di Angelo Gaccione
Ottavio Rossani (il primo a destra nella foto) in Largo Corsia dei Servi a Milano in occasione del giardino dedicato al frate e poeta David Maria Turoldo il 25 luglio scorso. |
Soverato è il titolo della più recente
pubblicazione di Ottavio Rossani. Una piccola auto-antologia che pesca tra le
raccolte Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino
delle comparse (1992), L’ignota battaglia (2005), Riti di
seduzione (2013), Linee prospettiche e Visioni soveratane.
Il sottotitolo in copertina ci segnala che si tratta di testi inediti scritti
in tempi diversi e coprono un arco temporale che va dal 1976 al 2018. Elegante
e ben curato, il volumetto pubblicato da I Quaderni di Bardo nella Collana
“Fuochi” (ideata dallo stesso Rossani, come ho avuto modo da appurare da lui
direttamente), ha un pregio in più, è cucito in filorefe, pratica che gli
editori stanno dimenticando. Come il titolo scopertamente suggerisce, il libro
è un omaggio ad un luogo e ad una terra molto cara al poeta calabrese, e dentro
cui ha forgiato la sua visionarietà ed il suo immaginario. Ed è molto probabile
che Rossani l’abbia voluto dare alle stampe a ridosso delle celebrazioni in suo
onore nella bella cittadina da cui ha ricevuto proprio di recente, come abbiamo
documentato su queste pagine, la cittadinanza onoraria. Dunque un amore
profondamente ricambiato da parte della città a questo figlio illustre che pur
avendo attraversato continenti per il suo mestiere di giornalista di frontiera,
non ha mai trascurato di tornarvi, di intessere rapporti, di farsi accogliere,
di restituirle la sua parola di poeta calda e vibrante. Maliosa la
definisce nel lungo testo del 2010 “Le nuove rotte”:
“(…) Sarò sempre cantore di generose
gesta da qui,
la
maliosa Soverato dorata di sole, levigata
dal
maestrale o madida di scirocco.”
e in un
azzardo quasi profetico arriva a cantare che
“Il Sud
del mondo un giorno conquisterà
l’altro emisfero
e il Sud
mediterraneo sarà il più pingue e giusto.”
E Soverato è
Sud, Sud del mondo, e dunque non potrà non avere questo risarcimento, questo
riscatto. Soverato è Sud del mondo ma anche “centro del mondo” per il
poeta, come ci dicono i versi finali del testo che chiude la raccolta “Le luci
del Golfo rischiarano”, e perciò parte integrante di quella sacralità che il
poeta individua in quella “pace tra gli umani”, in quel “valore delle
origini” che debbono preservarci dal cinismo, dalle guerre, dalle
ingiustizie. Con questa profezia e questa speranza ci si può forse riconciliare
con gli umani e con gli antenati, perché la bellezza che ha nutrito la visione
del poeta non potrà essere scalfita. La “Soverato prediletta”, la sua
malinconica e dolce aria settembrina, avrà un potere benefico sui “ridenti
ricordi” e le “irrefutabili cicatrici” del poeta. In fondo è stato qui
che è nato il sentimento più vero e profondo, ed è qui, che seppur temperato dal
tempo, un attutito dolore si rinnova.
La copertina del libro |
Ottavio Rossani
Soverato
I Quaderni del Bardo, 2019
Pagg. 80 € 12,00