PNRR E SUD
di
Vincenzo Rizzuto
Perché
il Sud è scomparso dal dibattito pubblico? Perché amministratori, politici ed
imprenditori del Sud non hanno messo sul tappeto nessun progetto sui grandi e
gravi problemi che lo condannano da sempre al sottosviluppo e
all’emarginazione? Si perderà anche questa storica occasione?
Se
è vero che l’Europa ha riconosciuto all’Italia il diritto di avere prestiti mai
così consistenti e aiuti a fondo perduto in misura altrettanto ragguardevoli
soprattutto per il rilancio del Sud, allora il governo Draghi, nella
elaborazione del PNRR, ossia nel piano di destinazione delle risorse, non può
destinarne allo stesso Sud prima il 40%, e poi, con la solita alchimia
truffaldina, ridurlo al solo 20%. Questo significa che siamo alle solite
manfrine, e che tutta la classe dirigente e politica ha intenzione, come al
solito, di mettere il capo sotto la sabbia come lo struzzo, lasciando che il
Sud rimanga di nuovo senza sanità, senza scuole, senza grandi mezzi di
comunicazione come linee ferroviarie a grande velocità, aeroporti e una rete
più diffusa di sedi universitarie, che nel Nord sono diffuse come le scuole
elementari; mentre al Sud aree di grande tradizione storico-culturale, come la
città di Pitagora, Crotone, insieme alla piana di Sibari ne è da sempre
privata.
E allora ci si chiede con rabbia perché la classe politica
meridionale, fatta di centinaia di sindaci, consiglieri regionali, deputati e
senatori non portano alla luce tutta questa arretratezza con serietà d’impegno
e senza improvvisare e scandalizzarsi inutilmente ogni volta che innocenti ci
rimettono la vita, come è successo alla piccola Ginevra di Mesoraca, molto
probabilmente sacrificata per una sanità inadeguata e inesistente.
Nel Sud ormai non lavora più nessuno, e forse, se non fosse stato
inventato il ‘reddito di sopravvivenza’, ossia il solito, miserabile
assistenzialismo, alle nostre popolazioni non sarebbe rimasto che la
ribellione, la disperazione.
Ma per tornare ancora alla città di Pitagora e alla Sibaritide,
fra le tante altre zone abbandonate a sé stesse, in un degrado ambientale che
fa paura, ci si chiede perché anche immense risorse dell’agricoltura si
lasciano bruciare e inaridire sotto il sole cocente, mentre le limpide,
abbondanti acque dell’altopiano silano si disperdono nel mare, dando luogo a
volte a disastrose alluvioni, senza essere irreggimentate e sfruttate per
irrigare i campi e produrre benessere privato e pubblico. Che cosa si aspetta
allora ad utilizzare finalmente la grande occasione di sviluppo serio e
duraturo, che l’Europa ci offre con l’eccezionale Piano di Recupero? Perché
permettiamo che anche questo governo non affronti con la dovuta attenzione e
serietà lo sviluppo delle martoriate contrade del Sud?