EUROCENTRISMO
di Giorgio
Riolo
Samir Amin
“Decolonizzare
la mente”, sempre. La cultura dei dominanti e la cultura dei subalterni. Eurocentrismo
di Samir Amin.
Nella presente
guerra in corso, siamo sommersi, qui in Europa e in Occidente, da una
ributtante retorica e da una immane ipocrisia sui cosiddetti “valori
occidentali”, sui “valori europei” ecc.”. La chiusura identitaria europea,
escludente, arrogante, ha come retroterra il pregiudizio primigenio della
“superiorità bianca”, del razzismo, delle “razze superiori” di contro ai
“popoli inferiori”. Cambiano le forme, il lessico, le modalità, ma la sostanza
rimane quella. Dalla modernità, dal salto, tra XV e XVI secolo, al capitalismo
compiuto e alla espansione su scala mondiale, con il colonialismo e con
l’imperialismo, questa autocoscienza europea dominante è persistente, pur nelle
variazioni e nelle declinazioni. Dalla violenza aperta, dal saccheggio e dalla
rapina nel colonialismo classico alle sofisticate modalità contemporanee, il
“destino manifesto” della “missione civilizzatrice”, classica visione Usa,
risalta come attributo esclusivo dell’Europa e dell’Occidente collettivo.
È cosa buona e
giusta, sono salutari quindi la controtendenza, la controcultura, la visione
del mondo, quale opposizione filosofica, morale, culturale e politica,
racchiuse nel libro. Occorre relativizzare sempre. Occorre relativizzare
quest’Europa. Occorre frenare l’impulso a considerare la propria identità come
legittima e dominante rispetto ad altre identità. Magari di nazioni, popoli,
classi sociali, culture che si difendono e che resistono, anche correndo il
pericolo della chiusura identitaria alla protervia dei dominanti (islamismo,
negritudine, vari “culturalismi”, come li definisce Samir Amin) .
L’autore, nella traiettoria della sua
elaborazione teorica, misurandosi soprattutto con il corso storico reale e
facendo tesoro della sua militanza comunista e terzomondista-internazionalista,
dopo aver risposto alla domanda “da dove scaturisce la dinamica storica del
sottosviluppo nelle periferie e per converso dialettico dello sviluppo nei
centri capitalistici?” con le opere L’accumulazione su scala mondiale e
con Lo sviluppo ineguale sente il bisogno, nel 1988 e nella seconda
edizione del 2009, di precisare una dimensione molto importante. Nella sua
visione l’eurocentrismo è la deformazione ideologica con cui si ricostruisce
l’intera storia umana a partire, come si diceva, dal pregiudizio della
“superiorità bianca” e della “missione civilizzatrice del capitalismo”. È
l’occasione per compiere una rassegna storica con cui si esaminano criticamente
le varie formazioni economico-sociali e soprattutto i “culturalismi” che
accompagnano queste formazioni. Sottolineando fortemente comunque le reciproche
influenze e i reciproci prestiti delle varie culture, delle varie civiltà del
pianeta.
È l’occasione quindi per un’ulteriore
critica dell’economicismo e di alcune tendenze eurocentriche in molti marxismi.
In una certa fase della sua vita, anche in Marx. Le idee, le visioni
filosofiche, le religioni, le culture in generale sono fermamente padroneggiate
e descritte da Amin. Dall’antichità greca e romana, alle cosiddette “religioni
del Libro” (ebraismo, cristianesimo, islam), al feudalesimo, alla “modernità” e
al sistema capitalistico, le ideologie e le culture sono reinterpretate alla
luce della giusta considerazione del ruolo svolto da altre civiltà e da altre
culture. Dalle civiltà monumentali, egizia e mesopotamiche, in primo luogo, all’India,
alla Cina ecc. Ma soprattutto dal cruciale, importante ruolo storico svolto dal
mondo arabo-islamico.
La religione islamica e le sue varie
correnti, fino alle vere e proprie eresie, sono esaminate e approfondite. Con
la giusta visione secondo la quale le dispute religiose in realtà costituiscono
l’orpello sotto il quale soggiacciono robusti scontri sociali e politici, anche
di classe. Come, d’altra parte, è avvenuto nella storia del cristianesimo con le
dispute teologiche, con le eresie, con la Riforma ecc. L’autore dedica
un’attenzione particolare allo sviluppo e all’affermarsi dell’islam politico e
delle varie correnti fondamentaliste. Questo processo storico è considerato
negativamente dall’autore. L’islam politico, moderato o
radical-fondamentalista, è un culturalismo, manipolato a beneficio di gruppi
dominanti e non per una vera emancipazione dei popoli oppressi e delle classi
subalterne delle aree del mondo coinvolte.
La dominante visione eurocentrica della
storia mondiale ha il fondamento nel processo storico del costituirsi del
sistema capitalistico, dello sviluppo ineguale su scala mondiale e del dualismo
centro-periferia, come si diceva. Avendo tutto ciò come retroterra, Amin
tuttavia dedica pagine fondamentali al pensiero moderno europeo, dal
Rinascimento alla Riforma, all’Illuminismo e alle ideologie contemporanee. E
Marx stesso è erede consapevole di queste culture. La
visione di Amin è nel solco del marxismo e del socialismo, avendo come fine un’autentica
emancipazione, in primo luogo delle classi e dei popoli delle periferie del
mondo. Avendo come fine un autentico universalismo, oltre i culturalismi
dominanti e oltre i culturalismi identitari subalterni, d’opposizione. Oltre
l’omogeneizzazione-omologazione della dinamica storica del capitalismo, in
realtà risoltasi in vera e propria frammentazione, differenziazione, dualismi,
particolarismi ecc.
L’eurocentrismo è anche interessata
rimozione delle nefandezze del colonialismo e della speculare importanza, per
centinaia di milioni di persone di Africa, Asia, America Latina, del “risveglio
dei popoli coloniali” prima e della decolonizzazione poi. È ideologia e si
fonda su una prosaica, solida base di interessi materiali. Lo “scambio
ineguale” è parte fondamentale dello “sviluppo ineguale” tra centri e
periferie. Ebbene, oggi valenti studiosi hanno cominciato a fare dei calcoli.
Il Sud Globale rivendica nei confronti
del Nord Globale il debito coloniale, il debito ecologico e il debito
culturale. Un accenno qui al solo debito coloniale.
Utsa Patnaik, economista marxista
indiana, ha calcolato che il Regno Unito tra il 1765 e il 1938 ha sottratto
all’India, con la forza e con lo scambio ineguale, una ricchezza del valore
pari a 45.000 miliardi di dollari. Jason Hickel e altri economisti hanno
calcolato che tra il 1960 e il 2018 è avvenuto un trasferimento di valore, per
mezzo dello scambio ineguale dal Sud Globale al Nord Globale, di circa 62.000
miliardi di dollari. Tutto ciò senza calcolare l’interesse composto di questa
montagna di denaro. L’intero Occidente non basterebbe come ricchezza complessiva.
Così come l’oro e l’argento sottratto da Spagna e Portogallo alle Americhe e
alle civiltà precolombiane. Con l’interesse composto fino a oggi il peso
supererebbe il peso stesso del pianeta terra. Ma questa è una storia da
riprendere in altro momento. Eurocentrismo e ricchezza reale. Poesia e prosa.
Ipocrisia e impostura, da una parte, pensiero critico e giustizia storica,
dall’altra.
Samir Amin |