TEATRO
Dialogo fra un assessore alla cultura e Emma, una cara
amica
della madame Bovary di Flaubert
"Emma Bovary" di Giancarlo Ferruggia |
“Buongiorno Assessore Itlodeo,
sono Emma. Come sta?”
“Sì, ciao, bene. Dimmi
veloce per favore che sono in giunta... (seccata)”
“Mi perdoni se disturbo,
volevo solo sapere a che punto è il mio progetto sugli incontri dedicati agli
scrittori francesi... si ricorda, quello che ho steso come da sua richiesta e
ho consegnato a lei e al nostro Sindaco mesi fa.”
“Ah... sì. Mi ricordi per
favore di cosa si tratta? (voce
distratta, assente)”
“Certamente... le avevo
chiesto la disponibilità di uno spazio come la Biblioteca civica, oppure
un’altra sede altrettanto accogliente e capiente, per realizzare un ciclo di
incontri sulla letteratura francese. Mi piacerebbe partire da Balzac,
naturalmente poi vorrei parlare di Flaubert, Madame Bovary e la nuova concezione del romanzo, e poi del suo allievo
Maupassant, di Émile Zola e del caso Dreyfus, di Victor Hugo, e poi magari di
un simbolista, Huysmans per esempio. Si potrebbe andare fino al Novecento, con
il nouveau roman, di cui Flaubert è
considerato il precursore. Comunque le ho dettagliato ogni incontro nel file
che le avevo inviato, con la motivazione delle scelte di questi autori...”
“Sì, ma non ho avuto
ancora tempo di leggere il tuo file con attenzione. Scusa un attimo... Arrivo,
un minuto... rumore di sottofondo,
evidente calo di attenzione, già per
altro bassissimo. Sicuramente lo possiamo fare in biblioteca. Ma soltanto tu che parli diventa noioso, non credi? In più questi sono
incontri di nicchia, non viene nessuno... bisogna
pubblicizzarlo bene e renderlo più accattivante”
(cosa c’è di più
accattivante che parlare dei maestri del romanzo francese dell’Ottocento?! Devo
portare in sala delle ballerine nude, magari così sarebbe più accattivante?! Penso, ma ovviamente non
dico, questo all’Assessore, e proseguo).
“Infatti se ricorda le
avevo scritto nel progetto che ho consegnato che ogni incontro sarebbe
accompagnato da letture di brani in prosa e in poesia, scelti da me, che
affiderei a un attore o attrice professionista. Per questo motivo,
principalmente, le avevo chiesto un contributo di 500 euro per l’intero ciclo,
per poter appunto dare un minimo compenso agli attori che mi affiancheranno e
si prepareranno nelle letture. Quanto a pubblicizzare gli incontri, sa che
scrivo su vari giornali nazionali, segnalerò sicuramente l’evento anche perché
è nel mio interesse che venga qualcuno
e non nessuno...”
“Ah sì, certo. Bene
allora. Ma tu devi avere qualcosa, non so, un’associazione per esempio. Il
comune non può pagarti altrimenti. Sono anni che te lo sto dicendo, ti ostini a propormi delle cose ma io non posso pagare nessuno singolarmente, ci vuole
un’associazione o una cosa simile.”
“Infatti, ho per l’appunto
costituito un’associazione culturale! Il contributo che vorrà affidarci sarà
versato sul conto dell’associazione e non sul mio personale.”
“Ah, bene. In questo caso
sarà possibile retribuire questa
proposta. Del resto la cifra che chiedi mi sembra ragionevole. Ti tengo aggiornata
allora, vedrai che a breve sarai contattata
da uno dei miei.”
“Benissimo, attendo
notizie allora. Grazie. E buon lavoro Assessore!”
