Ilaria Guidantoni |
Il sogno di un
ponte nel Mediterraneo
Ilaria
Guidantoni conversa con Angelo Gaccione
Sabato 17 Novembre 2018
Ore 14,00
Hotel
Milano Centrale MGallery by Sofitel
Via Pirelli n. 20
Ilaria
Guidantoni autrice di
Corrispondenze
mediterranee
Viaggio nel sale e nel vento
con Angelo
Gaccione, scrittore
La copertina del libro |
Dalla storia di
ieri alle emergenze di oggi un mare terreno di scontro, chiasmo di civiltà. Dal
libro Corrispondenze mediterranee.
Viaggio nel sale e nel vento di Ilaria Guidantoni, pubblicato da Oltre
Edizioni per la collana Letture dal mondo, una sorta di diario intimo con la
forma di un romanzo, la convinzione che i punti di contatto siano di più e più
importanti delle divergenze; mentre le differenze offrono una ricchezza da mettere
a fattor comune. «Se oggi mi chiedessi da dove vengo, … ti direi che sono
mediterranea. Nessun vezzo intellettualistico né vena romantica. Mi sento una
donna mangiata dal sale che da troppo tempo guarda le frontiere solo dal sud.
Le ho guardate così a lungo che quelle barriere sono diventate il mio
orizzonte, fluido. Disorientata, mi sono persa nel blues della vita, nello sguardo dell'altro e soprattutto negli
occhi dei bambini. [...]
Rue de la Croix, civico 12, il mio
numero preferito, nella città vecchia di Lione, vicino la zona dei murales. Da lì è partito il mio viaggio
senza ritorno verso il sud, verso quello che credevo la terra del "sole
dei morenti" mentre è diventata un'alba nuova.»
Il
libro racconta un viaggio nel Mediterraneo, nello spazio e nel tempo, pur
essendo la vicenda contemporanea e prendendo avvio all’indomani delle rivolte
arabe, attraverso paesi e genti diverse e si snoda come un percorso iniziatico:
quello di una donna francese, protagonista del libro e voce narrante in presa
diretta, alla ricerca di un sé rimasto per troppo tempo inascoltato, confuso e
taciuto nel ritmo frenetico della vita.
Il
cammino di Eloïse diventa metafora dell’esistenza come nomadismo, della ricerca
collettiva del senso della vita, dell’Europa che ritrova se stessa solo grazie
alle corrispondenze mediterranee della sponda sud del mare nostrum.
In
pochi minuti la sua vita di donna manager a Lione viene scompaginate e nello
stesso tempo si spalancano le opportunità dell’altrove. Il viaggio ci porta da
Lione a Marsiglia, la città più meticcia d’Europa, a spasso per il Nord Africa,
dall’Algeria, al Marocco, alla Tunisia rivelandoci come la conoscenza e
l’incontro con le vite degli altri siano il dono più originale della
quotidianità. Eloïse passa da essere ascoltatrice spaesata a “guida” in un
mondo più vicino di quanto sembri, smentendo luoghi comuni e cercando le
origini delle parole e delle cose familiari, scoprendo storie nella storia. Il
Maghreb le appare nel tempo, in particolare, meno francese di quanto creda, più
composito e contraddittorio rispetto allo sguardo ingenuo e presuntuoso di chi
si affaccia dal nord senza sporcarsi i piedi nella polvere; e soprattutto molto
vicino e intrecciato con il destino europeo, dalla lingua al cibo. La sua
peregrinazione ci racconta come il Mediterraneo sia un continente a sé nel
quale tra le due rive c’è un sistema stretto di corrispondenza.
Il
libro racchiude storie nella storia, dai Gnaowa, ai Regraga in Marocco; al
mondo ebraico tunisino, a quello degli Italiani quando l’emigrazione andava in
senso inverso e soprattutto la storia inedita della Famiglia Gallico tra la
Francia, l’Italia e la Tunisia. E ancora un grande spazio è lasciato al ruolo
centrale del cibo e della cucina che raccontano l’intimità e la quotidianità di
un luogo e della famiglia. La storia della protagonista, il suo incontro con
Filippo e con altri uomini, per lo più “nomadi”, legati al mondo degli Imaziġhen (i berberi, letteralmente
“Uomini liberi”) diventa un monito per la Francia per la Francia a trovare il
coraggio di superare il dubbio cartesiano nel dubbio sentimentale e per
l’Italia a recuperare la consapevolezza della propria storia come
un’opportunità.
Il
viaggio ci lascia con un finale aperto, anche se Eloïse sceglie di vivere a
Tunisi, con l’idea che ogni meta non sia che una sosta per riflettere e
rimettersi in discussione con la domanda sulla fragilità personale e il bisogno
degli altri per essere felici.