HIROSHIMA
SETTANTATRE ANNI FA:
LA GUERRA AL
MASSIMO STADIO
di Franco Astengo
Come accade ogni anni
nella sua tragica ricorrenza (6 agosto 1945) il bombardamento di Hiroshima deve
essere ricordato al fine ricostruire continuamente nel nostro pensiero il senso
complessivo dell’orrore umano. Così quest’anno come ogni anno vale la pena
riflettere anche su poche righe di ricostruzione dei fatti , sull’attualità del
dramma della guerra, sull’inutilità delle stragi. Ricordando anche come la
guerra stia toccando, in questo momento, 67 stati in tutto il mondo.
Sintesi storica con il
calce l’aggiornamento sulle situazioni di guerra in atto nel mondo (al 31
luglio 2018)
Nel
Maggio 1945 la seconda guerra mondiale si concluse sul teatro europeo ma
proseguì in quello del Pacifico con il confronto tra gli USA, in quel momento
in possesso di una salda supremazia navale, e il Giappone. Nel luglio fu
convocata a Potsdam, alle porte di Berlino, una conferenza tra le potenze
vincitrici sulla Germania al fine di determinare al meglio gli equilibri
post-bellici, già tracciati nella precedente conferenza di Yalta.
Negli
stessi giorni, precisamente il 16 Luglio,
ad Alamagordo nel deserto del New Mexico gli scienziati USA (o meglio gli
scienziati tedeschi e italiani che si erano rifugiati negli USA al momento
delle persecuzioni razziali: da Oppenheimer a Fermi) eseguirono l’esperimento
decisivo ai fini dell’utilizzo immediato della bomba atomica.
Il
Presidente Truman ne ebbe notizia immediata, dapprima in termini generici poi,
il giorno 21, in maniera completa e
approfondita. Il 24 comunicò la
riuscita dell’esperimento direttamente a Stalin e a Molotov dicendo che gli
americani possedevano un’arma nuova, di tipo completamente diverso e
straordinario.
Molotov
riferisce che Stalin reagì con estrema calma: del resto i sovietici conoscevano
benissimo i termini della questione poiché anch’essi lavoravano alla
costruzione del terribile ordigno fin dal 1943. La via era aperta per il colpo
risolutivo nei confronti del Giappone, tanto più che i nipponici non avevano
risposto a un ultimatum stilato dagli USA, dalla Gran Bretagna e dalla Cina il
26 Luglio (l’URSS non era ancora entrata in guerra contro i giapponesi). Dopo
l’esperimento di Alamogordo erano state messe a punto due bombe atomiche che
potevano essere usate immediatamente.
La
mattina del 6 agosto 1945 una di
queste bombe, nel campo d’aviazione situato sull’isola di Tinian, venne
caricata sull’aereo “Enola Gay”, che avrebbe dovuto portarla sul bersaglio.
Erano
le 8,15 del mattino quando la bomba venne sganciata sulla città di Hiroshima.
Essa
aveva una capacità distruttiva pari a quella di 20.000 tonnellate di TNT
(trinitrotoluolo). Hiroshima venne distrutta e la contaminazione radioattiva
cominciò allora a seminare vittime a lunga distanza di tempo.
Non
esistono statistiche precise in proposito, ma i calcoli più attendibili parlano
di 100.000 morti per effetto dell’esplosione e delle radiazioni e di quasi
altrettante vittime decedute negli anni successivi per le conseguenze della
contaminazione radioattiva.
Incominciava
un’età nuova nella storia politica e militare dell’umanità.
Il
9 Agosto gli americani lanciarono la
loro seconda bomba atomica contro la città di Nagasaki con risultati egualmente
devastanti di quelli provocati tre giorni prima anche se con un numero di
vittime inferiori. Nello stesso giorno l’URSS dichiarava guerra al Giappone
entrando, con un contingente di truppe, in Manciuria: poche ore dopo si riunì
il consiglio Supremo Imperiale di guerra del Giappone.
Dopo
una discussione accesissima nel corso della quale emersero anche proposte di
estrema resistenza, fu lo stesso imperatore Hiro Hito a decidere per
l’accettazione della proposta di pace già contenuta nell’ultimatum del 26 Luglio. Ma lo sganciamento delle due
bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki ebbero un peso molto diverso da quello
riferito alla conclusione della guerra con il Giappone. Si trattava di una vera
e propria svolta nel quadro complessivo delle relazioni internazionali. Il
presidente USA Truman era ben consapevole della potenza di cui disponevano gli
americani grazie al monopolio atomico.
Il
fatto che ciò nonostante egli evitasse di premere in maniera ultimativa sui
sovietici, lasciandoli liberi di continuare la loro azione di subordinazione
dell’Europa centrale e dei Balcani, accontentandosi di contrastarla con i mezzi
diplomatici tradizionali, dimostra che Truman non intendeva o non era preparato
a trarre le conseguenze politiche possibili dal monopolio atomico, il che non
impedì che non vi fu allora da parte americana un uso diplomatico della
superiorità atomica. Perciò l’annosa questione, se la bomba atomica fosse stata
usata prima per intimorire i Sovietici che per battere i Giapponesi, richiede
una risposta univoca: non può essere dubbio che la motivazione principale fu
quella di accelerare la resa giapponese, così com’è impossibile negare che, per
il fatto di essere usata, l’arma atomica modificasse i rapporti tra i vincitori
creando nuovi problemi per la continuazione postbellica di un’alleanza che mostra
già tante crepe.