"Emma B." di Giancarlo Ferruggia |
Passano i mesi. Nel
frattempo nella piccola città di provincia apre un meraviglioso spazio chiamato
“bistrot letterario”, gestito da un importante e prestigioso circolo che ha
sede nel capoluogo di regione, da sempre attivo nel campo culturale. Che
meraviglia! Un’ottima opportunità per organizzare e assistere a incontri
culturali! Mancava proprio in città una realtà così interessante, finalmente
qualcuno che ha a cuore la cultura! Alla mia richiesta di informazioni presso
l’Assessore alla cultura Itlodeo, dopo vari mesi dall’invio della proposta (e
dallo scambio di mail e telefonate), del progetto di incontri legati ai
classici francesi, di cui non avevo più avuto riscontro, mi viene risposto infatti
che ora, essendoci questa nuova e scintillante sede culturale e ricreativa, con
tanto di bar (il caffè che servono è orribile, ma il cappuccino merita una
visita!), dovevo far riferimento appunto alla Direttrice di questo spazio, la
dottoressa Coprosich. Come da indicazione dell’Assessore, mi faccio viva con
lei, e le inoltro tutto il progetto di incontri già mandato all’Assessore e al
Sindaco, spiegando che era ormai avviata questa proposta con il Comune ma che
l’Assessore mi ha indirizzato appunto a lei in qualità di direttrice della
nuova sede culturale: “lo spazio da lei gestito è sicuramente più adatto per
organizzare questo ciclo di incontri sui classici francesi, e altri che sicuramente
vorrò proporre e che lì, senz’altro,
troveranno accoglienza”, così spiegava l’Assessore. La Direttrice Coprosich,
manager culturale, non mi riceve mai nonostante le numerose mail a cui risponde
sempre gentilmente, dandomi della “Signora Emma” (mai dottoressa, come invece
io rispettosamente mi rivolgo a lei, ma magari non sa che titolo ho, ci
mancherebbe!), e dicendomi che stanno
avviando questa nuova realtà. Dice che non hanno tempo di considerare
nessun progetto che arrivi dall’esterno
(quale esterno esattamente? Esterno al loro bistrot?
O alla città? Io sono nata e cresciuta qui, non mi considero, ancora, un’esterna... ma dalla nascita, ahimè
questo sì, un’étrangère...).
“Signora Emma, grazie, ma
abbiamo già al nostro interno menti capaci di ideare iniziative culturali,
molto performanti (cosa vuol dire?
Sono dei cellulari, dei pc, o semplicemente delle persone?!). Ma le faremo
sapere se abbiamo intenzione di dare seguito alla sua proposta.”
Io mi permetto di
sottolineare, sempre via mail (non è possibile incontrarla, mi sembra chiaro
ormai), che nel 2016 (eravamo allora a metà del 2015) cade un importante
anniversario flaubertiano, la pubblicazione di Madame Bovary, e che sarebbe proprio una bella cosa poter
realizzare questo ciclo nell’anno dell’anniversario, che mi vedrà impegnata in
molti convegni internazionali in quanto specialista dell’autore in questione. Sottolineo
anche che l’Assessore mi aveva assicurato
che questa proposta avrebbe trovato accoglienza presso il bistrot letterario
che la Direttrice rappresenta e gestisce. Ma nuovamente lei, la dottoressa
Coprosich, lascia cadere la proposta (dopo aver, finalmente!, fissato un
appuntamento nel bar del caffè con la sottoscritta, e aver bidonato mezz’ora
prima dicendo di non farcela ad arrivare per tempo... ma, poverina, in fondo
lei sì che arriva dall’esterno, dal
capoluogo precisamente!).
Tant’è. Mi rassegno, anche
perché travolta da mille altre impegni, tra cui un debutto teatrale importante
sempre legato a Flaubert. Non si può mica dare seguito a tutte le mie proposte,
il nostro povero Assessore ha troppe cose pubbliche a cui pensare, e la Direttrice...
sicuramente ha in mente chissà quanti altri incontri più accattivanti dei miei sugli scrittori francesi! Il mio non lo era
poi così tanto... Pazienza.
