di Nicolino Longo
CIÒ CHE SIAMO
(Con cromosomico
rammarico)
“Non altro che materia
umana di risulta di tanti millenni
di errata politica dei
popoli siamo noi.
Quindi, figli degeneri e
cagionevoli
di un’ancor più degenere e
cagionevole politica.
A causa della quale, il
mestiere
che, più d’ogni altro, nei
millenni,
è stato dato ai popoli di
praticare al mondo,
è quello della guerra.
E ciò per affermare,
sempre, la supremazia degli uni
su quella degli altri. Senz’aver
mai previsto
che si sarebbe affermato,
infine,
soltanto la propria
debolezza su quella altrui.
Questo perché, di volta in
volta,
i giovani fisicamente più
dotati
e, quindi, per loro
sfortuna, abili alle armi
finivano quasi tutti per
esser decimati dalle guerre.
Da una parte e l’altra
degli schieramenti. E
sempre a causa di politici
shizofrenicamente malati
di egemonia imperialista o
protagonismo.
E ciò, di conseguenza,
a tutto vantaggio di
quelli inabili
che, non partecipando alle
varie contese militari,
finivano (per loro fortuna
e nostra sfortuna)
per restare sempre a casa,
col compito speciale, a
loro meno consono,
di assicurare, procreando,
la continuità della specie
sulla terra.
Oggi, a causa di quella
iniqua politica belligerante,
reiteratasi nei secoli
fino ai giorni nostri,
dovremmo avere
anziché tante città con
solo qualche ospedale
tanti ospedali sotto forma
di città.
E, se tutto ciò non si è
verificato
è stato grazie alle donne
geneticamente sane che
nelle società di tutti i
popoli e di tutti i tempi
non si sono
(per la loro stessa natura
muliebre)
mai lasciate alluzzare da
proposte di reclutamento.
E, di conseguenza, mai
coinvolgere
in conflitti di natura
bellica.
Guai, se a casa fossero
stati lasciati
soltanto uomini e donne
inabili: l’umanità
si sarebbe digià, quasi
certamente, autoestinta.
Di contro,
solo se i politici d’ogni
popolo e d’ogni tempo
avessero (per assurdo) anziché
con gli abili
fatto le guerre con i non
abili alle armi,
oppure con gli uni e gli
altri contemporaneamente
di sicuro, sulla terra,
oggi, non avremmo
nosocomi e case di cura
con ammalati di ogni
genere, e tanti invalidi civili
che gravano pesantemente
su sé stessi e le proprie
famiglie
nonché su quella parte di
società che lavora
Ma una comunità di uomini
geneticamente forti e sani
esenti da ogni malattia o
disabilità fisica o mentale.
E non avremmo, neppure,
di conseguenza, un
Brunetta
a dare la caccia ai
certificati medici falsi.
Per il semplice motivo che
non esisterebbero
neppure quelli veri.
Se poi, ad oggi,
vi sono ancora delle
persone perfettamente sane,
sicuramente, ciò si è reso
possibile
anche grazie a quei reduci
che i tanti conflitti, in
sparuto numero
ci hanno, di volta in
volta, restituiti dai vari fronti,
e che hanno così avuto, nei
secoli, la congiuntura
di essersi unire poi
potuti in matrimonio
con tutte quelle donne
altrettanto sane che
come già mentovato
hanno sempre, per loro e
nostra fortuna,
paventato e avuto in
disprezzo l’arte bellica.
La vera selezione della
specie, nei secoli,
è stata comunque quella
operata dalle epi/pan/demie
che hanno sempre decimato
gli esseri umani
meno attrezzati
geneticamente
e preservato l’esistenza
di quelli più idonei
alla trasmissione della
vita sulla terra.
Mentre le guerre hanno
sempre distrutto, dunque,
quasi tutto il meglio
delle società,
le epi/pan/demie, tutto il
peggio.
In realtà, ogni morbo
epi/pan/demico ha fatto sì
che sulla terra
sopravvivessero, di volta in volta,
solo e sempre i più forti
tra uomini e donne,
che, in fin dei conti, altro
non erano
se non il meglio del
peggio lasciato dalle guerre.
Il meglio da cui sarebbe
scaturita, poi, per fortuna,
la modica schiera degli
ultracentenari di oggi:
unici custodi di quel
bagaglio genetico
biologicamente pervenuto
al modulo ottimale
di cui la geriatria potrà
far tesoro
per una sempre più
perfetta e assoluta
società di arzilli e
vegeti longevi
che, sicuramente, in un
futuro non molto lontano,
finiranno per arrivare
anche,
nel farsi essi stessi il
funerale, alla tomba coi propri piedi”.