PIAZZA FONTANA:
LA STRATEGIA DELLE STRAGI
di Giuseppe Natale*
Nessun Paese in Europa ha
subìto 8 stragi di civili in 11 anni
Nell’anno
della devastante pandemia, è amaro e doloroso constatare è passato in secondo o
terzo o quarto piano sui maggiori giornali il 51° anniversario della strage di
Piazza Fontana. Il suo ricordo indelebile e le manifestazioni e le doverose riflessioni
sulla stagione delle stragi fasciste e “di stato”, intrecciate con quelle
mafiose, portano con sé la terribile verità: le responsabilità e le connivenze
di pezzi di classe politica e di apparati statali e di forti ingerenze di
servizi segreti stranieri, statunitensi in particolare. Ed è davvero
eufemistico continuare a parlare di strategia
della tensione, quando invece si tratta di vera e propria violenza
pianificata, di strategia delle stragi. Riscattatasi
con la Resistenza e il movimento partigiano e liberatasi dal nazifascismo e
dall’occupazione tedesca, mentre aboliva la monarchia e sceglieva la Repubblica
e si dava una Costituzione democratica e antifascista, progressista e fondata
sui diritti inalienabili della persona e sulla giustizia sociale, l’Italia
veniva sottoposta al controllo della potenza USA e della Nato nella divisione
in due blocchi del mondo postbellico.Già
nel 1947, all’indomani della liberazione, mentre si scriveva la Carta
costituzionale, cominciava la stagione delle stragi con l’eccidio di Portella
della Ginestra. Un popolo di braccianti e contadini, che stava celebrando la
ripristinata Festa del Lavoro del Primo Maggio, occupando terre incolte e
chiedendo pace e pane, lavoro e libertà, veniva falcidiato dalla banda Giuliano
etero - diretta da forze reazionarie, da politici della destra del partito
democristiano e da corpi fascisti della macchina statale: 14 morti e 30 feriti!La
DC (Democrazia Cristiana), sotto l’ombrello statunitense, rompeva l’unità delle
forze politiche antifasciste e prevaleva nelle elezioni del 1948 sul fronte
popolare di comunisti e socialisti. Si assumeva la responsabilità di governi di
centro-destra, accettando la collaborazione degli eredi del fascismo
organizzati nel Movimento sociale italiano di Almirante (convinto assertore del
“Manifesto della Razza”,1938, e capo di gabinetto della mussoliniana Repubblica
sociale di Salò).
Mentre
15 mila partigiani venivano espulsi dai posti che a buon diritto occupavano nella
pubblica amministrazione e nei reparti delle forze dell’ordine, rimaneva invece
in servizio, nella sua gran maggioranza, il personale fascista. Ad esempio, nel
1969 a
capo della Questura di Milano c’era Marcello Guida, fascista già direttore del
carcere di Ventotene!I
conti col fascismo rimanevano e rimangono tutt’oggi aperti.Grazie
alle lotte del movimento dei lavoratori e degli studenti e alla forza popolare
dei partiti della sinistra comunista e socialista e alla rivolta antifascista
di Genova contro il Governo Tambroni (luglio 1960), si avviava una stagione di
lotte e di conquiste sociali e civili che dispiegava tutte le potenzialità di
progresso democratico nel ventennio 1960/80.La
strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 costituisce la prima della nuova
serie di stragi, tra le più violente e barbare della storia del nostro paese.
La bomba alla Banca dell’Agricoltura uccideva 17 persone. Caccia all’anarchico,
diciottesima vittima, uccisa il 15 dicembre nei locali della Questura: Pino
Pinelli, ferroviere, anarchico, ex partigiano.È
la reazione violenta della destra fascista e di corpi deviati dello Stato
repubblicano alle lotte democratiche dei lavoratori e degli studenti per i
diritti e la dignità del lavoro, per il diritto allo studio e alla tutela della
salute, per la conquista di spazi di democrazia, per una migliore qualità della
vita. Nessun Paese dell’Europa, e forse del mondo, ha subito nell’arco di 11
anni (1969/80) ben 8 stragi di stampo fascista e massonico P2, all’ombra di
pezzi di Stato, insanguinando di vittime civili (136 morti, 137 con Pinelli) il
Paese e lacerandolo di dolore e di paura: Piazza Fontana, Gioia Tauro, Peteano,
Questura di Milano, San Benedetto Val di Sambro, Brescia Piazza della Loggia,
Brescia Piazzale Arnaldo, Stazione di Bologna.Quando
ricordiamo, non bisogna mai dimenticare che la storia della Repubblica
democratica e antifascista è profondamente segnata e ferita dalla violenza stragista
e terroristica della parte reazionaria e violenta, fascista e criminale
delle classi dominanti politico-economiche del nostro Paese. Perché se
dimentichiamo questo aspetto e ci limitiamo alla commemorazione di routine,
rischiamo di indebolire le nostre difese immunitarie e di non essere più in
grado - come cittadini responsabili liberi e indipendenti - di reagire a un
pensiero politico debole e accomodante, tendente a sminuire la
caratteristica fondante della nostra democrazia costituzionale, quella dell’antifascismo
e della inconciliabilità tra fascismo e antifascismo, tra fascismo e
democrazia.Proprio Milano, città medaglia
d’oro della Resistenza, è una delle vittime odierne di tale pensiero debole,
che teorizza ipocrite riconciliazioni e compie atti in palese contraddizione
con i fondamenti antifascisti della nostra Costituzione e del nostro sistema
democratico. Mi riferisco al vulnus inferto alla nostra Città nell’ottobre
2015.