Nel frattempo avvio la mia
associazione culturale, felice e orgogliosa di questa nuova realtà di cui fanno
parte già moltissimi amici, professori, filosofi, scrittori, studiosi,
giornalisti. E la avvio non per essere, finalmente e degnamente, retribuita per
le cose che organizzo e curo, come pensa l’Assessore (e come non è mai avvenuto
finora), ma perché credo in questa nuova situazione che con impegno e passione ho
creato, con la collaborazione di persone valide e capaci, performanti direi!, che hanno voglia di lavorare con me.
Nel mese di gennaio 2016 un
caro amico, cui avevo confidato il mio dispiacere di non riuscire a realizzare in
città gli incontri sugli scrittori francesi, a cui comunque tenevo molto, e
dunque perfettamente al corrente della vicenda Assessore-Direttrice ecc. relativamente
alla mia idea forse poco accattivante
ormai caduta (almeno così pensavo, che ingenua!), nel dimenticatoio, fa un giro
nel centro della mia città, e passa davanti, lo sventurato!, al suddetto “bistrot
letterario” sede di splendide e prestigiose iniziative culturali (presentazioni
di libri, conferenze, ecc.).
Gli cade l’occhio su una
locandina affissa fuori: “La Francia dei classici”. Primo incontro su Balzac,
secondo su... Gustave Flaubert. Non c’erano altre notizie relative ai prossimi
incontri. Indignato, fotografa la locandina e me la invia su whatsapp, con
scritto: “e tu dove sei??? Parlano di Flaubert in città, e tu? non era TUO
questo progetto di incontri? Ne sai qualcosa? Avrai mica litigato con tutti
come tuo solito?”
Respiro mentre guardo quella
locandina. No, non ho litigato proprio con nessuno, almeno fosse così! Semplicemente
non ne sapevo più nulla da mesi.
G. Flaubert |
Mentre vedo in locandina
il nome dell’autore a cui ho dedicato tutti i miei studi e le mie pubblicazioni,
mi viene un po’ da piangere di rabbia e di sconforto, ma mi consolo pensando
che non è solo “mio”, Flaubert (non è mica un figlio, e anche i figli, come ci
insegna Gibran, «non sono figli nostri», dimorano con noi ma non ci
appartengono), e che chiunque ha il diritto di parlarne, se lo ha studiato (il
relatore che terrà l’incontro su di lui lo ha studiato, ha letto 2600 lettere
sue in francese, tutte le sue opere, ne ha scritto due tesi, saggi, articoli,
ha tradotto e pubblicato i suoi testi? Non lo so, sincerante non lo conosco, magari
è un esperto di Flaubert nell’ombra, esterno!).
Ma soprattutto soffro mentre realizzo che la mia città ascolterà questo
relatore, il quale poverino non c’entra nulla, e che sarà sicuramente bravissimo,
dar vita e voce a un progetto da ME ideato, che passa per essere invece un
progetto del Comune o del suddetto “bistrot letterario” diretto dalla
dottoressa Coprosich.
Gli amici mi dicono di
scriverne sulle pagine che generosamente mi concedono lo spazio per i miei
articoli. Mi dicono di mostrare le mail che attestano tutto quanto, di far
sapere la verità... Ma quale verità?
Non lo so più nemmeno io. E, come mi insegna Nietzsche, quanta verità può sopportare, quanta verità può osare un uomo?...
Decido pertanto di non
fare nulla di ciò che mi suggeriscono gli amici. Cosa dovrei fare del resto?
