LA SCOMPARSA DI MONTAGNIER
di Vincenzo Rizzuto
Luc Montagnier
La notizia della morte di
Montagnier mi ha particolarmente colpito, e credo, anzi ne sono certo, abbia
colpito allo stesso modo anche la grande opinione pubblica mondiale.
La ragione di questa
particolare reazione è data dal fatto che il personaggio è intimamente legato
alla grande paura che l’umanità ha provato negli anni in cui imperversava la
terribile pestilenza dell’Hiv, che fece tremare interi continenti con milioni
di morti, e modificò profondamente il rapporto uomo-donna sotto l’aspetto
sessuale.
In quegli anni di paura e
di smarrimento, mentre da qualche parte si farneticava di fantomatiche
punizioni divine, dovute alla degenerazione dei costumi, come era successo
nell’antica Sodoma e Gomorra, il buon Montagnier, con le sue ricerche portate
avanti con altri studiosi, scopriva il virus responsabile della pestilenza,
dando così al mondo intero la speranza e gli strumenti per tenerla a bada. La
scoperta gli fece assegnare il meritato premio Nobel per la medicina, pur tra
varie polemiche, che però non ne incrinarono la fama e la stima presso la
grande opinione pubblica mondiale. Lo scienziato infatti, come direttore del
prestigioso Istituto Pasteur, non ha mai perso quel fascino umano di cui godeva,
un fascino che per me, ma credo per tutti, si era arricchito di una certa
tenerezza quasi filiale quando abbiamo assistito alla metamorfosi dello
scienziato, scaduto a ‘mago guaritore’ che, abbandonato il già periglioso
sentiero della scienza, abbracciava le pratiche esoteriche per curare le
malattie, come tentò di fare con la papaia nel caso dell’alzheimer di Papa
Giovanni Paolo II.
Allora, il vecchio
Montagnier fu mollato, deriso, ingiuriato dalla famiglia variopinta del mondo
scientifico, fino a giungere, tale derisione, a qualche giorno prima della sua morte,
quando si trascinò sul palco a Milano, il 15 gennaio, a dare man forte ai
deliranti no vax.
Quest’ultima ‘avventura’
ai miei occhi ha reso il vecchio studioso francese una figura ancora più
toccante dal punto di vista umano, perché ha dimostrato ancora una volta che
l’uomo, pur dopo avere fatto voli pindarici, che lo rendono simile al Dio, non
smette mai di essere altrettanto debole e soggetto a ‘cadute’ ineffabili,
misteriose, che inevitabilmente fanno parte da sempre della debolezza umana.