L’amministrazione Pisapia
rendeva gli onori a un uomo politico fascista defunto. Con un atto
amministrativo iscriveva, il 15 ottobre 2015, al Famedio
- il Pantheon del Cimitero Monumentale destinato ad onorare la memoria dei cittadini
milanesi illustri o benemeriti -Franco Maria Servello, dirigente e senatore del
Movimento Sociale Italiano, che continuò sempre a richiamarsi nostalgicamente
al Ventennio della dittatura fascista. Commissario straordinario della federazione
milanese dell’MSI, organizzava la manifestazione fascista del 12 aprile 1973,
vietata dalla Questura, nel corso della quale in violenti scontri con le forze
dell’ordine trovava la morte, colpito da una bomba fascista, l’agente di
polizia Antonio Marino.Nonostante la netta
condanna e la protesta di ANPI e ANED che chiedevano la revoca dell’atto, la Commissione (composta dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio
Comunale di Milano - presidente Basilio Rizzo di Sinistra per Pisapia, Comotti
e Fanzago del PD, De Corato di Fratelli d’Italia, Lepore della Lega - e
dagli assessori D’Alfonso, Servizi Civici, Del Corno, Cultura) lo
confermava. Il nome del fascista Servello rimane così iscritto al Famedio
insieme ai patrioti partigiani, e ad emerite personalità che hanno illustrato
Milano. La ferita non è sanata. Ancora una volta i conti col fascismo non si
sono fatti. Per conoscere e non dimenticare consiglio di vedere e/o rivedere un
film documentario del 1975, di grande verità e drammaticità e di pregevole
efficacia narrativa: Bianco e Nero di Paolo
Pietrangeli, con musiche di Giovanna Marini, restaurato e messo in visione
gratuitamente su Youtube al link https://youtu.be/rKVJOHtDVQk.
Bianco, il colore del partito della Democrazia
Cristiana. Nero, il colore del fascismo. Tra i protagonisti che parlano con
brutale chiarezza cinismo e arroganza, mi limito a segnalare il gerarca e
teorico della “razza” Almirante, Pino Rauti di Ordine Nuovo, il duro e
sprezzante ministro degli Interni Mario Scelba. Il film è una lodevole lezione
di storia contemporanea che le nuove generazioni devono conoscere. “Non c’è futuro senza
memoria - lezione sulla strage di Piazza Fontana” ammoniva uno striscione,
esposto il 12 dicembre in Piazza Fontana tra la lapide delle 17 vittime
innocenti e le “due” lapidi di Pino Pinelli. La lapide firmata: Gli studenti e i democratici milanesi recita:
“Ucciso innocente nei locali della Questura di Milano”. L’altra del Comune non
si sottrae a una grottesca ipocrisia: “Innocente morto tragicamente nei locali
della Questura di Milano”. La ferita
non è sanata. I conti col fascismo ancora non si fanno. [*Presidente ANPI Crescenzago - Milano]
Nell’anno
della devastante pandemia, è amaro e doloroso constatare è passato in secondo o
terzo o quarto piano sui maggiori giornali il 51° anniversario della strage di
Piazza Fontana. Il suo ricordo indelebile e le manifestazioni e le doverose riflessioni
sulla stagione delle stragi fasciste e “di stato”, intrecciate con quelle
mafiose, portano con sé la terribile verità: le responsabilità e le connivenze
di pezzi di classe politica e di apparati statali e di forti ingerenze di
servizi segreti stranieri, statunitensi in particolare. Ed è davvero
eufemistico continuare a parlare di strategia
della tensione, quando invece si tratta di vera e propria violenza
pianificata, di strategia delle stragi.
Per conoscere e non dimenticare consiglio di vedere e/o rivedere un
film documentario del 1975, di grande verità e drammaticità e di pregevole
efficacia narrativa: Bianco e Nero di Paolo
Pietrangeli, con musiche di Giovanna Marini, restaurato e messo in visione
gratuitamente su Youtube al link https://youtu.be/rKVJOHtDVQk.
Bianco, il colore del partito della Democrazia
Cristiana. Nero, il colore del fascismo. Tra i protagonisti che parlano con
brutale chiarezza cinismo e arroganza, mi limito a segnalare il gerarca e
teorico della “razza” Almirante, Pino Rauti di Ordine Nuovo, il duro e
sprezzante ministro degli Interni Mario Scelba. Il film è una lodevole lezione
di storia contemporanea che le nuove generazioni devono conoscere.