Chi mi crederebbe se dicessi che ho perso tempo ed energie per concepire questo
ciclo di conferenze, che l’Assessore Itlodeo mi aveva assicurato avrebbe
affidato a me e alla mia associazione culturale, da realizzarsi nel 2016, e che
ora scopro essere in fase di compimento nel nuovo e meraviglioso spazio
cultural-ricreativo della mia città? Non penserebbero forse che sono una
mitomane, una persona rancorosa, o forse una “fallita”, che se la prende con
delle menti brillanti capaci di ideare cicli tanto interessanti perché lei da
sola non è in grado né di concepirli, né di condurli, né di interessare il suo
pubblico (in città fortemente nutrito di persone che mi stimano e seguono
sempre con grandissima partecipazione le mie iniziative... le poche che riesco
a portare a compimento, diciamo due o tre in cinque anni)??? Chi mi
ascolterebbe? E una volta detta la verità pubblicamente, ossia che quel ciclo
di incontri sugli scrittori francesi era una MIA idea, sugli autori che studio
e di cui scrivo paginate intere su giornali nazionali e riviste specializzate
francesi, a cosa servirebbe? Forse l’assessore riconoscerebbe pubblicamente lo
sgarbo, diciamo pure l’abuso, e affiderebbe a me gli incontri? Forse la Direttrice
del “bistrot letterario” mi chiamerebbe per scusarsi, o quanto meno mi
spiegherebbe il motivo di una tale prepotenza
e mancanza di rispetto? Qualcuno,
insomma, riparerebbe il danno? Ma
dai, non sogniamo, non viviamo mica a Utopia, l’isola di Thomas More! Ma, sia a
Utopia, sia nella mia città e in tutto il mondo, «una persona che ha subito un
danno è pericolosa, perché sa di poter sopravvivere»...
Quindi rispondo al mio
amico con un messaggino su whatsapp, una “emoticon” raffigurante un cuore, a lui rivolto, che sta a dire: “grazie
dell’affetto, ma non arrabbiarti. Non ne vale la pena. Io so che tu sai”. So
che le persone che ho vicino a me sanno. E ora so che lo sanno anche i lettori
di Odissea. E questo mi basta.
Attendiamo con ansia i
prossimi cicli di incontri del “bistrot letterario”, che collabora con
l’assessorato alla cultura della mia città.
Ho riguardato il documento
word del mio progetto, datato aprile 2015, intitolato “Memorie francesi”
(almeno il nome è stato mutato in “La Francia dei classici”). In fondo al file
con il dettaglio di tutti gli incontri, scema!, ho scritto: “sarebbe
interessante, dopo questo primo ciclo di cinque o sei incontri dedicati agli
scrittori francesi, dunque alla prosa, proseguire in un secondo momento con un
ciclo di altrettanti incontri dedicati alla poesia: Baudelaire, Rimbaud,
Verlaine, i poeti maledetti. Per
arrivare alla poesia del Novecento”.
Ho sorriso. Anzi ho riso
proprio. Attendo con gioia di andare ad applaudire, in autunno, chissà, i
relatori che arriveranno in città, accolti dal bistrot letterario,
dall’Assessore Itlodeo e dalla Direttrice Coprosich, per condurre un ciclo di
incontri accattivanti e performanti sulla poesia francese a
partire dal poeta dei Fiori!
Nelle prossime puntate, vi
consegnerò il racconto, sempre di fantasia, su come si è svolto l’incontro,
sempre a cura del suddetto bistrot, e sempre proposto mesi prima dalla
sottoscritta Emma al nostro Assessore alla cultura, quando è stata invitata presso
gli spazi del bistrot letterario una scrittrice italiana molto nota, già
docente di letteratura al liceo per tanti anni, per presentare agli studenti delle
scuole superiori il suo ultimo libro. E su come è stata introdotta agli
studenti stessi da chi era stato scelto dalla Dottoressa Coprosich e dai suoi
collaboratori performanti per moderare
l’incontro (forse pensate fossi io? Ma no!, io ho ideato, naturalmente, ma
dalla presentazione, ça va sans dire,
sono stata esclusa, alzi la mano chi pensava il contrario!): a introdurre la
professoressa e scrittrice è stato il nostro Assessore Itlodeo di cui sopra.
Il racconto di questa presentazione-performance... appena troverò il tempo, e la giusta dose di
fantasia, di scriverlo!
A presto!
Emma
[Ps. ogni riferimento a fatti, luoghi o persone è
puramente casuale e frutto della fantasia di chi scrive!]