PAROLE E LINGUA
di Nicola Santagada
Filippo Gallipoli
"Il sogno" particolare
L’entità
Il pastore
latino, quando coniò sum, si avvalse di questa perifrasi: mancando,
la creatura rimane, a voler significare, con il suo linguaggio, che, finché
non acquisisce ciò che le manca, rimane nel grembo e, quando, poi, ha acquisito
tutto, nasce e, quindi, è. Pertanto, io sono ciò che sono divenuto, per
cui esse si può tradurre: dal legare dal generare il mancare.
Ogni essere animale o vegetale è il risultato di questo processo: c’è
l’inseminazione (il mancare), che cresce come flusso (o per
dissolvimento) e che, legandosi alla madre, si forma
gradualmente, per mezzo di un nuovo mancare, che è l’acquisizione di
organi e funzioni, come elementi indispensabili per formare l’essere completo
e perfetto che viene alla luce. Pertanto, ogni creatura ha un processo fisso e
immutabile e ciò che sarà non può non essere: io sono quello che è stato
stabilito che fossi. Gli italici aggiunsero a esse la sillaba re,
a puntualizzare che il tutto avviene dal generare lo scorrere, cioè:
durante i nove mesi.
Inoltre, quando
i latini coniarono sumo sumis, sumpsi, sumptum, sumere,
si riferirono al mancare del grembo, per cui dedussero: prendo (sumere
cibum), adotto/assumo, compero. Durante la gestazione la creatura
prende dalla madre. Inoltre, greci, latini e italici legarono, non si sa
perché, la procreazione al comperare. I greci coniarono κτάομαι: acquisto, mi procuro, mi procaccio, a voler
significare che la nascita di un agnellino era per il pastore un acquisto. Da κτάομαι si ebbe in
italiano: d’accatto e, nel mio dialetto, accattare, nel senso di comperare.
Pertanto, i latini da chi ha comperato dedussero sumptus sumptus: spesa, dispendio. Tengo a
precisare che, nel mio dialetto, si dice: i bambini (che nascono) s’accattano
(si comperano). Inoltre, in alcuni dialetti: mi sum(u)n i nirv’
significa: mi si tendono, mi si sollevano i nervi, perché la prima
manifestazione del mancare è il sollevarsi. Inoltre, da sum fu
dedotto summus: il più alto/il più elevato, anche summa,
come sommità, come il punto più alto (summa theologica), ma anche
come somma/totale, nel senso di un sollevamento per aggiunzione. Quindi,
a parte i significati propri attribuiti dai latini, si comprendono quelli degli
italici assegnati a presumo, presunto, presunzione, presuntuoso,
a desumere e desunto, a adsumere (ad con il significato:
genera il legare), nel senso di prendere su di sé, di farsi
carico, di aggiungere per
crescita, ma anche di attestare/affermare, di assunto
(come tesi affermata) e di assunzione (nell’accezione moderna di assunzione
di responsabilità), ma anche di Assunta, nel senso di Colei che è
stata sollevata e di Assunzione. Non si cita absumo, che non
ha lasciato traccia nella lingua italiana, ma è opportuno soffermarsi su consumere,
da cui in italiano consumare, ad indicare tutto il cibo che quella creatura
consuma mangiando, da cui consunto e consunzione. Anche riassunto,
nel senso di assunto di nuovo, ma anche di sintesi (si ricorda
summarium: sommario/ compendio) rimanda a sumo.
"Il sogno" particolare
Giancarlo Consonni
"Vivaldiana"
I latini da sum:
io sono dedussero: ens entis: colui che è, che rimanda a
quella creatura in grembo: mentre legata tende, completa la sua
formazione (manca), poi da ente si ebbe: entità. Quindi,
questo ens entis divenne un calco per formare il participio presente
attivo: monens, legens.
I greci da εἰμί: io sono
(rimango fino a nascere) dedussero colui che è: ὤν ὄντος, attraverso
questa perifrasi: è colui che, legato alla madre, tende/spinge fino
a nascere, che è il mancare finale. Pertanto, il pastore greco identifica colui
che è con colui che è nel grembo. Poi, il filosofo analizza il
problema ontologico e l’ontologia, come, in altra occasione,
si era soffermato sull’arché. Anche (on ontos) ὤν ὄντος servì per
formare il participio presente attivo dei verbi di tutte le coniugazioni: (lyon
lyontos) λύ-ων λύ-οντος: colui che scioglie.
"Vivaldiana"
Vinicio Verzieri
"Libera forma"
Da sum e
da εἰμί si formarono
i composti. Da interesse dei latini: essere tra, partecipare,
si ebbe l’interesse in senso attuale e mea interest, che è ciò
che si verifica a seguito del divenire dell’essere. Infatti, quella creatura che
cresce restituisce per mille quanto dato, per cui l’attesa (inter: mentre tende
lo scorrere) è interessata. Da desum: manco (vengo meno) si ebbe:
defui: sono venuto meno, da cui defuncutus. Inoltre, da absum,
da tradurre: dall’andare il colui che è si genera colui che non c’è
(absens), la stessa cosa vale per praesens: presente: colui
che è nel grembo. In altri termini, coniando assente, il pastore
pensò al grembo non ingravidato. Anche i greci avevano usato lo stesso metodo per
coniare assente: (apon apontos) ἀπ-ών ἀπ-όντος. Per quanto
riguarda colei che è (οὖσα), i greci pensarono alla gestante, in quanto da οὐσία dedussero: l’essere (la creatura in grembo), la sostanza, la
sostanza prima, l’essenza, quindi la παρουσία: presenza; inoltre, nella gravida c’è l’esistente: ἐν-ούσιος e dall’esistente:
ἐξουσία: facoltà, potere, potenza (di creare la creatura).
"Libera forma"