Edward
Teller, che poi sarebbe diventato il padre della bomba all’idrogeno (bomba H)
scrisse al suo collega Slizard: “La nostra sola speranza consiste nel
presentare alla gente i risultati ottenuti. Ciò potrebbe convincere tutti che
la prossima guerra sarebbe fatale”.
All’umanità
si presentava così un dilemma mai apparso nella storia. La corsa all’atomica
era cominciata. Il 29 agosto del
1949 l’Unione Sovietica sperimentò la sua prima bomba atomica nel poligono di
Semipalatinsk in Kazakistan. Si apriva così la stagione dell’ equilibrio del
terrore. Ma non si frenò la corsa verso la ricerca di armamenti più
sofisticati, come avviene proprio nei giorni nostri, anche se il loro uso è
stato comunque legato a una cautela prima impensabile. Insomma: un vero e
proprio mutamento di paradigma nella concezione della guerra che però non ne ha
impedito ulteriori sviluppi che si verificarono quasi subito, a livello delle
grandi potenze, fin dal 1950 con il conflitto di Corea.
Un
lungo “dopo guerra” dove la minaccia nucleare è stata brandita più volte, come
nel caso dei missili di Cuba (1962), la questione dell’allargamento nella
detenzione di armi atomiche occasione costante di conflitto internazionale come
nell’attuale caso della Corea del Nord e il conflitto armato, condotto sempre
più in maniera sofisticata sul piano tattico e strategico è rimasto il mezzo
più usato per dirimere vertenze.
Una
situazione di tensione permanente sviluppatasi ancor di più nel momento della
caduta del confronto tra blocchi e l’assunzione di ruolo di “poliziotto del
mondo” da parte della sola superpotenza USA. Con l'espressione "Stati con
armi nucleari" si indicano quelle nazioni che hanno costruito, hanno
testato e sono attualmente in possesso di armi nucleari di qualunque tipo; in
termini colloquiali, spesso ci si riferisce a questi Stati con l'espressione
"club nucleare". In base ai termini del Trattato di non
proliferazione nucleare (TNP)[1], entrato in vigore il 5 marzo 1970, sono considerate ufficialmente "Stati con armi
nucleari" (nuclear weapons states o NWS) quelle nazioni che hanno
assemblato e testato ordigni nucleari prima del 1º gennaio 1967: Stati Uniti d'America, Russia (succeduta
all'Unione Sovietica), Regno Unito, Francia e Cina, ovvero i cinque membri
permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Oltre a queste altre
quattro nazioni, non aderenti al TNP, hanno sviluppato e sono in possesso di
armamenti nucleari: India, Pakistan, Corea del Nord (aderente al TNP nel 1985
ma ritiratasi da esso nel 2001) ed Israele (sebbene il governo israeliano non
abbia mai confermato ufficialmente di possedere un arsenale nucleare); lo
status di queste nazioni circa gli armamenti nucleari non è formalmente
riconosciuto dagli organismi internazionali. Il Sudafrica allestì un arsenale
nucleare tra la metà degli anni settanta e la fine degli anni ottanta ma scelse
spontaneamente di smantellarlo nel 1991; i neo indipendenti Stati di
Bielorussia, Kazakistan ed Ucraina si ritrovarono a gestire armi nucleari ex
sovietiche dopo la dissoluzione dell'URSS, smantellandole o restituendole alla
Russia entro il 1997.
Oltre
a questi, svariati altri Stati hanno avviato e sviluppato, soprattutto negli
anni della guerra fredda, programmi nucleari militari, senza però mai arrivare
alla costruzione ed alla sperimentazione di un ordigno atomico come nel caso
dell’ Iran e del Sud Africa
QUESTI I PUNTI DI GUERRA
APERTI NEL MONDO
(aggiornamento al 30
luglio 2018)
AFRICA:
(29
Stati e 246 tra milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici
coinvolti)
Punti
Caldi: Egitto (guerra contro militanti islamici ramo Stato Islamico), Libia
(guerra civile in corso), Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli),
Mozambico (scontri con ribelli RENAMO), Nigeria (guerra contro i militanti
islamici), Repubblica Centrafricana (spesso avvengono scontri armati tra
musulmani e cristiani), Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i
gruppi ribelli), Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab),
Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur), Sud Sudan (scontri con
gruppi ribelli)
ASIA:
(16
Stati e 173 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici
coinvolti)
Punti
Caldi: Afghanistan (guerra contro i militanti islamici), Birmania-Myanmar
(guerra contro i gruppi ribelli), Filippine (guerra contro i militanti
islamici), Pakistan (guerra contro i militanti islamici), Thailandia (colpo di
Stato dell’esercito Maggio 2014)
EUROPA:
(9
Stati e 81 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici
coinvolti)
Punti
Caldi: Cecenia (guerra contro i militanti islamici), Daghestan (guerra contro i
militanti islamici), Ucraina (Secessione dell’autoproclamata Repubblica
Popolare di Donetsk e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk),
Nagorno-Karabakh (scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e
esercito del Nagorno-Karabakh)
MEDIO ORIENTE:
(7
Stati e 258 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici
coinvolti)
Punti
Caldi: Iraq (guerra contro i militanti islamici dello Stato Islamico), Israele
(guerra contro i militanti islamici nella Striscia di Gaza), Siria (guerra
civile), Yemen (guerra contro e tra i militanti islamici)
AMERICHE:
(6
Stati e 29 tra cartelli della droga, milizie-guerrigliere, gruppi
terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)
Punti
Caldi: Colombia (guerra contro i gruppi ribelli), Messico (guerra contro i
gruppi del narcotraffico)
TOTALE:
Totale
degli Stati coinvolti nelle guerre :67
Totale
Milizie-guerriglieri e gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti: 790