A TITOLO PERSONALE
di Romano
Zipolini
Sembra siano passati cento anni, da quando
uomini in mala fede, benpensanti, o ignoranti della storia ed estranei alla
vita della nostra Nazione, si permettevano di domandare: ma dove lo vedete il
fascismo, dove li vedete i fascisti? Ora, che i fascisti e i nazisti sono in
mezzo a noi, in tutta Europa, al Governo, a Lucca, gli stessi organi di
informazione, fanno sembrare che siamo noi: i diversi, i superati, gli ottusi
fanatici della costituzione, gli indottrinati dal comunismo, i seguaci
dell’anti-papa Francesco, gli illusi della pace, che lottano per valori che non
servono più. Fanno sembrare che siamo noi, che onoriamo ancora i partigiani e
tutti coloro che riconsegnarono libertà e dignità al nostro Paese, ad essere in
mezzo a costoro, come fastidiosi e persino pericolosi residui di un tempo
passato, ed osano riscrivere i fatti, con sciagurata approssimazione, con
studiata slealtà e con inganno. Siamo noi a dare fastidio. Perché tentiamo di
fare cultura, di ricordare la storia. Di fermare il fascismo e il nazismo. E
l’informazione si è accodata a questa miseria, e ritorna, rovesciato, il
tradimento dei chierici. Persino i massimi esponenti dello Stato, quelli da
sempre compromessi e quelli che vorremmo credere genuini, si accodano ai
ritornelli grossolani di chi osa lo stravolgimento della storia, con paragoni
improponibili, con dimenticanze complici. E così il modesto, ma articolato,
contributo di Anpi Lucca, sul dramma delle foibe, viene censurato su taluni “insospettabili”
mezzi di informazione. Il Tirreno, ad esempio, ha lavorato di bisturi sul
documento Anpi, che ha apertamente affermato l’orrore delle foibe. Quel
giornale, che dovrebbe essere parte dell’editoria democratica, ha tolto, di
proposito, e censurato ogni indispensabile riferimento alle responsabilità di
Mussolini, del fascismo, del nazismo, che stanno all’origine della questione
istriana. A quando hanno rimandato la scoperta dell’esodo degli “italiani brava
gente”, dalle colonie fasciste africane? Si leggano costoro il capitolo XIII
(il paniere di ostriche: venti chili di occhi umani) del libro Kaputt,
di Curzio Malaparte, che scrive di Ante Pavelic, che regnava sullo Stato
nazionale croato, spalleggiato dai suoi Ustascia ed asservito a Hitler e Mussolini.
Così, non giustificheranno le brutalità di Tito, ma avranno qualche cosa su cui
riflettere.