LO SPAZIO ALDA
MERINI
di Angelo Gaccione
Sullo “Spazio Alda Merini”, conosciuto anche come “La
Casa della Poesia”, l’articolo migliore, al di là di qualche esagerazione, lo
ha scritto forse Francesca Bazzoni su Ecorandagio e ve lo potete leggere
direttamente cliccando sul link: https://ecorandagio.it/lo-spazio-alda-merini-a-milano/. Quel che a me importa, invece, è di darvi alcuni
dati necessari. Ha preso vita a Milano, sul Naviglio, a seguito della morte
della poetessa avvenuta il 1° novembre del 2009 all’età di 78 anni. Ma non
subito, ci sono voluti un paio d’anni; fu inaugurato infatti nel 2011, quando finalmente
si poté adibire a centro di cultura l’ex tabaccheria di via Magolfa al numero
30, spostando qui le poche cose che Alda possedeva nella casa che aveva abitato
fino alla sua scomparsa in Corso di Ripa Ticinese al 47, dove sulla facciata è
murata la lapide che lo ricorda. Trattandosi di una casa in affitto, ci volle il
tempo necessario per creare una ambientazione che avesse il carattere della sua
celebre inquilina, e che nulla concedesse alla gravità del Museo. Una formula
troppo istituzionale non sarebbe stata consona alla sua indole e al suo sentire.
Ad ogni modo, letto, macchina da scrivere, telefono, pianoforte, cappelli,
rossetti, collane di perle, vestiti e quant’altro, traslocarono qui e divennero
fruibili per le visite dei suoi estimatori. Persino frammenti di intonaco sulle
cui pareti Alda scriveva numeri di telefono, appunti, date, e gli amici vi
disegnavano la sua figura con pochi tratti di matita.
Ma questa è oramai storia conosciuta, come è storia conosciuta il vezzo di ricevere gli amici e i giornalisti per le interviste distesa sul letto, o, dando seguito ai suoi improvvisi scatti d’umore, mettere alla porta in malo modo anche i più devoti. Giusto che sia qui questo Spazio, perché Alda ve ne ha passato di tempo, e il cane Charlie, col suo pelo bianco pezzato di macchie nere, chissà quante volte le si è acciambellato vicino. Ed è altrettanto giusto che si sia proceduto a mettere un cartello segnaletico vicino al Ponte Alda Merini che lo indichi ai visitatori.
Donatella e Gilberta
sotto il cartello
sotto il cartello
Non aveva decollato la gestione
comunale in quei primi anni, e quando nel 2014 il bando se lo aggiudicò l’Associazione
La Casa delle Artiste, le cose andarono meglio e le iniziative poetiche e
culturali in genere si intensificarono. Vi restò attiva fino al 2021,
l’Associazione, fino a quando il Centro Europeo Teatro Carcere (CETEC) è
subentrato nella gestione insieme ad una rete di associazioni dal nome Piccola
Ape Furibonda dando vita ad un progetto ambizioso e certamente molto più vitale
e articolato rispetto alle esigenze e alle problematiche che la città si trova
a vivere. Vediamolo nelle sue linee programmatiche come recita il sito: “Lo Spazio Alda
Merini vuole essere uno spazio aperto e inclusivo, in cui accogliere i bisogni,
offrire supporto e promuovere l’empowerment femminile. Per tale motivo si
vogliono realizzare dei percorsi di tutoring rivolti a donne in situazione di
fragilità per il loro inserimento lavorativo nella gestione del Bar Charlie
(inserito nel centro) e come guide alla Stanza di Alda Merini. I percorsi di
tutoring riguardano sia competenze tecniche (preparazioni cibo, bevande etc.)
che soft skill (gestione clienti, accoglienza etc.).
Grazie all’utilizzo dello strumento delle borse lavoro sarà possibile
attivare delle postazioni ulteriori a quelle già presenti, realizzando dei
percorsi di formazione, reinserimento e orientamento al mondo del lavoro. Lo
Spazio Alda Merini vuole essere un presidio informale che faccia da antenna dei
bisogni, divenendo così posto in cui intercettare le necessità e orientare
verso i servizi attivi sul territorio della città di Milano. Grazie
all’attivazione di uno sportello quotidiano in un luogo che è attrattivo e
informale, è possibile giungere anche a quella fascia grigia di donne in
difficoltà che non è abituata a fruire di servizi sociali e territoriali e che,
vivendo situazioni di fragilità, potrebbe non avere gli strumenti per acquisirne
consapevolezza e riuscire a chiedere aiuto. Lo Spazio Alda Merini è un centro
culturale dove l’arte diviene strumento di empowerment. Le donne in situazione
di fragilità (attrici detenute, ex detenute, audiolese, con difficoltà
cognitive…) vengono infatti coinvolte nelle performance artistiche e nelle
visite dedicate ad Alda Merini”.
Non solo la poesia dunque, il teatro, la musica e le altre forme
espressive, ma un baluardo dal forte carattere sociale, come è giusto che sia.
La svolta si deve a due donne di forte temperamento: a Donatella Massimilla e Gilberta Crispino. Due donne, una
regista e una attrice che di situazioni di fragilità e di violenza ne sanno
abbastanza. La loro esperienza con il CETEC dentro quell’universo separato che
è il carcere, dura da lunga data, e certamente di donne rifugiate e di ex
detenute con tutto il loro carico di dolore e di spaesamento, ne hanno viste
quanto basta per poter capire quanto sia importante e vitale che “La Casa della
Poesia” non abbia mai la porta chiusa.