Riceviamo e pubblichiamo
Più veloce della luce, il
magistrato meneghino ha voluto mostrare la natura anti operaia del decreto
sicurezza Salvini (Di Maio, Conte, Mastella). Sindacalisti del Si Cobas e
attivisti del CSA Vittoria (Milano) hanno subito pesanti condanne (senza
attenuanti) dal Tribunale di Milano (Giudice Alberto Carboni), per un picchetto
alla DHL di Settala (Milano), del marzo 2015. Nonostante il rappresentante dell'accusa
ne avesse richiesto l'assoluzione.
Il
difensore, Mirko Mazzali, afferma che: «I sindacalisti sono stati condannati
per la loro solo presenza...». Questa è la democrazia dei padroni! Tra i media,
solo «L'Avvenire» del 9 gennaio ne ha dato notizia. Anche questa è la libertà
di stampa di lor signori ...
Per
chi avesse ancora qualche dubbio, ricevo e doverosamente diffondo.
Dino Erba
Inviamo
alcune riflessioni a caldo, che invitiamo a far girare, sulla pesante condanna
per lo sciopero della logistica alla DHL di Settala (MI)
La
sentenza di ieri 8 gennaio per lo sciopero davanti ai cancelli della DHL di
Settala del marzo 2015 parla da sola:
1 anno e 8 mesi al Coordinatore
nazionale del S.i.Cobas e ad altri compagni del S.i.Cobas e del C.s.a Vittoria
2 anni 3 mesi e 15
giorni
ad una compagna del C.s.a Vittoria
2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del
C.s.a Vittoria
Una
sentenza che rappresenta un atto repressivo inaudito per la sua gravità perché
scientificamente comminata quale atto intimidatorio e segnale politico ad
un'opposizione di classe che sta trovando una sua strada nella concretezza
nelle lotte provando a indicare una prospettiva più complessiva di
trasformazione dei rapporti di produzione.
Non
ci sentiamo certo vittime e sarebbe quasi ridicola la formulazione di questa
sentenza per una giornata di mobilitazione dove non si è registrato alcun
benché minimo atto di tensione, come dimostrato da tutto l'iter processuale e
dalla stessa richiesta d'assoluzione da parte del PM, se non fosse che proprio
questo dato è quello che segnala la portata di questo attacco repressivo così
grave e sopra le righe persino da un punto di vista giuridico.
Il
dato sostanziale che però ci interessa sottolineare è come questa condanna
rappresenti una chiara rappresaglia e monito preventivo contro chi prova ad
essere realmente opposizione di classe, lottando giorno dopo giorno per
condizioni di vita e di lavoro migliori, in una prospettiva che è però quella
di trasformazione radicale di una società basata sullo sfruttamento di classe. Un'opposizione
di classe che non si pone su un piano di compatibilità generale, tenendosi ben
al di fuori dal teatrino della politica istituzionale, che prova a dare
organizzazione ad un immaginario che renda possibile e praticabile l'idea di
una società senza più classi né sfruttamento.
Questa
è anche una sentenza che dichiaratamente si pone quale ulteriore elemento di
un'escalation repressiva di ciò che si rappresenta come una guerra a bassa
intensità che ha visto dei compagni e delle compagne del Vittoria ricevere a
fine dicembre 2018 una condanna a diversi mesi per la loro partecipazione alla
lunga ed eccezionale lotta all'Esselunga di Pioltello (che record 2 condanne in
venti giorni...), che ha visto un pesante attacco a militanti del movimento per
il diritto all'abitare a Milano come a Cosenza come in altre città d'Italia,
con l'accusa (anche questa ridicola se non fosse gravissima) di organizzazione
a delinquere… con la finalità di occupare le case e dare un tetto a chi non se
lo potrebbe altrimenti permettere. E citiamo solo gli ultimi atti che da un
punto di vista qualitativo ci sembra vadano oltre la "normalità"
repressiva scusandoci per eventuali dimenticanze.
Questa
sentenza che, anticipandolo, si colloca inoltre nel solco delle scelte
repressive del razzista e xenofobo decreto "sicurezza", arriva dopo
un susseguirsi di denunce, fermi, cariche poliziesche, intimidazioni ai
delegati e ai lavoratori del S.i.Cobas, fino ad arrivare alla denuncia per "estorsione"
al coordinatore nazionale colpevole unicamente di essere quadro dirigente di un
sindacato che ha sconquassato i tavoli del potere e del comando dei padroni
della logistica collusi con organizzazioni malavitose e mafiose e sostenuti dai
diversi potentati politici ed economici locali su tutto il territorio
nazionale.
Vogliono
colpire le lotte, vogliono ridurre al silenzio i militanti che più si
espongono, vogliono dare un segnale evidente di scontro senza più mediazioni
per una società sempre più autoritaria che propone disvalori sempre più
dichiaratamente fascisti, razzisti, sessisti e xenofobi. Una società dove la
crisi del modo di produzione capitalistico taglia progressivamente ogni tipo di
mediazione dal punto di vista economico, politico e istituzionale, in un
contesto di lenta ma continua fascistizzazione culturale.
Questa
sentenza è inoltre un’ulteriore conferma esplicita della caduta delle illusioni
legalitarie. La conferma che lo stato di diritto è un illusione borghese.
Quando
un diritto sostanziale come il diritto di sciopero è così duramente e
chiaramente colpito sia normativamente che a livello repressivo, con sentenze
condanne e arresti, vuol dire che il passaggio verso un sistema autoritario
avanza a passi sempre più marcati.
In
questo quadro la nostra risposta è e sarà quella di sempre e cioè di non
retrocedere di un passo dal sostenere ogni fiammata di lotta di classe come
anche ogni piccolo tassello di ricomposizione, unità e organizzazione dal basso
che la possa sostenere, sviluppare e valorizzare. E continueremo ugualmente a
sostenere e praticare lo sciopero, e le altre lotte sociali, ricordando che è
lo strumento principe e arma potente della lotta di classe.
Sappiamo
benissimo che questo entrerà sempre più in collisione con un sistema economico,
politico e sociale fondato su interessi inconciliabili in rapporto a quelli
delle classi subalterne, ma sappiamo anche che non ci sarà giustizia sociale
senza un mondo di liberi e uguali che abolirà lo sfruttamento e tutti i mezzi
che lo mettono in atto.
Contro
la repressione, il fascismo, il razzismo, il sessismo, la xenofobia.
Contro
una società basata sullo sfruttamento di classe.
I
compagni e le compagne del C.s.a Vittoria di Milano
info@csavittoria.org
– www.csavittoria.org