Grandi anime collettive…
di Chiara Pasetti
Ramain Rolland |
Io mi occupo di emozioni,
scrivo di emozioni, e soprattutto vivo di emozioni; e tuttavia non so
descrivere in questo momento come mi sento di fronte alla vittoria di Donald Trump
alle Presidenziali USA. Confesso che mi sento piccola piccola, inadatta a
esprimere un parere sensato e “ragionato” (anche perché non mi piaceva nemmeno
Hillary, e scusate ma chissenefrega se è donna! Non era certo un valido motivo,
da donna appunto, per preferirla a Trump, e gli altri erano forse giusti, ma
deboli), quindi devo ammettere che sono solo sconcertata e ancora una volta
preoccupata per il destino nostro e dei nostri figli. Mentre cerco di distrarmi
da queste, cupe, riflessioni, apro un libro bellissimo di Romain Rolland,
dimenticato e in Italia pochissimo letto scrittore Premio Nobel per la
letteratura nel 1916: I tre lampi e altri racconti, a cura di Giovanna
Zavatti, ed. Booktime. In prima pagina, dove si ricorda il suo grande impegno
etico, politico, culturale, il suo senso della fratellanza e l’indipendenza da
dogmatismi e ideologie, viene citato un suo articolo del 1914 intitolato “Al di
sopra della mischia”, in cui si rivolgeva «agli intellettuali dei Paesi
belligeranti che usavano la loro penna e la loro parola per giustificare e
propagandare la politica del loro Paese». Riporto dunque, per i lettori di
Odissea, che nel senso più bello e meno “snob” del termine sono intellettuali,
le parole di Romain Rolland, che mi sembrano il miglior commento a ciò che sta
succedendo in America, e nel mondo intero.
“In ogni Stato la
ragione, la fede, la poesia, la scienza sono mobilitate e sono al servizio
degli eserciti. Ma tutti noi, artisti e scrittori, preti e filosofi di ogni
patria abbiamo un altro compito: anche nel corso di una guerra è un delitto per
un’élite compromettere l’integrità del proprio pensiero. È vergognoso vedere
un’élite al servizio di una puerile e mostruosa politica razziale. L’umanità è
una sinfonia di grandi anime collettive, chi non è in grado di comprenderla e
d’amarla se non distruggendo una parte dei suoi elementi, dimostra di essere un
barbaro.”
Mi affido dunque a queste
parole, e a quelle di altri grandi, per cercare di «vedere, sentire,
comprendere» (Octave Mirbeau). Tutto il resto è silenzio.