di
Franco Astengo
La
soluzione della crisi di governo si presenta come un punto di vero e proprio
mutamento di paradigma. Crisi di governo che ha impegnato gli attori presenti
nel sistema politico italiano nel corso di questo mese di Agosto.
Scrivo
nel momento in cui alcuni tasselli debbono ancora essere sistemati e quindi
l’esito finale formalmente incerto, ma l’aver approcciato all’esito della crisi
nella forma a questo punto evidente del reincarico a Conte rappresenta un fatto
che consente l’avvio di una riflessione a mio giudizio assai impegnativa. Molti
tra gli analisti, i commentatori e i protagonisti politici del passato possono
a ragione considerarsi sconcertati e ritenere ormai possibile tutto e il
contrario di tutto, almeno secondo i loro consolidati criteri di riferimento
nei collegamenti sociali se non addirittura ideologici.
In
realtà arriva all’approdo quel processo di personalizzazione direttamente
collegato alla trasformazione del sistema dei partiti in atto ormai da qualche
decennio e strettamente connesso al fenomeno della disintermediazione che aveva
già avuto in Forza Italia e nel PD (R) gli epigoni più impegnati nel corso dei
primi anni del XXI secolo.
Tra
il 2006 e il 2016 avevamo anche assistito all’elaborazione di progetti di riforma
costituzionale, l’uno imperniato sul presidenzialismo, l’altro su di una sorta
di cancellierato, entrambi tendenti a superare la democrazia parlamentare e
respinti dal voto popolare.
Quei
due progetti erano comunque ancora legati a schemi classici, sia pure in
evoluzione: oggi siamo al cambio di paradigma.
Il
sistema potrebbe ritrovare a questo punto un suo riferimento pivotale sul piano
delle dinamiche politiche esprimendosi appunto attraverso una personalizzazione
di nuovo conio. Emergono, infatti, figure in grado di tenere aperti diversi
fronti in politica estera, facendosi appoggiare in forma inedita dal presidente
USA operando, in contraccambio dell’adoperarsi per far rientrare la Russia nel
G8: segnale evidente della prevalenza del tecnicismo degli affari sulla
geopolitica, in un quadro nel quale appare ben evidente la conclusione di
quello che era stato definito “ciclo atlantico”.
Nello
stesso tempo sembra possibile tenere aperti varchi con la Commissione Europea
al fine di innalzare il livello del rapporto deficit /PIL: lo scopo dovrebbe
essere quello di combattere la povertà attraverso la crescita di livello di
assistenzialismo e di rinuncia definitiva alle prospettive di sviluppo così
come queste erano state intese nella fase dei “trenta gloriosi”.
Qualsiasi
ipotesi di risposta di tipo “socialdemocratico” o “popolare” alla crisi sembra
inattuale e meno che mai ci potrà essere spazio per una sorta di “riformismo”
nel momento in cui si determina una adesione complessiva ai dettami della
“decrescita felice”. Del tutto da analizzare, inoltre, la realtà e il peso della
completa “mediatizzazione” dell’agire politico e del tipo di rapporto sociale e
culturale stabilito tra le azioni compiute nella sfera politica e quelle
portate avanti nella quotidianità.
Relazioni
ormai consolidatesi nella mediazione totalizzante dell’uso degli strumenti
informatici. Per questi motivi, esposti fin qui in maniera del tutto
abborracciata in assenza di un’elaborazione ancora tutta da sviluppare, l’esito
della crisi di governo non può essere valutata attraverso l’utilizzo di antiche
categorie compresa quello dello scampato pericolo di una involuzione a destra. Ciò
appare evidente se si aderisce, com’è avvenuto per il PD in questo frangente,
al superamento dei concetti di destra e di sinistra, consentendo a un
sottosegretario uscente del M5S di scrivere:” per noi Lega o PD è indifferente”.
Questa o quella per me pari sono.
Ormai
l’espressione dei contenuti progettuali e programmatici avviene attraverso una dimensione
variabile quella di volta in volta, ritenuta opportunisticamente utile, ai più
diversi e variegati (anche ideologicamente) interlocutori politici. Il quadro
generale è ormai quello dell’autoreferenzialità delle scelte portate avanti dai
singoli al massimo collegati fra di loro in cordate in lotta per il potere. Si
tratta appunto del compimento di un processo vero e proprio rovesciamento di
paradigma: se si pensa di ricostruire una sinistra legata all’inasprimento
nella complessità delle contraddizioni sociali si tratta di elementi d’analisi
da tenere in conto in una valutazione del tutto dirimente.