’
‘Dalla Questura?’
‘Sì, naturale!’
Bene così.
Dopo un po’ ritorna. Vuole accertarsi.
‘Mi hanno detto di verificare!’
‘Si può sapere chi?’
‘Lì dentro’, e indica la Prefettura.
‘Ecco: la Pec alla Digos’.
‘Posso fotografare’?
‘Certo! Però è bene sapere che il proprio il
vostro Capufficio è l’istituzione che dovrebbe tutelare la sicurezza di questa
città. E qui c’è la dimostrazione che c’è da dubitarne’.
Sorride, come chi ha inteso e non può commentare.
Garbatamente saluta. Ricambio.
Sul marciapiede opposto, lato Regione, un sano
gruppetto della Sanità di Volterra. Un paio di uomini con le catene ai polsi, e
uno striscione che recita “Ospedale Volterra / Tagli sempre più ricorrenti /
coperti solo dai vostri discorsi / ipocriti e inconcludenti’.
Non ci sono sigle sindacali.
Una volta tanto, esseri umani non inquadrati!
Me li sento fratelli.
E non devono avere, neanche loro, a occhio, gran
santi in paradiso. Non s’è vista una telecamera o un microfono, almeno finché
son stato qui, a interpellarli. Mi sa che anche loro fanno parte della
categoria degli scomodi.
*
Ricompare l’esponente dell’Osservatorio
Ambientale.
Mi squadra.
‘Non penserà mica che sia venuto per…’
‘Già! controllare il nemico!’, replico scherzoso.
‘Ma posso chiederle perché non lo accetta, questo volantino? Alla fine, si
parla anche di voi!’
Sorride, consapevole, e fa mostra di gradirlo,
questa volta. Si è seduto sull’augusta panca in pietraforte del Palazzo. Mi
avvicino per porgerglielo. Lo prende e al tempo stesso: ‘La prego, per il suo
bene, ma non si avvicini! Sa sono positivo.’
‘Positivo a che?’
‘Sto aspettando di fare il secondo tampone son qui
in attesa per quello’.
Lo guardo sorridendo a mia volta. Ha un aspetto
assolutamente sano! Non posso trattenermi dal dirgli: ‘Ma non lo vede che sta
proprio bene? La prego, non abbocchi a tutta questa storia è vero che dobbiamo
sostenere le amate multinazionali farmaceutiche, poverette, ma non esageriamo!’
Lo sguardo gli si illumina. O per lo meno così mi
piacere credere. Ha un’espressione finalmente meno apprensiva. Sembra
condividere quella che in fondo è una semplice prova di ragionevolezza. Ho la
sensazione di avere aperto forse una porticina in quell’animo. O per lo meno lo
spero.
Legge. Poi si alza. Va alla prova.
‘Auguri’, gli faccio ridendo. ‘Ma non a lei! Alla
Pfizer!’
Ride anche lui: l’ha capita, e gli è piaciuta.
Più tardi, all’Osservatorio, in mezzo a quella
venticinquina di invitati, non mi sembra di vederlo. Mi sa che la Pfizer, o chi
per lei, è riuscita a trattenerlo!
In smagliante tenuta estiva viene ad abbracciarmi
Patrizia, cara compatriota conosciuta fra Costa San Giorgio e grinpàss,
fra battaglia urbanistica e resistenza sociale.
‘Mi son sempre scordata di risponderti’, mi fa.
‘A cosa?’
‘Sì, dai, avevi scritto che, se non davo segni di
vita, smettevi di mandarmi questi raccontini delle vicende della mattina che
scrivi la sera. Ma ti assicuro che mi piacciono. Anzi, dovresti raccoglierli
tutti in un volumetto’.
‘Grazie, alla fine lo farò lo sai, l’ho scritto
perché m’è venuto il dubbio che possano infastidire, dopo un po’, e magari uno
per garbo non lo fa sapere. E allora, ho pensato, se davvero gli fa piacere
magari me lo rammenta: se oggi me lo scrivi, stasera leggi anche di questa
chiacchierata!’
Due battute sul ‘buco nero’.
Uno di questo, buontempone zaino in spalla stile
scout (ma maturo, non un ragazzino): mentre mi passa davanti insieme a un
compagno di trekking mi apostrofa con un “I’ bbùho nero l’ho sempre apprezzato questo!’.
E mi fa un segnaccio, irripetibile.
Un altro, più fine e sofisticato: ‘Non si esce più
dal buco nero è Fisica!’
Come dargli torto? La storia della Tav nel nostro
Paese racconta proprio questo. Ma la poesia, la musica e la filosofia possono
aver ragione anche della Fisica. Se solo l’umanità se ne innamora. No?
Però, appunto, adesso mi sto già dilungando
troppo, e allora, siccome c’è quell’altro dialogo da presentare, quello sul
messaggio a Netanyahu e questa cosa orribile che sta accadendo in Palestina
passo subito a dire in due parole cosa è successo in via della Spada 2, dove c’è
il Consolato onorario di Israele a Firenze. Sul campanello, però, non ho visto
scritto niente del genere, e nemmeno il nome di quello che, fino a ier l’altro
testimone il sindaco, era appunto il Console onorario. Ma si sa. Queste cose si
fanno soprattutto per suscitare l’attenzione della gente comune, quella che i
giornalisti chiamano ‘opinione pubblica’. E che, visto che i giornali hanno
abdicato alla funzione di informare, di indagare, di scavare, qualcuno prova a
informare (e spingere a dialogare) direttamente per strada.
Sarà per via dell’amicizia che mi hanno mostrato
Gianluca e Fabrizio venendo a farmi compagnia, sarà per via dell’indignazione
aggiuntiva con cui vesto quei cartelli dopo aver sentito, dalla viva voce di un
collega che stimo e che c’è stato quattro volte, a quali spaventose limitazioni
di movimento sono costretti gli arabi in quel Paese non esattamente laico e
democratico, sarà per via della potenza espressiva dell’immagine del carrarmato
in viaggio verso Gaza, sarà perché il testo è breve ed essenziale, sarà perché
sul lato A lo indosso in inglese, e anche qui dietro palazzo Strozzi la maggior
parte son turisti, sarà un po’ per tutto questo, ma devo dire che incrocio
molti sguardi. E qualche mano. E qualche parola, in genere favorevole,
solidale. Oggi, in particolare, tre olandesi mi colpiscono per la loro spiccata
sensibilità. Una sola donna, in un inglese un po’ stento, quando le chiedo
‘What do you think about it?’, ‘Che ne pensa?’, mi risponde secca che, dopo
quello che è successo, Israele fa bene a sterminare tutto quello che c’è da
sterminare. E mi restituisce severa il volantino. Sì, c’è anche questo. E su
questo si poggia quella terribile propensione al taglione su cui ho provato a
interrogare – attraverso Netanyahu – chi passava oggi da Via della Spada. Intanto
ho mandato il messaggio a Marco Carri per posta elettronica, all’indirizzo che
si trova in rete, consolatoisraelefirenze@protonmail.com;
vediamo. Per il tempo necessario a scattare la foto ai due cartelli, sotto
l’occhio vigile della telecamera di sorveglianza, li ho appoggiati sul portone
del n. 2 di via della Spada, seguendo le indicazioni di FeelFlorence https://www.feelflorence.it/it/node/16698.
Girolamo Dell'Olio |